MITI

GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
UN FRASSINO E UN OLMO
CREAZIONE DEGLI UOMINI
Mentre ancora non è chiusa la fase cosmogonica, gli dèi passano a popolare il mondo che hanno appena creato. La prima coppia umana viene formata a partire da due tronchi gettate sulla terra dal mare, un frassino e un olmo...
1 - CREAZIONE DEGLI UOMINI PER OPERA DEI FIGLI DI BORR

opo aver creato il mondo e aver dato vita alla stirpe dei nani, i figli di Borr ripresero la via di casa. Giunti sulle sponde del mare, trovarono due alberi sbattuti a riva dalle onde. Erano un frassino e un olmo.

Allora Óðinn diede loro il respiro e la vita, Vili diede loro la ragione e il movimento, diede loro forma, parola, udito e vista. Da quei due tronchi inanimati venne la prima coppia umana. I figli di Borr imposero loro dei nomi: l'uomo si chiamò Askr «frassino» e la donna Embla «olmo». Gli dèi diedero loro delle vesti, come ricorda Óðinn:

“Le mie vesti           diedi nei campi
a due uomini di legno.
Grand'uomini si credettero           come ebbero gli abiti:
nudo, chiunque è affranto”.

Da questa prima coppia fu generata tutta l'umanità, cui fu data dimora nel Miðgarðr. Questo almeno è quanto fu narrato a re Gylfi durante il suo viaggio nell'Ásgarðr.

2 - CREAZIONE DEGLI UOMINI PER OPERA DI ÓÐINN, HǾNIR E LOÐURR

a vǫlva attribuisce la creazione della prima coppia a Óðinn, Hǿnir e Lóðurr. Costoro stavano tornando alla loro dimora quando trovarono in terra Askr ed Embla, il frassino e l'olmo, senza forze e senza un destino. Óðinn diede loro il respiro, Hǿnir concesse l'anima, Lóðurr donò il calore vitale e il colorito. Così come qui dice:

Finalmente tre vennero
potenti e belli,
Trovarono in terra,
Askr ed Embla,

Non possedevano respiro
non calore vitale, non gesti
Il respiro dette Óðinn,
il calore vitale dette Lóðurr

 

da quella stirpe,
æsir, a casa.
senza forze,
privi di destino.

né avevano anima,
né colorito.
l'anima dette Hǿnir,
e il colorito.

Ciò che conta, in ogni caso, è che da quel frassino e da quell'olmo, per volontà degli dèi, si levarono un uomo e una donna. Askr ed Embla furono i progenitori di tutta l'umanità. A essi e ai loro discendenti, gli dèi diedero dimora nel Miðgarðr.

Fonti
1 Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [9]
Ljóða Edda > Hávamál [49] (cit.)
2 Ljóða Edda > Vǫluspá [17-18] (cit.)
I - CREAZIONE DEGLI UOMINI DALLE PIANTE

Askr ed Embla (✍ 1875)
Lorenz Frølich (1820-1908), illustrazione (Oehlenschläger 1875-1877)

La caratteristica del mito antropogonico, in Scandinavia, è che la prima coppia umana non deriva dalla terra, come nel mito biblico: qui sono i nani, piuttosto, a nascere dalla terra e dal fango. Il primo uomo e la prima donna, nella mitologia norrena, vengono creati a partire da due alberi, un frassino e un olmo. Ragione per cui essi vengono chiamati Askr ed Embla. In norreno, infatti, askr è il «frassino» (cfr. tedesco Esche, inglese ash) ed embla è l'«olmo» (cfr. tedesco Ulme, inglese elm).

Il tema della creazione dell'uomo dagli alberi o dalle piante sembra derivare da un antichissimo mitologema che ritroviamo diffuso nei miti di tutto il mondo, anche se spesso in contesti diversi. Ricordiamo brevemente il mito inuit della nascita della prima coppia umana dai baccelli di una pianta di pisello, o il mito maya della creazione degli uomini dal mais.

Ma troviamo questo motivo anche nell'area indoeuropea. Se nel mito norreno Askr ed Embla nacquero rispettivamente da un frassino e da un olmo, nella mitologia greca gli uomini della prima età del bronzo nacquero cadendo come frutti maturi dai frassini. Analogamente nel mito iranico, il seme di Gāyōmarṯ generò una pianta (Rheum ribes) dalla quale nacque la prima coppia umana, formata da Mašī e Mašanī, ed essi erano talmente uniti che era impossibile distinguere l'uno dall'altra.

II - GLI DÈI CREATORI: TRIADI A CONFRONTO

Il mito della creazione di Askr ed Embla è tramandato in due fonti: nel poema eddico Vǫluspá e da Snorri nella sua Prose Edda. La differenza più rilevante tra le due fonti riguarda le tre divinità che intervengono nell'operazione antropogonica.

