LETTURATURA Con il Miðgarðr,
il «recinto mediano», regione cosmica abitata dal genere umano,
affondiamo nella
comune cosmologia germanica. Il termine mantiene però gli addentellati
mitologici solo nella letteratura in lingua norrena; nelle fonti
cristiane – gotiche, tedesche, sassoni e anglosassoni – è utilizzato
semplicemente come sinonimo
poetico della terra abitata dagli uomini.
►
FONTI MITOLOGICHE NORRENE Nella
Ljóða Edda,
il Miðgarðr è già stabilito come entità cosmologica. Compare per la prima volta nella
Vǫluspá,
dove viene formato [skapa] dai figli di
Borr, nel corso dell'imponente opera di creazione:
Áðr Bors synir
bjǫðum of ypðu,
þeir es Miðgarð
mæran skópu... |
Finché i figli di
Borr
innalzarono le terre,
loro che
Miðgarðr
vasto fondarono... |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [4] |
Il brano è piuttosto ambiguo ed è difficile dire se anche il Miðgarðr sia una
delle «terre» [bjǫðum] innalzate dai figli di
Borr. La parola norrena bjǫðr (o bjóðr) significa innanzitutto
«tavola, mensa», ma anche, al plurale, «terre, regioni, distese» (cfr.
Englabjǫð «Inghilterra»). Marcello Meli suggerisce che tali «terre» vennero tratte fuori dalle
acque, con possibile riferimento al dettato biblico, dove le acque si ritirano
al comando di Dio per lasciar emergere la terraferma (cfr.
Genesi [I: 9]) (Meli
2008). L'interpretazione appare però improbabile, perché il motivo
dell'emersione della terra dalle acque sembra estraneo al mondo germanico (il
ritirarsi delle acque dopo il ragnarǫk va collegato all'inondazione
precedentemente causata da
Jǫrmungandr). Il Miðgarðr, qui definito con l'aggettivo mærr
«vasto, famoso, glorioso», sembra piuttosto un mondo a sé stante, separatamente
creato dai figli di
Borr. Il verbo skapa significa «plasmare, dare forma», ma anche
«assegnare un destino», e ancora, nella forma derivativa skepja,
«fissare, istituire» (Ulfila rende con il gotico skapjan il greco
ktízō «fondare, colonizzare, istituire»). Ci si può dunque chiedere in che
senso intendere la creazione del
Miðgarðr nell'ambito del sollevamento delle terre.
I dettagli dell'opera di creazione compiuta dai figli di
Borr sono definiti in
Grímnismál
[40-41], dove l'universo viene plasmato a
partire dal corpo sacrificato di
Ymir: la terra è tratta dalla carne del gigante primordiale, il mare dal suo sangue, le montagne dalle ossa, gli
alberi dai capelli, il cielo dal cranio, e così via. È appunto nel
contesto di una tale cruenta opera di creazione, che la natura del Miðgarðr viene definita in
senso etimologico e cosmologico insieme:
En ór hans brám
gerðo blið regin
miðgarð manna sonom... |
Dalle sue sopracciglia
fecero gli dèi benedetti
Miðgarðr per i figli degli uomini... |
Ljóða Edda
>
Grímnismál [41] |
Il Miðgarðr
è essenzialmente un
garðr, uno spazio racchiuso entro un recinto.
Il verbo è qui un generico gǫra/gera, «fare, costruire». D'altronde
ben adoperato, visto che i figli di
Borr stanno fisicamente innalzando una recinzione. La «creazione» del Miðgarðr
si configura dunque come la delimitazione di uno spazio. È un'opera di fondazione.
L'helmingr di
Grímnismál [41] può essere letta superando la necessità di tradurre il termine Miðgarðr
come nome proprio: «fecero gli dèi benedetti un
recinto mediano per i figli degli uomini». Nel corso della creazione
dell'universo, dunque, la parte centrale dell'universo
viene separata e destinata al genere umano. Essa è protetta da un bastione che gli dèi hanno innalzato, utilizzando le ciglia di
Ymir.
