NOTE
R1 IV: 1
| R2 R3 IV: 2
| R3 IV: 49-50 —
Gli storici facevano generalmente
coincidere l'arrivo di
Partholón in Ériu con il sessantesimo
anno della terza età del mondo, iniziata con la nascita di
Abrám/Aḇrāhām. Un'ampia sezione delle
redazioni R2 ed R3 del
Lebor Gabála Érenn è costituita da tavole
sincroniche tra gli eventi irlandesi e quelli forniti dalla Bibbia
e da altri cronisti, soprattutto Eusébios
di Kesáreia, [infra]▼.
Ma già Eusébios, nel calcolare il tempo dal diluvio ad Aḇrāhām,
osservava che, affidandosi al Sēẹr
ha-Yôḇēlîm, risultavano 293 anni, mentre secondo la
Bibbia in greco dei Settanta, gli anni erano 942.
Così, nonostante i tentativi di rendere coerente la materia, le datazioni
calcolate dai cronisti irlandesi differiscono enormemente le une dalle altre. Le varie redazioni
del
Lebor Gabála forniscono almeno cinque stime differenti
del tempo intercorso tra il diluvio e l'arrivo di
Partholón in Ériu:
-
R1 [IV: 1] 300 o 312
anni;
-
R2 R3 [IV: 1] 311 o
1002 anni (A.M. 2608);
-
R3 [IV: 49] 1002
anni;
-
R2 R3 [IV: 50] 352 o
1002 anni.
-
Poema XXX:
«A chóemu
cláir Cuinn Cóemḟinn»: 300 anni
Analoghe difficoltà troviamo presso gli autori posteriori. Dugald mac Firbis calcola 352 anni, ma
non può fare a meno di notare che, secondo il computo della Bibbia greca,
gli anni diverrebbero mille
(Chronicon
Scotorum). Per Míchél Ó Cléirigh,
Partholón sarebbe invece giunto 278
anni dopo il diluvio (Annála
Ríoghdhachta Éireann [A.M. 2520]).
Seathrún Céitinn si affida all'autorità del poema XXX, attribuito a Eochaid úa Fláin), secondo cui
Partholón sarebbe sbarcato in Ériu
trecento anni dopo il diluvio (Foras feasa ar
Éirinn [I: , 2]), e critica il calcolo «lungo»:
Giḋeaḋ, ní fírinneaċ ceudfaiḋ na muinntire adeir gurab i
gcionn dá ḃliaḋan ar ṁíle d'éis dílinne táinig Parṫolón i n-Éirinn, agus iad ag
a adṁáil gurab i n-aimsir Abraham táinig innte, agus gurab é Abraham an t-oċtṁaḋ
glún aṁáin ó Ṡem mac Noe; agus Sem féin d'áireaṁ. Óir ní cosṁail go gcaiṫfíḋe
tuilleaḋ agus míle bliaḋan re linn seaċt nglún d'éis na dílinne: uime sin
measaim gurab fírinniġe an ċeudfaiḋ ṫosaiġ ioná an ċeudfaiḋ ḋéiḋeanaċ, agus, d'á
réir sin, is inṁeasta gurab i gcionn trí ċéad bliaḋan [d'éis na dílinne] táinig
Parṫolón i n-Éirinn. |
Comunque sia, l'opinione di quanti affermano che fu sul finire
di mille e due anni dopo il diluvio, che
Partholón
giunse ad Ériu, non è
veritiera, poiché essi ammettono che egli giunse qui ai tempi di Abrám, ed è
quello stesso Abrám, che apparteneva, quindi, all'ottava generazione di
Sem,
figlio di Nóe, ed è dallo stesso
Sem che bisogna far risalire il computo. Perciò
non è credibile che siano trascorsi poco più di mille di anni nel corso di sette
generazioni dopo il diluvio. Quindi giudico la prima opinione più consona della
seconda; di conseguenza, è probabile che
Partholón
giunse ad Ériu trecento anni
dopo il diluvio. |
Seathrún Céitinn [Geoffrey Keating]:
Foras feasa ar
Éirinn [I: , 2] |
Analoghe discrepanze e complicazioni si registrano anche sul calcolo degli anni di permanenza dei
Muintir Partholóin in Ériu,
[infra]▼.
R1R2 R3R3
R1 IV: 1
| R2 R3 IV: 6 | R3: 7-8
— Riguardo al
giorno di arrivo di
Partholón in Ériu, il
Lebor Gabála Érenn fornisce una serie di date diverse. Ad
esempio, in R1 [IV: 1] leggiamo che
Partholón sbarcò in Ériu di martedì,
il quattordicesimo giorno della luna (calcolato a partire da una qualche
lunazione, ad es. la luna nuova o piena). Questa data trae la sua autorità dal
poema XXXV,
«hI Cethramad
dég, dia Mairt». Sia
il testo in prosa che il poema non forniscono però il mese. Solo in R2 R3
[IV: 6] si dice che
Partholón giunse a Callann Mái,
a «calendimaggio», e dunque il 1° di maggio (giorno di Beltain), il
diciassettesimo giorno della luna. Oppure il quattordicesimo, glossa R3
[IV: 7]. Secondo il poema XXXVI,
«hI cuicead uathaid, canḟell»,
Partholón giunse in Ériu il
sedicesimo giorno della luna, informazione che ritroviamo nel testo in prosa, in
R3
[IV: 8]. Detto questo, la data del quattordicesimo
giorno di luna, fornita dal poema XXXV e dalla redazione
R1 sembra essere quella più autorevole. Il poema XXXV è
citato da Seathrún Céitinn, il quale intende però non il
quattordicesimo giorno della luna, ma del mese, cosicché la data diviene il 14
maggio (Foras feasa ar
Éirinn [I: , 2]). Stessa data in Dugald Mac Firbis
(Chronicon Scotorum).
R1
R2 R3R3
R1 IV: 1
— Seathrún Céitinn afferma che Inber Scéne si trovi «nella parte occidentale del
Múmu» [i n-iarṫar Ṁúṁan], e di solito si identifica questo punto di
approdo con la baia di Ceann Mara (Keenmare),
contae Ciarraí (Kerry) (Comyn ~ Dinneen 1902-1908).
Stewart Macalister ribadisce tuttavia l'incertezza di tale identificazione e pensa
piuttosto all'estuario del fiume Sínnan ⇒ Sionnan (Shannon) (Macalister 1940). Il testo dice che tre popoli sbarcarono in Ériu in Inber Scéne, ma nel
Lebor Gabála Érenn soltanto i
Muintir Partholóin e i
Meic Míled utilizzano questo punto di approdo. Di uno sbarco di
Nemed in
Inber Scéne accenna però il poema XL:
«hI quindecim, is derb lim». R1
|
I luoghi dell'occupazione di Partholón |
(A) Inber Scéne. Possibile sito dello sbaco dei
Muintir Partholóin.
(B) Mag Fea. Sepoltura di Fea.
(C) Mag nÍtha.
Possibile localizzazione della battaglia contro i Fomóraig.
(D) Uí mac Cúais Breg: Loch Laiglinne. Sepoltura di Laiglinne mac
Partholóin.
(E) Slíab Slánga. Sepoltura di Slánga mac Partholóin.
(F) Loch Rudraige. Sepoltura di Rudraige mac Partholóin.
(G) Senmag nÉlta nÉtair. L'antica pianura, luogo di morte dei
Muintir Partholóin. |
R1 IV: 2 |
R2 IV: 14 | R3 IV: 35 —
Il termine airech (pl. airig) racchiude i significati di
«capo, capitano, signore, nobile», indicando un leader appartenente alla classe sociale
superiore. È stato anche suggerito che tale termine possa essere corradicale con il
sanscrito ārya «nobile».
