FILOLOGIA |
ORTOGRAFIA
|
ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA |
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI |
MSS. |
Norreno |
Bragi |
Bragı |
[R | Rs | W | T | U] |
|
ETIMOLOGIA
In norreno, bragi è forma debole dell'aggettivo bragr «migliore»,
usato soprattutto in poesia. Come sostantivo, bragr significa invece
«guerriero, principe, signore» (cfr. anglosassone
brego «principe»). A tale termine è connessa la parola bragarfull,
sorta di coppa utilizzata nelle bevute rituali, specie in occasione di solenni
giuramenti o festini funebri (Cleasby
~ Vigfússon 1874 | Isnardi 1991).
Inoltre il sostantivo bragr contempla, tra i suoi significati, anche
l'«arte poetica», o più precisamente, nell'uso più recente del termine, la
metrica o la melodia.
È appunto giocando su entrambi i significanti del termine bragr, che
Snorri può affermare: «l'arte poetica è da [Bragi] chiamata bragr e dal suo nome
viene infatti chiamato uomo migliore [bragr karl] o donna migliore [bragr kvenna],
chi possieda un'eloquenza superiore agli altri»
(Gylfaginning
[26]).
Si noti che Bragi è anche un nome proprio, posseduto tra l'altro dal
semimitico scaldo Bragi Boddason, attivo nella prima metà del IX secolo. Non
manca chi ha ritenuto che Bragi, dio della poesia, non sia altro che una
divinizzazione del poeta.
|
LETTURATURA In un carme della
Ljóða Edda,
si fornisce un piccolo canone degli esseri «migliori» nella loro specie o
categoria:
Askr Yggdrasils,
hann er æztr viða,
en Skíðblaðnir skipa,
Óðinn ása,
en jóa Sleipnir,
Bilrǫst brúa,
en Bragi skálda,
Hábrók hauka,
en hunda Garmr. |
Il frassino
Yggdrasill
è il migliore tra gli alberi,
Skíðblaðnir tra le navi,
Óðinn tra gli
Æsir,
e tra i cavalli Sleipnir,
Bilrǫst
tra i ponti
e
Bragi tra gli scaldi,
Hábrók tra i falchi
e tra i cani
Garmr. |
Ljóða Edda
>
Grímnismál
[44] |
Possiamo chiederci se il
Bragi qui elencato sia in realtà Bragi
Boddason, lo scaldo del IX secolo. Snorri lo chiama «vecchio scaldo Bragi» [Bragi
skáld gamli], citando dei versi tratti dalla Ragnarsdrápa
(Gylfaginning [1]). Poiché il brano succitato del
Grímnismál
presenta un'elenco di nomi mitologici, è probabile che si riferisca piuttosto al
dio
Bragi, sempre che quest'ultimo non sia –
com'è stato detto – un'apoteosi dello scaldo storico.
Snorri dà un piccolo ritratto del dio
Bragi in un breve capitolo
della sua
Edda. Lo definisce di grande
saggezza ed eloquenza, e assai abile con le parole. Lo collega quindi all'arte
scaldica [skáldskapr], fornendo al riguardo una serie di presunte
derivazioni etimologiche:
Bragi heitir einn, hann er ágætr
at speki ok mest at málsnild ok
orðfimi. Hann kann mest af
skáldskap, ok af honum er bragr
kallaðr skáldskapr, ok af hans
nafni er sá kallaðr bragr karla
eða kvenna er orðsnild hefir
framar en aðrir, kona eða karlmaðr.
Kona hans er Iðunn... |
Bragi si chiama un dio, famoso per la sua
saggezza, ma soprattutto per la sua eloquenza e abilità con le parole. Conosce
benissimo l'arte poetica, che da lui è chiamata bragr e dal suo nome
viene infatti chiamato bragr, l'uomo o la donna che possieda un'eloquenza superiore agli altri. Sua moglie è
Iðunn... |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning
[26] |
Nello Skáldskaparmál,
inoltre, Snorri inserisce la spiegazione delle kenningar, o metafore
poetiche, in una cornice narrativa in cui, nel corso di un banchetto,
Bragi racconta ad
Ægir i miti e le leggende che sono alla base delle espressioni poetiche.
