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GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Máni
MÁNI
Il ragazzo che guida il carro lunare. Figlio di Mundilfǿri, fratello di Sól.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Mundilfǿri ha due figli così belli e splendenti che mette nome Sól alla femmina e Máni al maschio.
  • Gli dèi, offesi da tanta arroganza, rapiscono i due fanciulli e li mettono a guidare il carro solare e il carro lunare.
  • Máni rapisce dalla terra due fanciulli, chiamati Bil e Hjúki, che lo aiutano nella regolazione della fasi lunari.
  • Un lupo insegue il sole, ed è per questo che esso fugge nel cielo senza sosta.
  • Hati figlio di Hróðvitnir è il lupo che insegue Máni nel cielo, e nel giorno di Ragnarǫk, lo divorerà.
RELAZIONI
Padre:
Sorella:
Aiutanti:
Mundilfǿri
Sól
Bil ~ Hjúki.
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno Máni Mani
Máni
Ljóða Edda | Prose Edda

ETIMOLOGIA

Máni, cosmonimo.
«Luna»

La parola germanica per «luna», tipicamente maschile, deriva da un protogermanico *mēnan- (cfr. gotico mena; anglosassone mōna > inglese moon; antico sassone māno; antico alto tedesco māno > tedesco Mond; olandese maan; norreno máni > danese, norvegese e svedese måne).

La parola deriva da un indoeuropeo *MĒHṆS, a sua volta forma suffissata di una radice *MĒH- «misura». Da questa sono derivate tra l'altro: il sanscrito māsa «luna, mese»; l'avestico maoŋh, l'antico persiano māha, il persiano māh «luna»; il tocario mañ/meñe; l'armeno amis (< *mis) «mese»; il greco mḗn «mese», il latino mensis «mese»; l'irlandese «mese»; l'albanese muaj «mese»; l'antico slavo měsęcĭ, il russo mesjac «luna, mese», il lituano mėnulis e il lettone mēness.

Dal corradicale protogermanico *mēnōþ- «luna, mese» (a sua volta da una radice indoeuropea *MĒNŌT-) sono derivate le parole germaniche per «mese» (cfr. gotico mēnoþs; antico frisone mōnath; antico sassone mānuð; antico alto tedesco mānōd > tedesco Monat; olandese maand; anglosassone mōnaþ > inglese month; norreno mánaðr > danese e norvegese måned, svedese månad).

Nebra Scheibe
Disco di Nebra (ca. 2100-1700 a.C.).
ARCHEOLOGIA

Tra i reperti germanici dell'età del bronzo primeggiano varie raffigurazioni del sole e della luna. Il disco di Nebra, rinvenuto nell'estate del 1999 in una cavità rocciosa sul monte Mittelberg, nei pressi della cittadina di Nebra (Sassonia-Anhalt, Germania), raffigura una falce di luna e, accanto ad esso, un cerchio che potrebbe essere il sole, o la luna piena, insieme a un gruppo di stelle che sono state interpretate come le Pleiadi.

Stando alla data stimata di fabbricazione, tra il 2100 a.C. e il 1700 a.C., il disco sarebbe la più antica rappresentare del cosmo della storia umana.

LETTURATURA

Riportare tutte le citazioni del sole e della luna nella letteratura germanica medievale, è compito arduo, poiché i due luminari sono stati sempre presenti nell'esperienza umana. Anche limitandosi all'ambito strettamente mitologico, bisogna ancora fare una distinzione tra la luna astronomica – con tutte le immagini cosmologiche ad esso legate – e il dio che è ipostasi della luna.

Della luna come divinità o, per lo meno, come oggetto di adorazione presso i Germani, ce ne dà notizia per primo Iulius Cæsar, il quale, nel corso della sua campagna contro i Galli, venne a conoscenza degli usi dei Germani che abitavano a oriente del Reno. La sua testimonianza è importante perché risale al I sec. a.C., ma rivela un disinteresse pressoché totale sull'argomento:

