ETIMOLOGIA Gimlé, toponimo.
Etimologia incerta. Il monumentale
dizionario antico-islandese di Cleasby e Vigfússon lo riconduceva a un
ipotetico *gimill,
correlandolo al sostantivo himill/himinn «cielo»
(Cleasby ~ Vigfússon 1874). L'interpretazione che
riscuote oggi la maggior parte dei consensi interpreta il termine come un composto, da scindere in
gim-lé:
- gim- | Il sostantivo neutro gim ha, come significato
principale, «gemma, gioiello». Derivato dal latino gemma, attraverso
la mediazione dell'anglosassone gim, è utilizzato unicamente in
poesia (ad es. in talune kenningar, come fagr-gim «bella
gemma», cioè il sole; o gimsgerðr «Gerðr dei gioielli», a indicare una signora). Tuttavia, il lessico scaldico attesta anche «fuoco» quale significato
secondario del termine.
- -lé | Probabilmente dal sostantivo neutro hlé «tetto,
riparo, protezione». Da un protogermanico *hlew- (cfr. tedesco Lee;
olandese lij; antico sassone hlea; anglosassone hlēo >
inglese lee «riparo dal vento» (marinaresco); norreno hlé >
danese læ «riparo». Ulfila rende con il gotico hlija il greco
skēnḗ «tenda»).
Esclusa l'interpretazione dei primi esegeti quale «tetto di gemme» (anche
perché le dimore divine hanno piuttosto il tetto d'oro o d'argento), il termine
Gimlé verrebbe a significare qualcosa come «tetto di fuoco» o, con
maggiore verosimiglianza, «riparo dal fuoco». Quest'ultima interpretazione è
giustificata dal fatto che la dimora di Gimlé è destinata a resistere alle fiamme di Surtr,
allorché il giorno di
Ragnarǫk arderanno il cielo e la
terra.
(Meli 2008) |
LETTURA Il salone di Gimlé compare in
letteratura in una delle strofe finali della
Voluspá, dove si descrive il mondo futuro
che sorgerà dopo il
Ragnarǫk. Qui è detta essere la
dimora escatologica destinata alle schiere dei valorosi:
Sal sér hon standa
sólu fegra,
golli þakðan,
á Gimléi;
þar skulu dyggvar
dróttir byggva
ok of aldrdaga
ynðis njóta. |
Vede lei una corte levarsi
del sole più bella,
d'oro ricoperta,
in
Gimlé.
Schiere di giusti
là dimoreranno
ed eternamente
gioiranno felici. |
Ljóða Edda
>
Voluspá [64] |
Il testo non dice chi siano questi «giusti» [dyggvar],
e perché siano organizzati in «schiere» [dróttir]. Sono forse tutti gli
uomini probi e onesti del precedente ciclo cosmico, qui accolti in una sorta di
paradiso ricompensatorio? Nulla di più facile, e si può anche ipotizzare
un'influenza cristiana. Alternativamente, Gimlé potrebbe essere la
residenza degli Einherjar
vittoriosi che sono sopravvissuti al
Ragnarǫk. I guerrieri prescelti da Óðinn,
avendo combattuto per una giusta causa, vengono qui assegnati a una dimora
meravigliosa, destinata a sostituire il
Valhǫll.
Nella sua
Edda, Snorri cita a più riprese Gimlé,
fornendone per lo più un'immagine coerente con quanto detto dalla
Voluspá e aggiungendo anche alcuni dettagli
interessanti. Nel capitolo diciassettesimo, quando
Gangleri chiede notizie dei luoghi che si
trovano in cielo,
Hár gli elenca molte delle dimore celesti che compongono il mondo degli
Æsir e, tra queste, cita anche
Gimlé, ora collocata nella «parte meridionale del cielo» [á sunnanverðum
himins] e definita la dimora destinata
agli «uomini buoni e giusti» [góðir
menn ok réttlátir] dopo la fine del mondo:
Á sunnanverðum
himins enda er sá salr er allra er
fegrstr ok bjartari en sólin, er
Gimli heitir. Hann skal standa þá
er bæði himinn ok jǫrð hefir
farisk, ok byggja þann stað góðir
menn ok réttlátir of allar aldir. |
Nella parte meridionale del cielo c'è
quella sala, più bella e più splendente del sole, che si chiama
Gimlé. Essa resisterà quando cielo e terra
saranno entrambi caduti e ivi abiteranno gli uomini buoni e giusti di tutte le
epoche. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [17] |
E, a riprova di questa affermazione,
Hár cita i versi summenzionati della
Voluspá.
Giustamente,
Gangleri si chiede come mai Gimlé
non verrà distrutta, quando la fiamma di Surtr
brucerà il cielo e la terra. Il suo interlocutore non risponde direttamente, ma
sembra spiegare che sia la lontananza di questa sala, posta in un terzo cielo al
di sopra del nostro, a tenerlo lontana dalle fiamme dell'incendio universale.
