FILOLOGIA |
ORTOGRAFIA
|
ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA |
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI |
FONTI |
Norreno |
Heiþrún → Heiðrún |
Heıþrvn
Heıðrvn
Heıdrvn |
[R]
[Rs | W]
[T | U] |
|
ETIMOLOGIA Heiðrún, terionimo. Seppure con qualche dubbio, il nome
della capra Heiðrún potrebbe essere scisso in questo modo:
- Heið- | Il primo elemento del nome può essere interpretato in
vari modi. (α) Il sostantivo
maschile heiðr vuol dire «onore». Cfr. danese hæder, svedese
häder. (β) Il sostantivo
neutro heið significa «bagliore, nitore», riferito soprattutto al
chiarore del cielo; da qui, l'aggettivo heiðr «brillante». Cfr.
l'epiteto Heiðr attribuito a Gullveig. (γ)
Sempre al neutro, il sostantivo heið significa anche «pagamento,
renumerazione»; in questa accezione, il termine è utilizzato in poesia e
soprattutto in composti e kenningar. (δ)
Il sostantivo femminile heiðr vuol dire «brughiera». Da un
protogermanico *haiþī. Cfr. Antico alto tedesco haida >
tedesco Heide; medio olandese hede > olandese hei;
anglosassone hǽð > inglese
heath; norreno heiðr > danese hede, svedese hed;
Ulfila rende con il gotico haiþi il greco agrós «campo».
- -rún | Il sostantivo femminile rún ha, come significato
originario, «bisbiglio, sussurro» e dunque, «segreto, mistero» (cfr. norreno
rýna «fare discorsi segreti», tedesco raunen «sussurrare»). In
seguito, dal mondo dell'oralità, il termine passò a indicare i simboli della
scrittura fuþark, le rune.
Difficile tuttavia tentare un'interpretazione. «Sussurro splendente» o «runa
d'onore» non hanno un senso comprensibile. |
LETTERATURA La capra Heiðrún fa la sua
comparsa nel
Grímnismál, nella piccola sezione
[21-26] in cui si tratta delle cose e degli animali
che si trovano nel salone di
Valhǫll. Il poema le dedica una
strofa:
Heiðrún heitir geit,
er stendr hǫllo á [Herjafǫðrs]
ok bítr af læraðs limom;
skapker fylla
hón skal ins skíra
mjaðar,
knáat sú veig vanaz. |
Heiðrún
si chiama la capra
che si erge sulla sala [di
Herjafǫðr]
e bruca le fronde del
Læraðr.
Il calderone riempirà
lei di quel chiaro idromele,
un liquore che non può mancare. |
Ljóða Edda
>
Grímnismál
[25] |
Nel trattare della capra, Snorri la prende da
lontano. Non cita espressamente la strofa del
Grímnismál,
ma è evidente che la usa come fonte, in quanto non aggiunge nulla che non sia
già compreso nel poema:
Þá mælti Gangleri: «Hvat hafa
einherjar at drykk þat er þeim
endisk jafngnógliga sem vistin,
eða er þar vatn drukkit?» |
Quindi chiese
Gangleri: «Per gli
Einherjar
c'è
qualcosa da bere che possa bastare per accompagnare il loro cibo, oppure là si
beve acqua?» |
Þá segir Hár: «Undarliga spyrðu nú,
at Allfǫðr mun bjóða til sín
konungum eða jǫrlum eða ǫðrum
ríkismǫnnum ok muni gefa þeim vatn
at drekka, ok þat veit trúa mín at
margr kemr sá til Valhallar er dýrt
mundi þykkjask kaupa vatnsdrykkinn
ef eigi væri betra fagnaðar þangat
at vitja, sá er áðr þolir sár ok
sviða til banans. |
Disse quindi Hár:
«È strano che tu
adesso chieda se
Allfǫðr possa chiamare a sé
regnanti, nobili e altri uomini di rango e dar loro da bere acqua. E in fede
mia, tanti giungerebbero a
Valhǫll pensando di aver pagato a caro
prezzo quell'acqua da bere, se non vi fosse un miglior desco a cui sfamarsi per
chi in precedenza ha sofferto atroci dolori nel momento della morte. |
Annat kann ek þér þaðan segja.
Geit sú er Heiðrún heitir stendr
uppi á Valhǫll ok bítr barr af
limum trés þess er mjǫk er
nafnfrægt, er Léraðr heitir, en ór
spenum hennar rennr mjǫðr sá er
hon fyllir skapker hvern dag. Þat
er svá mikit at allir einherjar
verða fulldruknir af». |
Posso raccontarti ancora una cosa. Quella capra che si chiama
Heiðrún sta nella parte alta della
Valhǫll e mangia le bacche dai rami di quel famosissimo albero chiamato
Léraðr. Dalle sue mammelle l'idromele scorre copioso, tanto che ogni giorno
ne riempie un calderone. Questo è così grande da ubriacare tutti gli
Einherjar». |
HÞá mælti Gangleri: «Þat er þeim
geysihaglig geit. Forkunnar góðr
viðr mun þat vera er hon bítr af!» |
Quindi parlò
Gangleri: «È proprio una capra utile per
loro. Dev'essere poi prodigioso l'albero da cui bruca». |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [39] |
Si noti che il nome della mitica capra ricompare nell'Hyndluljóð,
dove la gigantessa Hyndla rinfaccia a
Freyja la sua disinvolta vita sentimentale,
utilizzando per ben due volte una pittoresca espressione:
Snúðu braut heðan,
sofa lystir mik,
fær þú fátt af mér
fríðra kosta.
hleypr þú, Óðs vina,
úti á náttum,
sem með hǫfrum
Heiðrún fari. |
Va' via da qui,
voglio dormire.
Poco di buono da me
apprendere puoi.
Tu ruzzi, amica di Óðr,
fuori nella notte,
come Heiðrún
tra i capri vagabondi. |
Rannt at Óði
ey þreyjandi,
skutusk þér fleiri
und fyrirskyrtu.
Hleypr þú, Óðs vina
úti á náttum,
sem með hǫfrum
Heiðrún fari. |
Correvi da Óðr
sempre bramosa,
e molti vissero con te
storie d'amore.
Tu ruzzi, amica di Óðr,
fuori nella notte,
come Heiðrún
tra i capri vagabondi. |
Ljóða Edda
>
Hyndluljóð [46-47] |
Nulla sappiamo riguardo le abitudini sessuali di Heiðrún, ma è probabile che qui
il nome venga utilizzato come antonomasia di «capra». Il nome di Heiðrún
compare infine nell'elenco dei «nomi di capre» [hafrs heiti] delle
þulur. |
FONTI
|
BIBLIOGRAFIA
► |
|