ETIMOLOGIA Hliðskjálf è il «seggio
degli spazi». Altri interpretano, il «seggio [aperto] da un lato».
- hlið- | Il
sostantivo hlið può avere due significati, a seconda se femminile o
neutro. (α) Femminile, vuol dire «lato, fianco» (es.
standa á hlið «stare a fianco»; á hlið hvára «a ogni lato»). (β) Neutro, vuol
dire invece «porta, passaggio», ma anche, per estensione, «spazio aperto». Cfr.
anglosassone hlið; antico alto tedesco hlit.
- -skjálf | Il sostantivo femminile skjálf indica un ripiano o una piattaforma. Scomparso in quasi tutte le lingue
germaniche, il termine rimane nell'inglese shelf «scaffale, mensola, sporgenza».
In norreno è rimasto quasi unicamente nei nomi di
Valaskjálf e
Hliðskjálf, che sono rispettivamente un
palazzo e un trono. L'idea sembra essere quella di un luogo sopraelevato dal
quale sia possibile dominare un vasto spazio. Da qui le varie traduzioni con il
quale si è voluto rendere skjálf nei due toponimi: «rocca, seggio, nido,
vetta».
Dunque, Hliðskjálf è anche interpretabile come una rocca, o una vetta, dalla
quale sia possibile guardarsi intorno. Qualcosa come «vetta degli spazi»,
o «rocca [aperto da] un lato».
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LETTERATURA Paulus Diaconus, nell'ottavo capitolo
della Historia Langobardorum, riferisce una
«ridicola favola» [ridiculam fabulam] sull'origine del nome dei
Longobardi, che gli studiosi sospettano essere la versione prosastica di un
perduto canto in lingua longobarda...
Refert hoc loco
antiquitas ridiculam fabulam: quod accedentes Wandali ad Godan victoriam de
Winilis postulaverint, illeque responderit, se illis victoriam daturum quos
primum oriente sole conspexisset. |
Gli antichi riferiscono a
questo punto una ridicola favola secondo cui i Vandali si sarebbero rivolti a
Godan [Óðinn] per chiedergli la vittoria sui
Winnili, e il dio avrebbe risposto promettendola a coloro che avesse scorto per
primi al sorgere del sole. |
Tunc accessisse Gambaram ad Fream, uxorem
Godan, et Winilis victoriam postulasse, Freamque consilium dedisse, ut Winilorum
mulieres solutos crines erga faciem ad barbæ similitudinem componerent maneque
primo cum viris adessent seseque a Godan videndas pariter e regione, qua ille
per fenestram orientem versus erat solitus aspicere, collocarent. Atque ita
factum fuisse. Quas cum Godan oriente sole conspiceret, dixisse: «Qui sunt isti
longibarbi?». Tunc Fream subiunxisse, ut quibus nomen tribuerat victoriam
condonaret. Sicque Winilis Godan victoriam concessisse. |
Fu quindi il turno di
Gambara [madre di Ibor e
Aion,
i due condottieri dei Winnili] che, supplicando la vittoria, si rivolse a
Frea [Frigg], moglie di
Godan, ottenendone questo consiglio: le
mogli dei Winnili, scioltesi i capelli, se li lasciassero scendere lungo il viso
come barbe e di primo mattino, avvicinatesi alle schiere degli uomini, vi si
disponessero in modo da esser viste da Godan
nel luogo da cui era solito, da una finestra, guardare verso oriente. Così fu
fatto, e Godan, scorgendole al sorger del
sole, osservò: «Chi sono quelli con la barba lunga?».
Frea ne approfittò per chiedergli di
concedere la vittoria a coloro che aveva nominato. E
Godan concesse la vittoria ai Winnili. |
Paulus Diaconus: Historia Langobardorum [I: 8] |
E fu così che i Winnili non solo ottennero la vittoria, ma anche il nome con
il quale furono conosciuti: Longobardi, quelli con la «barba
lunga».
Il dettaglio che qui ci interessa è la «finestra» rivolta a oriente [fenestram orientem versus]
da cui Godan è detto essere solito affacciarsi. Si
tratta, con ogni probabilità, della prima testimonianza letteraria di quello
che, nella letteratura norrena, diventerà il seggio di Hliðskjálf, il
luogo dal quale Óðinn può scorgere il
mondo intero. Snorri lo descrive a più riprese, nella sua
Prose Edda.
Þar er einn
staðr er Hliðskjálf heitir, ok þá
er Óðinn settisk þar í hásæti, þá
sá hann of alla heima ok hvers
manns athǿfi ok vissi alla hluti
þá er hann sá. |
Là [in cielo]
c'è un posto chiamato Hliðskjálf e, quando
Óðinn sedeva là nell'alto seggio, vedeva
tutto il mondo e gli atti di ogni uomo, e comprendeva tutto quel che vedeva. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [9] |
In seguito Snorri ripete l'informazione, aggiungendo qualche dettaglio.