Nam neque druides habent, qui rebus divinis praesint, neque sacrificiis student. Deorum numero eos solos ducunt, quos cernunt et quorum aperte opibus iuvantur, Solem et Vulcanum et Lunam, reliquos ne fama quidem acceperunt. [I Germani] non possiedono druidi che presiedano al culto degli dèi, né si occupano dei sacrifici. Tra gli dèi, adorano solo quelli che vedono e dalla cui potenza traggono palesemente beneficio, Sol, Vulcanus e Luna. I restanti non li conoscono neppure per sentito dire.
Caius Iulius Cæsar: De Bello Gallico [VI: 21]

La letteratura norrena dà ampio spazio alla mitologia astrale. La Vǫluspá descrive come, al principio del tempo, gli dèi diedero ordine nell'universo e imposero al sole e alla luna astronomici di muoversi secondo tempi e cicli stabiliti in modo da calcolare e misurare il corso del tempo.

Sól varp sunnan,
sinni mána,
hendi enni hægri
of himinjǫður;
sól þat né vissi,
hvar hon sali átti;
stjǫrnur þat né vissu,
hvar þær staði áttu;
máni þat né vissi,
hvat hann megins átti.
Con forza da sud il sole,
compagno della luna,
stese la mano destra
verso l'orlo del cielo;
il sole non sapeva
dov'era la sua corte,
le stelle non sapevano
dov'era la loro dimora,
la luna non sapeva
qual era il suo potere.
Þá gengu regin ǫll
á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð,
ok gættusk of þat:
Nótt ok niðjum
nǫfn of gáfu,
morgin hétu
ok miðjan dag,
undorn ok aptan,
árum at telja.
Andarono allora gli dèi tutti
ai troni del giudizio,
divinità santissime
e su questo deliberarono:
alla notte e alle fasi lunari
nome imposero;
al mattino dettero un nome
e al mezzogiorno,
al pomeriggio e alla sera
per contare gli anni.
Ljóða Edda > Vǫluspá [5-6]

L'origine del sole e della luna viene però narrata in un altro poema eddico, il Vafþrúðnismál, dove leggiamo:

...Hvaðan máni um kom,
svá at ferr menn yfir,
eða sól it sama?
...Da dove la luna è venuta,
lei che sugli uomini va,
e il sole ugualmente?
Mundilfǿri heitir,
hann er mána faðir
ok svá sólar it sama;
himin hverfa
þau skolo hverjan dag
ǫldom at ártali.
Mundilfǿri si chiama
colui che fu il padre della luna
e del sole ugualmente;
il cielo percorreranno
quei due ogni giorno
per segnare agli uomini il tempo.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [22-23]

In questo testo si parla evidentemente di un sole [sól] e di una luna [máni] astronomici, e vengono entrambi detti figli di Mundilfǿri. Quando Snorri riprende il mito, nella Prose Edda, opera una distinzione il sole e la luna che brillano nel cielo e le due divinità preposte ai due luminari, anch'esse chiamate Sól e Máni. Snorri ci narra il mito della loro nascita e il loro rapimento da parte degli dèi.

Sá maðr er nefndr Mundilfǿri er átti tvau bǫrn. Þau váru svá fǫgr ok fríð at hann kallaði annat Mána en dóttur sína Sól [...]. En guðin reiddusk þessu ofdrambi ok tóku þau systkin ok settu upp á himin... Un uomo che si chiamava Mundilfǿri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò suo figlio Máni e sua figlia Sól [...]. Ma gli dèi si adirarono per questa insolenza, presero i due fratelli e li posero in cielo...
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [11]

In particolare, Máni è preposto a dirigere il corso della luna e governare le fasi lunari. Per assolvere a questo compito, dice Snorri, egli rapì dalla terra due bambini, con un bastone e un secchio, in modo da tenerli come suoi aiutanti. Essi corrispondono alle macchie visibili sul volto della luna:

Máni stýrir gǫngu tungls ok ræðr nýjum ok niðum. Hann tók tvau bǫrn af jǫrðunni er svá heita: Bil ok Hjúki, er þau gengu frá brunni þeim er Byrgir heitir ok báru á ǫxlum sér sá er heitir Sǿgr, en stǫngin Símul. Viðfinnr er nefndr faðir þeira. Þessi bǫrn fylgja Mána, svá sem sjá má af jǫrðu. Máni dirige il corso della luna e governa le sue fasi. Egli prese dalla terra due fanciulli, chiamati Bil e Hjúki, mentre si allontanavano dalla fonte chiamata Byrgir e portavano sulle loro spalle il secchio chiamato Sægr e il bastone Simul. Viðfinnr si chiama il loro padre. Questi fanciulli seguono Máni, come si può vedere dalla terra.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [11]

Successivamente viene spiegata la tremenda ragione che costringe Sól e Máni a correre nel cielo senza mai fermarsi.