Il Miðgarðr è lo spazio compreso dentro questo imponente
bastione cosmico. È il nostro
mondo.
È Snorri a spiegare nei dettagli la creazione del Miðgarðr nell'ambito
del sistema cosmologico scandinavo:
Hon er kringlótt
útan, ok þar útan um liggr hinn
djúpi sjár, ok með þeiri
sjávarstrǫndu gáfu þeir lǫnd til
bygðar jǫtna ættum. En fyrir innan
á jǫrðunni gerðu þeir borg
umhverfis heim fyrir ófriði jǫtna,
en til þeirar borgar hǫfðu þeir
brár Ymis jǫtuns ok kǫlluðu þá
borg Miðgarð. |
[La terra] è circolare all'esterno e tutt'attorno vi giace un mare profondo;
lungo le rive di quel mare [i figli di
Borr] diedero le terre alla stirpe dei giganti perché
vi abitassero. Ma all'interno della terra, essi edificarono un bastione tutt'attorno al mondo, contro l'ostilità dei giganti, usando per il loro recinto
le ciglia del gigante
Ymir, e chiamarono quella rocca
Miðgarðr. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [8] |
E non appena l'umanità venne creata, aggiunge Snorri, «le fu data dimora entro il Miðgarðr»
[þeim er bygðin var
gefin undir Miðgarði] (Gylfaginning [9]).
Snorri dipinge dunque una cosmologia fatta di due regioni concentriche, separate
dal bastione innalzato con le ciglia di
Ymir. Nella parte centrale c'è il Miðgarðr, lo «spazio dentro il
recinto». All'esterno vi è la terra abitata dai giganti, a cui
andrebbe logicamente
attribuito l'opposto termine Útgarðr,
lo «spazio fuori dal recinto».
I figli di
Borr, dopo aver completato la
creazione e aver donato il Miðgarðr al genere umano, decidono di
costruire una loro dimora, al «centro del mondo» [í miðjum heimi]
(Gylfaginning [9]).
Innalzano dunque la rocca di Ásgarðr,
completando uno spazio tripartito in senso concentrico. A quel punto, essi
vogliono costruire, a loro volta, un giro di mura intorno all'Ásgarðr,
e cercano chi possa accollarsi un compito tanto immane.
Þá kom þar
smiðr nǫkkvorr ok bauð at gera þeim
borg á þrim misserum svá góða at
trú ok ørugg væri fyrir bergrisum
ok hrímþursum þótt þeir komi inn
um Miðgarð. |
Un giorno giunse un artigiano che offrì
loro di costruire in tre
misseri una cittadella così ben fatta da essere solida e protetta contro
i giganti di montagna e i giganti di brina, anche qualora fossero arrivati fino
in Miðgarðr. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [42] |
Si comprende come anche il bastione rizzato a proteggere il Miðgarðr,
simbolo concreto dell'ordine cosmico istituito dagli dèi, abbia bisogno di
continua vigilanza, affinché i giganti non lo superino. A vigilare
sull'integrità del garðr è Þórr, il quale
tiene a bada i giganti, attento che non oltrepassino i confini stabiliti dagli
Æsir. Per tale ragione, Þórr
è detto «difensore di Miðgarðr» [Miðgarðs véurr],
paladino e garante dell'ordine cosmico (Vǫluspá [56]).
