1 - LÚG ALLE PORTE DI TEMÁIR
opo la fuga di
Bress,
Núada Aircetlám,
ormai ristabilito nel suo rango di Re Supremo di Ériu,
indisse la Festa di Temáir. Egli stesso presiedeva al banchetto, quando un
bellissimo giovane giunse alle porte della fortezza.
C'erano due guardiani a Temáir:
Gamal
mac Ficail e Camall mac Ríagaill. Mentre quest'ultimo era di guardia, vide avvicinarsi
una compagnia sconosciuta. Un giovane guerriero bello e altero con le
insegne regali era alla testa di quel gruppo.
Il guardiano chiese: — Chi sei?
Il giovane rispose: — Qui è
Lúg Lonnansclech
figlio di Cían figlio di
Dían Cécht, e di
Ethné figlia di
Balor. Sono il figlio adottivo di
Tailtiu
figlia di Magmór re di Espáin, e di
Eochaid Garb figlio
di Dúach Dall.
— Quale arte pratichi? — chiese il guardiano.
— Nessuno entra a Temáir se non
possiede un'arte.
— Puoi domandarmelo — disse
Lúg. — Io sono un carpentiere.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un carpentiere.
È Luchta mac Luachaid.
— Puoi domandarmelo. Io sono un fabbro.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un fabbro.
È Colum Cúalléinech dalle tre nuove tecniche.
— Puoi domandarmelo. Io sono un campione.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un campione.
È Ogma figlio di
Étaín.
— Puoi domandarmelo. Io sono arpista.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un arpista.
È Abcán mac Bicelmois, che le
Túatha Dé Danann trovarono nei síde.
— Puoi domandarmelo. Io sono un eroe.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un eroe.
È Bresal Étarlám mac Echdach
Báethláim.
— Puoi domandarmelo. Sono uno storico.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già uno storico.
È Én mac Ethamain.
— Puoi domandarmelo. Io sono un mago.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già dei maghi.
Numerosi sono tra noi i druidi e gli uomini che hanno dei poteri.
— Puoi domandarmelo. Io sono un medico.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo Dían Cécht
come medico.
— Puoi domandarmelo. Io sono un coppiere.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già dei coppieri.
Delt e Drúcht e Daithe, Tae e Talom e Trog, Glé e Glan
e Glési.
— Puoi domandarmelo. Io sono un bravo artigiano del bronzo.
— Non abbiamo bisogno di te. Abbiamo già un artigiano
del bronzo. È Crédne Cerd.
E
Lúg disse: — Allora domanda al re se ha un solo uomo
che possegga in sé tutte queste arti. Se è così, io non
entrerò a Temáir.
Il guardiano andò al palazzo e riferì ogni cosa
al re. — Un uomo è arrivato alla porta. Il suo nome è
Samildánach, «[colui che] unisce molte arti», e tutte le
arti che aiutano la tua gente egli le possiede: è l'uomo di
ciascuna e di tutte le arti.
Il primo atto
di
Núada Aircetlám,
una volta ristabilito quale Re Supremo di Ériu, è
di stabilire un nuovo ordine sociale
indicendo, nel giorno di samain, la
«Festa di Temáir» [Feis Temra]. Nella
sala del banchetto ogni professione aveva il
suo posto prestabilito; così il re
riconosceva il ruolo e le prerogative di
ciascuno mentre i sudditi riconoscevano la
supremazia del re. |
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2 -
LE TRE PROVE DI LÚG
llora
Lúg fu messo alla prova davanti alla scacchiera
del fidchell, e vinse tutte le partite.
Tutto questo venne quindi riferito a
Núada. — Fatelo
entrare — disse costui, — perché prima d'ora mai un uomo come
lui giunse in questa fortezza.
Il guardiano fece passare
Lúg. Egli entrò nella
fortezza e si sedette sul «Seggio del
Sapiente» [Suide Súad], perché era sapiente in ogni arte.
Allora si levò
Ogma e lo sfidò a lanciare un'enorme pietra di
pavimentazione che a malapena avrebbe potuto essere spostato da
ottanta coppie di buoi. Ogma fece il primo lancio gettandola fuori dalla
costruzione, contro il recinto di Temáir.
Lúg la
raccolse e, rilanciandola, la fece ricadere dentro la costruzione, esattamente al suo
posto, quindi riparò i danni che così facendo erano
stati apportati all'edificio.
