NOTE
Prima profezia
1
- Sith co nem «pace fino al
cielo». Whitley Stokes ed Elizabeth Gray
traducono questo verso, il quale
viene anche ripetuto in chiusa, con
«Peace up to heaven»
(Stokes 1891, Gray 1982).
Nella sua recente traduzione,
tuttavia, Larsson preferisce
tradurre «Peace up to sky»
(Larsson
2003). L'uso di sky
invece di heaven è
giustificato dall'autore col fatto
che il Cielo, nelle antiche
concezioni irlandesi, non aveva la
medesima connotazione metafisica
che avrebbe avuto con
l'introduzione del Cristianesimo;
anche se questo testo non è privo
di risvolti religiosi, nessun
antico documento irlandese associa
il cielo a divinità o altri
princìpi spirituali. È evidente che
in traduzione italiana questa
sfumatura viene perduta. [RITORNA]
4
- Whitley Stokes traduce «forza in
tutti» [strenght in every one],
che è senz'altro possibile
(Stokes 1891); ma Elizabeth
Gray legge cách e traduce
«forza in ognuno» [strenght in
each] riferendosi a nem
«cielo» ed a doman «terra»
(Gray 1982), che sembra la
lezione preferibile
(Larsson
2003). La traduzione fornita
da Stokes si chiude con questo
verso (Stokes
1891). [RITORNA]
7
-
Mid può anche avere il
significato di «fama, rinomanza»,
forse con un deliberato gioco di
parole avente il senso di «quel
famoso idromele» (Larsson
2003). La traduzione di
Elizabeth Gray si chiude con questo
verso, più la chiusa del verso
38 per
evidenziare la ripetizione finale
del primo verso
(Gray 1982). [RITORNA]
8
- Secondo Johan Larsson il verso
suggerirebbe non una caotica
confusione delle stagioni, bensì
una situazione di armonia in cui le
qualità dell'estate sarebbero
presenti nell'inverno e viceversa (Larsson
2003). Dissentiamo
rispettosamente da questa
interpretazione, in quanto il testo
parla espressamente di «estate
nell'inverno», senza accennare alla
situazione inversa. Secondo il
nostro parere, il canto profetico
si riferirebbe a un'epoca
escatologica caratterizzata da un
clima in cui l'estate dura tutto
l'anno e sono risparmiati agli
uomini i rigori dell'inverno. Si
tratta in definitiva del clima
perfetto dell'età aurea. La
situazione opposta è infatti
attestata dal verso
2
della seconda profezia: «estate
senza fiori». [RITORNA]
12
-
Tromfoíd. La parola
viene interpretata come un composto
di trom
«tristezza» e foíd/faíd
«pianto», con possibile riferimento
alle lamentazioni funebri; la
traduzione con «lamento» non è
forse molto lontana dal
senso originario. (Larsson
2003) [RITORNA]
15
- Il testo originale ha
benna abu
«corna del fiume»: secondo Larsson,
una metafora per indicare
il sistema di affluenti di un corso
d'acqua (Larsson
2003). Accettiamo qui la
correzione (suggerita sempre da
Larsson) in
benna a bau
«corna del bestiame», in quanto
permette di sciogliere la metafora
e sembra adattarsi meglio al senso
generale dei versi. [RITORNA]
18-19
- Per ragioni stilistiche Larsson dà due
differenti traduzioni alla parola
scis
[a branch weighed down |
heavy from growth] (Larsson
2003); si può tuttavia
tradurre in entrambi i versi con
«pesante» (si intendono sicuramente
i rami degli alberi che si
incurvano carichi di frutti). [RITORNA]
31
- La parola oss è alquanto
problematica: La traduzione di
Johan Larsson parte dal presupposto
che si tratti di un prestito dal
norreno óss «foce» (Larsson
2003). Se la parola fosse
effettivamente di origine norrena,
essa fornirebbe una data ante
quam non per la composizione
del testo, che non risalirebbe a
prima del IX secolo. Il punto è che
non vi sono indicazioni che la
parola possa effettivamente essere
derivata dal norreno. Secondo
Marstrander, la parola sarebbe da
mettere in relazione col gaelico
scozzese òs «è»
(Marstrander
1915). Si può tuttavia anche
pensare al latino os
«bocca» nel senso di «foce» (per
quest'uso della parola in ambiente celtico, cfr. le Bouches du Rhône).
