SCHEDARIO

GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Jǫrð
JǪRÐ
Antica dea della terra, compresa nel novero delle dee. Nella cosmogonia è detta figlia di Nótt e di Annarr. Da Óðinn ha avuto per figlio il dio del tuono Þórr.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
EPITETI
Fjǫrgyn
Hlóðyn
 
RELAZIONI
Nonno:
Padre:
Madre:
Fratellastro:
Fratellastro:
Sposo:
Figlio:
Nǫrfi
Annarr (Óðinn?)
Nótt
Auðr
Dagr
Óðinn
Þórr
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno IǫrþJörð Iorþ
Iorð
Iord
Prose Edda

ETIMOLOGIA

Jǫrð, cosmonimo, teonimo.
«Terra».

  • Jǫrð | Sostantivo norreno jǫrð «terra». Derivante da un protogermanico *erþo-, è radice comune a tutte le lingue germaniche (cfr. gotico airþa; anglosassone eorde/eorþe, inglese earth, angloscozzese yearthe > yerd; antico sassone ertha; antico alto tedesco erda, tedesco Erde, olandese aarde, frisone irth; danese e svedese jord).
LETTURATURA

Jǫrð è citata nella Prose Edda di Snorri, nel passo dove si fornisce la genealogia e la discendenza di Nótt, come figlia che costei ebbe da Annarr:

Nǫrfi eða Narfi hét jǫtunn er bygði í Jǫtunheimum. Hann átti dóttur er Nótt hét. Hon var svǫrt ok døkk sem hon átti ætt til. Hon var gipt þeim manni er Naglfari hét. Þeira sonr hét Uðr. Því næst var hon gipt þeim er Annarr hét. Jǫrð hét þeira dóttir. Síðarst átti hana Dellingr, var hann Ása ættar. Var þeira sonr Dagr. Var hann ljóss ok fagr eptir faðerni sínu. Nǫrfi o Narfi si chiamava un gigante che abitava in Jǫtunheimr. Egli aveva una figlia, che si chiamava Nótt, la quale era scura di carnagione e nera di capelli, come si addiceva alla sua stirpe. Ella era moglie di un uomo chiamato Naglfari. Loro figlio fu Auðr. In seguito fu sposata a uno che si chiamava Annarr. La loro figlia si chiamò Jǫrð. Infine ebbe Dellingr, che era della stirpe degli Æsir. Loro figlio fu Dagr. Egli era luminoso e bello come suo padre.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [10]

Altrove, Snorri afferma che la terra [Jǫrð] sia figlia e moglie di Óðinn (il quale viene dunque identificato con Annarr), e che da questa unione sia nato il dio del tuono Þórr.

Ok fyrir því má hann heita Allfǫðr at hann er faðir allra goðanna ok manna ok alls þess er af honum ok hans krapti var fullt gert. Jǫrðin var dóttir hans ok kona hans. Af henni gerði hann hinn fyrsta soninn, en þat er Ásaþórr. Honum fylgði afl ok sterkleikr, þar af sigrar hann ǫll kvikvendi. Per questo [Óðinn] deve essere chiamato Allfǫðr, perché egli è padre di tutti gli dèi, degli uomini e di tutto ciò che grazie a lui e alla sua potenza fu compiuto. La terra [Jǫrð] fu sua figlia e sua moglie. Da essa ebbe il primo figlio, che è Ásaþórr: lo accompagnano virtù e forza, e per questo egli vince su tutti gli altri esseri viventi.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [9]

D'altra parte, nello Skáldskaparmál, Snorri dichiara esplicitamente «figlio di Jǫrð» [son Jarðar] una regolare kenning poetica per indicare Þórr, di cui egli fornisce peraltro diversi esempi.

Hvernig skal kenna Þór? Svá at kalla hann son Óðins ok Jarðar... Quali sono le kenningar per Þórr? Si può chiamarlo figlio di Óðinn e di Jǫrð...
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [11]

Che Jǫrð fosse madre di Þórr, viene suggerito in molte altre fonti, dove il dio del tuono viene appunto chiamato «figlio di Jǫrð». Così ad esempio esordisce la Þrymskviða:

Vreiðr var þá Vingþórr
er hann vaknaði
ok síns hamars
of saknati,
skegg nam at hrista,
skǫr nam at dýja,
réð Jarðar burr
um at þreifask.
Irato era Vingþórr
al suo risveglio:
del suo martello
avvertì la mancanza.
Si tormentava la barba,
scuoteva il capelli:
il figlio di Jǫrð
si tastò intorno.
Ljóða Edda > Þrymskviða [1]