— Suona l'arpa per noi — gli dissero i guerrieri.
Così
Lúg la prima sera suonò la
melodia del sonno, e il re e i suoi guerrieri caddero addormentati e dormirono
da quella sera
fino alla stessa ora del giorno seguente; suonò poi la melodia del pianto, e tutti
si commossero e lacrimarono; suonò infine la melodia della gioia, e tutti quanti furono pieni di
letizia e le risate riempirono la fortezza.
La fidchell, letteralmente «legno di intelligenza», era
un gioco da tavoliere in uso presso la classe aristocratica, simile
agli scacchi anche nel simbolismo «regale» delle pedine.
Per un sovrano, vincere una sfida in questo gioco, assumeva il valore
di conferma della propria regalità. È evidente il valore simbolico della vittoria ottenuta da
Lúg. |
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A questo
punto, nel testo originale della (Seconda) battaglia di Mag
Tuired, una glossa dice che, poiché la
fidchell era stata inventata
all'epoca della guerra di Troia, non poteva
ancora aver raggiunto l'Irlanda, perché le
battaglie di Mag
Tuired e la distruzione di Troia avvennero nella stessa epoca. |
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3 - LÚG ELETTO RE
TEMPORANEO
uando
Núada
sperimentò le grandi capacità di
Lúg, comprese
che quel giovane avrebbe potuto liberarli dalla minaccia rappresentata dai
Fomóire.
Le
Túatha Dé Danann tennero
consiglio riguardo a
Lúg e
Núada giunse alla decisione
di cedergli la regalità per tutto il tempo necessario a risolvere la
minaccia rappresentata dai
Fomóire. Così
Lúg salì
sul seggio del Re Supremo e il re si levò di fronte a lui finché
fossero trascorsi tredici giorni.
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4 - IL
«SUSSURRO DEGLI UOMINI
DELLA DEA»
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L'arrivo di Lúg |
Illustrazione di Roger Garland. |
l mattino successivo alla sua intronizzazione temporanea,
Lúg si incontrò nelle vicinanze di Grellach Dollaid con
Eochaid Ollathair, detto
il Dagda Mór, e
Ogma, e insieme a loro furono convocati
Goibniu e Dían Cécht. Un anno intero essi rimasero in
quel convegno segreto, discutendo le misure da prendere contro il
pericolo rappresentato dai Fomóire, perciò quel luogo
prese poi il nome di «Sussurro
degli uomini della dea» [Amrún Fer nDéa].
Poi convocarono i druidi di Ériu, i medici, gli aurighi,
i fabbri, i dispensatori di ospitalità [bríuga] e i
giudici, e con tutti si tennero colloqui segreti.
Il mago Mathgen disse che avrebbe incantato le montagne di
Ériu sì da farle tremare sotto i
Fomóire piegandone le cime verso
terra, e che le dodici principali alture di Ériu avrebbero combattuto a fianco
delle
Túatha Dé Danann: Slíab Líag, Denna Ulad e Bennai Boirche,
Brí Ruri e Slíab Bládmai e Slíab
Snechtai, Slíab Mis e Blaí-slíab, Nemthenn e
Slíab Maccu Belgodon, Segais e Chruachán Aigli.
I coppieri dissero che avrebbero portato presso i
Fomóire i dodici principali laghi di Ériu, ma che i
Fomóire tormentati dalla sete non vi avrebbero trovato acqua.
Questi i laghi: Dercloch, Loch Luimnig, Loch n-Orbsen, Loch
Rí, Loch Mescdae, Loch Cúan, Loch Laig, Loch n-Echach
Loch Febail, Loch Dechet, Loch Ríoach e Már-loch.
Allora i
Fomóire si sarebbero rivolti ai dodici grandi
fiumi di Ériu: il Búas, il Bóann, il Banna, il Nem,
il Laí, il Sinann, il Múaid, lo Sligech, il Samaír, il Finn,
il Ruirtech e lo Siúir; ma tutti i fiumi si sarebbero sottratti
loro e i
Fomóire non avrebbero potuto
trovarvi una sola goccia. Alle Túatha Dé Danann però sarebbe stato
assicurato da bere anche se fossero rimaste in battaglia per sette
anni.
