Nel caso l'indicativo passato segua la declinazione forte, allora ha il valore di perfetto logico (e in tal caso lo chiamiamo Ind.PL), cioè indica un'azione avvenuta nel passato ma con effetti ancora validi per il presente.

Nel caso l'indicativo passato segua la declinazione debole, allora ha valore normale. Questo tempo si coniuga come un normale indicativo passato debole di classe 3d. Di qui, per analogia, si è formato anche un participio passato debole.

Il paradigma di questi verbi comprende cinque forme: infinito (Inf.), indicativo presente (Ind.Pr.) 1S,  indicativo presente (Ind.Pr.) 1P, indicativo passato (Ind.Ps.) 1S e participio passato (Pp.Ps.).

I dieci verbi vengono distinti in quattro modelli:

•  ppA vita «sapere» ed eiga «possedere»; ppB þurfa «abbisognare», kunna «sapere» e unna «amare»; ppC muna «pensare», muno «divenire», skolo «dovere»; ppD mega «potere» e kntto «potere». Questo il loro paradigma:

• Gli indicativi passati mynda e skylda altro non sono che degli antichi ottativi, come si nota dall'-y- sorto per metafonia palatale. Nel plurale si coniugano come fossero dei normali indicativi: myndom, skyldom, etc.
• Nelle seconde persone singolari, la desinenza è -t: veizt «sai». Ma accanto alle forme munt «divieni» o skalt «devi» si usano anche le forme alternative munn e skall.

Alcuni verbi passato-presenti constano, oltre che del normale infinito presente, anche di un infinito passato.

Essi sono:

•  ppB kunna «sapere»; ppC muno «divenire», skolo «dovere»; ppD mega «potere» e kntto «potere».

• L'infinito presente kntto è propriamente un infinito passato che è passato che è passato a designare anche l'infinito presente.
• Nella lingua poetica tuttavia si trovano molti altri esempi di infiniti passati tratti da altri verbi. Si veda il dizionarietto.