R1R2R3
R1 IV: 2
| R2 R3 IV: 10 | R2 R3 IV: 24 — Il fenomeno della formazione dei laghi è piuttosto comune nella mitologia e
nella letteratura gaelica (R.A. Stewart Macalister ricorda che nel
Merugud Uilix, un racconto irlandese sulle
avventure di Odysseús, un lago erompe dall'occhio
perforato di Polýphemos (Macalister
1940)). Il motivo è forse ispirato dai turlochanna
(sing. turloch «lago asciutto»), laghi temporanei, stagionali, che
possono formarsi in alcune parti d'Irlanda. — Uí mac Úais Breg, ovvero
l'odierna barúntacht
Uí Mhac gCúais (Moygoish), è un territorio nella contae di An Iarmhí (Westmeath), a sud-ovest di Temáir, ma non contiene laghi che possano essere
identificati con Loch Laiglinne. Quella dei Uí mac Úais era un'antica túath stanziata tra il Míde e
la piana di Mag mBreg. — Slíab Slánga è stato identificato
con l'od. [monte] Sliabh Dónairt (Slieve Donard), contae di An Dún (Down,
N.I.). — Loch Rudraige, come viene specificato in seguito (R1 [IV:
5]), si troverebbe nell'Ultach
o Ulidia, regione storica posta nella parte sud-orientale
dell'Ulaid, attraverso le contaetha di An Dún e Aontroim (Down e Antrim, N.I.).
Si è tentato di identificare Loch Rudraige con la baia di Dún Droma ⇒ od. Dundrum, contae
di An Dún (Down,
N.I.), sebbene sia un tratto di mare e non un lago. R1R2
R3R2
R3
R1 IV: 3
| R2 R3 IV: 20
— La pianura di Mag Fea sembra trovarsi nei dintorni dell'odierna Sliabh na mBan (Slievenamon),
contae di Tiobraid Árann (Tipperary).
In R2 R3 [IV: 20] la località viene
ulteriormente specificata come Oilre
Maige Fea: il luogo preciso non è stato però identificato. — I dinnṡenchas fanno derivare il nome della pianura da
Fea ingen Elchmaire
(moglie di Nét mac Innui). Una variante
parla invece di tre fratelli: Femen,
Fera e Fea, figli di
Mogach mac Dachair, i quali, con una pala, un'ascia
e una roncola avrebbero sgombrato tre pianure, rispettivamente Mag Femen, Mag
Fera e Mag Fea. (Rennes
dinnṡenchas [44])
(Stokes 1894). R1R2
R3
R1 IV: 4
| R2 IV: 17 | R2 R3 IV: 21-23 —
Difficile da localizzare, la pianura di Mag nÍtha, anche perché in Irlanda
esistono diverse località a cui ci si riferisce con il nome di slemna
«terre lisce». Una si trova nei dintorni dell'od. Ráth Bhoth (Raphoe), contae
di
Dún na nGall (Donegal, N.I.); un'altra presso An tInbhear Mór (Arklow),
contae di Cill Mhantáin (Wicklow); una terza è
nel territorio dei Déisi, nel Múmu. La localizzazione corretta è probabilmente
la prima, considerando che buona parte delle azioni intraprese dai
Muintir
Partholóin sono localizzate nell'Ulaid. (Comyn ~ Dinneen 1902-1908
| Macalister 1940). La seconda localizzazione – ad An tInbhear
Mór – viene successivamente distinta dal
Lebor Gabála Érenn come Mag nÍtha la Laigniu, «Mag nÍtha nel Laigin» (R1
[IV: 6]).
R1R2R2
R3
R1 IV: 5
| R2 R3 IV: 24
— I laghi citati in questo paragrafo vengono così identificati da Macalister:
- Loch Cúán, il «lago degli approdi» (Strangford Lough) è in realtà
una vasta insenatura marina sulla costa orientale dell'Ulaid, presso
l'antico territorio di Bréna, contae
di
An Dún (Down, N.I.). Nei dinnṡenchas fu
Manannán
mac Lir a produrre il Loch Ruidi, il Loch Cúán e il Loch Dacaech, per il
dolore provocato dall'uccisione del figlio Ibel
(Rennes dinnṡenchas
[98]) (Stokes 1894).
- Loch Dechet ⇒ Loch Uí Ghadhra (Lough Gara), contae di Sligeach
(Sligo), nel Connacht.
- Loch Mesc ⇒ Loch Measca (Lough Mask), contae di Maigh Eo (Mayo), nel Connacht.
- Loch Con ⇒ Loch Conn (Lough Conn), contae di Maigh Eo (Mayo), nel Connacht.
- Loch nEchtra, nei dintorni del Loch Mucnú (Lough Muckno), contae di Muineachán (Monaghan). La località di Echtra, oggi non più
esistente, si trovava tra le odierne contaetha di Muineachán (Monaghan) e
Árd Mhacha (Armagh, N.I.). Il distretto di Airgíalla ⇒ Oirialla, situato tra
le contaetha di Muineachán e Lú (Monaghan e Louth), deriva il suo nome da una confederazione di
túatha, le quali diedero vita a un piccolo regno nell'Ulaid
centro-meridionale, nel tardo VII secolo.
R1R2
R3
R1 IV: 6
| R2 R3 IV: 25
— I laghi «originali»: ①
- Loch Fordremain ⇒ Loch Foirdhreamhain, in realtà un'insenatura
fluviale formata dal fiume Lí e dai suoi affluenti nel Cúán Thrá Lí, la «baia di Trá Lí» (Tralee
Bay), contae di Ciarraí (Kerry).
- Loch Luimnig , apparentemente la parte ampia
dell'estuario del Sínnan ⇒ Sionnan (Shannon) alla confluenza dell'od. fiume Forghas (Fergus),
contae
di An Clár (Clare).
- Loch Cera (Finnloch) ⇒ Loch Ceara (Lough Carra), contae
di
Maigh Eo (Mayo). Irrus Domnann è il barúntacht di Iorras (Erris),
sempre nella contae di Maigh Eo (Mayo).
La lezione Finnloch, «lago bianco», in luogo di Loch Cera, è presente già nel
poema XXX,
«A chóemu cláir Cuind cóem-ḟind»
[17]. La redazione R1 riporta invece, nella lezione del ms. L
(Lebor Laignech): Loch
Lumnig fo Thír Find, Loch Cera in Irrus, «Loch Luimnig in Tír Finn, Loch Cera in Irrus» (R1 [IV: 6]),
dove find «bianco, lucente», invece di riferirsi a loch, diviene
attribuito del precedente tír, formando il toponimo Tír Finn «terra
bianca», che sembra non avere senso. Dopodiché, le redazioni R2 ed R3
ritornano alla lezione del poema XXX e il lago diviene il «Finnloch di
Irrus Domnann» (R2 R3
[IV: 25]). L'ipercorretto Seathrún Céitinn lo
definisce Finnloch Cera
(Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2]).
I fiumi «originali»: ②
- Lifé ⇒ An Life (Liffey), che scorre attraverso Baile Átha Cliath (Dublin),
attraversa le contaetha di Cill Mhantáin (Wicklow), Cill Dara
(Kildare) e Áth Cliath (Dublin).
- Luí ⇒ An Laoí (Lee), contae di Corcaigh (Cork).
- Muad ⇒ An Mhuaidh (Moy), contaetha di Sligeach (Sligo) e Maigh Eo (Mayo)
- Slicech ⇒
An Sligeach, oggi An Gharbhóg, contae di Sligeach (Sligo).
- Samáir ⇒ An Éirne (angl. Erne), contaetha di An Cabhán (Cavan), Fear
Manach (Fermanagh, N.I.) e Dún na nGall (Donegal).
- Finn ⇒ An Finne (Finn), contae di Dún na nGall (Donegal).
- Modorn ⇒ An Mughdhorn (Mourne), contae di Tír Eoghain (Tyrone, N.I.).
- Buas ⇒ an Bhuais (Bush), contae di Aontroim (Antrim, N.I.).
- Banna
⇒ an Bhanna (Bann), contaetha di An Dún (Down, N.I.) e Árd Mhacha (Armagh, N.I.).