Il druida Figol mac Mámois disse allora:
— Io
farò che cadano sui volti dei nemici tre rovesci di fuoco;
toglierò loro due terzi del valore, della loro abilità
e della forza; costringerò l'urina nei loro corpi e nei corpi
dei cavalli. Ogni respiro che gli uomini di Ériu emetteranno,
aumenterà il loro valore, l'abilità e la forza. Anche
se resteranno in battaglia per sette anni non saranno mai stanchi.
A questo punto il
Dagda Mór rise. — I poteri che vantate di
possedere, io li posso esercitare da solo.
— Tu dunque sei il dio bravo [dag-dáe]! — dissero tutti.
E per questo da allora a Eochaid Ollathair fu dato il nome
di Dagda.
Quindi il consiglio fu sciolto e i partecipanti decisero di
incontrarsi dopo tre anni nello stesso giorno. Furono
così decise le disposizioni per la battaglia,
Lúg,
Ogma
e il Dagda si recarono dai tre grandi artigiani danann:
Goibniu,
Crédne e
Luchta, che diedero loro l'equipaggiamento
da battaglia: poi per sette anni si fecero preparativi e si
fabbricarono armi.
I nomi attuali dei monti in questo elenco sono
rispettivamente: Slieve League
(Donegal), Monti Mourne (Down), Slieve Bloom (Laois), Slieve Snaght
(Donegal), Slieve Mish (Kerry o Antrim), Monti Nephin (Mayo), Curlew
Hills (Sligo), Croagh Patrick (Mayo).
I nomi attuali di questi laghi sono: Lough Dergh, lo slargo del
fiume Shannon oltre Limerick, Lough Corrib, Lough Ree, Lough Mask,
Strangford Lough, Belfast Lough, Lough Neagh, Lough Gara, Loughrea e
il ramo settentrionale di Lough Ree.
I fiumi sono: Bush, Boyne, Bann, Blackwater, Lee, Shannon, Moy,
Sligo, Erne, Finn, Liffey e Suir. |
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Fonti
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I - LÚG: IL NOME E GLI
EPITETI
L'etimologia del nome Lúg è
trasparente, provenendo dalla radice indoeuropea *LEUK
«luce» (cfr. greco
leukós «luminosità, biancore»
e latino
lux «luce»).
Lúg è dunque il «radioso»,
un dio legato alla luce abbagliante del sole e al calore torrido dell'estate.
Eroe (e re) delle Túatha Dé Danann,
Lúg godeva di una serie di appellativi ben indirizzati,
che ne mettono in rilievo le molte e variegate caratteristiche. Ad esempio
Gríanainech allude al suo carattere solare (cfr. irlandese grían
«sole»). Non per nulla a
Lúg era dedicata la festa del
culmine dell'estate, il Lúgnasad, che cadeva il 1° agosto e veniva
celebrata in tutta l'Irlanda con gare e giochi di ogni tipo. (¹)
Ma l'epiteto principale era quello di
Samildánach «[colui che] unisce molte arti» che, con la variante
Ildánach «dalle molte arti», indica la
caratteristica con la quale, secondo la leggenda riferita nel testo del
Cath Maige Tuired,
Lúg si presentò alle porte di Temáir,
dicendosi esperto in ogni arte, in quella del poeta, del druido, del medico,
del fabbro e del carpentiere e del guerriero, e via dicendo.
Un altro epiteto di
Lúg era
Lámfada «lunga mano», epiteto variamente interpretato. Dapprima,
rifacendosi al carattere solare del personaggio, si è pensato che tale epiteto
indicasse i raggi del sole (De Vries 1961 | Botheroyd ~ Botheroyd 1992), in seguito altri hanno anche pensato che l'epiteto si
riferisca piuttosto al suo modo di combattere (con lancia o fionda). Oggi si
pensa piuttosto che questa «lunga mano» di
Lúg rifletta piuttosto un concetto
tradizionale di regalità [INFRA].
