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Norreno |
Dagr |
Dagr |
[R | Rs | T | W | U] |
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ETIMOLOGIA Dagr è «giorno», inteso come
il naturale periodo giornaliero di luce.
- dagr | Da un protogermanico *đagaz,
termine comune a tutte le lingue germaniche (cfr.
gotico dags; anglosassone dæġ, inglese day; tedesco Tag,
olandese dag, svedese e danese dag). La parola deriva a sua volta
dalla radice indoeuropea *DʰEGʷH- «bruciare» (cfr. sanscrito dāha
«calore»; avestico dažaiti, persiano dāġ «caldo,
rovente»; tocario tsäk/tsäk;
greco téphra «cenere»; latino fovēre «scaldare»; albanese djeg
«bruciare»; antico prussiano dagis «estate», lettone degt,
lituano degti «bruciare»;
antico slavo žešti, polacco żgę, russo sžigat'
«bruciare»), e non ha alcuna relazione col latino
diēs (< indoeuropeo
*DʲĒW-
«brillare»).
Nel fuþark antico, *đagaz «giorno» è anche il nome della runa
ᛞ. Corrisponde a una fricativa dentale sonora đ [ð].
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LETTURATURA Dagr «giorno» compare innanzitutto nel
Vafþrúðnismál,
in una strofa che ci ragguaglia sulle genealogie cosmico-primordiali. Egli è
detto figlio di
Nótt
«notte» e di
Dellingr «alba».
...Hvaðan dagr um kom,
sá er ferr drótt yfir,
eða nótt med niðom. |
Da dove il giorno [Dagr] è venuto,
lui che sulla schiera degli uomini
va,
e la notte e le fasi lunari? |
Dellingr heitir,
hann er Dags faðir,
en Nótt var Nǫrvi borin;
ný ok nið
skópo nýt regin
ǫldom at ártali. |
Dellingr
si chiama
colui che fu il padre di
Dagr,
e
Nótt
da
Nǫrfi
nacque;
luna piena e luna nuova
crearono gli dèi propizi
per segnare agli uomini il tempo. |
Ljóða Edda
>
Vafþrúðnismál [24-25] |
Un'altra strofa della stessa composizione cita invece
Skinfaxi, «criniera
di brina», il cavallo di Dagr.
Skinfaxi heitir,
er inn skíra dregr
dag um dróttmǫgu;
hesta beztr
þykkir hann með reiðgotom,
ey lýsir mǫn af mari. |
Skinfaxi si chiama
chi il chiaro trascina
giorno [Dagr] per le schiere umane.
Dei destrieri lo si stima
il migliore tra i Reið-Goti.
Di quel cavallo risplende la criniera. |
Ljóða Edda
>
Vafþrúðnismál [12] |
Bellissimo è l'«inno al giorno»
con il quale la valchiria Sigrdrífa celebra il suo
risveglio, nel canto eddico di cui è protagonista. Il giorno [Dagr] vi
viene salutato ai suoi «figli»,
la notte [Nótt] insieme alle sue
«sorelle».
Heill dagr.
Heilir dags synir.
Heil nótt ok nift.
Óreiðum augum
lítið okkr þinig
ok gefið sitjǫndum sigr. |
Salve, giorno [Dagr]!
Salve figli del giorno!
Salve alla notte e sorelle!
Con occhi mansueti
guardateci qua in basso
e date a chi ora siede la vittoria! |
Ljóða
Edda >
Sigdrífumál [3] |
Dagr è ancora citato da Snorri nella
Prose Edda, nel passo dove
viene fornita la genealogia e la
discendenza di Nótt. Dagr qui è soltanto
il terzo dei tre figli di Nótt, avuto da
Dellingr. Snorri narra infine di come
Óðinn mise Nótt e
Dagr a cavalcare in cielo, portando rispettivamente la notte e il giorno:
Nǫrfi eða Narfi hét jǫtunn er
bygði í Jǫtunheimum. Hann átti
dóttur er Nótt hét. Hon var svǫrt
ok døkk sem hon átti ætt til. Hon
var gipt þeim manni er Naglfari
hét. Þeira sonr hét Uðr. Því næst
var hon gipt þeim er Annarr hét.
Jǫrð hét þeira dóttir. Síðarst
átti hana Dellingr, var hann Ása
ættar. Var þeira sonr Dagr. Var
hann ljóss ok fagr eptir faðerni
sínu. Þá tók Allfǫðr Nótt ok Dag,
son hennar, ok gaf þeim tvá hesta
ok tvær kerrur ok setti þau upp á
himin, at þau skulu ríða á hverjum
tveim dǿgrum umhverfis jǫrðina.
Ríðr Nótt fyrri þeim hesti er
kallaðr er Hrímfaxi, ok at morni
hverjum døggvir hann jǫrðina af
méldropum sínum. Sá hestr er Dagr
á heitir Skinfaxi, ok lýsir allt
lopt ok jǫrðina af faxi hans. |
Nǫrfi o
Narfi si chiamava un gigante che abitava in
Jǫtunheimr. Egli aveva una figlia,
che si chiamava
Nótt, la quale era scura di carnagione e
nera di capelli, come si addiceva alla sua stirpe. Ella era moglie di un uomo
chiamato
Naglfari. Loro figlio fu
Auðr. In seguito fu sposata a uno che si
chiamava
Annarr. La loro figlia si chiamò
Jǫrð. Infine ebbe
Dellingr, che era della stirpe degli
Æsir. Loro figlio fu Dagr. Egli era luminoso e bello come suo padre. Quindi
Allfǫðr prese Nótt e
Dagr, figlio di lei, diede loro due cavalli
e due carri e li mandò su in cielo, affinché cavalcassero ogni dodici ore
attorno alla terra. Nótt corre per prima su
quel cavallo che si chiama
Hrímfaxi e ogni mattino esso bagna la
terra con la schiuma del suo morso. Il cavallo che possiede Dagr si chiama
Skinfaxi perché col suo manto illumina
tutto il cielo e la terra. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [10] |
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FONTI
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BIBLIOGRAFIA
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