R1R2 R3
R1 IV: 7
| R2 R3
IV: 18 — Le pianure dissodate da
Partholón:
-
Mag nÍtha nel Laigin [Mag nÍtha la Laigniu], da
non confondere con l'omonima piana dove si svolge la battaglia tra
Partholón e
i Fomóraig, è identificabile
con An tInbhear Mór (Arklow), estuario del fiume chiamato in passato Abhainn Mhór,
«grande fiume», oggi Abhóca (Avoca), contae di Cill Mhantáin (Wicklow).
-
Mag Tuired ⇒ Magh Tuireadh (Moytura),
presso Conga (Cong), contae di Maigh Eo (Mayo), è la pianura che sarà teatro
della battaglia tra i Fir Bolg e
le Túatha Dé Danann ①.
Questa pianura è chiamata Mag nEthrige nelle redazioni R2 R3.
-
Mag Lí si stendeva sul lato occidentale del fiume Banna
⇒ an Bhanna, probabilmente nella parte settentrionale del barúntacht di Loch Inse
Uí Fhloinn (Loughinsholin), contae di Doire (Londonderry, N.I.). — Uí mac Úais (Cúais),
da non confondere con l'omonimo territorio precedentemente citato (R1
[IV:
2]), giace tra il fiume An Scríne (Moyola) e il villaggio di
Maigh Choscáin (Macosquin), nella contae di Doire (Londonderry, N.I.).
-
Mag
Ladrann in Dál nAraidi si suppone sia la depressione marittima vicino Latharna (Larne),
nella contae di Aontroim (Antrim, N.I.).
-
Infine, Senmag nÉlta nÉtair, l'«antica pianura
di Élta in Étar», è la pianura adiacente alla penisola di Benn Étair
⇒ od. Binn Éadair (Howth Head), contae di Áth Cliath (Dublin). Probabilmente la piana si stendeva a sud del fiume Lifé ⇒
od. An Life (Liffey).
È il territorio dove oggi sorge Baile Áth Cliath (Dublin).
R1R2
R3
R1 IV:
8
| R3 IV:
32 | R3 IV: 46
— La storia di Túán
mac Cairill è argomento di una narrazione autonoma, lo
Scéal Tuáin maic Carill, risalente, alla sua
più antica formulazione, al IX secolo: si tratta di uno dei
più antichi resoconti del ciclo delle invasioni. La
narrazione è un resoconto delle imprese compiute dai vari
popoli invasori di Ériu effettuato in prima persona da Túán
– rinato a nuova vita dopo una millenaria serie di
metamorfosi – a noíb Finnén di Cluain Eraird (sanctus
Vennianus, 470-549) e a noíb Colum Cille (sanctus
Columba, 521-597), due dei maggiori santi post-patriciani. Il racconto intendeva giustificare la
sopravvivenza e la veridicità di memorie tanto antiche
nonostante l'assenza di documentazioni. ① — Nella genealogia,
«Túán
figlio di Starn figlio di
Sera figlio del fratello di
Partholón» [Túán mac Stairnn
meic Sera meic bráthar Partholóin], la dizione «figlio del fratello di
Partholón», secondo la logica del
testo e secondo la concordanza grammaticale (meic è
al genitivo) dovrebbe rivolgersi all'ultimo nome della
lista, cioè Sera.
Questo è però il nome del padre di
Partholón. Ma se
Starn è fratello di
Partholón, il «figlio del fratello»
dovrebbe essere lo stesso
Túán. (In
R3 [IV: 46] la lezione dà
meic dearbrathar, «figlio del fratello carnale»;
infatti, mentre bráthair può essere usato anche per i
fratelli adottivi, derbráthair vale unicamente per i
fratelli carnali.)
R1R3R3
R1 IV:
8
— La redazione R1 ms. L
conclude qui la parte dedicata a
Partholón.
R1
|
Divisione di Ériu all'epoca di Partholón |
(a) Áth Cliath Laigin. In senso
orario: porzione di Orba.
(b) Ailech Néit. Porzione di Ferón.
(c) Áth Cliath Medraige. Porzione di Fergna.
(d) Ailén Arda Nemid. Porzione di Aer. |
R1 IV: 9 | R2 R3 IV: 30 | R2 R3 IV: 34
— I «quattro figli di
Partholón» [ceitri meic Parthalóin],
autori della prima spartizione territoriale nella storia di Ériu,
appaiono essere un'aggiunta posteriore al materiale partoloniano e malamente
accordata con il resto della narrazione. Stewart Macalister ritiene che la
sezione su
Partholón terminasse nel paragrafo precedente (R1
[IV:
7]), così come nel ms. L, e che il
ms.
F abbia qui dislocato una
sezione originariamente appartenente al mito di
Nemed. I nomi di tre di questi quattro
figli di
Partholón appaiono essere, per
Macalister, delle versioni alterate dei nomi dei figli di
Nemed:
Rimane
fuori il nome
Ferón, che non può essere equiparato in alcun modo con quello di
Anninin, quarto dei figli di
Nemed. Si può però ipotizzare una
relazione con la tradizione dei quattro sopravvissuti al diluvio, presenti in
alcuni versi citati da Seathrún Céitinn, e cioè
Fintán,
Ferón,
Fors e Andóid mac Ethóir
(Foras feasa ar Éirinn
[I: , 4]); il nome di
Ferón è comune a entrambe le tradizioni (ma il patronimico dell'ultimo
nome rimanda piuttosto alle
Túatha Dé Danann, altro esempio della confusione in cui versano i
testi medievali irlandesi). Si noti anche che una nota marginale al ms. B
(redazione R3)
fa risalire questo paragrafo al perduto
Lebor/Cín Druma Snechta. — La partizione qui contemplata può
essere schematizzata con l'incrocio tra due linee ortogonali. Una prima linea,
da est a ovest, collega due località chiamate Áth Cliath, «guado del graticcio»:
la prima, Áth Cliath Laigin, è il guado sul fiume Lifé (Liffey), presso l'od. Cill
Mhaighneann (Kilmainham), località dove i vichinghi stabilirono il primo nucleo della
futura città di Baile Átha Cliath (Dublin), contae di Áth Cliath (Dublin); la seconda, Áth Cliath Medraige,
è l'attuale villaggio di Droichead an Chláirín (Clarinbridge), contae
di
Gaillimh (Galway). La
seconda linea, da nord a sud, collega due località dal nome parimenti molto
simile: Ailech Néit è la collina presso Grianán Ailig ⇒ od. Grianán Ailigh (Greenan
Ely), la storica fortezza dei Uí Néill, nella contae di Dún na nGall (Donegal); Ailén Arda Nemid è Oileán
Mór an Barraigh, l'«isola grande» nella baia di Corcaigh (Cork), contae
di Corcaigh (Cork).
— Un errore testuale, in R1 ms. F,
assegna sia a
Ferón che a Fergna la porzione
nord-occidentale di Ériu, da Ailech Néit ad Áth
Cliath nel Medraige. L'errore viene corretto nelle redazioni R2 ed R3,
dove la porzione nord-occidentale è correttamente assegnata a Fergna, la nord-orientale a
Ferón.
R1R2
R3R2
R3
R1 IV: 10
| R2 IV: 15 | R3 IV: 33-34
— L'enumerazione del seguito di
Partholón e il loro ruolo come eroi
culturali, a cui accenna la redazione R1, viene ampliata nelle redazioni
successive. In R1 sono
presenti soltanto tre nomi, Brea, Samailiath
e Beóir. Nella redazione R2 il padre di
Brea, Senboth,
è detto figlio di
Partholón. Samaliliath
compare in R2 nella lezione Malaliach (possibile
contaminazione con Malaleḗl, nome greco del patriarca antidiluviano
Mahălalǝʾēl (Macalister
1940)), in R3 nelle lezioni
Samaililech (ms. B) e Samaile Liath
(ms. M).
— I dinnṡenchas aggiungono diversi dettagli su
Brea: pare fosse un uomo violento
e vendicativo, che viveva di guerra e di rapina. La collina dove costruì la propria casa – la prima
abitazione edificata in Ériu – prese
nome Dún mBrea, la «fortezza di Brea» ⇒ od. Ceann Bhré o Ceann Bhreagha (Bray Head),
nella
contae di Cill Mhantáin (Wicklow). (Rennes
dinnṡenchas [29]
|
Metrical dinnṡenchas [III: 14]) (Stokes 1894 | Gwynn
1935)
R1R2R3
R2 IV: 1
— Questa frase è attestata solo nella redazione R2.
