1 - L'ARRIVO DELLE
TÚATHA DÉ DANANN
e
Túatha Dé Danann sbarcarono in gran
segreto a Corco Belgatan, vicino al luogo dove poi
sorse Conmaichne Mara, il lunedì di Beltaine [1°
maggio] dell'anno 3303 dalla creazione del Mondo,
ovvero 1895 anni prima della nascita
di Cristo. Quando ebbero preso terra, essi
bruciarono le imbarcazioni in modo che nessuno di
loro potesse più tornare indietro. I loro
cuori erano contenti, perché avevano
raggiunto la terra dei loro antenati.
Il fumo delle navi che bruciavano invase l'aria e la terra
attorno alle
Túatha Dé Danann
e il sole venne oscurato per tre giorni e per tre notti.
Protetti da quella fitta oscurità, le
Túatha Dé Danann avanzarono fino a
Mag Rein,
dove si stabilirono. Per questo in seguito si
sarebbe detto che erano giunti direttamente dal
cielo in Mag Réin, scendendo su
nuvole di fumo.
Come dice il poeta:
Ogni guerriero tra
loro bruciò la sua nave,
quando raggiunse la nobile Ériu:
fu una grave decisione in quella situazione
il fumo delle navi che bruciavano |
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Conmaichne Mara è l'odierna Connemara, nella
contea di Galway, Connaught. Corco Beltagan,
il punto di approdo dei
Túatha Dé Danann si trova non
lontano sulla costa. Mag Rein è una località
nella contea di Leitrim, sempre nel
Connaught. |
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2 - IL SOGNO DI
EOCHAID MAC EIRC
quel
tempo,
Eochaid mac Eirc
era re dei
Fir Bolg; la sua
sposa era la regina
Tailtiu figlia di
Mag Mór re di Spagna. Essi dimoravano nel luogo che
si chiamava Líath Druim, la
«Collina Grigia», ma
che un giorno sarebbe stato Temáir, la sede dei Re Supremi di
Ériu.
La notte che le
Túatha Dé Danann
sbarcarono in Ériu, a
Eochaid capitò
di fare uno strano sogno. Perplesso, riferì la visione al suo
druido Césarn.
— Ho
visto uno stormo di uccelli neri che usciva dall'oceano.
Sciamavano sopra di noi e combattevano con il popolo di Ériu.
Ci confondevano e ci distruggevano. Ma uno di noi colpiva il
più nobile di quegli uccelli e gli strappava un'ala. Oh,
saggio Césarn, qual è il
significato del mio sogno?
— I
tempi che si preparano per noi sono brutti tempi — rispose il
druido. — Un popolo di guerrieri arriva dal mare, mille eroi
ricoprono l'oceano. Imbarcazioni screziate piombano su di noi.
Un popolo esperto nelle arti magiche annuncia per noi infiniti
tipi di morte. Spiriti malvagi ti tradiranno e ti faranno del
male, e alla fine avranno la meglio su di te.
|
3 - SRENG AL CAMPO DEGLI INVASORI
enuti
a conoscenza dello sbarco delle
Túatha Dé Danann, i
Fir Bolg inviarono degli uomini nel Connacht
per scoprire chi fossero questi invasori. Le spie
tornarono a Temáir e riferirono di aver
visto una folla di superbi eroi, bene armati e
temibili, bravi nella musica e nella danza. Allora
i
Fir Bolg ebbero paura, perché i nuovi
arrivati superavano tutte le genti del mondo in
qualsiasi arte.
Re
Eochaid
sentì il parere dei suoi fidati consiglieri,
ed essi risposero:
— Sarà un vantaggio sapere qualcosa di
costoro. Chi sono e che intendono fare? Dove
vogliono sistemarsi? Che
Sreng
figlio di
Sengann
vada a far loro visita, giacché lui non ha
certo paura di fare domande.
