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Læraðr | Léraðr
LÆRAÐR | LÉRAÐR
Nome dell'albero che cresce sopra la Valhǫll. La capra Heiðrún e il cervo Eikþyrnir ne brucano le foglie.

* * *

 
MITOLOGIA
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ORTOGRAFIA

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LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno LæraþrLæraðr Lęraþ[r] Ljóða Edda
  LéraþrLéraðr Leraðr
Leradr
Lefadr
Prose Edda

ETIMOLOGIA

Læraðr / Léraðr, dendronimo.

Il nome di questo mitico albero è attestato nella lezione Læraðr nella Ljóða Edda, ma Léraðr nella Prose Edda. È probabile che la seconda forma sia derivata dalla prima, ma è incerto se si tratti di una semplice variante ortografica o se con questa sia sopravvenuto anche un effettivo mutamento del significato.

  1. - | Il sostantivo neutro vuol dire «inganno, frode, tradimento, delitto», ma anche «arte, maestria», indicando un ampio campo di capacità e azioni artificiose e non sempre oneste (cfr. anglosassone læwa «traditore»; Ulfila rende con il gotico lew il greco aphormḗ «cagione, pretesto» e con il gotico lewian il greco paradidónai «tradire»).

    - | Nel caso della variante snorriana, si può invece pensare a una derivazione dal sostantivo neutro hlé «tetto, riparo, protezione» (cfr. Gimlé, con analoga mutazione ortografica hl > l). Da un protogermanico *hlew- (cfr. tedesco Lee; olandese lij; antico sassone hlea; anglosassone hlēo > inglese lee «riparo dal vento» [marinaresco]; norreno hlé > danese «riparo»; Ulfila rende con il gotico hlija il greco skēnḗ «tenda»).
     
  2. -raðr | (α) Forse dal verbo raða «ordinare». (β) Con vocale radicale lunga, il sostantivo neutro ráð potrebbe significare «avviso, consiglio, piano, progetto» (cfr. tedesco Rat «consiglio», danese, norvegese e svedese råd «consiglio»).

Seppure con enormi perplessità, il nome dell'albero Læraðr potrebbe essere interpretato come «progetto di tradimento», per quanto sia piuttosto arduo dare un significato a tale lettura. Non sono mancati interpreti che, identificando il Læraðr con il frassino Yggdrasill, hanno voluto vedere nel suo nome un accenno al mito dell'autosacrificio di Óðinn... ipotesi che ancora non giustifica il «progetto di tradimento». Alternativamente, si potrebbe identificare il Læraðr con la pianticella di vischio che cresceva ad ovest di Valhǫll, e che servì per produrre l'arma che uccise Baldr. ①

Se si accetta invece l'ortografia di Snorri, Léraðr potrebbe invece significare «[albero che] stabilisce un riparo», oppure, scegliendo con attenzione il significato dei due termini del composto, «[albero che] ricopre il tetto», nell'ipotesi che il Léraðr stenda le sue fronde sopra la Valhǫll. È anche possibile che Snorri abbia modificato l'ortografia del nome sulla base di una propria interpretazione del termine originale.

Analisi: [Botanica]▼

LETTURATURA

Dell'albero Læraðr si accenna in due strofe, tra loro parallele, del Grímnismál, nella piccola sezione [21-26] in cui si tratta delle cose e degli animali che si trovano nel salone di Valhǫll.

Heiðrún heitir geit,
er stendr hǫllo á [Herjafǫðrs]
ok bítr af Læraðs limom;
skapker fylla
hón skal ins skíra mjaðar,
knáat sú veig vanaz.
Heiðrún si chiama la capra
che si erge sulla sala [di Herjafǫðr]
e bruca le fronde del Læraðr.
Il calderone riempirà
lei di quel chiaro idromele,
un liquore che non può mancare.
Eikþyrnir heitir hjǫrtr,
er stendr á hǫllo Herjafǫðrs
ok bítr af Læraðs limom;
en af hans hornom
drýpr i Hvergelmi,
þaðan eigo vǫtn ǫll vega.
Eikþyrnir si chiama il cervo
che si erge sulla sala di Herjafǫðr
e bruca le fronde del Læraðr.
Dalle sue corna
cadono gocce in Hvergelmir,
da cui prendono le acque ogni via.
Ljóða Edda > Grímnismál [25-26]

