MITI

CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
STORIA DI TÚÁN
L'IMMORTALITÀ E LA MEMORIA
Il problema di come si sia potuta tramandare la memoria di popoli scomparsi nel nulla, dovette affascinare i cronisti irlandesi, che escogitarono varie figure di immortali che vissero attraverso i secoli perpetuando le storie della propria gente. Scegliamo il mito di Túán mac Cairill come «cornice» in cui inquadrare il Ciclo delle Invasioni.

1 - L'OSPITE DI NOÍB FINNÉN

i narra che un giorno (siamo all'inizio nel VI secolo) noíb Finnén di Cluain Eraird lasciò il monastero da lui stesso fondato in Mag Bíle, nell'Ulaid, e si recò a trovare un vecchio guerriero che abitava non lontano da lì.

Ma Túán figlio di Cairell si rivelò assai sgarbato con il santo, rifiutando di riceverlo. Allora Finnén sedette fuori della porta di casa dell'arcigno guerriero e digiunò per tutta la domenica. Dinanzi a tanta ostinazione, Túán accolse finalmente il monaco nella sua casa. Tra i due si stabilirono buoni rapporti e Finnén ritornò tra i suoi monaci a Mag Bíle.

Túán è un uomo eccellente — disse loro. — Egli verrà da voi per darvi conforto e narrare le antiche storie di Ériu.

Difatti ben presto il guerriero giunse nel monastero e propose ai monaci di andare con lui nel suo romitaggio. I monaci lo seguirono, celebrarono gli uffici della domenica con tanto di salmi, preghiere e messa. E quando i monaci gli chiesero qual era il suo nome e quale fosse la sua stirpe, egli diede una risposta stupefacente:

— Sono un uomo dell'Ulaid — dichiarò. — Il mio nome è Túán figlio di Cairell. Un tempo però fui chiamato Túán figlio di Starn fratello di Partholón. Questo era il mio nome agli inizi.

Allora Finnén chiese a Túán di raccontare la sua storia e aggiunse che nessuno dei monaci avrebbe accettato il suo cibo fintanto che Túán non avesse narrato quanto ricordava.

Così Túán cominciò a raccontare.

Túán mac Cairill
Jim Fitzpatrick (1952-), illustrazione
Museo: [Jim Fitzpatrick. The Book of Conquests]►

 2 - STORIA DI TÚÁN MAC CAIRILL

úán narrò di cinque invasioni che dopo il diluvio erano giunte a occupare Ériu – e in verità egli non citò mai qualcuno che fosse arrivato in Ériu  prima del diluvio –.

Túán, principe dei cervi di Ériu
Jim Fitzpatrick (1952-), illustrazione
Museo: [Jim Fitzpatrick. The Book of Conquests]►

Tre secoli dopo il diluvio, disse, era giunto in Ériu Partholón figlio di Sera, il quale vi si era stabilito con la sua gente. Ma, sopravvenuta una pestilenza, nello spazio di due domeniche, l'intero popolo dei Muintir Partholón era stato annientato. Ora, poiché era legge che ad ogni massacro scampasse almeno una persona potesse in seguito raccontarne gli eventi, per decisione divina, Túán era sopravvissuto all'epidemia, unico superstite di tutta la sua gente.

Per anni, Túán si era aggirato solitario tra le rupi e le colline, guardandosi dai lupi, finché era divenuto così vecchio che, non potendo camminare con agio, si era ritirato in Ulaid, dove trovato asilo in una caverna. Per ventidue anni, Túán era rimasto solo sulla vuota isola di Ériu, finché dall'alto di una collina aveva visto nuove genti sbarcare sull'isola. Era Nemed, un lontano discendente dello stesso Partholón, che arrivava col suo popolo a colonizzare l'isola. Vecchio e miseramente nudo, con i capelli grigi e le unghie lunghe, Túán non aveva avuto il coraggio di andare incontro ai nuovi arrivati, così era fuggito a nascondersi nella sua caverna, dove avrebbe atteso la morte.

Ma una notte, mentre Túán dormiva, il suo corpo aveva mutato forma. E quand'egli si era svegliato, aveva scoperto che Dio l'aveva tramutato in cervo, restituendogli al contempo la giovinezza e l'umor gaio. E Túán cantò questi versi:

 

— Vengono verso di me, dolce Signore,
le genti di Nemed figlio di Agnoman;
guerrieri possenti in battaglia,
pronti a ricercare il mio sangue.
Si levano però sul mio capo
due palchi irti di sessanta punte:
forma nuova, pelo ruvido e grigio
quando ero privo di forza e difesa.

E Túán fu principe dei cervi di Ériu: grandi branchi lo attorniavano qualunque cammino seguisse. Egli trascorse questa sua nuova vita all'epoca in cui Nemed e i suoi discendenti abitavano la verde Ériu.