Sreng
figlio di
Sengann
figlio di Dela era uno
dei migliori campioni dei
Fir Bolg. Prese il suo enorme scudo rosso
brunito, le due lance dalla grossa impugnatura, la
spada micidiale, l'elmo a quattro punte e la mazza
di ferro, e così bardato lasciò
Temáir e si recò a Mag Rein
per parlamentare con i nuovi venuti.
|
4 - L'INCONTRO TRA I CAMPIONI
uando le sentinelle delle
Túatha Dé Danann videro avvicinarsi un
tale campione, gli mandarono subito incontro
Eochaid
Bress figlio di
Elatha.
Con il suo scudo, la sua spada e le sue due lance,
Bress
uscì dall'accampamento e si fece avanti.
I due uomini si avvicinarono, tenendosi d'occhio
l'un l'altro, senza dire una parola, e ciascuno fu
colpito dalla statura e dalle armi dell'altro.
Quando furono abbastanza vicini per parlarsi, si
fermarono, e dopo aver abbassato gli scudi
contro il terreno, si rannicchiarono dietro di
essi, osservandosi a vicenda dall'una all'altra
parte della linea di confine.
Bress
fu il primo a prendere la parola e quando
Sreng
udì che l'altro
parlava la sua stessa lingua si sentì meno a disagio. Così
si avvicinarono di più, e ciascuno disse il
suo nome, quale fosse la sua stirpe e quali i suoi
antenati.
Allora
Sreng
disse: — Quando hai menzionato il tuo antenato
Nemed,
le tue parole hanno rallegrato la mia carne e la
mia lingua. Io ti saluto come un fratello:
discendiamo entrambi da
Semeon
Brecc figlio di
Érglann.
Modera il tuo orgoglio e fa' che i nostri cuori si
accostino. Riferisci al tuo re che il tuo popolo e
il mio sono fratelli, discendenti di una sola
nobile stirpe. Se ci scontriamo saranno in molti ad
essere falciati in modo crudele e non sarà
certo un passatempo che ci farà divertire.
— Togli il tuo scudo e lascia che ti veda — rispose
Bress.
— Che io possa riferire il tuo aspetto alle
Túatha Dé Danann.
— D'accordo — disse
Sreng.
— È stato solo per timore delle tue
lance acuminate se io ho posto il mio scudo tra di
noi.
Scostò dunque il suo scudo e
Bress osservò:
— Le tue lance sono strane e minacciose. Mi
piacerebbe guardarle meglio.
Sreng
sciolse i legacci delle sue lance e le passò
a
Bress,
che le soppesò tra le mani e si avvide che
esse erano robuste, bilanciate e affilate nel
taglio, sebbene non avessero punta.
Bress
disse:
— Non avevo mai visto della lance così.
Dalla punta larga, le lame pesanti e affilate.
Sfortunato colui che ne viene colpito. I loro
fendenti sono poderosi e il loro impiego procura
gravi ferite. Tremendo è l'orrore che
incutono. Come le chiamate?
— Le chiamiamo
craisech — rispose
Sreng.
— Trapassano gli scudi, schiantano crani e ossa, i
loro colpi procurano la morte o ferite che non si
rimarginano mai.
— Armi potenti — commentò
Bress.
— Vogliono dire corpi feriti, sangue che zampilla,
ossa rotte e scudi infranti, cicatrici e
infermità. Portano menomazioni e morte.
Coloro che le usano hanno in cuore una furia
fratricida. Sarà meglio se giungiamo a un
accordo, prima che il sacro suolo di Ériu
s'imbeva del sangue dei nostri fratelli.
Così i due campioni si accinsero
a discutere. — Dov'eri la notte scorsa? — chiese
Bress.
— Ero nel cuore di Ériu, nel Recinto dei
Re, a Temáir. Ero con
Eochaid
mac Eirc, il Re Supremo di Ériu, e i
capi dei
Fir Bolg. E tu dov'eri?