R2
R2 R3 IV: 3-4
— Questa genealogia di
Partholón, che ricondurrebbe il
personaggio allo stesso ramo della stirpe gaelica, è una conseguenza dovuta a
una sequenza di due nomi (Srú,
Esrú) pure presenti
nella genealogia di Gaedal Glas. La possibilità che
proprio a Gaedal Glas vada fatta risalire
l'originaria ascendenza di
Partholón è confermata dalle cronache
britanniche, dove
Partholomus è detto essere di origine scotica e
giunge in Hibernia dalla Hispania; cfr. Nennius
(Historia
Brittonum [13]) e
Gaufridus Monemutensis: (Historia regum Britanniae
[III, 12]). Si noti che la redazione R3 si preoccupa
di aggiungere un inserto correttivo [IV: 4] in modo da tenere ben separata la linea di
Partholón da quella di
Gaedal Glas. ⑫
R2 R3
R2 R3 IV: 5
— Il luogo d'origine di
Partholón sembra
essere il risultato di vari fraintendimenti. La lezione Micil
Gréc, presente nella redazione R2, potrebbe derivare, secondo
Macalister, da un'errata lettura della parola ΣΙΚΕΛΙΑ
«Sicilia» su qualche lista di toponimi greci, con sígma Σ scambiata per
M
(Macalister 1940). Nel poema XXXII, «Partholón
can as táinic» [4], è effettivamente Sicil, la «Sicilia»,
il luogo d'origine di
Partholón. Il problematico Micil sembra
poi venire «corretto», nella redazione R3, in Meiginn, ovvero la
greca Mygdonía, il territorio a nord della Penisola Calcidica. Le
denominazioni alternative fornite dal ms. B con Gréc
Becc
(«Piccola Grecia») e dal ms.
M con Gréc Scithecda («Grecia Scitica») sembrano
delle invenzioni letterarie, suggerite per analogia con Gréc Mór («Grecia Magna»),
il nome delle colonie greche in Italia. Céitinn,
che tira le fila di questo materiale, non ha dubbi a collocare il luogo d'origine di
Partholón in Migdonia, ma fa sostare
l'eroe in Sicil prima di farlo arrivare in Espáin
(Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2]).
R2 R3
R2 R3 IV: 6
— Il percorso di
Partholón, secondo le indicazioni
fornite da questo
paragrafo, si muove dalla Mygdonía, o Gréc Becc,
verso occidente. La problematica Aladacia è, secondo Macalister,
la Dalmazia. Gothia è il nome che i Franchi avevano dato alla
Septimania, la regione costiera posta tra la foce del Rodano e i Pirenei, che tra il
V e l'VIII secolo fu abitata dai Visigoti (più o meno
l'attuale regione francese di Languedoc-Roussillon). ① — Nel poema XXXII, «Partholón
can as táinic»,
Partholón parte da
Sicil per spostarsi inizialmente in Gréc, cioè verso oriente, e solo
dopo un anno, si mette in viaggio alla volta di Ériu. La ragione di questa lunga
sosta in Gréc riguarda forse un periodo di esilio vissuto da
Partholón dopo l'iniziale tentativo
di parricidio, secondo quanto suggerito da testi alternativi ②, v. [infra]▼.
Alla Aladacia di R2 R3 corrisponde nel poema la Capataicía, cioè
la «Cappadocia», posta incoerentemente a occidente della Grecia. — La rotta
stabilita infine da Céitinn definisce con coerenza il percorso precedentemente suggerito dal
Lebor Gabála: Migdonia, Sicil, Espáin, Ériu
(Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2]).
In quanto alla durata del viaggio, è due mesi e dodici giorni nel poema XXXIII
(tralasciando l'anno in Gréc e, comunque, se è corretta l'interpretazione della
strofa [4]), due mesi e diciotto giorni nel
Lebor Gabála, due mesi e mezzo in Céitinn.
Poema XXXII |
R2 R3 |
Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2] |
Da Sicil a Gréc |
Un anno |
Da Meiginn ad
Aladacia |
1 mese |
Da Migdonia a
Sicil |
2½ mesi |
Da Gréc a Capataicía |
1 mese |
Da Capataicía a Gothia |
3 giorni |
da Aladacia a Gothia |
9 giorni |
Da Sicil a
Espáin |
Da Gothia a Espáin |
1 mese |
Da Gothia a Espáin |
1 mese |
Da Espáin a Ériu |
9 giorni (?) |
Da Espáin a Ériu |
9 giorni |
Da Espáin a Ériu |
— Le lezioni Aladaciam e
Gothiam compaiono nel testo in accusativo latino, suggerendo un
adattamento irlandese da un antigrafo latino.
R2 R3
R3 IV: 8
— Questa sezione è presente solo nella redazione R3, ms.
M.
R3
R2 R3 IV: 9
— La parola ochtar indica, in irlandese, un «ottetto», un gruppo di
«otto persone», secondo un'espressione ricorrente nella letteratura
mitologica celtica. Il gruppo di
Partholón è più volte definito come
un ochtar, ma troveremo, in seguito, anche un Nemed-ochtar
riferito all'occupazione nemediana. Nennius, nella sua
Historia Brittonum, dove tra l'altro afferma
che il seguito di «Bartholomeus» (=
Partholón) fosse formato da mille
persone, aggiunge subito dopo la notizia di un'invasione
britannica compiuta da un certo Damhoctor: «Giunse poi in Britannia
Damhoctor, e vi dimorò con la sua stirpe fino ad oggi» [Nouissime uenit
Damhoctor et ibi habitauit cum omni genere suo usque hodie in Brittaniam]
(Historia Brittonum [14]). Nennius aveva
tratto le proprie informazioni
da alcuni peritissimi Scottorum, come lui stesso afferma, e Damhoctor, che egli ha preso per nome
proprio, è in realtà l'espressione irlandese daṁ ochtair, «un gruppo di
otto persone». Difficile capire a quale invasione, britannica o ibernica, si
riferisse originariamente la notizia riportata da Nennius; questo gruppo di otto persone sembra
tuttavia essere un mitema ricorrente nelle vicende di migrazione e fondazione presenti
nei miti celtici (cfr. Metrical dinnṡenchas [III:
77] (Gwynn 1935)). — La correzione del numero di
elementi
della compagnia di
Partholón da un ochtar a un deichenbor
(da un gruppo di otto a uno di dieci persone), è
un'interpolazione della redazione R3, interpolazione che ha la sua
autorità nel poema XXXVII,
«Stoindfead
dáib íar fír co feib», dove la compagnia è formata da otto sáerda
«nobili» e due dáerda
«servi», vale a dire, Íth/Tópa e sua moglie, v. [infra]▼.
R2 R3
R2 R3 IV: 10
— La parte centrale di questo paragrafo è un'interpolazione della redazione R3.
La parte conclusiva, dove si riportano i nomi delle donne di
Partholón e dei suoi figli, come
anche l'inserzione del poema XXXII,
«Partholón can as táinic...», è invece
presente unicamente nella redazione R2. R2 R3
R2 R3 IV: 10 | R3
IV: 12 | R2 IV: 14
— Riguardo ai nomi delle donne al
seguito di
Partholón non vi è uniformità di
vedute. Essi non compaiono mai nella redazione R1. R2 fornisce
due liste diverse tra loro. La prima:
Nerbgen, Cichban,
Cerbnat, Delgnat
(R2 R3
[IV: 10]); la seconda: Aífe,
Delgnat,
Nerbgen,
Cerbnat (R2 [IV: 14]).
