ETIMOLOGIA Vili | Vé, teonimi.
Forse «volontà» e «santità». In norreno, i
nomi di Vili e Vé sono evidenti
personificazioni di concetti astratti.
- Vili | Sostantivo norreno vili,
«volontà, voglia, desiderio» (cfr. danese villje,
inglese will; Ulfila rende col gotico wilja il
greco thélēma «volontà, desiderio»).
- Vé | Sostantivo norreno vé, il cui significato
originale è «casa, dimora»
(la parola è corradicale col greco oîkos e col latino
vicus); il termine è utilizzato perlopiù in poesia, com'è
evidente in espressioni quali alda vé «casa
dell'uomo» (kenning per indicare la terra) o vé
mana «dimora della luna» (per indicare il cielo). La
parola è però usata nell'accezione di «luogo sacro» (cfr.
sassone wih «tempio»); si veda l'espressione
giuridica vega víg í véum «uccidere un uomo in un
luogo sacro» (tempio, santuario, assemblea, etc.). Il
derivato véi significa invece «consacrato, sacerdote»
e si noti che Véi è il nome che il personaggio assume
nella Ynglingasaga.
(Ulfila rende col gotico weiha il greco hiereús
«sacerdote»; egli utilizza anche diverse parole derivate,
tra cui weis «santo» e weihiþa
«santità») Affine è il verbo vígja «consacrare» (cfr.
tedesco weihen «consacrare», danese vie e
svedese viga «sposare»). Un plurale véar è attestato in
Hymiskviða [39] nel significato di «santi»,
cioè «dèi».
Si noti che, in una fase prescritturale dell'antico
nordico, i nomi dei tre fratelli allitteravano tra loro:
*Vóðinn ~ Vili ~ Vé. |