MITI

CELTI
Irlandesi

MITI CELTICI
LE PROFEZIE DELLA MÓRRÍGAN
L'ETÀ FELICE E L'ETÀ CRUDELE
Il testo del Cath Maige Tuired si chiude con due profezie, lanciate dalla Mórrígan, la furia guerriera d'Irlanda, ad aprire inquietanti squarci sul passato e sul futuro.
1 - L'ANNUNCIO DELLA VITTORIA

ppena la seconda battaglia di Mag Tuired ebbe fine e furono eliminati i cadaveri, la Mórrígan figlia di Ernmass si recò sulle alture regali di Ériu e fra le schiere dei síde, andò ai laghi più importanti e alle foci dei fiumi per raccontare del grande scontro eannunciare la vittoria delle Túatha Dé Danann.

Fu così che la Badb narrò le alte imprese che erano state compiute.

2 - LA PRIMA PROFEZIA

Mórrígan

Illustrazione di Jim Fitzpatrick (1952-)

e domandarono: — Che storia hai per noi?

Ed essa cantò:

Pace fino al cielo.
Cielo giù sulla terra.
Terra sotto il cielo.
Forza in ognuno.
Una tazza ricolma
piena di miele;
idromele in abbondanza.
Estate nell'inverno,
la lancia sullo scudo;
lo scudo sul pugno.
Un possente accampamento:
il lamento è bandito.
Il vello dalle pecore;
bosco in rigoglio;
corna del bestiame:
recinto sulla terra.
Fronde sugli alberi:
un ramo si piega
pesante per la crescita.
Salute a un figlio,
figlio sulle spalle,
collo del toro,
toro da macello.
Groviglio di alberi,
legna per il fuoco.
Fuoco desiderato.
Un masso sul terreno,
muggiti dalle mucche
il Bóann nel suo corso.
Corso assai lungo,
alla foce l'azzurra corrente in primavera,
in autunno matura il grano.
Sostegno alla terra:
terra con coste taglienti;
Forza eterna ai boschi
durevoli e vasti.
Che storia hai per noi?
Pace fino al cielo.

3 - LA SECONDA PROFEZIA

Le profezie della Mórrígan
Illustrazione di Giacinto Gaudenzi
Museo: [Giacinto Gaudenzi. I Tarocchi del Celti]►

oi la Mórrígan profetizzò la fine del mondo e predisse tutti i mali che sarebbero sopraggiunti e tutte le malattie e tutte le vendette. E innalzò questo canto:

— Vedrò un mondo
che non mi sarà caro:
estate senza fiori,
mucche senza latte,
donne senza pudore,
uomini senza valore,
conquiste senza un re...

Boschi senza alberi,
mari senza frutto...

Iniqui giudizi degli anziani,
falsi precedenti dei giudici.
Ogni uomo un traditore,
ogni giovane un ladro.
Il figlio entrerà nel letto del padre,
il padre entrerà nel letto del figlio,
ognuno sarà cognato di suo fratello...

Un'età empia.
Il figlio tradirà suo padre,
la figlia tradirà sua madre...

Fonti

1-3 Cath Maige Tuired

I - LE DEE IRLANDESI DELLA GUERRA: TRIADI E PRESUNTE TRIADI

È pacificamente accettato presso gli appassionati e gli studiosi di mitologia irlandese che il pensiero teologico celtico classificasse molte figure, specialmente femminili, in gruppi di tre. Questo è indubbio per quanto riguarda diversi gruppi triadici, come quello formato dalle tre dee eponime d'Irlanda (Ériu, Banba e Fódla), le quali furono le spose della triade regale con la quale si concluse il regno danann sull'isola (Mac Cécht, Mac Cuill, Mac Gréine). Abbiamo poi la triade dei tre dèi artigiani (Goibniu, Crédne e Luchta) e quella dei tre figli di Tuirell (Brian, Iuchar e Iucharba) i quali furono esplicitamente chiamati i «i tre dèi di Danann» e diedero il loro nome alle stesse Túatha Dé Danann. In almeno una fonte, la stessa Brígit viene moltiplicata in una triade di dee con lo stesso nome. E si potrebbe andare avanti ancora a lungo.