Le due liste
vengono integrate in R3, dove i nomi delle donne sono cinque e
vengono loro assegnati i rispettivi mariti (R3 [IV: 12]):
La lista delle cinque donne trova la sua autorità nel poema poema
XXXVIII,
«Cóic mná Parthalóin meic Sera». — Per
le tradizioni toponomastiche legate ai figli di
Partholón, v. [supra]▲. R2 R3R3R2
R3 IV: 11
— La redazione R3 sta qui cercando di coordinare il poema
XXXVII,
«Stoindfead
dáib íar fír co feib», secondo cui la compagnia di
Partholón sarebbe formata da otto sáerda
«nobili» e due dáerda
«servi», con le notizie fornite da altre fonti. Nessun dubbio sul gruppo di otto «nobili» (l'ochtar
ereditato dallo strato più arcaico della tradizione mitologica, [supra]▲), i quali sono ovviamente
Partholón, i suoi tre figli, e le
rispettive mogli. In quanto ai «servi», però, le fonti presentavano
due nomi che era difficile da conciliare tra loro:
Íth, eroe eponimo di Mag nÍtha, sul quale non abbiamo
altre notizie, e Topa (Toba/Toḃa
nella lezione dei manoscritti, Tódga in Céitinn), di cui il poema XXXII,
«Partholón can
as táinic», narra il
ruolo nel tradimento coniugale di
Delgnat. Poiché si
presumeva che i due servi fossero anch'essi una coppia sposata, il redattore di R3
non ha altra scelta che identificare Íth e
Topa. Subito dopo, però, cerca di identificare Topa con lo stesso
Partholón, forse per salvaguardarne l'integrità matrimoniale. — In irlandese, il termine
amus raccoglie in sé i significati di «servo», ma anche di «salariato,
mercenario». Macalister traduce con «hireling». In seguito,
Topa è detto invece essere un gilla,
cioè, tecnicamente, un giovane di età sufficiente per portare
armi; il termine
è però anche usato in irlandese per indicare un discepolo, un
coppiere, l'aiutante di un artigiano, un attendente, uno scudiero. R3
R3 IV: 12
— Un'altra lista delle donne appartenente al gruppo di
Partholón: qui i nomi sono
cinque, secondo l'autorità del poema
XXXVIII,
«Cóic mná Parthalóin meic Sera». Per i
dettagli, v. [supra]▲.
— Il redattore
del ms. M appunta qui,
quasi a malincuore, la notizia che, secondo gli eruditi,
Aífe fosse essere figlia dello stesso
Partholón. La notizia è tratta dal
poema
XXXI,
«Ro bo maith in muinter mór» [9], dove
una
Aífe compare
nel novero delle dieci figlie di
Partholón, ma il nostro redattore non
sembra molto convinto dall'opportunità di
un matrimonio tra fratello e sorella.
Effettivamente, nessuno dei dieci generi di
Partholón, elencati nella strofa
[10] del medesimo poema, è identificabile con gli
altri suoi parenti. Figlie e generi di
Partholón appaiono anche nella
redazione R2 del
Lebor Gabála, ma anche qui nulla fa capire che una delle
ragazze possa aver sposato un proprio fratello (R2 [IV:
14]) Nel poema XXXII,
«Partholón
can as táinic» [5], si dice che quello di
Aífe fu il primo matrimonio celebrato in Ériu e che
suo marito si chiamasse Fintán (con probabile
confusione con l'omonimo Fintán
mac Bóchra dei Muintir Cessrach). — Mag
nAífe è probabilmente da qualche parte nei dintorni di od. Cúil an tSúdaire (Portarlington),
contae Laois (Laois); in quanto a Inber Cichmaine, è impossibile
localizzarla (Macalister 1940).
R3
R2 R3 IV: 13
— Viene qui introdotta, a partire dalla redazione R2, l'importante
storia del parricidio compiuto da
Partholón. La materia, tratta da una
fonte indipendente, viene sbrigativamente riassunta con pochi tratti.
Un'identica dittografia presente nei mss. D
ed E, sebbene nessuno dei due possa essere
considerato copia dell'altro, è un'indicazione che entrambi abbiano attinto da
una fonte identica, contenente l'errore. La tradizione del parricidio è anche
presente in un breve testo, contenuto in un frammento del ms. H.4.22,
contenuto nella biblioteca del Coláiste
na Tríonóide (Trinity College), a Baile Átha Cliath (una variante si trova
in nel ms. H.3.18, custodito nella stessa biblioteca). Vi leggiamo:
Mad ail a fis cid ara tainic Parrtalón as a
tír féin, ní. Parrtalón do marb <a> athair ⁊ a mathair .i. Sru mac Praimint meic
Athachta meic Máġoicc meic Iafet, ac iarraid riġi da derbrathair .i. Becsomus a
ainm-side; ⁊ fa sine é na Parrtalon. Ro indarb Srú Parrtalon ⁊ gur loit he, cur
ben a suil cle as ⁊ co roibe .. mbliadna for indarbad. Co tanic isin Bigin
Grec, lucht luinge, cur loisc tech for a athair ⁊ for a mathair, gur loisg iat a
ndis, ⁊ do rat rigi da brathair. Ocus tanic fein co hEirinn ar teichim na
finġaile sin. Ocus is inand Sera isin berla Grecda «fingalach» isin berla
teibide. Is aire aderar Parrtalon mac Sera fris. Ocus for indarbad rucaḋ dis do
clann Parrtaloin .i. Rudraige ⁊ Slainġe, conid aire sin tainic taimlecht forra
ina fingail. Ba he tinne in taimlichta: in cruth ina mbid gach fer dib ina suide
no na sesam no na luige a ec, ⁊rl. |
Se vuoi sapere perché
Partholón uscì dalla propria terra, è
facile.
Partholón uccise suo padre e sua
madre, ovvero Srú figlio di
Braiment figlio di
Aithecht figlio di
Magóg figlio di
Iafeth, cercando la regalità per suo fratello, chiamato
Becsomus, che era il
maggiore. Srú cacciò
Partholón e lo ferì, e gli strappò
l'occhio sinistro: e [Partholón]
rimase sette anni in esilio. Poi egli venne in Gréc Becc, con l'equipaggio di un
luingín, e bruciò la casa sopra suo padre e sua madre, li bruciò insieme
e diede la sovranità a suo fratello. In quanto a lui, se ne venne in Ériu, sfuggendo
[alla punizione per] il parricidio. Ora, sera vuol dire in lingua greca
ciò che fingalach [«parricida»] significa nel linguaggio
scelto. E questo è la ragione per cui è chiamato
Partholón «figlio parricida» [mac
sera]. In esilio
erano nati due dei figli di
Partholón,
Rudraige e
Slánga. La
pestilenza che in seguito lo colpì fu proprio a causa del suo delitto; così tremenda
fu quella pestilenza che, qualunque posizione assumevano gli uomini, seduti, in
piedi o sdraiati, morivano, etc. |
Ms. H.4.22 |
Mentre nel
Lebor Gabála Érenn e negli altri testi collegati abbiamo un
Partholón mac Sera meic Srú, «Partholón
figlio di Sera figlio di Srú», in questo manoscritto si salta una generazione:
non solo abbiamo direttamente un Partholón mac Srú, ma viene data
un'interpretazione interessante dall'espressione Partholón mac Sera,
che non è più «Partholón
figlio di Sera», ma «Partholón
figlio parricida». L'autore del manoscritto ipotizza un'etimologia greca della
parola sera, senza offrire ulteriori spiegazioni. In un poema
attribuito al misconosciuto bardo Eochaid Eolach úa Céirín, dove si cita
espressamente questo passo del
Lebor Gabála, una glossa equalizza il termine sera a
cera, ed è a quest'ultima parola che viene attribuito il significato di
fingalach «parricida» [conid aire at-berar Parrtolón mac Sera friss .i.
mac fingalach. cera .i. fingal] («Apraid a éolchu
Elga» [5]).
Secondo un'interpretazione di Rudolf Thurneysen, accolta da Macalister, cera
sarebbe un adattamento del greco kḗr «fato, destino», ma anche «sciagura,
sventura»; dunque Partholón mac cera viene a significare «Partholón
figlio della sciagura»: per tale ragione le sue imprese sono destinate a subire il fio della
sfortuna e del fallimento (Thurneysen 1936 | Macalister
1940). Quest'etimologia appare più significativa se si tiene conto che,
nel testo dei due fragmenta, la pestilenza che stermina i
Muintir Partholóin è interpretata come una punizione per la colpa di Partholón:
l'uccisione dei genitori viene scontata con la totale distruzione dei propri figli e
discendenti.