Hvernig skal kenna
Þór? Svá at kalla hann [...] verjandi Ásgarðs, Miðgarðs, dólgr ok bani jǫtna ok trǫllkvinna... |
Quali sono le kenningar
per Þórr? Lo si può chiamare [...] difensore di Ásgarðr e
Miðgarðr, nemico e uccisore di
giganti e trollesse... |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Skáldskaparmál [11] |
È anche questo il senso delle parole di Þórr nell'Hárbarðsljóð:
Mikil myndi ætt jǫtna,
ef allir lifði
vætr myndi manna
undir Miðgarði. |
Grande sarebbe stata la stirpe dei giganti
se tutti fossero rimasti in vita;
ma uomini non vi sarebbero più stati
nel Miðgarðr. |
Ljóða Edda
>
Hárbarðsljóð
[23] |
Nemico escatologico di Þórr è il serpente
Jǫrmungandr, il quale è anche chiamato
Miðgarðsormr,
«serpente di Miðgarðr», perché, giacendo nell'oceano esterno [úthaf],
circonda il mondo con il suo lunghissimo corpo, serrando la coda
nelle proprie fauci. Ed è proprio
Jǫrmungandr, nel
ragnarǫk, a determinare la distruzione del Miðgarðr, allorché
solleverà le acque dell'oceano per rovesciarle sul mondo degli uomini. Come
spiega Snorri:
Þá geysisk
hafit á lǫndin fyrir því at þá snýsk Miðgarðsormr í jǫtunmóð ok sǿkir upp á
landit. |
La terra sarà spazzata da onde violente,
poiché il Miðgarðsormr si agiterà in preda allo
jǫtunmóðr e raggiungerà la terra. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [51] |
Þórr si appresta a contrastare il serpente, e nel
corso dell'epocale battaglia, profetizza la vǫlva,
«tutti gli uomini dovranno | sgombrare il mondo» [munu halir allir
| heimstǫð ryðja] (Vǫluspá
[56]). In altre parole, l'intera umanità dovrà perire nella catastrofe causata dal serpente.
Un solitario semiverso, nella strofa successiva, ci avverte che infine «la
terra sprofonda nel mare» [sigr fold í mar] (Vǫluspá
[57]). Con l'inondazione del Miðgarðr, è la fine del mondo e del
genere umano.
Ma dopo il ragnarǫk, avverte la vǫlva,
ecco che la terra si scrolla di dosso le acque del mare e torna ad affiorare
ancora una volta, di nuovo verdeggiante e accogliente...
Sér hon upp koma
ǫðru sinni
jǫrð ór ægi
iðjagræna... |
Affiorare lei vede
ancora una volta
la terra dal mare
di nuovo verde... |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [59] |
Ed è pronta ad accogliere una nuova umanità.
►
FONTI CRISTIANE (GOTICHE, ANGLOSASSONI, TEDESCHE...) Per quanto
intimamente connaturato nella cosmologia pagana, il costrutto «recinto mediano»
passò ben presto alla letteratura cristiana e lo ritroviamo utilizzato
nelle composizioni poetiche in quasi tutte le lingue germaniche. Il
termine ha però un senso ormai estraneo all'imponente struttura cosmologica di cui faceva parte. Il nuovo «recinto mediano» è il mondo
terreno, abitato dagli uomini, opposto
al mondo celeste, dimora di Dio e dei suoi angeli. Nella traduzione gotica del
Vangelo di Luca, ad esempio Ulfila rende con
Midjungards il termine greco oikouménē, «mondo civile». Il
costrutto «recinto mediano» è citato innanzitutto nel
Mūspilli, poema apocalittico antico-altotedesco risalente
alla prima metà del IX
secolo. In un passo, in cui si tratta dell'incendio universale che metterà fine al
mondo, troviamo l'espressione mittilagart:
Aha artruknent,
muor
varsuuilhit sih, suilizot lougiu der himil.
mano vallit,
prinnit mittilagart,
sten ni
kistentit. |
Le acque si essiccheranno,
la palude si prosciugherà,
il cielo si dissolverà in fiamma,
la
luna cadrà,
brucerà la terra [mittilagart],
non resterà ferma alcuna pietra. |
Mūspilli [103-108] |
Analogamente, nell'Hēliand
sassone, l'espressione middilgard viene utilizzata quasi quaranta volte a
indicare la terra.
