ETIMOLOGIA Vingólf viene generalmente
tradotto come «stanza degli amici». L'interpretazione del primo termine può variare a seconda che lo si legga con la vocale
radicale breve vin, o lunga vín.
- vin- | Radice del sostantivo maschile vinr (con la i
breve), «amico, compagno». Dal proto-germanico *win-. Cfr. antico
alto tedesco wini; antico sassone wini; anglosassone wine;
norreno vinr > norvegese venn, danese ven, svedese vän.
La radice germanica si ritiene provenga dalla radice indoeuropea *WEN-
«amore, desiderio». Si veda: [Vanir]►
vín- | Radice del sostantivo
neutro vín (con la
í lunga), «vino». Pur essendo un ovvio prestito dal latino, troviamo questa
parola naturalizzata in tutte le lingue germaniche fin da un'epoca remota, tanto
che la si fa risalire a un protogermanico *wīn-. Cfr. antico alto tedesco
wîn > tedesco Wein;
olandese wijn; anglosassone wīn > inglese wine; norreno
vín >
norvegese, danese e svedese vin. Ulfila rende con il gotico wein il greco
oînos. L'origine della radice è da ricercarsi in un indoeuropeo
*WOIHN-.
- -gólf | Il
sostantivo neutro gólf vuol dire letteralmente «pavimento» ma, per
estensione, vale anche «stanza, appartamento». Cfr. danese e norvegese gulv,
svedese golv «pavimento».
Il termine si può dunque interpretare come Vingólf «stanza
degli amici» o Víngólf «stanza del vino». Gli studiosi prediligono
la prima lettura o, per estensione, «stanza dell'amicizia, della
gioia». Si noti che, nel manoscritto del Codex Uppsaliensis [U]
della Prose Edda,
la lezione di
Gylfaginning [20]
dà Vındgloþ. Normalizzata in Vindglóð, questa parola
significherebbe qualcosa come «brace del vento» (o «vento incandescente»?). Si
tratta molto probabilmente di un refuso (le lezioni di [U] ai §§
[3] e [20] sono
corrette). |
LETTERATURA Il santuario delle ásynjur,
Vingólf, non viene mai citato nella
Ljóða Edda
e non è neppure attestato nell'elenco delle dimore e dei regni divini elencati
nel
Grímnismál. Di esso tratta unicamente
Snorri nella sua
Prose Edda.
Nella Prose Edda,
Vingólf ricorre tre volte, come un salone (o un edificio) celeste, un
santuario o una residenza escatologica. Ogni volta, infatti, Snorri ne parla in
termini diversi. In
Gylfaginning [14],
ad esempio, Snorri afferma che Glaðsheimr
e Vingólf furono innalzati dagli dèi allorché fondarono l'Ásgarðr,
l'uno come santuario degli æsir, l'altro delle ásynjur.
Var þat hit fyrsta
þeira verk at gǫra hof þat er sæti
þeira standa í, tólf ǫnnur en
hásætit þat Allfǫðr á. Þat hús er
bezt gǫrt á jǫrðu ok mest, allt er
þat innan ok útan svá sem gull
eitt. Í þeim stað kalla menn
Glaðsheim. Annan sal gǫrðu þeir,
þat var hǫrgr er gyðjurnar áttu,
ok var hann allfagrt hús. Hann
kalla menn Vingólf. |
La loro prima opera fu la costruzione di
quella corte ove stanno i loro dodici seggi insieme all'altro, l'alto seggio
che appartiene ad Allfǫðr.
Questo edificio è il migliore costruito sulla terra e il più grande. Qui tutto, dentro e fuori, appare come oro puro. Questo posto gli
uomini lo chiamano Glaðsheimr. Essi costruirono un'altra sala: il santuario che
andò alle dee, meraviglioso. Gli uomini lo chiamano Vingólf. |
Snorri
Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [14] |
Snorri definisce qui Glaðsheimr una
«casa» [hús], mentre Vingólf è una «sala» [salr]. La
distinzione potrebbe non essere però significativa al finire di stabilire se
Vingólf sia un locale di Glaðsheimr
o di un palazzo a sé stante (nell'architettura vichinga, un edificio si
identificava spesso con il salone principale [skáli, hǫll] dove si
trovava il seggio del signore e si tenevano i banchetti).
