ETIMOLOGIA Ginnungagap, cosmonimo.
Termine dal significato quasi ossimorico:
«apertura spalancata», «abisso aperto», e simili.
- Ginnunga- | La prima parte
della parola, ginnunga-, è termine piuttosto discusso. Si trova in antico
alto tedesco un ginunga che glossa il latino hiatus e rictus,
indicando fra l'altro un'apertura carsica del suolo; vi è anche l'anglosassone
ginung che glossa il latino barritus, garrulitas, morsus
(Grimm 1835 | Meli 2008). Il termine potrebbe
derivare da un verbo *beginnan
(inglese to begin «iniziare»), radice attestata in
tutte le lingue teutoniche ma scomparsa in germanico
settentrionale, dove sarebbe sopravvissuto solo come
prefisso. In anglosassone sono attestati l'aggettivo gin(n)e «vasto, aperto»
e il sostantivo gin «fauci» (cfr. garsecges gin «fauci
dell'oceano»), formalmente e semanticamente simili al norreno gin,
anch'esso indicante le «fauci» degli animali, da cui il
verbo gína «aprire la bocca, sbadigliare»
(cfr. antico alto tedesco ginen, anglosassone ginan, inglese to
yawn, tedesco gähnen, col medesimo significato)
(Isnardi 1975 | Meli 2008). Questa parola sarebbe
corradicale col greco
cháinen «stare aperto», da cui il termine
Cháos (Cleasby
~ Vigfússon 1874 | Polia 1983), creando un legame
ideale tra le due concezioni di uno stato primordiale
precedente la creazione.
In norreno, tuttavia, il suffisso ginn- viene utilizzato davanti a
sostantivi e aggettivi per rimarcarne l'intensità. Lo ritroviamo in parole come ginnregin o
ginnheilǫg «dèi supremi» e, appunto, in un termine come
ginnungar, che sembra indicare l'universo o il
complesso delle divinità (Cleasby
~ Vigfússon 1874).
Si vedano al riguardo composti come
ginnungahiminn, il «cielo degli abissi» che
si stendeva al di sopra del Ginnungagap, o ginnungavé, i luoghi sacri
dell'universo. L'anglosassone presenta un simile uso, come testimoniano
ginfæst «assai dotato» e ginnwised «assai sapiente».
Tra l'altro in
norreno il verbo ginna «ingannare, ubriacare», da cui ginning
«inganno» (la prima parte della
Prose Edda
è appunto intitolata Gilfaginning «inganno di Gylfi»). D'uso poetico,
ginnungr significa «folle» (ma anche «sparviero», animale che si riteneva
ammaliasse le prede col proprio sguardo). È però più probabile che il
significato da noi cercato sia il precedente (nonostante Marcello Meli traduca
Ginnungagap con un sorprendente «spazio per falconi», intendendolo come
una kenning per «vuoto, aria» (Meli 2008)).
- -gap | Il sostantivo gap,
scarsamente usato in letteratura, vuol dire semplicemente
«spazio vuoto, interruzione» (cfr. anglosassone geap,
inglese gap, danese gab). Lo ritroviamo presente in toponimi
norvegesi, ma non islandesi (Meli 2008). Il termine è a
legato al norreno gapa «sbadigliare, spalancare la bocca», che indica in
letteratura lo spalancarsi di una mascella.
Parlando del lupo Fenrir, Snorri
dice che avanzasse gapanda munn «con le mascelle
spalancate» (Gylfaginning
[51]).
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