— Nel campo affollato di Mag Rein, con il nostro
re
Núada e
i campioni delle
Túatha Dé Danann. Siamo giunti dal nord
immersi in una nebbia magica, abbiamo navigato nel
cielo fino all'isola di Ériu.
— Ho fatto un lungo viaggio per venire qui e ora
devo tornare a riferire quel che ho scoperto — concluse
Sreng.
— Dimmi quali intenzioni animano la tua gente.
— Sta bene — disse
Bress.
— Questa è una delle due lance affilate che
ho portato con me. Noi la chiamiamo
sleg. Portala e mostrala
alla tua gente, affinché vedano contro quali
armi dovranno combattere.
Sreng
annuì e in cambio lasciò a
Bress
uno delle sue craisech, affinché egli la mostrasse alle
Túatha Dé Danann.
— Di' ai
Fir Bolg
— disse infine
Bress — che se ci cederanno metà di Ériu,
noi la occuperemo pacificamente. Ma se così
non sarà, allora ci sarà battaglia.
— Per quanto mi riguarda, preferirei cedere
metà di Ériu piuttosto che assaggiare
il filo delle tue armi — disse
Sreng.
— Tuttavia riferirò le tue parole al mio re
Eochaid
e all'assemblea di Temáir. Addio, valoroso
guerriero. Ci siamo incontrati nella diffidenza, ci
separiamo in pace. E qualunque cosa accadrà,
tu e io rimarremo fratelli. |
5 - LA REAZIONE DEI
FIR BOLG
er molti giorni
Sreng
mac Sengainn camminò attraverso le
foreste e le valli di Ériu, finché
giunse alla collina di Temáir. Qui lo
attendevano re
Eochaid
mac Eirc e l'intera assemblea dei capi dei
Fir Bolg.
Subito i
Fir Bolg gli chiesero:
— Che notizie ci
porti?
Sreng
parlò loro delle
Túatha Dé Danann, e disse:
— I loro
guerrieri sono robusti, gli uomini virili, assetati
di sangue e forti in battaglia. I loro scudi sono
solidi, le loro lame molto ben affilate.
Sarà duro combatterli. Meglio cedere loro
metà di Ériu e farli contenti.
— No! — gridarono i
Fir Bolg. — Non faremo mai una concessione
del genere. Se ci mostreremo troppo tolleranti,
quegli stranieri finiranno per prendersi tutta
Ériu. |
6 - PREPARATIVI DI GUERRA
on appena
Bress ritornò al campo
delle
Túatha Dé Danann, riferì del suo
incontro con
Sreng: — Un valido eroe, con armi grandi e
meravigliose. E duro e pronto a dar battaglia,
senza alcun timore di sorta.
Udite queste parole, le
Túatha Dé Danann capirono che i
Fir Bolg non avrebbero ceduto volentieri
metà della loro terra, e che probabilmente
ci sarebbe stata battaglia. Allora lasciarono il
posto dove si trovavano e si stabilirono in uno
migliore, nell'estrema propaggine occidentale del
Connacht. Si accamparono nella piana di Mag
Nía, con le spalle protette dalla montagna
di Sliab Belgatain, non lontano dal luogo dove
erano sbarcati.
— Questo è un buon posto per costruire
una fortezza — dissero. — È difficile da
raggiungere, sicuro e imprendibile. Da qui potremmo
condurre la nostra guerra.
E cominciarono a innalzare palizzate e scavare
fossati. |
7 - ATTACCO DRUIDICO
entre
le
Túatha Dé Danann stavano ancora erigendo
le fortificazioni a Mag Nía, le loro tre dee
della guerra, la
Badb
Chatha,
Macha
e la
Mórrígan,
si recarono a Temáir, dove i
Fir Bolg stavano architettando i loro piani,
e con le loro arti druidiche portarono nebbia e
nuvole sui
Fir Bolg e scatenarono una terribile pioggia
di fuoco e poi anche uno scroscio di sangue
vermiglio sulle teste dei guerrieri.