Un altro epiteto di
Lúg è
Lonnbeimenech «Colui
che colpisce furiosamente», che alcuni interpreti hanno pensato nascondesse il
concetto di un dio armato fulmine (Loomis 1927 | Botheroyd
~ Botheroyd 1992); si tratta evidentemente di un'idea risalente all'epoca
in cui si interpretavano i miti riportandoli ai fenomeni naturali,
poi ripresa via via dai commentatori più recenti. Più semplicemente, questo
epiteto sembra indicare le caratteristiche guerrieri di cui
Lúg non è privo.
|
II -
LÚG: ESITO IRLANDESE DEL
MERCURIUS GALLICO
La figura di
Lúg affonda le proprie radici nel
mondo celtico. Ne rintracciamo le tracce proprio in Caesar,
il quale, tratteggiando le divinità adorate dai Galli ai suoi
tempi (I sec. a.C.), ci parlava dello strano ruolo di
preminenza che il pántheon gallico attribuiva a un dio
interpretabile col romano
Mercurius:
Deorum maxime
Mercurium colunt, huius sunt plurima simulacra, hunc
omnium inuentorem artium ferunt, hunc uiarum atque
itinere ducem, hunc ad quaestus pecuniae mercaturasque
habere uim maximam arbitrantur. |
Il dio
che i Galli onorano di
più è Mercurius:
le sue statue sono le più numerose,
essi lo considerano come
l'inventore di tutte le arti, egli
è per loro il dio che indica il
cammino, che guida il viaggiatore,
egli è il più abile ad assicurare i
guadagni e a proteggere il
commercio. |
Caius Iulius Caesar:
De bello Gallico
[VI: 17] |
Il modo con cui Caesar definiva il
Mercurius
gallico, un dio politecnico, inventore di tutte le arti e le
forme di artigianato, corrisponde alla descrizione
che dà di
Lúg il
Cath Maige Tuired, nella scena in cui
Lúg compare alle porte della
fortezza di Temáir, rivelando via
via di essere carpentiere, campione, arpista, eroe, storico,
mago, medico, coppiere, artigiano del bronzo. Il guardiano
della fortezza conclude che l'uomo che si è presentato alle
porte è un samildánach, un «esperto in ogni arte».
Luid in dorsaid isin rigtech iar sudiu con-eicid dond riogh
ulei. «Tanaic oclaech iondoras lis», al se, «Samilldánach,
ocus na huili dano arufognot det muntir-si atat les ule a oenor, conedh fer
cacha danai ule ei!» |
Allora
il guardiano entrò nella salone
reale e raccontò ogni cosa al re: «Un
guerriero è giunto fuori della
corte»,
disse.
«È un Samildánach; e
tutte le arti che possono aiutare
il tuo popolo, lui le pratica,
poiché è l'uomo di ciascuna e di
tutte le arti!» |
Cath Maige Tuired |
Questo titolo di samildánach è un precisa calco
semantico dell'omnium inventorem artium che Caesar
attribuiva al
Mercurius gallico. Si tratta di una
versione celtica del medesimo attributo polýtropon
«dalle molte risorse» che il mito greco attribuisce a
Hermês (Homḗrou hýmnoi > Eis
Ermên [IV: 13]),
ma anche all'eroe che gli è più simile,
Odysseús (Odýsseia
[I: 1]). ①
Il
Lúg che compare nel
Cath Maige Tuired
è probabilmente l'esito irlandese del dio gallico che Caesar
equiparava a
Mercurius. Purtroppo non conosciamo il nome del
Mercurius gallico, né sappiamo dire se questo
avesse qualche correlazione con il personaggio irlandese, a
meno di non volere vedere
Lúg nell'epiteto
Loucetius di alcune iscrizioni gallo-romane. Che tale
epiteto fosse attribuito a Mars
è un dettaglio a cui non si sa bene quale peso dare, visto che
a quanto pare in Gallia le aree di influenza di
Mars e
Mercurius
venivano spesso a confondersi. E il personaggio irlandese può
aiutarci a spiegarne le ragioni.
Audin e Couchaud attirarono l'attenzione degli studiosi
sulla città di Lione, già sacra a
Mercurius, che in gallico era chiamata Lugdunum,
nome interpretato come «fortezza splendente»
(Quentel 1954). I due studiosi si
chiesero allora se il nome del
Mercurius gallico non fosse
*Lugos,
ricostruita versione gallica del nome irlandese di
Lúg. In seguito vennero indicate una
quindicina di località, sparse in tutta l'Europa occidentale,
il cui nome sarebbe parimenti derivato da un
*Lugos: in Francia
(Laon e St. Lizier), in Slesia (Liegnitz), in Olanda (Leida).