A partire da qui però si è voluto forzatamente classificare in triadi anche gruppi di personaggi che non sembrano adattarsi molto bene al sistema triadico. È il caso delle dee della guerra irlandesi, sulle quali vi è un po' di confusione. Nei testi genealogici compaiono tre dee, dette figlie di Fiacha mac Delbáeth ed Ernmass, i cui nomi sono: Mórrígan, Badb Chatha e Macha. Si tratta tuttavia di una triade non simmetrica, in quanto sappiamo che Macha cadde nel corso della seconda battaglia di Mag Tuired, uccisa da Balor. Successivamente, nei testi epici, sono nominate quali furie della guerra, le due figlie superstiti di Ernmass, cioè Mórrígan e Badb Chatha, a cui si unisce una terza figura, Némain, che nelle fonti antiche viene detta sposa di Nét (forse una sorta di antico dio della guerra, che nelle genealogie fomóire è detto nonno di Balor). Némain sembra dunque sostituire Macha.

Le fonti ci consegnano dunque due triadi di dee, che si distinguono tra loro per un personaggio: la triade delle figlie di Ernmass (Mórrígan ~ Badb Chatha ~ Macha) e quella delle tre furie guerriere (Mórrígan ~ Badb Chatha ~ Némain).

Non si può qui non ricordare un'antica iscrizione britannica dedicate alle Lamiis Tribus «alle tre Furie», le quali sicuramente hanno qualcosa a che vedere con le tre dee della guerra irlandesi. Che d'altronde tali figure siano molto antiche sembra testimoniato dalla dea gallica Cathobodua che è sicuramente da mettere in correlazione con Badb Chatha; mentre Nemetona, pur con qualche difficoltà etimologica, può essere avvicinata a Némain. È dunque probabile, e non solo per amore di simmetria, che in origine vi fosse una sola triade e che, in seguito, si sia fatta un po' di confusione. Può essere senz'altro stato così anche se, naturalmente, non è mai conveniente forzare le fonti per adattarle ai nostri preconcetti.

È pure incerto che si tratti di figure distinte. Per esserne certi dovremmo trovare tutt'e tre le dee della guerra (Mórrígan, Badb Chatha e Némain), ben distinte, in una stessa scena. Purtroppo ciò che non accade mai: nel corso delle battaglie si accenna sempre a una delle tre, e mai a più di una. Alcuni autori ritengono dunque che si abbia a che fare con tre o più nomina di una singola figura. Se il vero nome di questa dea è davvero Mórrígan «grande regina», allora Badb Chatha «corvo della battaglia» e Némain «panico» sono dei suoi attributi. Il testo del Cath Maige Tuired, proprio nel passo dove vengono riportare le profezie della Mórrígan, sembra identificare questa con Badb Chatha (Cataldi 1985).

Iar mbrisiud ierum an catha ocus iar nglanad ind air, fochard and Morrigan ingen Ernmais do tascc an catha sin ocus an coscair moair forcoemnocair ann do rigdingnaib Erenn & dia sidhcairib ocus dia ard-uscib ocus dia inberaiph. Conid do sin innesus Badb aird-gniomha beus. «Nach scel laut?» ar cach friaise ann-suide...

Appena la battaglia ebbe termine e furono eliminati i cadaveri, la Mórrígan figlia di Ernmass andò sulle alture regali di Ériu e, fra le schiere dei síde, andò alle acque più importanti e alle foci dei fiumi per annunciare la battaglia e la possente vittoria. Per questo Badb narrò ancora le alte imprese. «Che storia hai per noi?» le domandarono, ed essa cantò...

Cath Maige Tuired [166]

In effetti le tre sembrano rappresentare tre diversi aspetti della battaglia, e tutt'e tre compaiono spesso come corvi che volano intorno ai guerrieri che stanno per morire. Si tratta molto probabilmente di una moltiplicazione per tre di una medesima figura divina, i cui vari nomi sono sembrano essere in realtà epiteti o aspetti di un unica figura, Mórrígan, la «grande regina».