Sappiamo che vi è una triade di dèi responsabile degli atti creativi che avevano dato inizio all'universo. La Vǫluspá parla inizialmente dei «figli di Borr», senza fornire alcuna indicazione sui loro nomi e la loro identità. Più tardi, quando tratta della creazione degli uomini, fa intervenire una triade divina formata da Óðinn, Hǿnir e Lóðurr. Al riguardo, il poema racconta che tre dèi, mentre tornavano a casa, trovarono in terra un tronco di frassino e un tronco di olmo; i loro nomi compaiono soltanto durante l'atto in cui essi trasformano i tronchi in creature umane, e sono: Óðinn, Hǿnir e Lóðurr.

Unz þrír kómu
ór því liði
ǫflgir ok ástkir
æsir at húsi,
fundu á landi
lítt megandi
Ask ok Emblu
ǫrlǫglausa.
Finalmente tre vennero
da quella stirpe,
potenti e belli,
æsir, a casa.
Trovarono in terra,
senza forze,
Askr ed Embla,
privi di destino.
Ǫnd þau né áttu,
óð þau né hǫfðu,
lá né læti
né litlu góða
ǫnd gaf Óðinn,
óð gaf Hænir,
lá gaf Lóðurr
ok litu góða.
Non possedevano respiro
né avevano anima,
non calore vitale, non gesti
né colorito.
Il respiro dette Óðinn,
l'anima dette Hǿnir,
il calore vitale dette Lóðurr
e il colorito.
Ljóða Edda > Vǫluspá [17-18]

La Vǫluspá non associa in alcun modo i «figli di Borr» con la triade formata da Óðinn, Hǿnir e Lóðurr. Nell'ambito del poema, sembra trattarsi di due gruppi diversi che agiscono in contesti diversi.

Al contrario, Snorri ci informa fin da subito che i figli di Borr avevano nome Óðinn, Vili e , e a loro attribuisce lo sterminio dei giganti primordiali, la creazione del mondo e l'organizzazione del cosmo. Ma quando Snorri arriva a narrare il mito della creazione degli uomini, non fa nomi e parla, genericamente, dei «figli di Borr».

Þá er þeir gengu með sævarstrǫndu Bors synir, fundu þeir tré tvau ok tóku upp trén ok skǫpuðu af menn. Gaf inn fyrsti ǫnd ok líf, annarr vit ok hræring, þriði ásjónu, mál ok heyrn ok sjón, gáfu þeim klæði ok nǫfn. Hét karlmaðrinn Askr en konan Embla, ok ólst þaðan af mannkindin, sú er byggðin var gefinn undir Miðgarði. Mentre i figli di Borr andavano lungo la riva del mare trovarono due alberi, li raccolsero e li mutarono in uomini. Il primo diede loro respiro e vita, il secondo ragione e movimento, il terzo aspetto, parola, udito e vista. Gli diedero poi vesti e nomi. Il maschio si chiamò Askr, la femmina Embla e nacque allora l'umanità, a cui fu data dimora entro Miðgarðr.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [9]

Riassumendo, la Vǫluspá ci spiega che a operare la creazione del mondo furono i «figli di Bórr» ma non ci dice i loro nomi; mentre, arrivando alla creazione degli uomini, c'informa che ne furono artefici Óðinn, Hǿnir e Lóðurr. La Prose Edda di Snorri afferma invece che i figli di Bórr erano Óðinn, Vili e , e a loro attribuisce la creazione degli uomini.

 

Vǫluspá

Gylfaginning

Cosmogonia «Figli di Borr» «Figli di Borr»
Óðinn ~ Vili ~
Antropogonia Óðinn ~ Hǿnir ~ Lóðurr «Figli di Borr»

Si ha l'impressione che i teonimi Vili e , traducibili con «volontà» e «santità», non siano dei nomi veri e propri, ma semplici epiteti dei due fratelli di Óðinn. Se questo è vero, ci si può legittimamente chiedere quali fossero i veri nomi dei due personaggi e, in tal caso, se la triade di Snorri [Óðinn ~ Vili ~ ] sia da identificare con la triade della Vǫluspá [Óðinn ~ Hǿnir ~ Lóðurr].

