ETIMOLOGIA
Máni, cosmonimo.
«Luna»
La parola germanica per «luna», tipicamente maschile, deriva da un
protogermanico *mēnan- (cfr. gotico mena; anglosassone mōna
>
inglese moon; antico sassone māno; antico
alto tedesco māno > tedesco Mond; olandese maan; norreno máni
> danese, norvegese e svedese måne).
La parola deriva da un indoeuropeo *MĒHṆS,
a sua volta forma suffissata di una radice *MĒH-
«misura». Da questa sono derivate tra l'altro: il sanscrito māsa «luna,
mese»; l'avestico maoŋh, l'antico persiano māha, il persiano
māh «luna»; il tocario mañ/meñe; l'armeno amis (< *mis)
«mese»; il greco mḗn «mese», il
latino mensis «mese»; l'irlandese
mí «mese»; l'albanese muaj «mese»; l'antico slavo měsęcĭ, il
russo mesjac «luna, mese», il lituano mėnulis e il lettone
mēness.
Dal corradicale protogermanico *mēnōþ- «luna, mese» (a sua volta da una
radice indoeuropea *MĒNŌT-)
sono derivate le parole germaniche per «mese» (cfr. gotico mēnoþs;
antico frisone mōnath; antico sassone mānuð; antico alto tedesco mānōd
> tedesco Monat; olandese maand; anglosassone mōnaþ >
inglese month; norreno mánaðr > danese e norvegese måned, svedese
månad). |
LETTURATURA Riportare tutte le citazioni del sole e della luna nella letteratura
germanica medievale, è compito arduo, poiché i due luminari sono stati sempre
presenti nell'esperienza umana. Anche limitandosi all'ambito strettamente
mitologico, bisogna ancora fare una distinzione tra la luna astronomica – con
tutte le immagini cosmologiche ad esso legate – e il dio che è ipostasi della
luna.
Della luna come divinità o, per lo meno, come oggetto di adorazione presso i
Germani, ce ne dà notizia per primo Iulius Cæsar, il quale, nel corso della sua
campagna contro i Galli, venne a conoscenza degli usi dei Germani che abitavano
a oriente del Reno. La sua testimonianza è importante perché risale al I sec.
a.C., ma rivela un disinteresse pressoché totale sull'argomento:
Nam neque druides habent, qui rebus divinis praesint, neque sacrificiis
student. Deorum numero eos solos ducunt, quos cernunt et quorum aperte opibus
iuvantur, Solem et Vulcanum et Lunam, reliquos ne fama quidem acceperunt. |
[I Germani] non possiedono druidi che presiedano al culto degli dèi, né si
occupano dei sacrifici. Tra gli dèi, adorano solo quelli che vedono e dalla cui
potenza traggono palesemente beneficio, Sol,
Vulcanus e Luna. I restanti non li
conoscono neppure per sentito dire. |
Caius Iulius Cæsar: De Bello Gallico [VI: 21] |
La letteratura norrena dà ampio spazio alla mitologia astrale. La
Vǫluspá
descrive come, al principio del tempo, gli dèi diedero
ordine nell'universo e imposero al sole e alla luna astronomici di muoversi secondo tempi e
cicli stabiliti in modo da calcolare e misurare il corso del tempo.
Sól varp sunnan,
sinni mána,
hendi enni hægri
of himinjǫður;
sól þat né vissi,
hvar hon sali átti;
stjǫrnur þat né vissu,
hvar þær staði áttu;
máni þat né vissi,
hvat hann megins átti. |
Con forza da sud il sole,
compagno della luna,
stese la mano destra
verso l'orlo del cielo;
il sole non sapeva
dov'era la sua corte,
le stelle non sapevano
dov'era la loro dimora,
la luna non sapeva
qual era il suo potere. |
Þá gengu regin ǫll
á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð,
ok gættusk of þat:
Nótt ok niðjum
nǫfn of gáfu,
morgin hétu
ok miðjan dag,
undorn ok aptan,
árum at telja. |
Andarono allora gli dèi tutti
ai troni del giudizio,
divinità santissime
e su questo deliberarono:
alla notte e alle fasi lunari
nome imposero;
al mattino dettero un nome
e al mezzogiorno,
al pomeriggio e alla sera
per contare gli anni. |
Ljóða Edda
> Vǫluspá [5-6] |
L'origine del sole e della luna viene però narrata in un altro poema eddico,
il
Vafþrúðnismál, dove leggiamo:
...Hvaðan máni um kom,
svá at ferr menn yfir,
eða sól it sama? |
...Da dove la luna è venuta,
lei che sugli uomini va,
e il sole ugualmente? |
Mundilfǿri heitir,
hann er mána faðir
ok svá sólar it sama;
himin hverfa
þau skolo hverjan dag
ǫldom at ártali. |
Mundilfǿri
si chiama
colui che fu il padre della luna
e del sole ugualmente;
il cielo percorreranno
quei due ogni giorno
per segnare agli uomini il tempo. |
Ljóða Edda
>
Vafþrúðnismál [22-23] |
In questo testo si parla evidentemente di un sole [sól] e di una luna
[máni] astronomici, e vengono entrambi detti figli di
Mundilfǿri. Quando Snorri riprende il mito, nella
Prose Edda,
opera una distinzione il sole e la luna che brillano nel cielo e le due divinità
preposte ai due luminari, anch'esse chiamate Sól e
Máni. Snorri ci narra il mito della loro nascita e il loro
rapimento da parte degli dèi.