Þá gengu æsir at
gildi sínu ok settusk í hásæti tólf
æsir, þeir er dómendr skyldu vera
ok svá váru nefndir: Þórr, Njǫrðr,
Freyr, Týr, Heimdallr, Bragi,
Víðarr, Váli, Ullr, Hǿnir, Forseti,
Loki; slíkt sama ásynjur: Frigg,
Freyja, Gefjun, Iðunn, Gerðr, Sigyn,
Fulla, Nanna. Ægi þótti gǫfugligt þar
um at sjásk, veggþili ǫll váru þar
tjǫlduð með fǫgrum skjǫldum. Þar
var ok áfenginn mjǫðr ok mjǫk
drukkit. Næsti maðr Ægi sat Bragi,
ok áttusk þeir við drykkju ok
orðaskipti. Sagði Bragi Ægi frá
mǫrgum tíðindum, þeim er æsir hǫfðu
átt... |
Giunsero dunque gli
Æsir a banchetto e
presero posto nei troni i dodici
che dovevano essere giudici e così
si chiamavano:
Þórr,
Njǫrðr,
Freyr,
Týr,
Heimdallr,
Bragi,
Víðarr,
Váli,
Ullr, Hǿnir,
Forseti,
Loki. Parimenti le ásinjur:
Frigg, Freyja, Gefjun,
Iðunn,
Gerðr,
Sigyn,
Fulla,
Nanna. Ad
Ægir parve meraviglioso ciò che
vedeva attorno a sè. Tutti i
rivestimenti erano ricoperti di
bellissimi scudi. C'era anche un
idromele inebriante e molto se ne
bevve. L'uomo seduto più vicino ad
Ægir era
Bragi ed essi rimasero molto a bere e a
conversare.
Bragi raccontò ad
Ægir di molte avvenimenti che
erano capitati agli
Æsir... |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Skáldskaparmál
[1] |
E non mancano, nel testo, delle kenningar relative proprio a
Bragi, e apprendiamo qui chi sia suo
padre:
Hvernig skal kenna Braga? Svá at
kalla hann Iðunnar ver, frumsmið
bragar ok inn síðskeggja ás – af
hans nafni er sá kallaðr skeggbragi,
er mikit skegg hefir – ok sonr
Óðins. |
Quali sono le kenningar per Bragi? Si può chiamarlo marito di
Iðunn,
primo creatore della poesia, áss dalla lunga barba – da questo nome,
chiunque abbia una gran barba è chiamato skeggbragi – e figlio di
Óðinn. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Skáldskaparmál
[17] |
Snorri è sempre utile quando c'è da tirare le somme e introdurre un
personaggio. Ma non dimentichiamo che egli dipende, in tutto o in parte, dai
poemi mitologici. Torniamo dunque alla
Ljóða Edda. Riguardo a Bragi, abbiamo ancora un interessante episodio del
Lokasenna, dove non si fa alcun cenno al suo
ruolo o alle sue capacità di poeta, ma, in un velenoso scambio di invettive che
egli tiene con
Loki, si evidenzia piuttosto un carattere
incline alla mediazione e alla diplomazia.
Loki accusa a più riprese Bragi di
essere un vile, buono a evitare gli scontri, e lo definisce «fronzolo da panca»
[bekkskrautuðr], suscitando infine un impeto d'orgoglio da parte del
poeta, che minaccia di ucciderlo... se la situazione fosse diversa.
Þá stóð Viðarr upp ok skenkti Loka, en áðr hann drykki, kvaddi hann ásuna:
|
Allora si alzò
Víðarr e mescé da bere a
Loki. Ma prima di bere quest'ultimo
apostrofò gli
Æsir: |
Heilir æsir,
heilar ásynjur
ok ǫll ginnheilǫg goð!
Nema sá einn áss
er innar sitr,
Bragi, bekkjum á. |
«Salute agli æsir,
salute alle ásynjur,
e a voi tutti, divinità eccelse!