Túán trasformato in cinghiale
Peter Fitzpatrick, illustrazione

Quando le Clanna Nemid scomparvero anch'esse, Túán, trasformato in cervo, aveva ormai raggiunto l'estrema vecchiezza. Le sue corna erano consumate e le sue zampe un tempo agili non riuscivano più a fuggire i branchi di lupi. Così Túán si ritirò nella sua caverna, in Ulaid, per morire. Ma una mattina, svegliandosi, si era accorto che il suo corpo aveva nuovamente cambiato forma. E trasformato in un nero cinghiale, Túán cantò:

 

— Oggi cinghiale tra gli armenti,
signore possente dai grandi trionfi,
fui un tempo tra le genti di Partholón
nell'assemblea che regolava i giudizi.
Il mio canto era piacevole a tutti,
gradito alle donne giovani e belle;
avevo un carro maestoso e splendente,
grave e dolce la voce nel lungo cammino;
rapido il passo, senza timore
al combattimento e all'assalto:
ieri ebbi volto bello e radioso,
oggi sono un nero cinghiale!

Tornato giovane in questa nuova forma, Túán riacquistò il buon umore. Era il re dei cinghiali di Ériu e fieramente si aggirava per l'isola.

E un altro popolo giunse dal mare per occupare Ériu. Erano i Fir Bolg. Nel frattempo la vita di Túán era giunta al termine: lo spirito era affaticato, impotente di fare ciò di cui prima era capace. Il vecchio cinghiale viveva solo nelle buie caverne e tra le rupi.

Allora Túán tornò nella sua grotta nell'Ulaid, in quel medesimo posto dove tornava ogni volta che il carico degli anni lo faceva ricadere nella vecchiaia, affinché il suo aspetto mutasse ed egli ritrovasse la giovinezza. E questa volta ne uscì trasformato in un falco di mare

Il suo spirito tornò gaio e fu nuovamente capace di tutto. Divenne inquieto e vivace, volava per tutta l'isola e cantava questi versi:

 

— Oggi falco di mare, ieri cinghiale,
Dio che m'ama
mi diede questa forma.
Vissi tra i branchi dei cinghiali,
oggi sono tra gli stormi d'uccelli.

E poi giunse un nuovo popolo a impadronirsi di Ériu. Erano le Túatha Dé Danann, le quali vinsero i Fir Bolg, che all'epoca occupavano la verde isola.

In quanto a Túán, rimase a lungo in forma di falco ed era ancora in quella apparenza quando giunse un'ulteriore invasione: quella dei Meic Míled, che strapparono l'isola alle Túatha Dé. Ormai vecchio, il falco si trovava dentro la cavità di un albero sopra un corso d'acqua, lo spirito abbattuto, incapace di volare. Dopo aver digiunato nove giorni, il sonno si impadronì di lui ed egli fu trasformato in un salmone di fiume. In seguito Dio lo pose in acqua, dove il salmone visse a fu a suo agio, vigoroso e ben nutrito. Abile nel nuotare, sfuggiva ai pericoli ed alle trappole: le mani del pescatore, gli artigli del falco, le lance da pesca.

Un giorno Dio decise che era tempo di porre fine allo stato di Túán e fu così che un pescatore finì per catturare quel grosso salmone.

Túán, il falco
Jim Fitzpatrick (1952-), illustrazione
Museo: [Jim Fitzpatrick. The Book of Conquests]►

3 - RINASCITA

l salmone fu portato alla corte di re Cairell figlio di Muiredach Munderg. Fu messo sulla griglia e arrostito. La moglie del re, non appena lo vide, fu presa da una tentazione irresistibile; volle che le venisse servito, e lo mangiò golosamente.

Non per questo Túán smise di essere cosciente. Egli conservò memoria del tempo in cui rimase nel grembo della donna e da là udiva tutte le conversazioni che si tenevano in casa, di quel che succedeva in Ériu in quei giorni.

Poi la regina partorì ed egli venne alla luce, e fu chiamato di nuovo Túán, e appena nato, Túán sapeva parlare perfettamente e raccontava degli eventi antichissimi di cui era stato testimone.

Nel corso della sua vita, Túán mac Cairill era stato un profeta, finché non era giunto Pátraic, l'apostolo dei Gáedil, a portare la fede in Ériu. Túán era già molto vecchio, ma si era fatto battezzare. Ormai era vecchissimo, e questa fu la storia che narrò a Finnén e ai suoi monaci: la cronaca delle antiche invasioni di Ériu.

Ed è grazie a Túán mac Cairill se gli storici di Ériu hanno ancora oggi memoria di Partholón e della sua gente.

