ETIMOLOGIA Il termine è
citato soprattutto nella letteratura norrena, nella forma áss/æsir «dio/dèi» (femminile
ásinja/ásinjur «dea/dee»). In anglosassone è
ōs/ēse.
In germanico orientale, lo troviamo attestato in gotico, nell'ortografia
latinizzata anses (da cui si è voluta ricostruire la forma
*anz/*anzeiz). Jacob Grimm ha ricostruito la forma antico-altotedesca del
termine in *ans/*ensî (femminile *ansunna)
(Grimm 1826).
Tutte queste forme deriverebbero da un protogermanico *ansuz/*ansiwiz.
Diverse etimologie sono state proposte, nel corso degli anni, per spiegare
l'origine e il significato di questo termine. Agli esordi della filologia
germanica, Jacob Grimm riteneva la parola áss «dio» etimologicamente
identica al termine norreno áss «trave, asse, palo», in particolare
l'asse che sosteneva longitudinalmente il tetto (Ulfila traduce con il gotico
ans il greco dokós «trave»; cfr. anche il termine latino asser
«asse»), e quindi interpretando gli dèi come il sostegno del cielo e del mondo (Grimm 1826). Nonostante il dizionario antico islandese
negasse attinenza tra i due omonimi (Cleasby ~ Vigfússon
1874), la macchinosa ipotesi di Grimm si è perpetuata nella letteratura
successiva (Anderson 1897 | Vignola 1949). In tempi
piuttosto recenti, Régis Boyer la giustificava sostenendo che in origine le
divinità fossero rappresentate come idoli lignei (Boyer
1981).
L'ipotesi oggi più accreditata fa invece derivare il protogermanico *ansuz
da un indoeuropeo *ANSU/*SU «spirito», a sua volta
legato a un *HENSU-
«respirare» (cfr. sanscrito asu «respiro, vita», da cui il vedico
Asura e l'avestico Ahura), termine di significato semanticamente
affine all'ebraico rûḥ, al greco
pneûma, al latino spiritus, e quindi all'idea di respiro, vita,
esistenza attiva (Boyer 1981). In tal caso gli
æsir vengono a essere gli dèi che hanno infuso
nella creazione il soffio vitale
(Isnardi 1991).
È stata inoltre notata una curiosa somiglianza tra il termine norreno áss/æsir e l'etrusco
aiś/aesar «dio/dèi». Riferisce Svetonio di come un fulmine avesse colpito il
piedistallo di una statua di Augusto, cancellando la lettera C della
parola «CÆSAR». Poiché quanto era rimasto (æsar)
significava «dio» in etrusco, gli aruspici ne dedussero che l'imperatore sarebbe
vissuto altri cento (C) giorni prima di diventare egli
stesso un dio, come infatti accadde (Vita Augusti
[97]). Anche qui non ci sono le basi filologiche per stabilire se il
termine norreno sia legato in qualche modo con quello etrusco: proponiamo la
somiglianza dei due sostantivi semplicemente come una curiosità.
Interessante – per quanto priva di fondamento – l'etimologia proposta da
Giovanni Semerano che, nella sua battaglia privata contro la teoria indoeuropea,
propone per æsir
una derivazione dall'accadico āṣū «che sta in alto»
(Semerano 2005).
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