ETIMOLOGIA
La parola germanica per «sole»,
tipicamente femminile, presenta un'alternanza tra -n e -l
radicale. Nel primo caso si può ipotizzare un protogermanico *sunnon (cfr.
anglosassone sunne; antico alto tedesco sunna, medio alto tedesco
sunne, tedesco Sonne; norreno sunna, feringio sunna);
nel secondo caso un protogermanico *sōwilō o *saewelō (cfr. gotico
sauil; anglosassone sīġel; norreno sól, danese e svedese
sol). La parola deriva da un indoeuropeo *SOH²WḶ.
Cfr, sanscrito sūra, avestico xweŋ,
greco hḗlios, latino sol; antico slavo slŭnĭce, russo
solnce; lituano saulė, lettone saule; gallese haul,
irlandese suil «occhio». Nel fuþark
antico, *sōwilō «sole» è anche il nome di una runa. Nel fuþark
scandinavo la runa ha nome sól e corrisponde a una fricativa dentale
sorda s [s]. |
ARCHEOLOGIA
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Solvognen |
Carro solare di Trundholm. Età del
bronzo (ca. 1400 a.C.). |
Tra i reperti dell'età del bronzo primeggiano varie raffigurazioni del sole e
della luna. Il disco di Nebra, rinvenuto nell'estate del 1999 da alcuni
saccheggiatori di tombe in una cavità rocciose sul monte Mittelberg, nei pressi
della cittadina di Nebra (Sassonia-Anhalt, Germania), raffigura una falce di
luna e il sole (oppure la luna piena), insieme a un gruppo di stelle che sono
state interpretate come le Pleiadi. Stando alla data stimata di fabbricazione,
tra il 2100 a.C. e il 1700 a.C., il disco sarebbe la più antica rappresentare
del cosmo della storia umana.
L'immagine che gli antichi Germani si facevano del sole, era quella di un
disco ardente che volava nel cielo su un proprio carro, trainato da cavalli. È
un'idea caratteristica del pensiero cosmologico dei popoli indoeuropei, al punto
che lo ritroviamo in luoghi lontani tra loro come la Grecia e l'India. Nel caso
dei Germani lo dimostra, secoli prima dei monumenti letterari del Medioevo
scandinavo, il famoso carro solare [solvognen]
ritrovato a Trundholm, in Danimarca, e risalente all'età del
bronzo (circa 1400 a.C.).
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LETTURA Riportare tutte le citazioni del sole e della luna nella letteratura
germanica medievale, è compito arduo, poiché i due luminari sono stati sempre
presenti nell'esperienza umana. Anche limitandosi all'ambito strettamente
mitologico, bisogna ancora fare una distinzione tra il sole astronomico – con
tutte le immagini cosmologiche ad esso legate – e la dea che è ipostasi del
sole. Questa compare già in uno degli
Incantesimi di Merseburgo, col nome antico-altotedesco di
Sunna, come una delle dee che tentano inutilmente
di risanare la zampa malconcia del destriero di
Balder, prima che vi riesca
Wōtan.
...Thu biguol en sinthgunt,
sunna era suister;
thu biguol en friia,
uolla era suister... |
..Allora gli parlò Sinthgunt,
e
Sunna
sua sorella.
Allora gli parlò
Frīja,
e
Volla sua
sorella... |
Incantesimi di Merseburgo [I: 5-8] |
La letteratura norrena dà ampio spazio alla mitologia astrale. La
Völuspá
descrive come, al principio del tempo, gli dèi diedero
ordine nell'universo e imposero al sole e alla luna astronomici di muoversi secondo tempi e
cicli stabiliti in modo da calcolare e misurare il corso del tempo.