Þar er enn mikill
staðr er Valaskjálf heitir. Þann
stað á Óðinn, þann gǫrðu guðin ok
þǫkðu skíru silfri, ok þar er
Hliðskjálfin í þessum sal, þat
hásæti er svá heitir. Ok þá
Allfǫðr sitr í því sæti, þá sér
hann um alla heima. |
C'è poi
[in cielo] un grande posto che si chiama Valaskjálf, che appartiene a
Óðinn. Lo fecero gli dèi e lo ricoprirono di argento puro; in quella sala si
trova Hliðskjálf, l'alto seggio, così come è chiamato, e quando
Allfǫðr siede su quel trono, vede tutto il mondo. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [17] |
Due poemi della
Ljóða Edda sono preceduti, nel manoscritto nel
Codex Regius [R], da un'introduzione prosastica in cui si descrive
il seggio Hliðskjálf. Nell'introduzione al
Grímnismál, ad esempio, assistiamo a
una scena in cui
Óðinn e Frigg, seduti su Hliðskjálf,
assistono alle malefatte dei loro protetti:
Óðinn ok Frigg sáto í Hliðskjálfo
ok sá um heim alla. Óðinn mælti: «Sér
þu Agnar fóstra þinn, hvar hann elr
bǫrn við gýgi í hellinom? En
Geirrøðr fóstri minn er konungr ok
sitr nú at landi». |
Óðinn e
Frigg sedevano in
Hliðskjálfr e da là scrutavano
tutto il mondo.
Óðinn disse: «Guarda Agnarr,
il tuo figliastro, che genera
mostri con una gigantessa in
quella caverna. Invece il mio
figliastro Geirrøðr è ora un sovrano
e regna sulla terra». |
Frigg segir: «Hann er matníðingr sá,
at hann kvelr gesti sína ef hánom þikkja
of margir koma». Óðinn segir at þat
er in mesta lygi. Þau veðja um þetta
mál. |
Frigg disse: «[Geirrøðr]
è così avaro che al banchetto
maltratta gli ospiti, se gli sembra
che vengano in troppi».
Óðinn disse che questa era una
menzogna e i due dèi fecero una
scommessa. |
Snorri
Sturluson:
Ljóða Edda >
Grímnismál [formáli] |
L'introduzione allo
Skírnismál è assai più interessante perché,
per una volta, non è
Óðinn a sedersi su Hliðskjálf, ma Freyr.
Freyr,
sonr Njarðar, hafði setzk í
Hliðskjálf ok sá um heima alla.
Hann sá í Jǫtunheima, ok sá þar mey
fagra, þá er hón gekk frá skála
fǫður síns til skemmo. Þar af fekk
hann hugsóttir miklar. |
Freyr, figlio di
Njǫrðr,
sedeva in
Hliðskjálf e guardava in
tutti i mondi. Lanciò uno sguardo
in
Jǫtunheimr e vide là una
meravigliosa fanciulla: ella usciva
dalle stanze del padre suo per
andare alla dispensa. Subito egli
fu preso da pena d'amore. |
Snorri
Sturluson:
Ljóða Edda >
Skírnismál [formáli] |
Snorri moralizza questa scena. La passione d'amore suscitata in
Freyr dalla vista della fanciulla (Gerðr)
altro non fu che la punizione per aver violato il «sacro seggio» [helga sæti]
riservato a
Óðinn.
Þat var einn dag er Freyr hafði
gengit í Hliðskjálf ok sá of heima alla. [...]. Ok
svá hefndi honum þat mikla
mikillæti er hann hafði sezk í þat
helga sæti at hann gekk í braut
fullr af harmi. |
Capitò un giorno che
Freyr
si sedette su Hliðskjálf e vide tutto il mondo. [...]. La grande superbia di
Freyr
si rivoltò quindi contro di lui per essersi seduto in quel sacro seggio ed egli
se ne andò via pieno di dolore. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [37] |
Il seggio di Hliðskjálf
può essere
a volte immensamente utile, come quando permise agli dèi di catturare
Loki:
Þá sá
hann at æsir áttu skamt til hans, ok hafði Óðinn sét ór Hliðskjálfinni hvar hann
var. |
[Loki]
si accorse a un tratto che gli
Æsir gli erano vicini e che
Óðinn aveva visto dal
Hliðskjálf ove egli si trovasse. |
Snorri
Sturluson: Prose Edda >
Gylfaginning [50] |
In una strofa attribuita a uno scaldo di nome Þórόlfr
(XI sec.?), citata da Snorri nello
Skáldskaparmál, «reggente di Hliðskjálf»
[Hliðskjalfar gramr] è kenning per
Óðinn:
Sagði hitt er hugði
Hliðskjalfar gramr sjalfum
hlífar styggs þar er hǫgnir
Háreks liðar váru. |
Disse fra sé quel che pensava
a Hliðskjálf il reggente
quando abbattute fûr di Hárekr,
sdegnoso di scudo, le schiere. |
Þórόlfr: «Sagði hitt er hugði»
= Skáldskaparmál {22} |
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