ETIMOLOGIA Glaðsheimr. Toponimo.
«Casa
della gioia». Alternativamente, «casa del chiarore celeste».
- glaðs- | Genitivo maschile dell'aggettivo glaðr
~ glǫð ~ glatt «felice,
gioioso». Alternativamente,
significa anche «terso, brillante», riferito al cielo. Da un protogermanico *glađaz.
Cfr. antico alto tedesco glat «brillante» > tedesco glatt
«liscio» e glänzend «brillante»: antico sassone glad
«felice» > anglosassone glæd > inglese glad «felice»; norreno
glaðr > islandese e feringio glaður «felice», norvegese, danese
e svedese glad «felice».
- -heimr | Il sostantivo maschile heimr è «casa, patria, mondo».
Il termine deriva da un protogermanico *haimaz. Cfr. antico alto tedesco
haim > tedesco Heim «casa» ed Heimat «patria»; olandese
heem «casa»; anglosassone hām >
inglese home «casa»; norreno heimr > danese e norvegese hjem
«casa», svedese hem
«casa». È lo stesso elemento che caratterizza i nomi di alcuni dei nove mondi
della cosmologia norrena: Ásaheimr,
Álfheimr. Niflheimr,
Jǫtunheimr, Múspellsheimr,
etc. In questo caso, nell'ipotesi che Glaðsheimr si riferisca a un
edificio (Gylfaginning
[14]) e non a un territorio (Grímnismál
[8]), il significato da prediligere è certamente «casa».
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LETTERATURA Di un toponimo chiamato Glaðsheimr
tratta innanzitutto nel
Grímnismál, dov'è detto essere la quinta
delle dodici – in realtà tredici – dimore celesti che compongono il mondo degli
Æsir:
Glaðsheimr heitir enn
fimti,
þars en gullbjarta
Valhǫll við of þrumir;
en þar Hroptr
kýss hverjan dag
vápndauða vera. |
Glaðsheimr si chiama la quinta
in cui splendente d'oro
la vasta
Valhǫll
si trova;
e là
Hroptr
sceglie ogni giorno
gli uomini caduti nella mischia. |
Ljóða Edda
>
Grímnismál [8] |
Il testo si limita a definire Glaðsheimr
come il luogo in cui si trova la sala di
Valhǫll (a cui sono dedicate le
strofe
Grímnismál [9-10]). È difficile,
se ci limitiamo all'ermeneutica di quest'unica strofa, capire cosa sia esattamente Glaðsheimr Il
secondo termine del composto, -heimr «mondo, patria, casa» sembra
definirlo come un territorio cosmologico, un mondo, forse una sorta di paradiso
celeste; in tal caso,
Valhǫll avrebbe potuto essere
un intero edificio, più che una sala interna. E non è detto che in origine le
cose non stessero proprio in questo modo.
È Snorri ad affermare che Glaðsheimr sia un
edificio, di fatto il primo costruito dagli dèi nella rocca [borg] di Ásgarðr, affinché servisse da
loro santuario e tempio.
Í upphafi setti hann
stjórnarmenn í sæti ok beiddi þá
at dǿma með sér ørlǫg manna ok
ráða um skipun borgarinnar. Þat
var þar sem heitir Iðavǫllr í
miðri borginni. Var þat hit fyrsta
þeira verk at gǫra hof þat er sæti
þeira standa í, tólf ǫnnur en
hásætit þat Allfǫðr á. Þat hús er
bezt gǫrt á jǫrðu ok mest, allt er
þat innan ok útan svá sem gull
eitt. Í þeim stað kalla menn
Glaðsheim. |
All'inizio [Óðinn]
stabilì i seggi dei governatori e ordinò loro di decretare il destino degli
uomini e di deliberare sulle disposizioni della rocca. Questo accadde nel campo
chiamato
Iðavǫllr, nel mezzo della città [Ásgarðr]. La loro prima opera fu la costruzione di
quella corte ove stanno i loro dodici seggi insieme all'altro, l'alto seggio
che appartiene ad Allfǫðr.
Questo edificio è il migliore costruito sulla terra e il più grande. Qui tutto, dentro e fuori, appare come oro puro. Questo posto gli
uomini lo chiamano Glaðsheimr. |
Snorri
Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [14] |
Curiosamente, Snorri afferma inizialmente che i seggi degli dèi siano stati
innalzati nel campo di
Iðavǫllr, nel bel mezzo della rocca di Ásgarðr,
per poi affermare che si trovavano in realtà in Glaðsheimr. La seconda
affermazione potrebbe in realtà essere una spiegazione dettagliata della prima:
Snorri afferma subito che gli dèi innalzarono i loro seggi, per poi raccontare
la costruzione dell'edificio in cui questo era avvenuto. La
Vǫluspá – che qui sembra essere la fonte
principale di Snorri – afferma infatti che la pianura di
Iðavǫllr fosse stata il luogo del primo raduno degli
Æsir, ma non che essi vi abbiano posto i loro troni:
Hittusk æsir
á Iðavelli,
þeirs hǫrg ok hof
há timbruðu... |
Convennero gli
Æsir
in
Iðavǫllr,
loro che altari e templi
alti innalzarono... |
Ljóða Edda
>
Vǫluspá [7] |
In verità, di un edificio dedicato a tutti gli dèi,
Snorri tratta, anche se in chiave evemeristica, nella Ynglinga saga.
Qui non viene fatto il nome dell'edificio, che si identifica tuttavia con l'Ásgarðr
tout-court:
Fyrir austan Tanakvísl í Asía var kallat
Ásaland eða Ásaheimr, en hǫfuðborgin, er var í landinu, kǫlluðu þeir Ásgarð. En
í borginni var hǫfðingi sá, er Óðinn var kallaðr; þar var blótstaðr mikill. Þat
var þar siðr, at tólf hofgoðar váru œztir; skyldu þeir ráða fyrir blótum ok
dómum manna í milli. Þat eru díar kallaðir eða dróttnar; þeim skyldi þjónostu
veita ok lotning alt fólk. |
La terra ad oriente del fiume Don, in Asia,
era detta Ásaland o Ásaheimr,
e la capitale del paese fu detta Ásgarðr. Nella fortezza c'era
un capo che si chiamava
Óðinn. Era quello luogo di solenni
sacrifici. Era la regola che dodici sacerdoti del tempio fossero i capi
preminenti che prendevano le decisioni circa i sacrifici e i giudizi fra gli
uomini; essi erano detti díar o drótnar. A loro tutto il popolo
doveva tributare servizio e venerazione. |
Snorri
Sturluson: Ynglinga saga [2] |
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