Hár segir: «Þat eru tveir úlfar, ok heitir sá er eptir henni ferr Skǫll. Hann hræðisk hon, ok hann mun taka hana. En sá heitir Hati Hróðvitnisson er fyrir henni hleypr, ok vill hann taka tunglit, ok svá mun verða». Ci sono due lupi: quello che corre dietro di lei [Sól] si chiama Skoll. Egli la spaventa e alla fine la prenderà. Si chiama invece Hati figlio di Hróðvitnir quello che corre davanti a lei, il quale vuole prendere Máni, e anche questo accadrà».
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [12]

E sarà infatti questo il destino a cui andranno incontro il sole e la luna alla fine dei tempi, nel Ragnarǫk. Dopo aver trattato del crollo morale del mondo, Snorri aggiunge:

Þá verðr þat er mikil tíðindi þykkja at úlfrinn gleypir sólna, ok þykkir mǫnnum þat mikit mein. Þá tekr annarr úlfrinn tunglit, ok gerir sá ok mikit ógagn. Accadrà in seguito una cosa che sembrerà spaventosa: il lupo [Skoll?] inghiottirà il sole e questo per gli uomini sarà una grande sciagura. L'altro lupo [Hati] prenderà la luna, suscitando anch'esso un grande male.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [51]

Ma se, dopo il Ragnarǫk, Sól verrà sostituita da una figlia che ne prenderà il posto (Vafþrúðnismál [46-47]), nulla del genere viene detto per Máni, che sembra scomparire nel nulla, abbandonando il cielo nel prossimo ciclo cosmico.

Álfrǫðull «gloria degli elfi» è un epiteto poetico del sole. Una breve lista di heiti del sole viene fornita dal nano Alvíss fornisce a Þórr nella bella composizione eddica che lo ha per protagonista.

...Hversu máni heitir,
sá er menn séa,
heimi hverjum í?
Come si chiama la luna
che vedono le creature
in ciascun mondo?
Máni heitir með mǫnnum,
en mylinn með goðum,
kalla hverfanda hvél helju í,
skyndi jǫtnar,
en skin dvergar,
kalla alfar ártala.
«Luna» si chiama tra gli uomini,
«rossastra» tra gli dèi,
nel regno di Hel la chiamano «ruota che gira»,
«spinta» i giganti,
«chiarore» i nani,
gli elfi la chiamano «computo degli anni».
Ljóða Edda > Alvíssmál [13-14]

Máni è anche citato in un passo del Reginsmál, dove in realtà la kenning «sorella della luna» [systir Mána] è Sól. Il consiglio – in realtà piuttosto banale – è di non dare battaglia rivolti nella direzione del sole, per non essere abbacinati.

Engr skal gumna
í gǫgn vega
síð skínandi
systur Mána;
þeir sigr hafa,
er séa kunnu,
hjǫrleiks hvatir,
eða hamalt fylkja.
Nessuno deve
dar battaglia rivolto
verso la sorella di Máni
quanto tardi brilla.
Otterranno vittoria quelli
che possono vedere,
pronti al gioco delle spade,
se si dispongono a cuneo.
Ljóða Edda > Reginsmál [23]
FONTI

Caius Iulius Cæsar: De Bello Gallico [VI: 21]
Ljóða Edda > Vǫluspá [4-6]
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [22-23]
Ljóða Edda > Alvíssmál [13-14]
Ljóða Edda > Reginsmál [23]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [11-12 | 51]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [35]

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
Disco di Nebra
Età del bronzo
(circa 2100-1700 a.C.).
Skoll e Hati inseguono i carri di Sól e Máni
Disegno di John Charles Dollman (1909).
Máni e Sól
Disegno di Lorenz Frølich (1895).
Máni
Disegno di autore sconosciuto.
Sól e Máni
Disegno di autore sconosciuto.
PAGINE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 15.05.2012

 
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