Per tre giorni e tre notti i
Fir Bolg non ebbero tregua, e neppure
riuscirono a vedersi e sentirsi tra loro. I tre
druidi dei
Fir Bolg, chiamati Césarn, Gnathach e Ingnathach, impiegarono tre preziosi
giorni a rompere quell'incantesimo, e quel tempo servì alle
Túatha Dé Danann per ultimare le loro
fortificazioni. |
8 - INCONTRO TRA LE SCHIERE
Fir Bolg chiamarono a raccolta i loro uomini
in un punto d'incontro. Giunsero eroi da tutta
Ériu, e tutte insieme ammontavano a dodici
fíanna. Allora gli eserciti si misero in
marcia e andarono a schierarsi all'estremità
orientale di Mag Nía. Le sette
fíanna delle
Túatha Dé Danann li attendevano
all'estremità occidentale della pianura.
Quando i due eserciti furono l'uno di fronte
all'altro,
Núada
mac Echtaich, il re danann, inviò
i suoi poeti perché ripetessero ai
Fir Bolg la medesima offerta fatta
precedentemente, cioè che egli si sarebbe ritenuto
soddisfatto di prendere quella metà dell'isola
che gli fosse stata ceduta. Re
Eochaid
mac Eirc intimò ai poeti di ascoltare la
risposta dalla voce stessa dei suoi condottieri
là riuniti, i quali respinsero sprezzanti la
proposta.
— Allora — dissero i poeti danann — dovremo combattere?
— Sì, ma la battaglia sarà
rinviata — risposero i
Fir Bolg. — Dobbiamo prepararci,
perché le nostre armature sono ammaccate, i
nostri elmi scheggiati, le nostre spade non sono
affilate. Vogliamo avere tempo di rinforzare le
lance e gli scudi, rendere scintillanti gli elmi,
affilare le spade e costruire lance come le vostre
sleg. In quanto
a voi, sarà anche vostra intenzione fare
lance come le nostre
craisech.
E così si accordarono per un rinvio di un
quarto di anno per i preparativi. |
9 - LA VALLE
DEL TUMULO DELL'INCONTRO
entre le due schiere attendevano il giorno del
combattimento, il giovane Ruad, con ventisette
giovani, andò verso ovest fino alla fine
della piana, per fare una partita a
iománaíocht con le
Túatha Dé Danann.
Un numero uguale di giovani danann scese
in campo ed iniziò un gioco energico ed
esperto. I
Fir Bolg, che nel corso della partita
avevano segnato un solo
cúl, furono presi
da un'improvvisa ondata di rabbia. La
velocità e il vigore della squadra
danann non poté far molto contro la
brutalità di Ruad e dei suoi uomini: nell'incontro
carni furono lacerate e ossa spezzate. Così l'incontro ebbe
fine con la sconfitta dei giovani delle
Túatha Dé Danann. I
Fir Bolg lasciarono sul campo i migliori
giocatori danann morti o gravemente feriti.
Quest'evento lasciò amarezza e scontento
nei cuori delle
Túatha
Dé, le quali furono ancor più
risolute di avere vendetta nel combattimento. I
corpi furono seppelliti su quel campo, e fu alzato
un tumulo a memoria dell'incontro. Da allora quel
luogo ebbe nome Glenn Cairn Aillem, la
«Valle del tumulo
dell'incontro».
Lo
iománaíocht, chiamato hurling in inglese, altro non
è che l'hockey irlandese,
giocato su prato. |
|
Fonti
|
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I - DAL MARE O DAL CIELO?
L'arrivo delle
Túatha Dé Danann in Ériu presenta
molti aspetti non poco chiari.