Meno, unico, all'áss
che siede là in fondo,
Bragi, sulla panca». |
Bragi kvað: |
Disse Bragi: |
Mar ok mæki
gef ek þér míns féar,
ok bætir þér svá baugi Bragi,
síðr þú ásum
ǫfund of gjaldir;
grem þú eigi goð at þér! |
«Un cavallo e una spada
ti dò dei miei averi,
e ti darà Bragi anche un bracciale;
ma tu agli æsir
non mostrar livore;
non attirarti l'ira degli dèi!». |
Loki kvað: |
Disse
Loki: |
Jós ok armbauga
mundu æ vera
beggja vanr, Bragi;
ása ok álfa,
er hér inni eru,
þú ert við víg varastr
ok skjarrastr við skot. |
«Di destrieri e bracciali
sarai sempre
e di questi e di quelli, povero, Bragi;
degli æsir e degli álfar
che sono qua dentro,
sei tu il più circospetto in battaglia
il più pavido a scoccar le frecce». |
Bragi kvað: |
Disse Bragi: |
Veit ek, ef fyr útan værak,
svá sem fyr innan emk
Ægis hǫll of kominn,
hǫfuð þitt
bæra ek í hendi mér;
lykak þér þat fyr lygi. |
«Io so che se fuori,
così come ora son dentro,
venissi dalla corte di
Ægir,
la tua testa
porterei nella mia mano:
sarebbe il minimo per le tue menzogne!» |
Loki kvað: |
Disse
Loki: |
Snjallr ertu í sessi,
skal-at-tu svá gera,
Bragi bekkskrautuðr!
vega þú gakk,
ef þú vreiðr séir,
hyggsk vætr hvatr fyrir. |
«Abile sei quando siedi:
non devi far così,
Bragi, fronzolo da panca!
Battiti,
se l'ira ti accende:
non ci pensa due volte un valoroso». |
Ljóða Edda > Lokasenna [11-15] |
A questo punto, interviene
Iðunn e cerca di mettere pace tra i due, ma con poco successo. La sposa di
Bragi ottiene il solo effetto di farsi ricoprire da ingiurie dal solito Loki:
Iðunn kvad: |
Disse
Iðunn: |
«Bið ek, Bragi,
barna sifjar duga
ok allra óskmaga,
at þú Loka
kveðir-a lastastǫfum
Ægis hǫllu í». |
«Ti prego,
Bragi,
di pensare ai figli veri
e a quelli adottivi
e contro Loki
di non parlare con ingiurie
nella corte di Ægir». |
Loki kvad: |
Disse Loki: |
«Þegi þú, Iðunn,
þik kveð ek allra kvenna
vergjarnasta vera,
síztu arma þína
lagðir ítrþvegna
um þinn bróðurbana». |
«Sta' zitta, tu,
Iðunn!
Dico fra tutte
la più vogliosa d'uomini sei:
fra le tue braccia,
ben lavate, hai stretto
l'uccisore di tuo fratello».
|
Skaði kvad: |
Disse
Iðunn: |
«Loka ek kveðk-a
lastastǫfum
Ægis hǫllu í;
Braga ek kyrri
bjórreifan,
vilk-at ek at it vreiðir vegizk». |
«Contro Loki
io
non parlo con ingiurie
nella corte di Ægir.
Bragi anzi
acquieto,
eccitato dalla birra;
non voglio che, presi d'ira, veniate alle armi». |
Ljóða Edda > Lokasenna [16-18] |
Quest'ultimo passo contiene un paio di dettagli interessanti. Che Bragi
abbia dei figli, innanzitutto, sia veri che adottivi. Non sappiamo chi siano,
tuttavia, né conosciamo i loro nomi, né sappiamo se
Iðunn ne sia la madre. Ci chiediamo inoltre chi sia l'«uccisore
del fratello» [bróðurbani] della dea. A
dispetto della variegata vita sentimentale che Loki
le attribuisce, l'unica relazione che conosciamo di
Iðunn è proprio con Bragi, e possiamo dunque chiederci se sia proprio
lui l'uomo che le assassinò il fratello.
Bragi è citato ancora in un brano del
Sigrdrífumál, in cui sono elencati i luoghi in cui si trovano incise
delle rune. Uno di questi è appunto la lingua di Bragi che, dunque, si
configura come luogo magico per eccellenza dove la parola scaturisce in forma di
poesia.