Sá maðr er nefndr
Mundilfǿri er átti tvau bǫrn. Þau
váru svá fǫgr ok fríð at hann
kallaði annat Mána en dóttur sína
Sól [...]. En guðin reiddusk þessu
ofdrambi ok tóku þau systkin ok
settu upp á himin... |
Un uomo che si chiamava
Mundilfǿri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò
suo figlio
Máni e sua figlia
Sól [...]. Ma gli dèi si adirarono per questa
insolenza, presero i due fratelli e li posero in cielo... |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [11] |
In particolare, Máni è preposto a dirigere il corso della luna
e governare le fasi lunari. Per assolvere a questo compito, dice Snorri, egli
rapì dalla terra due bambini, con un bastone e un secchio, in modo da tenerli
come suoi aiutanti. Essi corrispondono alle macchie visibili sul volto della
luna:
Máni stýrir gǫngu
tungls ok ræðr nýjum ok niðum.
Hann tók tvau bǫrn af jǫrðunni er
svá heita: Bil ok Hjúki, er þau
gengu frá brunni þeim er Byrgir
heitir ok báru á ǫxlum sér sá er
heitir Sǿgr, en stǫngin Símul.
Viðfinnr er nefndr faðir þeira.
Þessi bǫrn fylgja Mána, svá sem
sjá má af jǫrðu. |
Máni dirige il corso della luna e governa
le sue fasi. Egli prese dalla terra due fanciulli, chiamati
Bil e
Hjúki, mentre si allontanavano dalla
fonte chiamata Byrgir e portavano sulle loro spalle il secchio chiamato
Sægr e il bastone
Simul. Viðfinnr si chiama il
loro padre. Questi fanciulli seguono
Máni, come si può vedere dalla terra. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [11] |
Successivamente viene spiegata la tremenda ragione che costringe
Sól e
Máni a correre nel cielo
senza mai fermarsi.
Hár segir: «Þat eru tveir úlfar,
ok heitir sá er eptir henni ferr
Skǫll. Hann hræðisk hon, ok hann
mun taka hana. En sá heitir Hati
Hróðvitnisson er fyrir henni
hleypr, ok vill hann taka tunglit,
ok svá mun verða». |
Ci sono due lupi: quello che corre dietro di lei [Sól] si chiama
Skoll. Egli la spaventa e alla fine la prenderà. Si chiama invece
Hati figlio di
Hróðvitnir quello che corre davanti a
lei, il quale vuole prendere Máni, e anche questo accadrà». |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [12] |
E sarà infatti questo il destino a cui andranno incontro il sole e la luna
alla fine dei tempi, nel Ragnarǫk. Dopo aver
trattato del crollo morale del mondo, Snorri aggiunge:
Þá verðr þat er mikil tíðindi þykkja at úlfrinn gleypir sólna,
ok þykkir mǫnnum þat mikit mein. Þá tekr annarr úlfrinn tunglit, ok gerir sá ok
mikit ógagn. |
Accadrà in seguito una cosa che sembrerà spaventosa: il lupo [Skoll?] inghiottirà il sole
e questo per gli uomini sarà una grande sciagura. L'altro lupo [Hati] prenderà la luna,
suscitando anch'esso un grande male. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [51] |
Ma se, dopo il Ragnarǫk,
Sól verrà sostituita da una figlia che ne prenderà
il posto (Vafþrúðnismál
[46-47]), nulla del genere viene detto per Máni,
che sembra scomparire nel nulla, abbandonando il cielo nel prossimo ciclo
cosmico. Álfrǫðull
«gloria degli elfi» è un epiteto poetico del sole. Una breve lista di heiti
del sole viene fornita dal nano Alvíss
fornisce a Þórr nella bella composizione eddica che lo
ha per protagonista.
...Hversu máni heitir,
sá er menn séa,
heimi hverjum í? |
Come si chiama la luna
che vedono le creature
in ciascun mondo? |
Máni heitir með mǫnnum,
en mylinn með goðum,
kalla hverfanda hvél helju í,
skyndi jǫtnar,
en skin dvergar,
kalla alfar ártala. |
«Luna» si chiama tra gli uomini,
«rossastra» tra gli dèi,
nel regno di Hel la chiamano «ruota che gira»,
«spinta» i giganti,
«chiarore» i nani,
gli elfi la chiamano
«computo degli anni». |
Ljóða Edda
> Alvíssmál [13-14] |
Máni è anche citato in un passo del
Reginsmál, dove in realtà la kenning «sorella della
luna» [systir Mána] è Sól. Il consiglio –
in realtà piuttosto banale – è di non dare battaglia rivolti nella direzione del
sole, per non essere abbacinati.
Engr skal gumna
í gǫgn vega
síð skínandi
systur Mána;
þeir sigr hafa,
er séa kunnu,
hjǫrleiks hvatir,
eða hamalt fylkja. |
Nessuno deve
dar battaglia rivolto
verso la sorella di Máni
quanto tardi brilla.
Otterranno vittoria quelli
che possono vedere,
pronti al gioco delle spade,
se si dispongono a cuneo. |
Ljóða Edda
> Reginsmál [23] |
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