E nel Lokasenna parimenti si legge:

Jarðar burr
er hér nú inn kominn;
hví þrasir þú svá, Þórr?
en þá þorir þú ekki
er þú skalt við úlfinn vega,
ok svelgr hann allan Sigfǫður.
Il figlio di Jǫrð
ecco è giunto;
perché te la prendi, Þórr?
Non sei altrettanto gagliardo
quando devi combattere col lupo
che intero divora .Sigfǫðr.
Ljóða Edda > Lokasenna [58]

Tali kenning non ci forniscono però ulteriori informazioni su Jǫrð. Ella viene ancora citata da Snorri in un rapido passo, dove si chiarisce la sua natura divina:

Jǫrð, móðir Þórs, ok Rindr, móðir Vála, eru talðar með ásynjum. Jǫrð, madre di Þórr, e Rindr, la madre di Váli, sono annoverate fra le ásyniur.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [9]

Snorri si riferisce qui all'elenco delle dee [Ásynja heiti] delle þulur, dove Jǫrð compare insieme a tutte le altre ásyniur. La dea compare anche, significativamente, nell'elenco dei «nomi della terra» [Jarðar heiti] delle þulur. La traduzione di questo passo è ardua in quanto si tratta di una serie di sinonimi e quasi-sinonimi della terra, del suolo, del campo, etc., le cui sfumature di significato – quando conosciute – sono ardue da riprodurre in italiano. Tra i vari termini compaiono anche due importanti epiteti di Jǫrð: Hlóðyn e Fjǫrgyn.

Jǫrð, fjǫrn, rofa,
eskja ok hlǫðyn,
gyma, sif, fjǫrgyn,
grund, hauðr ok rǫnd,
fold, vangr ok fíf,
frón, hjarl ok barmr,
land, bjǫð, þruma,
láð ok merski.
Þulur > Jarðar heiti [1]
FONTI

Ljóða Edda > Lokasenna [58]
Ljóða Edda > Þrymskviða [1]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [9-10 | 36]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [11 | 13 | 29 | 33-34]
Þulur > Ásynja heiti [1]
Þulur > Jarðar heiti [1]

BIBLIOGRAFIA
ANALISI
ORIGINI

La presenza di una dea-terra con caratteristiche materne – spesso opposta a un dio-padre celeste – sembra diffusa in tutte le tradizioni indoeuropee, con una serie di figure telluriche che il mito tende a collocare nelle fasi iniziali delle cosmogonie, per poi trasformarle in uno sfondo vivo e materno, onnipresente ma privo di un vero e proprio carattere. Gli esempi principali sono ovviamente la Pṛthivī Mātṛ indiana e, in Grecia, la dea-terra Gaîa, la cui figura aveva in parte oscurato l'antichissima Dēmḗtēr.

È presumibile che il culto di una dea-terra fosse diffuso presso i Germani già in epoca antichissima, come peraltro testimonia Tacito a proposito di Nerthus, «id est Terra mater», una divinità comune a un certo numero di tribù della Germania centro settentrionale (Longobardi, Reudigni, Avioni, Anglii, Varini, Eudosi, Svardoni e Nuitoni).

Nec quicquam notabile in singulis, nisi quod in commune Nerthum, id est Terram matrem, colunt eamque intervenire rebus hominum, invechi populis arbitrantur. Nessuna caratteristica di rilievo in ciascuna [di queste tribù], se non il culto comune di Nerthus, ossia della madre Terra che, secondo loro, interviene nelle vicende umane e scende su un carro in mezzo ai popoli.
Tacito: Germania [40]

È possibile che Tacito incorra in qualche confusione, perché Nerthus è un nome maschile e gli studiosi lo riconnettono piuttosto al dio Njǫrðr. Tuttavia rimane l'idea che un culto della madre terra rivestisse una qualche importanza presso le tribù germaniche, in epoca molto antica; il culto sembra scomparve già in epoca precristiana e, nella fase finale della mitologia scandinava, la dea-terra Jǫrð è ormai un personaggio sbiadito e remoto, e se viene ancora ricordato è unicamente perché Þórr è detto essere suo figlio.

Qualche traccia in più la otteniamo analizzando i suoi epiteti, di cui Fjǫrgyn e Hlóðyn sono i più noti (il secondo è probabilmente molto antico, come testimonia la dea Hludana attestata in alcune iscrizioni germaniche della zona renana). Tra i suoi sinonimi sono presenti nelle composizioni scaldiche Fold «terra» e Grund «suolo, campo».

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
PAGINE
       
Erda
Illustrazione di Arthur Rackham.
       
 
INDICE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 24.04.2013

 
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