Si noti anche che, secondo un dinnṡench, Partholón
avrebbe ucciso anche i propri fratelli insieme ai genitori (Rennes
dinnṡenchas [134])
(Stokes 1894).
R2 R3
R2 IV: 15
| R3 IV: 36
— Il seguito di
Partholón, limitato a tre soli nomi
nella redazione R1 (Beóir,
Brea,
Samaliliath), si moltiplica nelle redazioni
successive. In R2 compaiono i sette fattori di
Partholón (Tóthacht, Tarba, Imus,
Aithichbél, Cúailli,
Dorcha e Dam) e i suoi quattro buoi (Liac,
Lecmag, Imair ed
Etrigi). Le dinnṡenchas ci informano che il
bue
Etrigi fu il responsabile dell'aratura di Mag
nEthrige,
una delle quattro pianure dissodate da
Partholón: la povera bestia sarebbe
morta di fatica una volta concluso il lavoro
(Metrical dinnṡenchas [III: 106]). Ma anche il nome di
Liac, che compare nella lezione Lee nel ms.
V, sembra avere un significato
toponomastico: forse, in una versione non attestata della leggenda, gli era
attribuita l'aratura di Mag Lí. È in effetti possibile che i quattro buoi
fossero collegati alle quattro pianure, sebbene ciò non traspaia dall'esito a
noi pervenuto del mito. Vi sono poi i tre druidi, i quali
hanno nomi parlanti: Táth «fusione»,
Fis «visione»,
Fochmarc «domanda». A
questi si aggiungono i tre trénḟir o «campioni»:
Milchú, Meran,
Muinechán. — In R3 fanno la loro ulteriore
comparsa i due aratori di
Partholón (Rimad
è l'aratore di coda, che spinge l'aratro nel solco, e
Tairrle l'aratore di
testa, che conduce i buoi); ad essi sono associati anche i nomi delle due parti
di ferro che compongono il loro aratro: il coltro Fetain
e il vomere Fodbach. Questa personificazione
di due strumenti agricoli è un tratto piuttosto primitivo, ed è curioso che
faccia la sua comparsa nella terza redazione: Macalister pensa a una forma di
animismo agricolo e rimanda ai numina romani, o alla misteriosa figura di
Echetlaîon, rustica personificazione dell'aratro [echétlē]
che comparve al fianco dei Greci nel corso della battaglia di Marathṓn (Pausanías:
Periḗgēsis [I: 15,
| 32, ])
(Macalister 1940). — Nella redazione R3
compaiono inoltre
Bacorp il guaritore
e Ladru il fili; e due mercanti, Iban ed
Eban: i primi in Ériu a barattare rispettivamente
oro e bestiame. Inoltre, uno dei fattori cambia nome, da
Imus a Eochair. Anche uno dei druidi cambia nome:
invece di Táth «fusione» compare Eólas «sapienza».
— Per R1 e R2 la fonte è il poema XXXI,
«Ro bo maith in muinter mór», la redazione
R3 sembra invece provenire invece da una fonte ancora differente, a
giudicare dalle variazioni che intercorrono tra il poema e la terza redazione.
Ad esempio, nel poema i nomi del guaritore e del fili sono qui fusi in un
unico personaggio:
Bacorp Ladru,
l'ollam di
Partholón [14],
mentre i due mercanti si chiamano
Bibal e
Babal
[16]. I
nomi degli aratori e dei druidi concordano invece con la redazione R3:
Tóthacht, Tarba, Eochair,
Aithichbél, Cúailli,
Dorcha e
Dam [2],
e
Fis, Eólas,
Fochmarc [7]. —
Seathrún Céitinn riporta questi nomi con precisione e correttezza: sostituisce
il nome del fattore Tarba con
Trén «forte», variante non attestata in alcuna fonte precedente; conosce
i tre druidi come
Fis, Eólas e
Fochmarc; e i due
mercanti come
Bibal e
Babal
(Foras feasa ar Éirinn
[I: , 4]).
R2R3
R2 IV: 16 | R3 IV: 37
— I nomi delle figlie di
Partholón sono tratti dal poema
XXXI,
«Ro bo maith in muinter mór». La
redazione R2 (sia poema che versione prosastica) sostituisce però il nome
Macha con Fochain e Achanach con
Gribennach, Auach con Ablach. La
redazione R3 (sia poema che versione prosastica) sostituisce il gruppo
Adnad, Aífe,
Aíne con il gruppo Aífe,
Aíne, Etan. Il verso
[8a] del poema contrassegna l'ultimo di questi tre
nomi con l'aggettivo árd «eminente», col risultato che tale aggettivo si
sposta nelle varie redazioni: abbiamo in R1: Aife, Aine, Adnad ard
(ms. F), in R2: Aiḋne, Aiffe, Aine
ardd (in questo caso, ms. V), in
R3: Aiffi, Aine, Etan ard (ms. M) o Aiffe, Aine Aḋnaḋ ard (ms.
B). La confusione tra i nomi è facilitata
dalla variabilità ortografica. Adnad, ad esempio,
può trovarsi nei mss. della redazione R2 nelle lezioni Aidne, Aidni, Aigne; viene
in parte a giustificarsi il passaggio, nelle varie versioni del poema, tra l'Adnad
ard di R1 e l'Aine ardd di R2, con spostamento della
posizione dei nomi nel verso; l'ordine viene ristabilito in R3, dove il
ms. M sostituisce, tuttavia, Etan ad
Aḋnaḋ. Altre alterazioni, presenti nei vari manoscritti, sembrano
sembrano semplici varianti grafiche. Il nome Melepart
può venire scritto Melepard, Melephard, Melibard, Meiliḃard, senza
che sia possibile risalire all'esatta pronuncia della labiale p/b.
In R3, Anach è sicuramente un lapsus calami per
Auach (ms. M);
e nello stesso modo va probabilmente interpretata la lezione Eanach per Achanach
(ms. B).
|
R1 |
R2 |
R3 |
ms. F |
ms.
V |
ms.
D |
ms.
E |
ms. M |
ms. B |
Aífe |
Aifi |
Aiffe |
Aife |
Aife |
Alfii |
Aiffe |
Aíne |
Aine |
Aine |
Aine |
Aine |
Aine |
Aine |
Adnad |
Adnad |
Aiḋne |
Aidni |
Adnad |
Etan |
Aḋnaḋ |
Macha |
Macha |
Fochain |
Fochuin |
Focaoin |
Macha |
Macha |
Mucha |
Mucha |
Muchoss |
Muchus |
Mochas |
Mucha |
Mucha |
Melipard |
Meilipard |
Melepard |
Meliphard |
Meilebard |
Meilipard |
Melebard |
Glass |
Glas |
Glass |
Glas |
Glas |
Glas |
Glas |
Grenach |
Grenach |
Grennach |
Grennach |
Grendach |
Greandach |
Grendach |
Auach |
Auach |
Ablach |
Ablach |
Ablach |
Auach |
Auach |
Achanach |
Achanach |
Gribendach |
Gribennach |
Griḃendach |
Anach |
Eenach |
— I nomi dei mariti delle figlie di
Partholón presentano analoghe variazioni.
La redazione R2 (sia poema che versione prosastica)
sostituisce Aidbli con Brea, contrae
Bomnad in Boán, sostituisce la coppia
Ligair e Lugaid
rispettivamente con Luchair e Liger.
|
R1 |
R2 |
R3 |
ms. F |
ms.
V |
ms.
D |
ms.