Anche il nome di Carlisle in Britannia deriverebbe da un
britannico Luguvalos «forte come il radioso», poi
divenuto in latino Luguvalium. Detto questo bisogna
ribadire, purtroppo, che il teonimo
*Lugos
rimane soltanto una dotta ipotesi. ②
Nei miti gallesi troviamo inoltre la figura di
Lleu Llaw Gyffes «Lleu mano
abile», i cui nomi ed epiteti sono evidentemente legati a
quelli di
Lúg Lámfada «Lúg lunga mano». Il
personaggio gallese però è molto diverso da quello irlandese e i miti che li riguardano sono comparabili soltanto con
difficoltà. Tuttavia, la morte di Lleu,
narrata nel Mabinogion, ha
molti punti in comune con una curiosa tradizione riguardante
la morte di
Lúg, riferita dai
Dinnṡenchas.
La figura irlandese di
Lúg è inoltre perfettamente integrabile con
quanto sappiamo del
Mercurius
gallico, di modo che, insieme, definiscono quello che in
origine era probabilmente l'esito celtico del dio-vento,
divinità omologa all'Hermês greco
e all'Óðinn
germanico. Come Hermês, il
Lúg irlandese è un inventore di tecniche
artigianali, nonché un musicista in grado di suscitare
magicamente le emozioni dei suoi ascoltatori; come
Óðinn,
Lúg è un guerriero armato di lancia, che
combatte più con la magia che con il vigore fisico, un patrono
della poesia scaldica, un guerriero che in battaglia fa uso,
più che della forza fisica, di tecniche stregonesche legate al
potere del malocchio:
Óðinn suscitava terrore negli eserciti col suo unico
occhio,
Lúg otteneva lo stesso effetto scrutando
l'esercito nemico con un solo occhio.
Quest'ultimo dettaglio merita di essere approfondito. Prima
dello scontro decisivo contro gli eserciti fomóire, racconta il
Cath Maige Tuired,
Lúg, al quale le
Túatha Dé Danann hanno vietato di prender parte al
combattimento perché le sue capacità sinpolitecniche nel fanno
qualcosa di troppo prezioso, riesce a fuggire e «con una mano,
un piede, un occhio» compie il giro dei due eserciti,
evidentemente decretando la vittoria ai suoi e lanciando
sventura tra gli eserciti nemici. Tale posizione non ha mai
finito di incuriosire i folkloristi, che hanno richiamato
spesso le modalità dell'antica battaglia di Mag Ítha che si
combatté tra i
Muintir Parthóloin
e i Fomóire:
in tale occasione è detto che questi ultimi avevano un solo
braccio, una sola gamba e un solo occhio, ragion per cui i
Muintir Partholóin
combatterono con un occhio bendato, un braccio legato dietro
la schiena e un piede legato alla coscia ③.
Le ragioni di questo curioso «dimezzamento» ci sfuggono: forse
vanno ricercate nei gesti apotropaici compiuti dai guerrieri celti prima della battaglia. Nel caso di
Lúg, è stato detto che questo atteggiamento
fosse quello del druido che scaglia sugli eserciti nemici la
«maledizione suprema»
(Le Roux 1988). Crediamo però sia da mettere in
relazione con le capacità di
Óðinn di legare magicamente l'avversario, spargendo gelo e
terrore sugli eserciti nemici e, in sintesi, di stabilire in
anticipo l'esito delle battaglie, di decidere a quale dei due
schieramenti spetti la vittoria e a quale la sconfitta,
decretare chi sia il guerriero a cui spetti la gloria e quale
a cui spetti la morte.
Pur appartenendo a tutte quante le funzioni,
Lúg rimane tuttavia solidamente piantato
nella prima funzione. Le sue capacità di guerriero si basano
sulla magia, sugli incantesimi e sulle capacità druidiche,
prima che sulla forza guerriera, sul suo potere di stabilire
il fato e guidarlo.
|
III - LÚG E BRESS: SIMMETRIA E
SCAMBIO DI VALENZE NEI TESTI MITOLOGICI IRLANDESI
Quella di
Lúg è senz'altro la figura più
fulgida del pantheon irlandese. Campione, eroe e infine
sovrano delle
Túatha Dé Danann,
Lúg è uno dei personaggi
di spicco del Ciclo delle Invasioni, oltre ad avere un ruolo
piccolo ma capitale – come vedremo – anche nel Ciclo dell'Ulaid. È il personaggio centrale del più
importante testo mitologico irlandese, il Cath Maige Tuired.