Sól varp sunnan,
sinni mána,
hendi enni hægri
of himinjöður;
sól þat né vissi,
hvar hon sali átti;
stjörnur þat né vissu,
hvar þær staði áttu;
máni þat né vissi,
hvat hann megins átti. |
Con forza da sud il sole,
compagno della luna,
stese la mano destra
verso l'orlo del cielo;
il sole non sapeva
dov'era la sua corte,
le stelle non sapevano
dov'era la loro dimora,
la luna non sapeva
qual era il suo potere. |
Þá gengu regin öll
á rökstóla,
ginnheilög goð,
ok gættusk of þat:
Nótt ok niðjum
nöfn of gáfu,
morgin hétu
ok miðjan dag,
undorn ok aptan,
árum at telja. |
Andarono allora gli dèi tutti
ai troni del giudizio,
divinità santissime
e su questo deliberarono:
alla notte e alle fasi lunari
nome imposero;
al mattino dettero un nome
e al mezzogiorno,
al pomeriggio e alla sera
per contare gli anni. |
Edda poetica
> Völuspá [5-6] |
L'origine del sole e della luna viene però narrata in un altro poema eddico,
il
Vafþrúðnismál, dove leggiamo:
...Hvaðan máni um kom,
svá at ferr menn yfir,
eða sól it sama? |
...Da dove la luna è venuta,
lei che sugli uomini va,
e il sole ugualmente? |
Mundilfǿri heitir,
hann er mána faðir
ok svá sólar it sama;
himin hverfa
þau skolo hverjan dag
öldom at ártali. |
Mundilfǿri
si chiama
colui che fu il padre della luna
e del sole ugualmente;
il cielo percorreranno
quei due ogni giorno
per segnare agli uomini il tempo. |
Edda poetica
>
Vafþrúðnismál [22-23] |
In questo testo si parla evidentemente di un sole [sól] e di una luna
[máni] astronomici, e vengono entrambi detti figli di
Mundilfǿri. Quando Snorri riprende il mito, nell'Edda in prosa,
opera una distinzione il sole e la luna che brillano nel cielo e le due divinità
preposte ai due luminari, anch'esse chiamate Sól e
Máni. Snorri, il quale
ammette che Sól sia annoverata tra le dee(Gylfaginning [35]), ci narra il mito della
sua nascita e il suo rapimento da parte degli dèi, fornendoci una descrizione
perfettamente compatibile con l'immagine fornita dal carro solare di Trundholm.
Sá maðr er nefndr
Mundilfǿri er átti tvau börn. Þau
váru svá fögr ok fríð at hann
kallaði annat Mána en dóttur sína
Sól, ok gipti hana þeim manni er
Glenr hét. En guðin reiddusk þessu
ofdrambi ok tóku þau systkin ok
settu upp á himin, létu Sól keyra
þá hesta er drógu kerru sólarinnar,
þeirar er guðin höfðu skapat til
at lýsa heimana af þeiri síu er
flaug ór Muspellsheimi. Þeir
hestar heita svá: Árvakr ok
Alsviðr [...]. Máni stýrir göngu
tungls ok ræðr nýjum ok niðum.
|
Un uomo che si chiamava
Mundilfǿri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò
suo figlio
Máni e sua figlia
Sól e diede questa in sposa a quell'uomo che
si chiamava Glenr. Ma gli dèi si adirarono per questa insolenza, presero i due
fratelli e li posero in cielo, costringendo
Sól a cavalcare quei cavalli che tirano il
carro del sole, che gli dèi avevano creato per illuminare il mondo con quella
favilla sfuggita dal
Múspellsheimr. Quei cavalli si
chiamano
Árvakr e
Alsviðr [...].
Máni dirige il corso della luna e governa
le sue fasi. |
Snorri Sturluson:
Edda in prosa >
Gylfaginning [11] |
Successivamente viene spiegata la tremenda ragione che costringe Sól e
Máni a correre nel cielo
senza mai fermarsi.
Þá mælti Gangleri: «Skjótt ferr
sólin ok nær svá sem hon sé hrædd,
ok eigi mundi hon þá meir hvata
göngunni at hon hræddisk bana sinn». |
Quindi parlò
Gangleri: «Il sole viaggia veloce, quasi
come se
Sól fosse spaventata, e non potrebbe
accelerare di più la sua corsa anche se temesse la propria morte». |
Þá svarar Hár: «Eigi er þat
undarligt at hon fari ákafliga.