Anche se Snorri attribuisce la creazione degli uomini ai «figli di Bórr» (che lui stesso aveva precedentemente identificato con Óðinn, Vili e ), il personaggio di Hǿnir non gli è affatto sconosciuto. Lo pone infatti come uno dei due ostaggi inviati ai Vanir (l'altro è Mímir) dopo la guerra tra le due stirpi divine. Al contrario, il nome di Lóðurr non compare mai nei testi di Snorri. Nel secondo libro dell'Edda, però, Snorri mette in scena una triade formata da Óðinn, Hǿnir e Loki (Skáldskaparmál [2-4]), dove troviamo Loki laddove ci aspetteremmo di trovare invece Lóðurr. Che Snorri non abbia inventato quest'ultima triade sembra attestato dal fatto che essa ricompare in una scena della Vǫlsunga saga. Ci si può dunque chiedere se Lóðurr sia da identificare con Loki. In realtà, quel poco che sappiamo di Lóðurr lo caratterizza come dio creatore, fisionomia che male si adatta al carattere malvagio e livoroso di Loki. Inoltre, Lóðurr si muove agli inizi del tempo, laddove Loki sembra più interessato a portare l'universo al suo compimento. Sembra di poter asserire che Loki e Lóðurr non abbiano nulla in comune, anche se, all'epoca di Snorri, venivano probabilmente confusi tra loro.

Ricapitolando, Snorri aveva certamente presente la Vǫluspá, quando tratteggia il mito della creazione degli uomini. Eppure egli fornisce una diversa triade di divinità coinvolte, senza che traspaia mai alcuna confusione o identificazione tra l'una [Óðinn ~ Vili ~ ] e l'altra [Óðinn ~ Hǿnir ~ Lóðurr] triade. Nonostante siano state avanzate molte dotte proposte, specie in campo filologico, non si è giunti a nessuna conclusione e in mancanza di altri dati una soluzione definitiva non sarà mai raggiungibile. Per ora nulla ci vieta di identificare Hǿnir e Lóðurr con Vili e . Ma nulla ci autorizza nemmeno a farne la chiave di volta di un'interpretazione di tali personaggi.

Nelle due fonti, la Vǫluspá e il Gylfaginning, vi è anche un diverso ordine dei «doni» fatti da ciascuna triade divina ai primi due esseri umani.

Vǫluspá

Gylfaginning

Óðinn
respiro
[ǫnd]
(Óðinn)
respiro e vita
[ǫnd ok líf]
Hǿnir
anima
[ǫð]
(Vili)
ragione e movimento
[vit ok hræring]
Lóðurr
calore vitale e colorito
[lá ok litu góða]
()
aspetto, parola, udito e vista
[ásjónu, málit ok heyrn ok sjón]

Sarebbe problematico cercare di stabilire l'esatto significato del legame tra gli dèi e i loro «doni», anche perché non è facile riprendere l'esatto significato delle espressioni norrene. Si tratta evidentemente dello stesso mito riportato in due forme diverse, ancorché molto simili.

Askr ed Embla ( 1895)
Lorenz Frølich (1820-1908), illustrazione. (Gjellerup 1895)
Bibliografia

  • BRANSTON 1955. Brian Branston, Gods of the North. Thames & Hudson, London 1955. → ID., Gli dèi del nord. Mondadori, Milano 1991.
  • BRANSTON 1978. Brian Branston, Gods & Heroes from Viking Mythology, illustrazioni di Giovanni Caselli. Eurobook, London 1978. → ID., Dèi e eroi della mitologia vichinga. Mondadori, Milano 1981.
  • BUGGE 1881. Sophus Bugge, Studier over de nordiske Gude- og Heltesagns Oprindelse. Christiania [Oslo] 1881.
  • CLEASBY ~ VIGFÚSSON 1874. Richard Cleasby, Guðbrandur Vigfússon, An Icelandic-English Dictionary. Oxford, 1874.
  • DE VRIES 1941. Jan De Vries, Altnordische Literaturgeschichte. In: Grundriß der germanischen Philologie, 15. Berlin-Leipzig 1941.
  • GJELLERUP 1895. Karl Gjellerup, Den ældre Eddas Gudesange. P.G. Philipsens Forlag, København 1895.
  • ISNARDI 1975. Snorri Sturluson, Edda di Snorri, a cura di Gianna chiesa Isnardi. Rusconi, Milano 1975.
  • ISNARDI 1991. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici. Longanesi, Milano 1991.
  • OEHLENSCHLÄGER 1875-1877. Adam Oehlenschläger, Nordens Guder, illustrazioni di Lorenz Frølich. København 1875-1877.
  • POLIA 1983. Mario Polia, Völuspá. I detti di colei che vede. Il Cerchio, Rimini 1983.
  • SCARDIGLI ~ MELI 1982. Il canzoniere eddico, a cura di Piergiuseppe Scardigli, traduzione di Marcello Meli. Garzanti, Milano 1982.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione: Aree - Holger Danske
Sezione: Miti - Asteríōn
Area: Germanica - Brynhilldr
Ricerche e testi di Dario Giansanti e Oliviero Canetti.
Creazione pagina: 04.04.2004
Ultima modifica: 15.08.2022
 
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