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GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Vingólf
VINGÓLF
Il santuario delle ásynjur, in Ásgarðr, presso Glaðsheimr. Vi accedono i guerrieri morti in battaglia. Alcuni lo identificano con Gimlé.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

MSS.

Norreno Vingólf Vıngolf
Víngolf
[Rs | T | W | U]
[W]
  Vındgloþ → Vindglóð Vındgloþ [U]

ETIMOLOGIA

Vingólf viene generalmente tradotto come «stanza degli amici».

L'interpretazione del primo termine può variare a seconda che lo si legga con la vocale radicale breve vin, o lunga vín.

  1. vin- | Radice del sostantivo maschile vinr (con la i breve), «amico, compagno». Dal proto-germanico *win-. Cfr. antico alto tedesco wini; antico sassone wini; anglosassone wine; norreno vinr > norvegese venn, danese ven, svedese vän. La radice germanica si ritiene provenga dalla radice indoeuropea *WEN- «amore, desiderio». Si veda: [Vanir]►

    vín- | Radice del sostantivo neutro vín (con la í lunga), «vino». Pur essendo un ovvio prestito dal latino, troviamo questa parola naturalizzata in tutte le lingue germaniche fin da un'epoca remota, tanto che la si fa risalire a un protogermanico *wīn-. Cfr. antico alto tedesco wîn > tedesco Wein; olandese wijn; anglosassone wīn > inglese wine; norreno vín > norvegese, danese e svedese vin. Ulfila rende con il gotico wein il greco oînos. L'origine della radice è da ricercarsi in un indoeuropeo *WOIHN-.
     
  2. -gólf | Il sostantivo neutro gólf vuol dire letteralmente «pavimento» ma, per estensione, vale anche «stanza, appartamento». Cfr. danese e norvegese gulv, svedese golv «pavimento».

Il termine si può dunque interpretare come Vingólf «stanza degli amici» o Víngólf «stanza del vino». Gli studiosi prediligono la prima lettura o, per estensione, «stanza dell'amicizia, della gioia».

Si noti che, nel manoscritto del Codex Uppsaliensis [U] della Prose Edda, la lezione di Gylfaginning [20] Vındgloþ. Normalizzata in Vindglóð, questa parola significherebbe qualcosa come «brace del vento» (o «vento incandescente»?). Si tratta molto probabilmente di un refuso (le lezioni di [U] ai §§ [3] e [20] sono corrette).

Radice: [*WOIHN-]►

LETTERATURA

Il santuario delle ásynjur, Vingólf, non viene mai citato nella Ljóða Edda e non è neppure attestato nell'elenco delle dimore e dei regni divini elencati nel Grímnismál. Di esso tratta unicamente Snorri nella sua Prose Edda.

Nella Prose Edda, Vingólf ricorre tre volte, come un salone (o un edificio) celeste, un santuario o una residenza escatologica. Ogni volta, infatti, Snorri ne parla in termini diversi.

In Gylfaginning [14], ad esempio, Snorri afferma che Glaðsheimr e Vingólf furono innalzati dagli dèi allorché fondarono l'Ásgarðr, l'uno come santuario degli æsir, l'altro delle ásynjur.

Var þat hit fyrsta þeira verk at gǫra hof þat er sæti þeira standa í, tólf ǫnnur en hásætit þat Allfǫðr á. Þat hús er bezt gǫrt á jǫrðu ok mest, allt er þat innan ok útan svá sem gull eitt. Í þeim stað kalla menn Glaðsheim. Annan sal gǫrðu þeir, þat var hǫrgr er gyðjurnar áttu, ok var hann allfagrt hús. Hann kalla menn Vingólf. La loro prima opera fu la costruzione di quella corte ove stanno i loro dodici seggi insieme all'altro, l'alto seggio che appartiene ad Allfǫðr. Questo edificio è il migliore costruito sulla terra e il più grande. Qui tutto, dentro e fuori, appare come oro puro. Questo posto gli uomini lo chiamano Glaðsheimr. Essi costruirono un'altra sala: il santuario che andò alle dee, meraviglioso. Gli uomini lo chiamano Vingólf.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [14]

Snorri definisce qui Glaðsheimr una «casa» [hús], mentre Vingólf è una «sala» [salr]. La distinzione potrebbe non essere però significativa al finire di stabilire se Vingólf sia un locale di Glaðsheimr o di un palazzo a sé stante (nell'architettura vichinga, un edificio si identificava spesso con il salone principale [skáli, hǫll] dove si trovava il seggio del signore e si tenevano i banchetti).