Sono certamente da evitare i grotteschi eccessi di interpretazione di alcuni appassionati e studiosi, che insistendo nel voler forzatamente ricondurre a triade un quartetto asimmetrico come questo, hanno finito per considerare il nome di una delle dee quale denominazione collettiva della triade formata dalle altre tre. In tal modo può capitare di leggere, soprattutto in certe fonti di divulgazione, delle «tre Badb» (Mórrígan, Macha e Némain) o delle «tre Mórrígan» (Macha, Badb Chatha e Némain). Tutto questo non ha molto senso, né ha riscontro nei testi.

II - MÓRRÍGAN, LA «GRANDE REGINA»

Il nome di questa dea, che nei testi appare nelle forme an Mórrígan o an Mórrígu (il nome proprio sempre preceduto dall'articolo), viene generalmente interpretato come «grande regina» (il prefisso mór- sta per «grande, eminente, importante»). Secondo un'altra ipotesi, meno probabile, il nome significherebbe invece «regina dei fantasmi» (e questa volta da un germanico mahr «incubo», il cui significato originale è però «giumenta», cfr. inglese nightmare) (Sjœstedt 1940).

Mórrígan

Disegno di autore sconosciuto

La Mórrígan è una delle tre furie guerresche della mitologia irlandese, sicuramente quella su cui si intreccia il maggior numero di attestazioni e di miti. Alla base sembra vi sia una sorta di grande dea, vista nel suo aspetto più infausto e negativo. Ella compare sovente nei campi di battaglia, sia in forma di orribile megera che chiama i guerrieri alla morte, ma anche e soprattutto la si vede svolazzare in forma di corvo sulle spalle di coloro che stanno per essere uccisi. Un'altra sua apparizione è in forma di lavandaia. È un sicuro presagio di morte, quando si cavalca verso la battaglia, incontrarla ai guadi dei fiumi mentre lavava gli abiti insanguinati dei guerrieri. Accessoriamente, nel suo aspetto più sensuale e regale, Mórrígan seduce i guerrieri prima della battaglia e ai suoi amanti viene assicurata la vittoria.

Nea Cath Maige Tuired, il Dagda Mór incontra la Mórrígan presso il fiume Uinnius e, unendosi a lei, ottiene la vittoria delle Túatha Dé Danann sui Fomóire [MITO]. Al contrario, nel Ciclo degli Ulati, il guerriero Cú Chulainn rifiuta l'amore della Mórrígan e respinge bruscamente la dea che gli era comparsa nel suo aspetto più splendido: questo scatena la rabbia della dea contro l'eroe, conducendolo alla sconfitta e alla morte: quando Cú Chulainn sta per soccombere, accerchiato dai suoi nemici, la Mórrígan in forma di corvo gli si posa sulla spalla, reclamandone la vita (Botheroyd ~ Botheroyd 1992-1996). Ma bisogna comunque aggiungere che il rapporto tra la Mórrígan e Cú Chulainn è molto più complesso e sfaccettato: lo esamineremo nei dettagli quando ci occuperemo del Ciclo dell'Ulaid.

Da questo punto di vista la Mórrígan rassomiglia alle Valkyrjur del mito nordico, che tessono le sorti delle battaglie stabilendo la vittoria e la sconfitta degli eserciti, che scelgono i caduti sul campo e li conducono nella Valhöll; che assicurano la vittoria in battaglia ai loro amanti (come le valchirie Sigrún e Brynhilldr). La presenza di corvi svolazzanti sui campi di battaglia è un leit-motiv della poesia norrena, dove anzi, il «banchetto dei corvi» è una kenning che indica la battaglia stessa.

Che la Mórrígan sia stata una dea di una certa importanza, lo si evince dalla sua identificazione con Ana/Anu/Anann, la dea che nel Sanas Cormaic [31] è definita mater deourum hibernensium ed è descritta come la «nutrice degli dèi» (MacCulloch 1911), e a cui sono dedicate le Dá chích nAnann, i «due seni di Anu», le due colline gemelle nella contea di Kerry, nel Munster. Tale identificazione è attestata nel Lebor Gabála Érenn, dove Anann è detta figlia di Ernmass:

...Badb e Macha e Ánann, da cui sono chiamati i due «due seni di Ánann», furono le tre figlie di Ernmass, la proprietaria terriera [bantuathach].