E |
ms. M |
ms. B |
Aidbli |
Aidbli |
Brea |
Brea |
Breo |
Oibri |
Aiḋbriu |
Bomnad |
Bomnad |
Boan |
Boan |
Bomnad |
Brondad |
Bronnaḋ |
Bán |
Ban |
Ban |
Ban |
Ban |
Etan |
Aḋnaḋ |
Cairtenn |
Caertín |
Cairthend |
Cairthenn |
Caortand |
Caerthand |
Caerthan |
Echtach |
Echtach |
Ecnach |
Ecnach |
Ecnach |
Echtach |
Egnach |
Athchosán |
Atchosan |
Athchossan |
Athchosan |
Athchosan |
Athchosan |
Acmosan |
Lucraid |
Lucraid |
Luccraiḋ |
Lucraid |
Lucraid |
Luchraid |
Luchraiḋ |
Ligair |
Ligair |
Luchair |
Luchair |
Luchair |
Lugair |
Lugair |
Lugaid |
Lugaiḋ |
Liger |
Liger |
Liger |
Luġaiḋ |
Luġaiḋ |
Gerber |
Gerber |
Griber |
Griber |
Griber |
Geirber |
Geirber |
Si tratta in ogni caso di varianti di poca importanza.
R2R3
R2 IV: 17
— Questa sezione è presente unicamente nella redazione R2, la
quale riporta qui il poema XXXIII,
«Sechtmad gabáil rodusgab».
R2
R2 IV: 17
| R3 IV: 23
— Inber Domnann, il luogo di sbarco dei
Fomóraig, è stata identificata
con la baia di Mullach Íde (Malahide), a nord di Baile Átha Cliath (Dublin),
contae di Áth Cliath (Dublin) (Comyn ~ Dinneen 1902-1908 |
Macalister 1940).
R2R3
R2 R3 IV: 18
— Due interpolazioni in questo paragrafo sono presenti solo nella
redazione R3. L'ordine dei nomi delle pianure differiscono
dalla lista in R1 [IV: 7], per i quali v. [supra]▲.
— Mag nEthrige è identica a Mag Tuired (Macalister 1940).
— La notizia per cui sia stato Íth, gilla di
Partholón, a dissodare Mag nÍtha, è
del tutto nuova.
R2 R3
R2 R3 IV: 19
— Mentre nella redazione R1 il nome di Fea
viene citato senza alcun contesto; le redazioni R2 R3 ne forniscono la
genealogia con questi termini: Fea mac Tortán meic Srú meic Esrú bráthair athar do Partholón,
«Fea figlio di
Tortán figlio di Srú figlio di Esrú
fratello del padre di
Partholón». Stando alla logica del
testo, quel bráthair athar, «fratello del padre», dovrebbe riferirsi
all'ultimo nome, cioè a Esrú, che però sappiamo
essere non lo zio, ma il bisnonno di
Partholón. Zio di
Partholón sembra essere piuttosto
Tortán, il quale, essendo figlio di Srú, è
dunque fratello di Sera.
Fea e
Partholón dovrebbero dunque essere
cugini. La confusione della materia è dovuta probabilmente alla sovrapposizione
di differenti strati nella tradizione. —
R2 R3
R2 R3 IV: 20
— Il motivo della «nascita» di Fea nel Laigin
non può essere riconciliato in alcun modo con i presupposti della narrazione.
R2 R3
R3 IV: 22
— Questa sezione è presente solo nella redazione R3, ms.
M. — Il motivo della morte di
Partholón, dovuta alle ferite
infertegli dai Fomóraig nel
corso di una battaglia avvenuta più di venti anni prima, ha un corrispondente
con la morte del Dagda Mór, árd rí
delle Túatha Dé Danann,
il quale soccombette alle ferite ricevute da Ceithlenn,
moglie del fomórach Balor,
centoventi dopo la battaglia di Mag Tuired.
R3
R3 IV: 23
— Questa sezione è presente solo nella redazione R3, la quale riporta
qui il poema XXXIII,
«Sechtmad gabáil rodusgab».
R3
R2 R3 IV: 24
— Sembra che, in questo paragrafo, l'autore di R2 abbia parafrasato
una fonte annalistica. Nell'antigrafo le datazioni erano
forse espresse in Kalendae, come in altri annali, per esprimere la durata
del tempo in anni. L'originaria a disposizione
annalistica deve essere stata di questo tipo:
Anno 1 – Arrivo di
Partholón in Ériu.
Anno 3 – Battaglia di Mag nÍtha contro i
Fomóraig.
Anno 6 – Eruzione del Loch Mesca.
Anno 12 – Eruzione del Loch Con e del Loch Dechet.
Anno 13 – Morte di
Slánga.
Anno 15 – Morte di Laiglinne. Eruzione del Loch Laiglinne e del Loch Echtra.
Anno 25 – Morte di Rudraige. Eruzione del Loch Rudraige e inondazione di
Bréna.
Anno 29 (o 30) – Morte di
Partholón (v. R2 R3
[IV: 24]).
Tale cronologia contraddice le informazioni fornite in
R1 [IV: 3-4] ed R2 R3
[IV: 17-19], dove la battaglia di Mag nÍtha viene
combattuta tre anni dopo la morte di Fea, la quale
si dice fosse avvenuta
sette anni dopo
l'arrivo di
Partholón in Ériu. Poiché le datazioni sono
sempre espresse in relazione ad altri eventi – ad esempio, si dice
che l'eruzione del Loch Mesca sia avvenuta tre anni dopo la battaglia, ma
l'eruzione del Loch Con e del Loch Dechet dodici anni dopo l'arrivo in
Ériu –, i successivi annalisti si sono trovati a modificare l'ordine degli
eventi nel tentativo di far combaciare i calcoli. Ad esempio, Míchél Ó Cléirigh,
accogliendo nei suoi annali la morte di Fea al settimo anno, e quindi la
battaglia al decimo, è costretto a inserire l'eruzione del Loch Mesca – tre anni
dopo la battaglia – nel tredicesimo anno dopo l'arrivo dei
Muintir
Partholóin in Ériu, quindi nello stesso anno
della morte di
Slánga
(Annála
Ríoghdhachta Éireann [A.M. 2520-2533]).
R2 R3
R2 R3 IV: 26
— La datazione relativa fornita per la morte di
Partholón («quattro anni dopo
l'inondazione di Brén») ci porta, fatti i calcoli, al ventinovesimo anno dopo
l'arrivo in Ériu. L'autore dice però subito dopo che
Partholón morì nel trentesimo
anno.
R2 R3
R2 R3 IV: 27
— Si cerca qui di far coincidere alcuni degli eventi accaduti durante la
permanenza dei
Muintir
Partholóin in Irlanda con i sincronismi storici offerti dalle liste reali
assire di Eusébios di Kaisáreia, secondo un metodo storicistico ancora
largamente adoperato nel Medioevo. In particolare, vengono conteggiate le durate
dei regni di
Nínos figlio di Bḗlos
(Nín mac Béil nei testi irlandesi, 52 anni), di sua
moglie Semíramis (42 anni) e di loro figlio
Zámēs o Ninýas (38
anni). La
nascita di Aḇrāhām, che inaugura la terza età del
mondo, viene fatta coincidere al quarantatreesimo anno del regno di
Nínos. In R1 [IV: 1] e in R2 R3
[IV: 2], viene detto che
Partholón giunse in Ériu nel
sessantesimo anno di età di Aḇrāhām/Abrám.
Se
Partholón muore trent'anni dopo il
suo arrivo sull'isola, le cronologie ci conducono al novantesimo anno di età di
Aḇrāhām/ Abrám, che
corrisponde all'ultimo anno di regno di
Zámēs/Zameis.
Al riguardo, però, i calcoli riportati dai cronisti irlandesi nei manoscritti
della redazione R2 del
Lebor Gabála Érenn e nel ms. B
della R3, sono piuttosto confusi e incomprensibili. Il redattore del ms. M
della R3 tenta qui di correggerli sincronizzando la morte di
Partholón con l'ultimo
anno del regno di Zámēs/Zameis,
trenta anni esatti dopo il suo arrivo in Ériu. Si noti che la
sezione partoloniana del
Lebor Gabála si conclude con una serie di lunghe analisi
sincroniche, omesse nella nostra edizione, ma di cui discutiamo [infra]▼.