Fonti

1-3 Scéal Túáin maic Cairill do Ḟinnén Maige Bile

I - LA MEMORIA DELLE INVASIONI

Delle varie invasioni di Ériu di cui trattano le varie fonti, a cominciare dall'imponente Lebor gabála Érenn, ben due riguardano dei popoli che sarebbe scomparsi nel nulla senza lasciare traccia. Se le Clanna Nemid, i Fir Bolg e le Túatha Dé Danann si appartenevano a vicenda e avevano trasmesso le loro memorie ai Meic Míled, i quali poi le avevano presumibilmente tramandate, non così i due popoli precedenti, i quali sarebbero scomparsi completamente e totalmente; ovvero, i Muintir Cessrach, giunti prima del diluvio, e i Muintir Partholón, i primi ad arrivare dopo di esso.

E dunque, se tali popoli erano scomparsi, chi ne aveva tramandato la memoria? Evidentemente qualcuno era sopravvissuto per raccontare di loro. Nacque così il principio secondo il quale non esisteva massacro o moria senza che Dio non salvasse almeno una persona affinché raccontasse ai posteri quanto era successo. Dava fastidio agli storici irlandesi che qualcosa potesse accadere senza che poi il suo ricordo passasse alla storia. Un evento che non venisse registrato non aveva alcun significato: Dio non avrebbe permesso che accadesse.

Dunque ecco che si parlò di persone che sopravvissero alla distruzione dei loro popoli ed a cui era stata affidato il compito di tramandarne la memoria, Fintán mac Bóchra nel caso dei Muintir Cessrach, Túán mac Cairill nel caso dei Muintir Partholón. Fintán, come vedremo, creava un problema più complicato, in quanto non solo i Muintir Cessrach erano scomparsi nel nulla, ma bisognava anche spiegare come Fintán fosse sopravvissuto al diluvio, in questo contrastando la Bibbia secondo il quale soltanto Nōḥ/Nóe e coloro che erano sull'arca sopravvissero al cataclisma. È forse questa la ragione per cui la storia di Cessair è stata esclusa da alcune delle narrazioni più antiche. ①

La leggenda di Túán mac Cairill, tuttavia, venne pienamente accettata. Il testo, che narra del suo incontro con noíb Finnén, della storia delle sue trasformazioni dalla remota antichità fino all'epoca cristiana, risale, nella sua formulazione, al IX secolo. È la Scéal Túáin maic Cairill do Ḟinnén Maige Bile.

La storia di Túán sembra essere un doppione di quella di Fintán: entrambi unici sopravvissuti, per volontà divina, alla distruzione dei loro popoli, entrambi trasformati in animali attraverso i secoli, entrambi chiamati a un certo punto a ricordare le antiche storie di Ériu. Sembra evidente che una delle due storie sia il calco dell'altra. Se così è, è possibile che la vicenda originale sia quella di Fintan mac Bóchra, che presenta molte analogie con antichi miti indoeuropei, e che quella di Túán sia stata creata ad hoc per spiegare, una volta eliminato Fintán per incompatibilità con le Scritture, chi avesse tramandato le memorie dei Muintir Partholón e dei popoli successivi.

La Storia di Scéal Túáin maic Cairill è un'ottima cornice per inquadrare il ciclo delle invasioni e per questo è stata messa in testa a questa sezione del mito irlandese (anche se poi tratteremo anche di Noe e di Cesair).

Bibliografia

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  • BOTHEROYD Sylvia ~ BOTHEROYD Paul, Lexikon der Keltischen Mythologie. Eugen Diederichs Verlag, München 1992, 1996. ~ Mitologia Celtica: Lessico su miti, dèi ed eroi. Keltia, Aosta 2000.
  • CAREY John, A New Introdution to Lebor Gabála Érenn. Irish Tests Society, London 1993.
  • COMYN David ~ DINNEEN Patrick S. [trad. e cura]: CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey), Foras Feasa ar Éirinn. The History of Ireland by Geoffrey Keating. Irish Texts Society, Voll. IV, VIII, IX, XV. London 1901-1914.
  • GREEN Miranda Jane, Dictionary of Celtic Myth and Legend. London 1992. ID., Dizionario di mitologia celtica. Rusconi, Milano 1999.
  • MACALISTER R.A. Stewart [trad. e cura], Lebor Gabála Érenn.The Book of the Taking of Ireland. Irish Texts Society, Voll. XXXIV, XXXV, XXXIX, XLI, XLIV, London 1938-1956 [1993].
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  • REES Brinley, Origini: il popolamento mitico dell'Irlanda. In: BONNEFOY Yves [cura]: «Dictionnaire des Mythologies». Paris 1981. ID., «Dizionario delle mitologie e delle religioni», 3. Milano 1989.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione Aree: Holger Danske.
Sezione Miti: Asteríōn.
Area
Celtica: Óengus Óc.
Ricerche e testi di Dario Giansanti e Oliviero Canetti.
Creazione pagina: 15.12.2003
Ultima modifica: 28.10.2015
 
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