Il
Cath Maige Tuired, che
nella forma a noi pervenuta risale all'XI secolo, è un
racconto letterariamente sofisticato.
Lúg – che pure è il fulcro attorno a
cui si muove la trama – compare soltanto a metà del racconto,
subito dopo la partenza di
Bress. In questo testo,
Lúg e
Bress sono personaggi
antitetici: si muovono l'uno di fronte all'altro in maniera
quasi simmetrica, con preciso scambio di valenze.
Anche se molti testi mitologici, dal
Lebor Gabála Érenn ai
Foras feasa ar Éirinn,
ci informano a più riprese di come gli alberi genealogici
delle
Túatha Dé Danann
e dei Fomóire
siano avvinti in maniera inestricabile,coinvolgendo
praticamente tutti i maggiori esponenti delle
Túatha Dé, nel
Cath Maige Tuired
sono soltanto due i personaggi
che riuniscono in sé le caratteristiche delle due «razze»:
Eochaid Bress e
Lúg.
L'intero testo è basato sul
confronto/scontro tra i due personaggi. Dei due,
Bress discende dai
Fomóire da parte di padre e appartiene alle
Túatha Dé solo per
adozione (il testo lo sottolinea esplicitamente); è in realtà un
fomóir e tutte le sue
azioni vengono a vantaggio dei
Fomóire. Invece è per
Lúg esattamente il contrario: egli discende dai
Fomóire per parte di madre, mentre suo padre
Cían appartiene alle
Túatha Dé, e dunque può utilizzare questi
le sue capacità a pieno vantaggio di questi ultimi.
(Cataldi 1985)
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IV - LÚG,
«SOVRANO SOVRAFUNZIONALE»
Lúg è un personaggio complesso, dotato di una vasta
area di specializzazione, così com'era il suo archetipo gallico, il
Mercurius
cesariano. Come non si finirà mai di sottolineare adeguatamente, nel suo canone
delle principali divinità galliche, Caesar citava i nomi delle varie divinità
celtiche in un ordine ben poco romano e poneva prima di tutti
Mercurius,
quale dio che i Galli onoravano più di ogni altro.
A questo punto bisognerebbe disporre di uno schema che ci
permetta di comprendere il
Lúg
del
racconto irlandese e al contempo di far luce sulle peculiarità
del
Mercurius
gallico. È interessante analizzare entrambi i
personaggi alla luce della famosa tripartizione funzionale di
Georges Dumézil, un utile schema che permette di analizzare le
categorie della società e del pensiero religioso dei popoli di
origine indoeuropea.
Il ciclo
mitologico irlandese mostra, nella successione dei popoli che
vennero a popolare l'Irlanda, come ciascuna invasione abbia
apportato via via gli elementi di ciascuna delle tre funzioni,
ampliando il campo funzionale fino a costruire l'ideale
società celtica, nella completezza delle sue tre funzioni.
Così, i Muintir
Partholóin sono i servitori, basilari per la
costruzione di ogni società, ma esclusi dai diritti civili e
religiosi; i Clanna
Nemid,
essenzialmente agricoltori, introducono la funzione
economica (III); i
Fir Bolg introducono la funzione
guerriera (II); le
Túatha Dé Danann,
che eccellono in sapienza e arti druidiche, introducono i
presupposti magico-sacrali (I). Nelle antiche società
indoeuropee il re è un esponente della casta guerriera; la
regalità appartiene essenzialmente alla seconda funzione. Non
a caso, sono i
Fir Bolg a introdurre per primi in
Irlanda l'istituzione regale.
All'interno ddelleei
Túatha Dé Danann
si costituisce la
prima società funzionalmente completa del mito irlandese.
Il loro re Núada è descritto come un guerriero:
appartiene alla seconda funzione. La sua è una «regalità
istituzionale» ①,
perfettamente legittima ma legata alla
funzione guerriera, insufficiente a «legare» tra loro le tre funzioni del pántheon danann. C'è dunque bisogno di
un'istituzione che, raccogliendo insieme tutte le
funzioni, superi le limitazioni di ciascuna e crei un
organismo unitario.