R2 R3
R2 R3 IV: 28
— Questo computo di 550 anni per la permanenza dei
Muintir
Partholóin in Ériu non ha riscontro nei sincronismi offerti in
coda al testo, dove il computo dà piuttosto 543 anni. Per dettagli v. [infra]▼.
R2 R3
R2 R3 IV: 29
— Questo paragrafo contiene due inserti provenienti dal ms.
M della redazione R3.
R2 R3
R2 R3 IV: 31
— Le date qui riportate sembrano non avere alcuna autorità. Eusébios di Kaisáreia data
la fine del regno di Sparthéōs (il
Maspertus irlandese) all'anno 497 dell'epoca di
Aḇrāhām, il passaggio di
Mōšẹh del Mar Rosso all'anno 505, la presa di Troía all'anno 836. Questo paragrafo,
presente nei manoscritti della redazione R2 e nel ms.
B della R3, manca nel ms. M,
il quale vi sostituisce una breve sezione sincronica [infra]▼.
R2 R3
R3 IV: 32
— Paragrafo, presente solo in R3, è tratto dal ms. B con un'interpolazione dal ms.
M.
R2 R3
R2 R3 IV: 34
— Questo paragrafo è presente soltanto nella redazione R3 e nel solo
ms. V della R2. Dopodiché,
i mss. R2 si concludono con la sezione relativi ai sincronismi (v. R2
R3
[IV: 50]). La parte successiva del nostro
testo è presente soltanto nella redazione R3.
R2 R3
R3 IV: 36
— Da qui segue una lunga sezione presente solo nel ms.
M della redazione R3.
R3
R3 IV: 39
— Inizia qui una lunga digressione narrativa incentrata sulla leggenda del tradimento coniugale di (D)elgnat ai danni di
Partholón. Il racconto, attestato soltanto nel ms. M,
proviene da una qualche fonte ignota ai redattori delle versioni
anteriori del
Lebor Gabála Érenn, sebbene fosse noto al
poema XXXII, «Partholón
can as táinic». La vicenda, a cui accenna
Metrical Dinnṡenchas [IV: 92] (Gwynn 1935),
è anche ricordata da Céitinn in
Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2].
— Si tratteggia la tradizione alternativa di uno sbarco di
Partholón avvenuto non in Inber
Scéne, ma in Inis Saimér, un'isola non bene identificata sul fiume Samáir ⇒ An Éirne (angl. Erne),
vicino alla foce, nell'od. contae Dún na nGall (Donegal). Ess Dá
Écconn è probabilmente qualche cascata o
rapida non lontano dalla bocca del fiume. Di tale tradizione tratta anche un dinnṡench,
dove è detto che
Partholón, giunto in Ériu, sbarcò a
Inis Saimér, ma non trovando nulla da cacciare o pescare, si spostò a Inber
mBuada, foce del fiume Múad ⇒ An Mhuaidh (Moy), tra le od. contaetha di
Sligeach (Sligo) e Maigh Eo (Mayo), dove trovò abbondante pesce e selvaggina,
e questo il luogo ricevette il nome da un'esclamazione dello stesso
Partholón (“Búadach!”, «vittorioso,
trionfante, abbondante, pieno di qualità») (Rennes
dinnṡenchas [134])
(Stokes 1894) — Tradraige Maige hInis viene
identificata con la parte meridionale della costa tra i fiumi An Éirne e Drobhaois
(Drowes), contae Dún na nGall (Donegal, N.I.).
R3
R3 IV: 40
— Lochtach, nome del padre di (D)elgnat,
è pure attestato in Metrical dinnṡenchas [IV:
71] (Gwynn 1935).
R3
R3 IV: 42
— Questi brani poetici interpolati nel racconto sono in retoiricc e
per la nostra traduzione ci siamo basati sul lavoro di Stewart Macalister. Provengono da
una tradizione evidentemente diversa da quella attestata dal poema XXXII, «Partholón
can as táinic», dove leggiamo:
Mil la mnái,
lemnacht la cat,
biad la fíal, carna la mac,
sáer istig ocus fáebar,
«áen ra n-áen», is ro-báegal. |
Miele con una
donna, latte con un gatto,
cibo con un prodigo, carne con un
bimbo,
un carpentiere con un [arnese]
affilato,
«uno con uno», è un bel
rischio. |
Blaisfid in
ben in mil m<b>alc,
íbaid in cat in lemnacht,
dobera in fíal in biad bán,
tomela an carna in macám. |
Assaggerà la donna il denso miele,
berrà il gatto il latte,
elargirà il prodigo il puro cibo,
mangerà la carne il bimbo. |
Imeoraid
fáebar in sáer
confricfa in táen ris an áen;
conid airi sin is chóir
a n-imcoiméd a cétóir. |
Il carpentiere
si terrà stretto l'arnese,
l'uno andrà con l'altro insieme;
è giusto quindi
fare bene attenzione dal principio. |
Lebor Gabála Érenn, poema XXXII:
«Partholón
can as táinic» [20-22] |
Nel poema, con maggior coerenza, al gatto viene assegnata la carne
e al bambino il latte, laddove nel
Lebor Gabála è piuttosto il contrario. Céitinn riprende e
parafrasa il passo in questi termini:
“A Ṗarṫolóin,” ar
sí, “an saoilir gurab ḟéidir bean agus mil do ḃeiṫ i gcóṁġar d'á ċéile, leaṁnaċt
agus leanḃ, biaḋ agus fial, feoil agus cat, arm nó oirnéis agus saor, nó fear
agus bean i n-uaigneas, gan cumasg ar a ċéile ḋóiḃ”; agus ráiḋis an rann: |
“Ah,
Partholón,” disse [Delgnat], “pensi davvero che sia possibile mettere vicini
una donna e un vaso di miele, del latte appena munto e un bambino, del cibo e un
affamato, della carne fresca e un gatto, armi e attrezzi e un artigiano, o un
uomo e una donna in privato senza che nulla avvenga tra loro?” E riprese il
detto: |
Mil la mnaoi, leaṁnaċt la mac,
Biaḋ la fial, carna la cat,
Saor istiġ agus faoḃar,
Aon la haon is ró-ḃaoġal. |
Il miele e una donna, latte fresco e un bambino,
del cibo e un affamato, carne fresca e un gatto,
un artigiano in una casa e attrezzi per costruire,
«uno con uno», grosso rischio! |
Seathrún Céitinn:
Foras feasa ar Éirinn
[I: , 2] |
— Popa è espressione insieme rispettosa e affettuosa con il quale si
appellava un genitore, un signore, un padrone; in ogni caso una persona di rango
superiore. A volte, familiarmente, poteva anche essere rivolta a un inferiore.
R3
R3 IV: 44
— La chiusa del secondo retoiricc di
Partholón non è molto chiara.
Macalister traduce gli ultimi tre versi: «The sins of Eve we have found /
second to what you have done, Delgnat, or yet more» (Macalister
1940).
Dunque
Partholón considera il peccato di
adulterio commesso da (D)elgnat ancora
più grave di quello di Ḥawwāh, la quale, in ogni
caso, era rimasta fedele ad Āḏām. Ma nel contesto
della frase ha poco senso quel conclusione nó is mó («o è di più»), visto
che il peccato di (D)elgnat è stato
appena dichiarato il peggiore in assoluto
commesso fino ad allora da una donna.
R3
R3 IV: 47
— Il ms. B riprende qui dal paragrafo R3
[IV 35].
R3
R3 IV: 48
— Gabáil Poindid Partholoin, l'«occupazione del Ponto di
Partholón». I testi a nostra
disposizione non trattano di alcun viaggio di
Partholón nel Ponto, a meno che non
sia stata fatta qualche confusione in termini geografici dai nostri cronisti. È
possibile si parli qui del periodo di esilio che
Partholón avrebbe scontato dopo il
suo primo tentativo di omicidio ai danni del padre, che il ms. H.4.22 fa
svolgere, genericamente, in Gréc. Al riguardo, v. [supra]
R3
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