La parola glas può essere
tradotta sia come sostantivo
«corrente» che come aggettivo
«azzurro/verde»; seguiamo qui il
suggerimento di Larsson che accosta
entrambi i significati: «azzurra
corrente» (Larsson
2003). [RITORNA]
34
- Faebrae: sicuramente da
leggere fáebra, plurale di
fáebar
«orlo affilato»
(Larsson
2003).
Probabilmente si intendono le
falesie e le coste irregolari
d'Irlanda. [RITORNA]
35-36
- Bidruad: composto di
bith-/bid- «permanente,
perpetuo, eterno» e
rúad
«forza»; bid-
può anche essere interpretato come
futuro del verbo essere. Rossaib
è dativo indipendente di ros
«bosco». Rithmár
è un altro termine composto: il
significato generale di rith
è «correre», ma in senso spaziale
può essere inteso come
«estensione». Può avere anche il
senso temporale di «vita, carriera»
(la stessa valenza di significati
del latino cursum); ruit[h]
rúaid
è una «carriera importante».
Larsson traduce «eterna forza nelle
durevoli foreste di grande
estensione» [eternal strenght |
in lasting woods of great course] (Larsson
2003). [RITORNA]
38
- Sith co nem «pace fino al
cielo». La ripetizione del primo
verso ci assicura che si tratta
dell'ultimo verso della
composizione. Come abbiamo
già detto, iniziare e chiudere una
poesia con una stessa frase o
parola è un artificio, chiamato
tecnicamente dúnad, il cui scopo era di dare
compiutezza alle composizioni ma
anche di impedire che vi
aggiungessero indebitamente altre
strofe, come era frequente nella
trasmissione orale. [RITORNA]
Chiusa
- In fondo alla composizione
compare l'espressione «bidsirnae
s.». La prima parola
viene scissa da Larsson in bid
sír nae, dove nae/noe
avrebbe il senso di «umanità,
genere umano». Se si ritiene che la
sigla s. stia per la parola
iniziale della composizione, sith
«pace», la chiusa potrebbe essere
una sorta di invocazione finale:
«l'umanità abbia la pace». Tuttavia
il dúnad (ripetizione nella
chiusa del primo verso) si ha già
nel verso 38
(Sith co nem «pace fino al
cielo»), rendendo altamente
ipotetica questa ricostruzione. [RITORNA]
Seconda profezia
1-6
- La
Mórrígan traccia qui il profilo
di un mondo giunto alla sua età più
oscura, secondo un motivo presente
in molte mitologie indoeuropee,
dalla Scandinavia (con il mito del
Ragnarøkkr) all'India (con
il concetto di Kaliyuga).
Il crollo investe tutti i campi
dell'essere, lasciando la natura
infeconda e sterile
(2-3) e un'umanità priva di
qualità eroiche e morali
(4-6). [RITORNA]
2
- «Estate senza fiori»: questo
verso si oppone col verso
8
della prima profezia: «estate
nell'inverno». In quel caso avevamo
l'idea di un anno dal clima ideale,
dove l'estate perdurava nei mesi
invernali. Qui viene tracciata la
situazione opposta: un anno dove
l'inverno è ininterrotto per tutto
il corso dell'anno ed i mesi estivi
sono spogli di germogli e di fiori.
Troviamo un esempio di questo
motivo escatologico esempio nel
mito norreno del
Ragnarøkkr, in cui l'età
ultima del mondo sarebbe
caratterizzata dal Fimbulvetr,
un inverno ininterrotto della
durata di tre anni. [RITORNA]
9-18 -
Il ritratto di quest'umanità della
futura «età empia» [olc aimser]
ha più di un eco con l'era di asce
e di spade, di venti e di lupi, di
cui tratta un noto passo della
La profezia della Veggente
islandese. Un
confronto formale non è possibile,
ma la rassomiglianza di certi
motivi tra la composizione
irlandese e il possente poema
nordico, è innegabile. [RITORNA]
18
- L'ultimo verso è mutilo. La
restituzione con a mathair
«sua madre» è stata suggerita da
Stokes sulla base di un probabile
parallelismo col verso precedente (Stokes
1891). Giustamente Elizabeth
Gray lascia nella sua traduzione il
verso incompleto
(Gray 1982).
[RITORNA]
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