In Gylfaginning [20], Snorri ritorna al salone di Vingólf, e il santuario delle ásynjur diviene ora, alla pari con Valhǫll, uno dei saloni destinati ai guerrieri caduti in battaglia, gli Einherjar:

Hann heitir ok Valfǫðr, þvíat hans óskasynir eru allir þeir er í val falla. Þeim skipar hann Valhǫll ok Vingólf, ok heita þeir þá Einherjar. [Óðinn] si chiama anche Valfǫðr perché sono suoi figli adottivi tutti coloro che cadono uccisi. A loro assegna Valhǫll e Vingólf e quindi essi si chiamano Einherjar.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [20]

Può anche darsi che Vingólf sia qui un duplicato di Fólkvangr dove, come sappiamo, Freyja conduceva la metà a lei destinata dei caduti in battaglia (Grímnismál [14]). Questo spiegherebbe forse perché il Grímnismál citi Fólkvangr e non Vingólf.

In Gylfaginning [3], Snorri identifica Vingólf con Gimlé.

Ok skulu allir menn lifa þeir er rétt eru siðaðir ok vera með honum sjálfum þar sem heitir Gimlé eða Vingólf, en vándir menn fara til Heljar ok þaðan í Niflhel, þat er niðr í inn níunda heim. Tutti gli uomini giusti vivranno e abiteranno insieme a lui in quel luogo che è chiamato Gimlé o Vingólf. Gli uomini malvagi andranno invece da Hel e da lì nel Niflhel, che si trova laggiù nel nono mondo.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [3]

Nella Ljóða Edda, Gimlé è piuttosto la sala destinata ai valorosi dopo il ragnarǫk (Vǫluspá [64]). Altrove, lo stesso Snorri afferma che Gimlé sia uno dei luoghi che scamperanno alla distruzione del mondo, destinato ad essere abitato, in un futuro escatologico, dagli uomini buoni giusti di tutti i tempi (Gylfaginning [17]). L'identificazione di Gimlé con Vingólf sembra giustificata dal fatto che anche quest'ultimo era una residenza oltremondana, pur non proiettata alla fine dei tempi. Ma mentre, in Gylfaginning [20], Vingólf accoglie ai guerrieri caduti in battaglia, in Gylfaginning [3], Vingólf diviene il «paradiso» degli uomini giusti... due nozioni che, alla luce dell'etica guerriera dei popoli germanici, non sono da vedere necessariamente in contraddizione tra loro. È anche possibile che, all'epoca di Snorri, le antiche nozioni di escatologia vichinga fossero state ormai contaminate dalle concezioni cristiane. Si noti che tale identificazione non è accettata dal Codex Upsaliensis [U], che si limita a citare Gimlé senza fare alcun riferimento a Vingólf.

Riguardo a Vingólf, dunque, Snorri fornisce notizie contraddittorie, difficili da tenere insieme. Né ci aiuta l'unica altra citazione letteraria di questo luogo, proveniente dal tardo e controverso poema Hrafnagaldur Óðins:

Vingólf tóku
Viðars þegnar,
Fornjóts sefum
fluttir báðir;
iðar ganga,
æsi kveðja
Yggjar þegar
við ǫlteiti.
Raggiunto Vingólf,
gli uomini di Víðarr.
dai figli di Fornjótr
trasportati entrambi.
Entrarono dentro
e si rivolsero agli Æsir,
non appena furono
al convinto di Yggr.
Ljóða Edda [minora] > Hrafnagaldur Óðins [17]
FONTI

Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [3 | 14 | 20]
Ljóða Edda [minora] > Hrafnagaldur Óðins [17]

BIBLIOGRAFIA ►
RIFERIMENTI
IMMAGINI
       
Vingólf
Illustrazione di Óðindís.
       
PAGINE
L'Ásgarðr - E le dimore del cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 03.05.2013

 
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