In
Gylfaginning [20],
Snorri ritorna al salone di Vingólf, e il santuario delle ásynjur
diviene ora, alla pari con
Valhǫll, uno dei saloni destinati ai
guerrieri caduti in battaglia, gli
Einherjar:
Hann heitir
ok Valfǫðr, þvíat hans óskasynir
eru allir þeir er í val falla. Þeim
skipar hann Valhǫll ok Vingólf, ok
heita þeir þá Einherjar. |
[Óðinn] si chiama anche
Valfǫðr perché sono suoi figli adottivi tutti coloro che cadono uccisi. A
loro assegna
Valhǫll e Vingólf e quindi essi si
chiamano
Einherjar. |
Snorri
Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [20] |
Può anche darsi che Vingólf sia qui un duplicato di
Fólkvangr dove, come sappiamo,
Freyja conduceva la metà a lei destinata dei caduti in
battaglia (Grímnismál
[14]). Questo spiegherebbe forse perché il
Grímnismál citi
Fólkvangr e non Vingólf.
In
Gylfaginning [3],
Snorri identifica Vingólf con
Gimlé.
Ok skulu allir
menn lifa þeir er rétt eru siðaðir
ok vera með honum sjálfum þar sem
heitir Gimlé eða Vingólf, en
vándir menn fara til Heljar ok þaðan
í Niflhel, þat er niðr í inn
níunda heim. |
Tutti gli uomini giusti vivranno e
abiteranno insieme a lui in quel luogo che è chiamato
Gimlé o
Vingólf. Gli uomini malvagi andranno invece da
Hel e da lì nel
Niflhel, che si trova laggiù nel nono mondo. |
Snorri
Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [3] |
Nella Ljóða Edda,
Gimlé è piuttosto la sala destinata ai valorosi dopo il ragnarǫk
(Vǫluspá [64]).
Altrove, lo stesso Snorri afferma che
Gimlé sia uno dei luoghi che scamperanno alla distruzione del mondo,
destinato ad essere abitato, in un futuro escatologico, dagli uomini buoni giusti di tutti i tempi
(Gylfaginning [17]).
L'identificazione di
Gimlé con Vingólf sembra giustificata dal fatto che anche quest'ultimo
era una residenza oltremondana, pur non proiettata alla fine dei tempi. Ma
mentre, in
Gylfaginning [20],
Vingólf
accoglie ai guerrieri caduti in battaglia, in
Gylfaginning [3],
Vingólf
diviene il «paradiso» degli uomini giusti... due nozioni che, alla luce
dell'etica guerriera dei popoli germanici, non sono da vedere necessariamente in
contraddizione tra loro. È anche possibile
che, all'epoca di Snorri, le antiche nozioni di escatologia vichinga fossero state
ormai contaminate dalle concezioni cristiane. Si noti che tale identificazione
non è accettata dal Codex Upsaliensis [U], che si limita a citare
Gimlé senza fare alcun riferimento a Vingólf.
Riguardo a Vingólf, dunque, Snorri fornisce notizie contraddittorie,
difficili da tenere insieme. Né ci aiuta l'unica altra citazione letteraria di
questo luogo, proveniente dal tardo e controverso poema
Hrafnagaldur Óðins:
Vingólf tóku
Viðars þegnar,
Fornjóts sefum
fluttir báðir;
iðar ganga,
æsi kveðja
Yggjar þegar
við ǫlteiti. |
Raggiunto Vingólf,
gli uomini di Víðarr.
dai figli di Fornjótr
trasportati entrambi.
Entrarono dentro
e si rivolsero agli Æsir,
non appena furono
al convinto di Yggr. |
Ljóða Edda
[minora]
>
Hrafnagaldur Óðins [17] |
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