È a
questo punto che entra in scena
Lúg.
Il suo titolo di
Samildánach
«[colui che] unisce ogni arte», non ha soltanto un significato
professionale. La novità importata da
Lúg
al pántheon
non è
semplicemente nel fatto che egli abbia al massimo grado le
capacità di tutti gli altri, ma che in lui si operi una
sintesi funzionale.
Lúg
non
è semplicemente colui che possiede ogni arte, è colui che unisce ogni arte.
Le prove
a cui Núada lo sottopone, rivelano che
Lúg
eccelle in tutt'e tre le funzioni. L'abilità con gli scacchi
lo pone vincente nella prima funzione, legata alle capacità
intellettive, legislative, magiche; il lancio della pietra lo
esalta nella seconda funzione, legata alla forza fisica, al
vigore, alle capacità guerriere; la terza prova gli rende
merito nel campo dei sentimenti, del potere della bellezza,
nel dominio dell'arte e dell'animo umano.
Núada si rende conto
che il nuovo arrivato è colui che,
unendo le capacità di tutti, sarà in grado di indirizzare al
meglio le energie della società nel suo complesso. In quanto
potente in tutte le funzioni,
Lúg
non solo abbraccia in sé anche la regalità di
Núada, ma anzi,
la porta a una funzionalità di livello superiore, che abbraccia
in sé tutte le funzioni del corpo sociale. Perciò
Núada cede il
trono a
Lúg,
nominandolo re ad interim, per tutto il tempo in cui
durerà la crisi contro i
Fomóire.
Molti elementi del mito o dettagli filologici sembrano
confermare questo carattere di «sovrano sovrafunzionale» di
Lúg. Il suo epiteto di Lámfada
«lunga mano», una volta interpretato in proposito ai raggi del
sole, oppure rifacendosi al suo modo di combattere con lancia
o fionda, rifletterebbe piuttosto il tipo di regalità rappresentato da
Lúg. La parola indoeuropea per «re» (irlandese rí,
latino rex, sanscrito rāj-)
sembra derivare da un verbo che significa «allungare [la mano]»,
«proteggere» e quindi «governare» (Benveniste 1969). Il che, se l'ipotesi fosse confermata,
darebbe anche un'idea dell'evoluzione dell'antico concetto di regalità, da una
«regalità istituzionale» inerente alla seconda funzione, a una
«regalità sovrafunzionale» nella quale vengono portate a unità tutte le
aree del sacro prima divise tra i vari gruppi del corpo
sociale.
Questo rapporto tra
Núada e
Lúg – di cui il primo è un re appartenente alla casta guerriera, mentre
il secondo gli è superiore in quanto detentore di un potere
sovrafunzionale – può spiegare agevolmente la strana relazione tra le divinità
galliche citate da Caesar nel suo famoso passo, dove afferma che il dio che i
Galli onoravano più di tutti era Mercurius e che,
dopo
di lui, adoravano gli altri dèi, tra cui quello
Iuppiter che di
tali dèi era detto essere il sovrano. Questo punto ha dato
spesso filo da torcere agli studiosi che, sviati dal concetto
di regalità, e vicini a uno schema dei poteri divini tratto
dal pantheon classico, sono spesso arrivati a conclusioni
contraddittorie.
Come ci sembra invece di poter asserire con una certa
sicurezza, il
Mercurius
dei Celti continentali e il suo omologo insulare
Lúg,
non erano divinità sovrane, o per lo meno non possedevano la normale regalità guerriera
(attributo della seconda funzione); erano invece divinità
sovrafunzionali, anzi, sinfunzionali, che abbracciavano e portavano a unità tutt'e tre le
funzioni, fungendo da traît-d'union tra i singoli
poteri e caratteristiche del corpo sociale.
|
Bibliografia
-
AGRATI Gabriella ~ MAGINI Maria Letizia: Saghe e racconti
dell'antica Irlanda, vol. I. Mondadori, Milano 1993.
- BENVENISTE Émile: Le vocabulaire des institutions
indo-européennes. Les Éditions de Minuit, Parigi 1969. → ID.
Il vocabolario delle istituzioni
indoeuropee. Einaudi, Torino 1976.
-
BOTHEROYD Sylvia ~ BOTHEROYD Paul:
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