Lebor Gabála Érenn [62]

Poiché sappiamo che le tre figlie di Ernmass erano la Badb Chatha e Macha e la Mórrígan, ne consegue che Anann sia da identificare con quest'ultima. Tale identificazione è esplicitamente formalizzata in un altro passo dello stesso testo, dove si dice che...

...Ernmass aveva altre tre figlie, Badb Chatha e Macha e Mórrígan, il cui altro nome era Ánann.

Lebor Gabála Érenn [64]

Ricordiamo di sfuggita che è stato anche proposto di scindere il nome della dea come Mór ríg Anann, la «grande regina Anu» (in realtà il «grande re di Anu»), dando una base etimologica all'identificazione della Mórrígan con Anu/Anann. Si tratta tuttavia di un'etimologia abbastanza fragile.

Può sembrare curioso che la Mórrígan, la furia guerriera irlandese, possa essere identificata con Anu/Anann, la «nutrice degli dèi». Questo punto, se verificato, getterebbe una luce interessante sull'antichità e la profondità di questa figura. D'altronde, in un racconto del Ciclo degli Ulati, assistiamo a una scena in cui Cú Chulainn, ferito, chiede del latte a una vecchia con un solo occhio, la quale conduce una vacca con tre capezzoli. Di nuovo si tratta della Mórrígan, anche se Cú Chulainn non lo intuisce. È possibile che in questa scena si celi un qualche aspetto appartenuto all'antica dea i cui esiti nella letteratura medievale sarebbero appunto la Mórrígan e Anu/Anann. Si potrebbe dunque pensare a una dea dal carattere ambivalente, tanto benigno quanto maligno, simile alle dea indiana Devī, sposa di Śiva, tra i cui molti aspetti annovera la dolce Umā, la guerriera Durgā e la mortale Kalī.

Si ritiene che la figura della Mórrígan sia sopravvissuta nella letteratura arturiana in quella di Morgain, la sorella e amante di Artù, colei che ne stabilì la sconfitta e che, dopo averne causato la morte nella battaglia di Camlann, lo condusse nell'eterno banchetto di Avalon. Si ritiene che Morgain la Fée adombrerebbe un'antica dea del destino. Il termine fée, spessotradotto «fata», significava più esattamente «fato, destino» (Harf-Lancner 1984). È dunque anche possibile che questa triade irlandese di dèe della guerra sia assimilabile alle triadi di dee filatrici dei fati delle altre mitologie europee, come le Moîrai greche, le Parcæ romane o le Nornir norrene.

III - LE PROFEZIE DELLA MÓRRÍGAN

Il racconto della Cath Maige Tuired si chiude con due possenti profezie, pronunciate dalla Mórrígan (o dalla Badb, ma l'ambiguità del testo è superata dalla possibile identificazione delle due figure) di fronte alle genti d'Irlanda, in occasione dell'annuncio della vittoria che le Túatha Dé Danann hanno ottenuto in Mag Tuired. È evidente che le due profezie della Mórrígan (¹) siano state interpolate nel testo del Cath Maige Tuired: si tratta con ogni probabilità di composizioni originariamente indipendenti, scritte in una forma di prosa metrica, fortemente allitterata, che i filologi chiamano retoiricc o roscad. Su di esse gravano pesanti difficoltà di interpretazione, tanto che le traduzioni più autorevoli del Cath Maige Tuired hanno necessariamente dovuto saltarne ampi stralci (Stokes 1891 | Gray 1982). Il primo canto si è reso disponibile nella sua interezza, seppure con molte interpretazioni ipotetiche, soltanto recentemente (Larsson 2003). Il secondo canto contiene tuttora ampie parti dal significato non chiaro, oltre al finale chiaramente mutilo.