Per spostarci in ambito anglosassone, troviamo
un'interessante citazione nel
Crist di Cynewulf (VII secolo), dove il
costrutto middanġeard viene utilizzato come sinonimo poetico della terra
abitata dagli uomini, mondo materiale opposto alla sfera celeste da cui viene
inviato l'angelo Ēarendel:
Ēalā Ēarendel, enġla beorhtast,
ofer middanġeard monnum sended,
ond sōðfæsta sunnan lēoma,
torht ofer tunglas, þū tīda ġehwane
of sylfum þē symle inlīhtes... |
Salve, Ēarendel, più splendente fra
gli angeli,
sulla terra [middanġeard] mandato fra
gli uomini,
e fulgore veritiero del sole,
fulgido sopra le stelle, ogni
stagione
da te stesso sempre sei
illuminato... |
Cynewulf: Crist [I:
104-108] |
Il termine middanġeard compare quindi cinque volte nel
Bēowulf (VIII sec.), sempre come sinonimo di
«mondo». Ad esempio, quando re Hrōðgār
ordina che venga costruita la reggia di Heorot, si
legge:
Ðā ic wīde gefrægn
weorc gebannan
manigre mǣgþe
geond þisne middanġeard,
folc-stede frætwan. |
In largo, ho udito,
fu l'opera ordinata
a monte genti
per tutto il mondo,
di ornare la dimora della nazione. |
Bēowulf
[74-76] |
Più tardi leggiamo che Unferð, uno degli uomini di
re Hrōðgār, era
contrariato per la fama di Bēowulf, perché non
ammetteva...
...þæt ǣnig ōðer man
ǣfre *mǣrða þon mā
middanġeardes
gehēdde under heofenum
þonne hē sylfa. |
...che alcun altro uomo
al mondo tenesse
ad atti di gloria
sotto il cielo
più di lui stesso. |
Bēowulf
[503-505] |
Questo passo è particolarmente significativo perché definisce il middanġeard
come terra «sotto il cielo» [under heofenum], di nuovo opponendolo alle
sfere celesti. Altrettanto interessante è un passo
successivo del poema, in cui Grendel, affrontando l'eroe
Bēowulf, si rende
conto che...
...þæt hē ne mētte
middanġeardes
eorðan scēata
on elran men
mundgripe māran. |
...che mai aveva incontrato
al mondo [middanġeardas]
nelle contrade della terra [eorðan]
in un altro uomo
stretta maggiore. |
Bēowulf
[751-753] |
Qui, middanġeard si
oppone al quasi-sinonimo eorðe «terra», in senso evidentemente
rafforzativo (Bēowulf
[751-752]).
Passando dall'anglosassone al medio inglese, il costrutto viene ereditato nella forma
middellerde o middellærd, col significato non più di «recinto mediano» ma di «terra
mediana». Il mutamento semantico è sancito da
un'etimologia popolare che, perduto il significato mitologico del termine, ma
conservatosi nel senso generale di «mondo, terra», muta il secondo elemento da geard > yard
«recinto» a eorðe > erde/ærd «terra». Nell'Orrmulum,
un trattato di argomento biblico scritto nel XII secolo da un monaco chiamato Orrm
– particolarmente prezioso perché redatto con una speciale ortografia
fonetica che preserva molti dettagli della pronuncia inglese del tempo –,
troviamo scritto:
...Þatt ure Drihhtin wollde
ben borenn i þiss middellærd
forr all mannkinne nede... |
...Che il nostro Signore volle
esser nato in questa terra di mezzo
per la salvezza di tutta l'umanità... |
Orrm: Orrmulum [3494-3501] |
Curiosamente, è proprio Middle-Earth «terra di mezzo», diretta continuazione del middellærd
medio-inglese, la forma utilizzata dallo scrittore J.R.R. Tolkien nei suoi romanzi fantasy.
|