Nær gengr sá er hana sǿkir, ok
øngan útveg á hon nema renna undan». |
Rispose
Hár: «Non c'è da stupirsi che corra precipitosamente. Vicino le giunge
colui che la perseguita ed ella non ha altro scampo se non fuggire». |
Þá mælti Gangleri: «Hverr er sá er
henni gerir þann ómaka?» |
Quindi parlò
Gangleri: «Chi è colui che le procura
questo affanno?» |
Hár segir: «Þat eru tveir úlfar,
ok heitir sá er eptir henni ferr
Sköll. Hann hræðisk hon, ok hann
mun taka hana. En sá heitir Hati
Hróðvitnisson er fyrir henni
hleypr, ok vill hann taka tunglit,
ok svá mun verða». |
Disse
Hár: «Ci sono due lupi: quello che corre dietro di lei si chiama
Skoll. Egli la spaventa e alla fine la prenderà. Si chiama invece
Hati figlio di
Hróðvitnir quello che corre davanti a
lei, il quale vuole prendere la luna, e anche questo accadrà». |
Snorri Sturluson:
Edda in prosa >
Gylfaginning [12] |
E sarà infatti questo il destino a cui andranno incontro il sole e la luna
alla fine dei tempi, nel Ragnarök. Dopo aver
trattato del crollo morale del mondo, Snorri aggiunge:
Þá verðr þat er mikil tíðindi þykkja at úlfrinn gleypir sólna,
ok þykkir mönnum þat mikit mein. Þá tekr annarr úlfrinn tunglit, ok gerir sá ok
mikit ógagn. |
Accadrà in seguito una cosa che sembrerà spaventosa: il lupo [Skoll?] inghiottirà il sole
e questo per gli uomini sarà una grande sciagura. L'altro lupo [Hati] prenderà
la luna,
suscitando anch'esso un grande male. |
Snorri Sturluson:
Edda in prosa >
Gylfaginning [51] |
Ma niente paura! Infatti, esaurita la combustione ecpirotica, dileguatesi le
fiamme dell'incendio finale, allorché un nuovo mondo sorgerà dalle ceneri del
precedente, un nuovo sole brillerà in cielo. Come sottolinea l'Edda in prosa:
Ok hitt mun þér
undarligt þykkja er sólin hefir getit dóttur eigi ófegri en hon er, ok ferr sú
þá stigu móður sinnar... |
E ti sembrerà straordinario che il sole abbia partorito una figlia non meno
bella di quanto lei sia, la quale segue lo stesso corso della madre... |
Snorri Sturluson:
Edda in prosa >
Gylfaginning [53] |
Lo stesso Snorri cita a questo punto un passo del
Vafþrúðnismál, dove si dice:
...Hvaðan kömr sól
á inn slétta himin,
þá er þessa hefir Fenrir farit? |
Da dove verrà un sole
nel liscio cielo
quando questo
Fenrir l'avrà divorato? |
Eina dóttur
berr Álfröðull,
áðr hana Fenrir fari;
sú skal ríða,
þá er regin deyja,
móður brautir, mær. |
Una figlia
genera
Álfröðull,
prima che
Fenrir la divori;
cavalcherà
quando gli dèi moriranno,
i sentieri della madre, la fanciulla. |
Edda poetica
>
Vafþrúðnismál [46-47] |
Si noti che nel
Vafþrúðnismál è
Fenrir a divorare il sole, laddove in
Gylfaginning [12]
il lupo destinato al fatale inghiottimento era
Skoll. A meno di non identificare le due belve, dobbiamo ammettere una
contraddizione non risolta. Álfröðull
«gloria degli elfi» è un epiteto poetico del sole. Una breve lista di heiti
del sole viene fornita dal nano Alvíss
fornisce a Þórr nella bella composizione eddica che lo
ha per protagonista.
hvé sú sól heitir,
er séa alda synir,
heimi hverjum í? |
Come si chiama il sole
che vedono i figli degli uomini
in ciascun mondo? |
Sól heitir með mönnum,
en sunna með goðum,
kalla dvergar Dvalins leika,
eygló jötnar,
alfar fagrahvél,
alskír ása synir. |
«Sole» si chiama tra gli uomini,
«Sunna» tra gli dèi,
i nani lo chiamano «compagna di Dvalinn» ,
«perpetua fiamma» i giganti,
«ruota bella» gli elfi,
«tutto splendore» i figli degli Æsir. |
Edda poetica
> Alvíssmál [15-16] |
Sól compare, seppure indirettamente, in un passo del
Reginsmál, definito nella
kenning «sorella di
Máni» [systir Mána]. Il consiglio – in
realtà piuttosto banale – è di non dare battaglia rivolti nella direzione del
sole, per non essere abbacinati.
Engr skal gumna
í gögn vega
síð skínandi
systur Mána;
þeir sigr hafa,
er séa kunnu,
hjörleiks hvatir,
eða hamalt fylkja. |
Nessuno deve
dar battaglia rivolto
verso la sorella di
Máni
quanto tardi brilla.
Otterranno vittoria quelli
che possono vedere,
pronti al gioco delle spade,
se si dispongono a cuneo. |
Edda poetica
> Reginsmál [23] |
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