Á skildi kvað ristnar,
þeim er stendr fyr skínandi goði,
á eyra Árvakrs
ok á Alsvinns hófi,
á því hvéli, er snýsk
undir reið Hrungnis,
á Sleipnis tǫnnum
ok á sleða fjǫtrum. |
Caratteri incisi su scudi, disse,
per chi dinanzi si erga al dio splendente,
sulle orecchie di Árvakr
e sugli zoccoli di Alsviðr,
anche sulla ruota che gira
sotto il carro di Hrungnir,
sui denti di Sleipnir
e sulle corregge delle slitta. |
Á bjarnar hrammi
ok á Braga tungu,
á ulfs klóum
ok á arnar nefi,
á blóðgum vængjum
ok á brúar sporði,
á lausnar lófa
ok á líknar spori. |
Sull'artiglio dell'orso
e sulla lingua di Bragi,
sulla grinfia del lupo
e sul becco dell'aquila,
sulle ali insanguinate,
all'estremità del ponte,
sul palmo della levatrice
e sull'orma di chi viene in aiuto. |
Ljóða Edda > Sigrdrífumál [15-16] |
Le presenze di Bragi nella letteratura strettamente mitica si
concludono qui, oltre a una rapida apparizione del suo nome nelle þulur
dedicate agli
Æsir. Vi sono tuttavia un paio di apparizione nella letteratura scaldica,
che ora vedremo.
Nell'anonimo Eiríksmál, «discorso per Eiríkr»,
panegirico scritto per commemorare la morte del re di Norvegia Eiríkr blóðøx,
«ascia di sangue», avvenuta nel 954,
Óðinn e Bragi attendono nella
Valhǫll l'arrivo del defunto sovrano,
annunciato da un gran frastuono.
Kvað Bragi: |
Disse Bragi: |
Hvat þrymr þar
sem þúsund bifisk
eða mengi til mikit?
Braka ǫll bekkþili
sem myni Baldr koma
eptir í Óðins sali. |
Cos'è questo fracasso?
È il calpestio di mille
o di una folla immensa?
Tutte le panche stridono:
sembra che Baldr ritorni
nella sala di
Óðinn. |
Kvað Óðinn: |
Disse
Óðinn:
|
Heimsku mæla
skalat enn horski Bragi,
þvít þú vel hvat vitir;
fyr Eiríki glymr,
es hér mun inn koma
jǫfurr í Óðins sali. |
Non raccontare storie,
Bragi, sei troppo saggio.
La verità la sai;
Eiríkr causa il frastuono:
sta per entrare un principe
nella sala di
Óðinn. |
Eiríksmál [2-3] |
Ispirato a quest'ultimo è l'Hákonsmál,
il «discorso per Hákon», dove lo scaldo
Eyvindr Finnsson skáldaspillir crea una situazione analoga per
commemorare Hákon goði, il «buono», fratello di
Eiríkr blóðøx, morto nella battaglia di Stǫrð (960) proprio combattendo
con i figli di costui. Óðinn manda
Hermóðr e Bragi ad accogliere il sovrano
Hermóðr ok Bragi,
kvað Hroptatýr,
gangið í gǫgn grami,
þvít konungr ferr,
sás kappi þykkir,
til hallar hinig. |
«Hermóðr e Bragi»
disse Hroptatýr,
«andate incontro al principe,
perché si è messo in strada,
un re che è apparso eroico
verso il nostro palazzo». |
Ræsir þat mælti,
vas frá rómu kominn,
stóð allr í dreyra drifinn:
illúðigr mjǫk
þykkjumk Óðinn vesa,
séumk vér hans of hugi. |
Il principe racconta
che viene da uno scontro,
dritto, grondando sangue:
«Mi sembra che
Óðinn
sia molto maldisposto:
mi spaventa il suo umore». |
herja grið
skalt þú allra hafa,
þigg þú at ósum ǫl ;
jarla bági,
þú átt inni hér
átta brœðr - kvað Bragi. |
«Godrai la stessa pace
di tutti gli einherjar.
Accetta la birra degli
Æsir.
Nemico degli jarlar,
troverai in questa casa
otto fratelli tuoi», disse Bragi. |
Eyvindr Finnsson skáldaspillir:
Hákonsmál [14-16] |
Nell'una e nell'altra di questa composizione, Bragi è descritto
presente nella
Valhǫll, cosa alquanto curiosa visto il suo
carattere non certo marziale. Ma forse la presenza di uno scaldo è considerata
necessaria affinché le gesta dei guerrieri vengano fissate in versi. Nell'Hákonsmál,
in particolare, Óðinn affianca
Hermóðr a Bragi, come se anche quest'ultimo
fosse un suo aiutante, e manda l'uno e l'altro ad accogliere il sovrano.
In un verso di Egill Skallagrímsson, si parla infine dell'«occhio
di Bragi»
[Bragi auga] (Hǫfuðlausn [21]),
espressione di oscuro significato.
|
FONTI PRINCIPALI
|
BIBLIOGRAFIA ► |
|