Poco risulta da queste strofe. L'albero si troverebbe sulla «sala di Herjafǫðr» [hǫll Herjafǫðrs], che è appunto la Valhǫll. Le sue fronde sono brucate dalla capra Heiðrún e dal cervo Eikþyrnir. La prima fornisce un idromele, il secondo alimenta la sorgente di Hvergelmir.

Pur non citando espressamente la strofa del Grímnismál, Snorri ne riprende le informazioni nella sua versione in prosa e, seppur variando lievemente il nome dell'albero in Léraðr, non aggiunge nulla che già non sappiamo:

Annat kann ek þér þaðan segja. Geit sú er Heiðrún heitir stendr uppi á Valhǫll ok bítr barr af limum trés þess er mjǫk er nafnfrægt, er Léraðr heitir, en ór spenum hennar rennr mjǫðr sá er hon fyllir skapker hvern dag. Þat er svá mikit at allir einherjar verða fulldruknir af». Posso raccontarti ancora una cosa. Quella capra che si chiama Heiðrún sta in alto sulla Valhǫll e mangia le bacche dai rami di quel famosissimo albero chiamato Léraðr. Dalle sue mammelle l'idromele scorre copioso, tanto che ogni giorno ne riempie un calderone. Questo è così grande da ubriacare tutti gli Einherjar».
[...] [...]
Enn er meira mark at of hjǫrtinn Eirþyrni, er stendr á Valhǫll ok bítr af limum þess trés, en af hornum hans verðr svá mikill dropi at niðr kemr í Hvergelmi... Ancora più notevole è il cervo Eikþyrnir: anche lui si trova in Valhǫll e bruca i rami dell'albero [Léraðr]. Dalle sue corna stillano tantissime gocce che cadono in Hvergelmir...
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [39]
FONTI

Ljóða Edda > Grímnismál [25-26]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [39]

BIBLIOGRAFIA
ANALISI
TOPOGRAFIA

La domanda che sorge spontanea è dove vada localizzato l'albero Léraðr. All'interno della Valhǫll o accanto al grande edificio dorato? E dove si trovano esattamente la capra Heiðrún e il cervo Eikþyrnir?

Il Grímnismál [25-26] afferma che i due animali siano «sulla sala di Herjafǫðr» [á hǫllo Herjafǫðrs]. In norreno, il locativo può venire espresso dalle proposizioni á «su» e í «in». In particolare, la proposizione á (cfr. inglese on) denota il trovarsi su uno spazio superficiale (es. á golfi «sul pavimento», á sjá ok á landi «sul mare e sulla terra», á þingi «all'assemblea»), spazio che può essere anche un grande paese (á Íslandi «in Islanda», á Englandi «in Inghilterra») o un luogo meno definito (á himni «in cielo», á jǫrðu «sulla terra»).

Vi è dunque un certo grado di ambiguità sull'interpretazione del testo, ma la maggior parte dei traduttori ha inteso le due strofe di Grímnismál [25-26] nel senso che capra e cervo si trovino sopra il tetto della Valhǫll, da dove arrivano a brucare le foglie del Léraðr. L'albero evidentemente non cresce all'interno del salone, ma all'esterno, e ne copre la sommità con le sue fronde. Questa interpretazione è avvalorata dal fatto che Snorri, un po' più esplicitamente, scrive che la capra Heiðrún si trova «in alto sulla Valhǫll» [uppi á Valhǫll], rinforzando con uppi il significato di á.

In quanto al cervo, egli scrive semplicemente á Valhǫll.