Per Seathrún Céitinn (Geoffrey Keating), che scrive
i suoi
Foras feasa ar Éirinn intorno alla metà del XVII
Secolo, non vi sono dubbi. La storia per cui gli antenati
delle
Túatha Dé Danann sarebbero venuti dalle isole
settentrionali del mondo gli sembra poco credibile e il buon
curato la riferisce soltanto per dovere di cronaca. Ma è
evidente che Keating predilige la versione secondo cui le
Túatha Dé Danann
sarebbero tornate dapprima in Grecia, si sarebbero
poi spostate nel Lochlann [Norvegia], dove
avrebbero completato la loro erudizione, e di qui
in Alba [Scozia], da dove sarebbero infine partite
alla conquista dell'Irlanda.
Le versioni più antiche
tuttavia presentano aspetti più sinistri. Il
Lebor Gabála Érenn sottolinea gli aspetti soprannaturali del loro
arrivo:
In seguito i
discendenti di Beothach
mac Iarboneil andarono nelle isole settentrionali
del mondo, dove impararono le dottrine
druidiche e le conoscenze esoteriche, la
profezia e la magia, finché divennero
esperti nelle arti pagane. Fu allora che le
Túatha Dé Danann vennero in Ériu. In
questo modo esse vennero, dentro nuvole
nere. Scesero sulle montagne del Conmaicne
Rein nel Connacht. Ed esse produssero
un'oscurità dinanzi al sole per tre
giorni e tre notti. |
Lebor Gabála Érenn
[55-56] |
È curioso notare tuttavia che nel
Cath Maige Tuired,
uno dei testi più antichi e importanti del ciclo mitologico, i cui materiali, risalenti al IX
secolo, furono compilati intorno all'XI, la scena presenta già
un'interpretazione realistica.
Le
Túatha Dé Danann rimasero nelle isole a
settentrione del mondo a imparare la scienza
occulta, la magia, le arti druidiche, la
stregoneria e le abilità magiche: finché, in
quelle arti, superarono i sapienti dei paesi
stranieri. [...]. Le Túatha
Dé
giunsero allora con una grande flotta in
Ériu per toglierla ai
Fir Bolg con la forza. Appena raggiunto il
territorio di Corco Belgatan, che è oggi il
Conmaicne Mara, incendiarono le proprie
barche in modo da non potersi più ritirare.
Il fumo e la caligine che salivano dalle
imbarcazioni invadevano l'aria e la terra
attorno alle Túatha
Dé. Per
questo poi si disse che erano arrivate
dentro nuvole di fumo. |
Cath Maige Tuired |
«Per questo poi si disse
che erano arrivate dentro nuvole di fumo».
Questa frase è forse la doverosa
interpolazione di qualche tardo redattore (in fondo
la versione a noi pervenuta si trova in un
documento del XVI secolo), e non fa parte
necessariamente del testo originale.
Sembra di poter arguire che nelle antiche versioni della
leggenda, le
Túatha Dé Danann
fossero davvero giunte dal cielo o dall'oltremondo,
dentro nuvole di fumo. Nella Scéal Tuáin Maic Cairill è detto
chiaramente:
È probabile che [le
Túatha Dé Danann]
siano venute dal cielo: si spiegherebbero
così la scienza e la
superiorità della loro
erudizione. |
Scéal Tuáin Maic Cairill |
Se così fosse, si spiegherebbe anche la curiosa
interpolazione presente nel
Cath Maige Tuired,
quasi che i monaci che ci hanno trasmesso quest'ultimo testo,
in qualcuna delle fasi di una redazione durata più di seicento
anni, volessero mettere bene in chiaro che i personaggi delle
Túatha Dé Danann non erano dèi, come il popolo
credeva, ma sembravano tali agli occhi degli incolti grazie
alla loro superiore saggezza. Essi arrivarono in Irlanda con
una flotta di navi, non certo dal cielo, e la storia delle
nuvole nere che avrebbero scortato il loro arrivo e
dell'oscurità che coprì il sole erano semplicemente dovute al
fatto che subito dopo il loro arrivo le
Túatha Dé Danann
bruciarono le loro navi. |
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