Le due profezie presentano un carattere antitetico: la prima mostra un'epoca di gioia e prosperità. È un'età in cui l'estate dura tutto l'anno, i boschi sono vasti e rigogliosi, gli alberi producono spontaneamente una gran quantità di frutti, il bestiame è ricco e ben pasciuto, gli uomini inclinano alle più nobili qualità e la pace regna, secondo la felice espressione del testo, «fino al cielo». La seconda profezia è opposta alla prima: dipinge un'epoca feroce, violenta, di carestia e di povertà. Non vi saranno più estati ricche di fiori ma – evidentemente – soltanto il gelo dell'inverno; i boschi saranno spogli, i mari infecondi; gli uomini saranno vili e privi di valore, gli anziani iniqui, i giovani ladri, le donne impudiche; nessuno potrà fidarsi né del proprio padre né del proprio figlio.

Il contrasto tra queste le due profezie che chiudono il ciclo della battaglia di Mag Tuired, è stata spiegata in diversi modi. Nelle note alla sua pregevole traduzione, Elizabeth Gray lo vede come indice di alternanza e di equilibrio tra bene e male (Gray 1982), ma è una spiegazione non soddisfacente perché le composizioni fanno riferimento a una situazione escatologica. È il testo stesso ad annunciare, ad esempio, che la seconda profezia si riferisce alla fine dei tempi:

Boi si iarum oc taircetul deridh an betha ann beus ocus oc tairngire cech uilc nobíad ann, ocus cech teadma ocus gach diglau...

[Ella] profetizzò la fine del mondo e predisse tutti i mali che sarebbero sopraggiunti, e tutte le malattie e tutte le vendette...

Cath Maige Tuired [167]

È dunque possibile che la prima profezia si riferisca invece alla situazione originaria, all'età dell'oro primordiale.

In questo caso si potrebbe forse ipotizzare che le due composizioni appartengano a un sorta di antico ciclo poetico sulle età del mondo. Il modello è ben conosciuto a molte mitologie, tra cui la greca, la nordica e la indiana. Alle origini del mondo vi è un'età felice, in cui gli uomini vivono vite lunghe e serene, ignari del peccato e del dolore, la terra produce spontaneamente i suoi frutti e il clima è temperato. Col progredire del tempo, la condizione di perfezione originaria si spezza. Secondo il modello esemplificato da Hēsíodos nelle Érga kài Hēmérai, il mondo primordiale gode dell'età dell'oro, a cui segue l'età dell'argento, e quindi l'età del bronzo, che è l'epoca degli eroi, violenti e coraggiosi; conclusasi l'epoca eroica inizia l'età del ferro, la nostra, in cui gli uomini sono caratterizzati da qualità negative: cupidigia, falsità, empietà, vigliaccheria.

Nella concezione indù queste quattro epoche si chiamano rispettivamente Kṛtayuga, Tretāyuga, Dvāparayuga e Kaliyuga. Come i Greci, anche gli Indiani caratterizzano la prima età come quella in cui il mondo godeva della perfezione originaria, la quale perdurò, anche se in misura minore, nell'età successiva; ugualmente essi identificano l'età eroica con quella che ci ha preceduto e ritengono che il nostro tempo coincida con l'ultima e la peggiore delle quattro età. Il progresso dei quattro yuga è visto secondo un'ottica di crollo ontologico: man mano che il mondo procede lungo la ruota del tempo, il bene si affievolisce e il male si accresce. La terra s'impoverisce, il clima peggiora, la vita umana si accorcia; nel possente crollo morale, gli uomini dimenticano il Dharma e si diffondono la violenza, l'immoralità, il disprezzo per la religione e vengono alla luce le peggiori qualità umane. Quando ogni cosa è giunta al più basso gradino concepibile, vi è la fine del mondo, a cui segue la nascita di un nuovo mondo.

Questa concezione trova una sua eco nell'escatologia nordica, in cui il mondo decade dall'età felice dei primordi per entrare nel nostro tempo funesto. Il futuro del mondo è caratterizzato dal gelo di un inverno interminabile, il Fimbulvetr, mentre gli uomini diventano sempre più violenti e lascivi. Le profezie della Mórrígan hanno infatti un perfetto corrispettivo nel poema norreno Völuspá, nel quale viene vividamente dipinta quest'èra di asce e di spade, di venti e di lupi, che prelude al Ragnarök, l'incendio universale dal quale il mondo è destinato a risorgere ancora una volta, restaurato nella sua perfezione originaria.