BOTANICA

Ci si può chiedere che tipo d'albero sia il Læraðr. In genere gli interpreti tendono a identificarlo con il frassino Yggdrasill, anche considerato che sembra stendersi sopra la Valhǫll e che le gocce che cadono dalle corna del cervo finiscono nella sorgente di Hvergelmir. Abbiamo chiaramente a che fare con una connotazione cosmologica: l'associazione tra il Læraðr e Yggdrasill sembra dunque fondata.

Ma d'altro canto, il Grímnismál sembra distinguere chiaramente i due alberi. Cita due volte il Læraðr in relazione alla Valhǫll nelle strofe [25-26] e il frassino Yggdrasill per ben sei volte nel complesso di strofe [29-35], dove si tratta della fauna che dimora sul grande albero.

Sarebbe interessante capire quale specie d'albero sia il Læraðr. Il Grímnismál non fornisce una sua descrizione, limitandosi ad affermare che la capra e il cervo ne «brucano le fronde» [bítr af limom]. Snorri è più preciso, parlando di «foglie» [barr]. Ora, barr sono letteralmente gli aghi del pino o dell'abete. Il Læraðr è dunque una conifera? Si direbbe di sì, ma purtroppo Snorri non è un botanico molto affidabile: nato nelle brulle e spoglie terre d'Islanda, aveva poca confidenza con gli alberi. In un passo dell'Edda, egli definisce barr le foglie del frassino (Gylfaginning [16b]), che non è una conifera. L'errore di Snorri, tuttavia, non esclude che il Læraðr potesse anche essere frassino.

Un'altra possibilità potrebbe essere rappresentata dalla pianticella di vischio [mistilteinn] che, sempre secondo Snorri, cresceva ad ovest di Valhǫll e che servì per produrre l'arma che Loki utilizzò per provocare la morte di Baldr (Gylfaginning [49]). Talee identificazione pone però diversi problemi, non ultimo il fatto che il vischio [Viscum album] non è un albero, ma un arbusto parassita che cresce sugli alberi.

Secondo la Vǫluspá, però, la pianticella destinata a uccidere a Baldr sarebbe cresciuta «alta sui campi». Il suo ignoto autore sembra evidentemente ignorare che le bacche del vischio non germogliano sul terreno:

Stóð of vaxinn
vǫllum hæri
mær ok mjǫk fagr
mistilteinn.
Ritto cresceva
alto sui campi
esile e molto bello
un ramoscello di vischio.
Ljóða Edda > Vǫluspá [31]

Lo stesso Snorri, definisce la stessa pianta un «virgulto d'albero» [viðarteinungr]:

Vex viðarteinungr einn fyrir vestan Valhǫll, sá er mistilteinn kallaðr. Sá þótti mér ungr at krefja eiðsins. A ovest di Valhǫll cresce, solo, un virgulto d'albero che si chiama vischio. Mi parve troppo giovane per pretenderne un giuramento
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [49]

È evidente che gli autori islandesi non hanno che un'idea vaga di cosa sia il vischio, che veniva evidentemente immaginato come un alberello. Il fatto che questo arbusto spuntasse a «ovest di Valhǫll» [fyrir vestan Valhǫll] potrebbe avvalorare l'idea di una sua identificazione con l'albero Læraðr, il quale sembra crescere accanto al salone, tanto da ricoprirlo con i suoi rami. Certamente, vi è una bella differenza tra una pianticella giovane ed esile come il vischio di Vǫluspá [31] e l'imponente albero Læraðr. Tale ipotesi, per quanto fragile, potrebbe però spiegare la possibile interpretazione del dendronimo Læraðr come «progetto di tradimento».

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
   
Eikþyrnir ed Heiðrún
Edda Oblongata
(1680)
[MUSEO]
Heiðrún
Ólafur Brynjúlfsson
(1760)
[MUSEO]
Heiðrún
Lorenz Frølich
(1906)
   
PAGINE
I nove mondi - E l'albero che li sostiene
L'Ásgarðr - E le dimore del cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 16.05.2012

 
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