Svá er sagt at annarr
himinn sé suðr ok upp frá þessum
himni, ok heitir sá himinn
Andlangr, en hinn þriði himinn sé
enn upp frá þeim, ok heitir sá
Víðbláinn, ok á þeim himni hyggjum
vér þenna stað vera. En Ljósálfar
einir hyggjum vér at nú byggvi þá
staði. |
Così è detto, che un altro cielo si trovi
a sud, al di sopra di questo, chiamato
Andlangr; ma ancora sopra a questo c'è il terzo cielo, che si chiama
Víðbláinn. In questo cielo noi
crediamo che si trovi quella dimora, ma solo i
Ljósálfar, noi pensiamo,
fino a ora vi abitano. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [17] |
Dunque, Gimlé apparterebbe a una sfera metafisica ancora più elevata
di quella che concerne il mondo celeste degli
Æsir. Dettaglio interessante, il
salone sarebbe attualmente vuoto, in attesa di accogliere gli «uomini buoni e
giusti» dopo la fine del mondo. L'uso di incisi come «noi crediamo» e «noi
pensiamo», visto che a parlare è lo stesso
Hár, proietta l'intera scena in uno spazio e in un tempo che trascende lo
stesso mondo divino.
Un'analoga serie di domande e risposte torna in seguito, con aggiunta di
altri dettagli interessanti.
Þá mælti Gangleri: «Hvat verðr þá eptir er brendr er himinn ok
jǫrð ok heimr allr ok dauð goðin ǫll ok allir einherjar ok allt mannfólk? Ok
hafit þér áðr sagt at hverr maðr skal lifa í nǫkkvorum heimi um allar aldir?» |
Disse quindi Gangleri:
«Cosa succederà in seguito, quando
tutto il mondo sarà bruciato e morti saranno tutti gli dèi, gli
Einherjar e l'umanità intera? Non
avete detto prima che vi sarà un qualche mondo in cui ogni uomo vivrà per
sempre?» |
Þá svarar Þriði: «Margar eru þá vistir góðar ok margar illar.
Bazt er þá at vera á Gimlé á himni, ok allgott er til góðs drykkjar þeim er þat
þykkir gaman í þeim sal er Brimir heitir, hann stendr ok á himni». |
Rispose allora Þríði:
«Molte saranno allora le dimore buone
e molte quelle cattive. La cosa migliore sarà trovarsi a
Gimlé, nel cielo; là ci
sarà abbondanza di buone bevande per coloro che ne vorranno, nella sala chiamata
Brimir, anch'essa nel cielo». |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [52] |
Riguardo alla sala che Snorri chiama
Brimir, non è chiaro nel testo se
sia un locale compreso in
Gimlé o se sia una dimora alternativa. Il
passo sembra però essere un fraintendimento di
Voluspá [37], dove
Brimir è piuttosto il nome del
gigante che presiede a una delle varie dimore escatologiche.
Se fin qui le delucidazioni snorriane confermano quanto già affermato in
Voluspá [64], dove Gimlé è la dimora dei giusti dopo
la fine del mondo, in un altro passo della sua opera, Snorri si contraddice.
Hitt er mest, er
hann gerði manninn ok gaf honum ǫnd þá er lifa skal ok aldri týnask,
þótt líkaminn fúni at moldu eða
brenni at ǫsku. Ok skulu allir
menn lifa þeir er rétt eru siðaðir
ok vera með honum sjálfum þar sem
heitir Gimlé eða Vingólf, en
vándir menn fara til Heljar ok þaðan
í Niflhel, þat er niðr í inn
níunda heim. |
Ma quel che di più grande [Allfǫðr]
ha compiuto è stata la creazione dell'uomo a cui ha donato l'anima affinché viva
e mai muoia, benché il corpo si dissolva in polvere o bruci fino a diventare
cenere. Tutti gli uomini giusti vivranno e abiteranno insieme a lui in quel
luogo che è chiamato
Gimlé o
Vingólf. Gli uomini malvagi andranno invece da
Hel e da lì nel
Niflhel, che si trova laggiù nel nono mondo. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [3] |
Qui egli afferma che Gimlé sia, sì, la dimora dei giusti, ma che
questi siano destinati ad abitarvi non già dopo la fine del mondo, ma nel
presente ciclo cosmico, insieme allo stesso
Allfǫðr. Qui
Gimlé, quale dimora escatologica dei giusti presieduta da Óðinn,
sembra assumere un carattere affine a quello della
Valhǫll, che però è destinata
ai guerrieri. Curiosamente Gimlé viene qui identificata con
Vingólf, la quale è un'altra
dimora degli
Einherjar in
Gylfaginning [20].
C'è in ogni caso da dire che l'interpretazione di questo passo è piuttosto
delicata, in quanto molti commentatori arguiscono che non si riferisca ad
Allfǫðr [Óðinn], ma piuttosto al Dio
cristiano, creatore delle anime e signore del paradiso. |