Un confronto formale tra i due testi non è possibile, ma la rassomiglianza di certi motivi tra la composizione irlandese e il possente poema nordico, è innegabile:

Bræðr munu berjask
ok at bönum verðask,
munu systrungar
sifjum spilla,
hart 's í heimi,
hórdómr mikill,
skeggöld, skalmöld,
skildir klofnir,
vindöld, vargöld,
áðr veröld steypisk
mun engi maðr
öðrum þyrma.

Si colpiranno i fratelli
e l'un l'altro si daranno la morte;
i cugini spezzeranno
i legami di parentela;
crudo è il mondo,
grande l'adulterio.
Tempo d'asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
Neppure un uomo
un altro ne risparmierà.

Edda poetica > Völuspá [45]

Forse nuovi più accurato studi sulle Profezie della Mórrigan ci forniranno altri dettagli per portare avanti questo studio. Una cosa è certa: si tratta certamente del residuo di concezioni antichissime, rimaste incagliate nel testo del Cath Maige Tuired; composizioni poetiche che erano certamente già incomprensibili ai redattori del racconto medievale. Per uno studio approfondito delle due profezie della Mórrígan, rimandiamo all'apposito studio, nella sezione antologica. ①

Biblioteca: [Le profezie della Mórrígan]

Bibliografia

  • AGRATI Gabriella ~ MAGINI Maria Letizia: Saghe e racconti dell'antica Irlanda, vol. I. Mondadori, Milano 1993.
  • BOTHEROYD Sylvia ~ BOTHEROYD Paul: Lexikon der Keltischen Mythologie. Eugen Diederichs Verlag, Monaco 1992, 1996. → ID. Mitologia Celtica: Lessico su miti, dèi ed eroi. Keltia, Aosta 2000.
  • CAMPANILE Enrico: La religione dei Celti. In FILORAMO Giovanni: «Storia delle religioni», I. Bari 1994.
  • CATALDI Melita: Antiche storie e fiabe irlandesi. Torino 1985.
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  • GRAY Elizabeth [traduzione]. Cath Maige Tuired. The Second Battle of Mag Tuired. Irish Texts Society, 1982.
  • GREGORY Lady Augusta: Gods and fighting men: The Gods. 1910 → ID. Dèi e guerrieri: Gli dèi. Studio Tesi, Pordenone 1986.
  • GREEN Miranda Jane: Dictionary of Celtic Myth and Legend. Londra 1992. → ID. Dizionario di mitologia celtica. 1999.
  • HARF-LANCNER Laurence: Le fées au Moyen Âge: Morgane et Mélusine: La naissance des fés. Champion, Parigi 1984. → ID. Morgana e Melusina: La nascita delle fate nel Medioevo. Einaudi, Torino 1989.
  • LARSSON Johan: Cath Maige Tuired: Aspects of Transmission. In «Celtic Studies D-Essay», Uppsala 2003.
  • MacCULLOCH John A.: The Religion of Ancient Celts. Edimburgo 1911. → ID. La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • PISANI Vittore: La religione degli antichi Celti. In TACCHI VENTURI Pietro: «Storia delle religioni» II. Torino 1949.
  • RHŶS Sir John: Studies in Early Irish History. Londra 1905.
  • ROLLESTON T.W.: Myths and Legends of the Celtic Race. 1911. → ID. I miti celtici. Milano 1994.
  • SJŒSTEDT Marie-Louise: Dieux et héros des Celtes. Parigi 1940.
  • SQUIRE Charles: Mythology of Celtic People. 1912. → ID. Miti e leggende dell'antico popolo celtico. Mondadori, Milano, 19999.
  • STOKES Whitley [traduzione]: The Second Battle of Moytura. In «Revue Celtique» 12. Parigi, 1891.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione Aree: Holger Danske
Sezione Miti: Asteríōn
Area Celtica: Óengus Óc
Ricerche e testi di Dario Giansanti e Oliviero Canetti.
Ha collaborato: Mara Ricci.
   LA SECONDA BATTAGLIA DI MAG TUIRED
La caduta dei Fomóire
  MITOLOGIA CELTICA - Sommario   I RE DELLE TÚATHA DÉ DANANN  
Creazione pagina: 01.01.2006
Ultima modifica: 25.08.2014
 
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