re
SCHEDARIO

SLAVI
Russi

MITI SLAVI
Dažĭbogŭ
DAŽĬBOGŬ
Dio slavo del sole e del giorno, o, secondo una diversa interpretazione, signore degli inferi e mitico progenitore delle genti slave.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Identificato con Hḗlios, regnò sugli Egiziani dopo la morte di suo padre Hḗphaistos, detto Svarogŭ.
  • L'idolo di Dažĭbogŭ si trovava sulla collina di Boričevŭ, in Kievŭ, insieme a quelli di Perunŭ, Chorsŭ, Stribogŭ, Semarĭglŭ e Mokošĭ.
  • I russi sono suoi nipoti.
RELAZIONI
Padre:
«Nipoti»:
Svarogŭ
I russi
CORRISPONDENZE
Identificazioni classiche:
Corrispondenze filologiche:
Hḗlios
Serbo Dabog (?)
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Antico russo Дажьбогъ
Dažĭbogŭ
Дажьбогъ
Дажебогъ
Даждьбогъ
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ | Slovo o pŭlku Igorevě
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [ms. P]
Slovo o pŭlku Igorevě
Russo Дажьбог
Daž'bog
   

ETIMOLOGIA

Il nome del dio è fornito perlopiù nella forma Dažĭbogŭ [Дажьбогъ]. Un manoscritto del Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ riporta l'ortografia Dažebogŭ [Дажебогъ]. Fa eccezione lo Slovo o pŭlku Igorevě che, accanto alla lezione regolare, presenta anche la forma Daždĭbogŭ [Даждьбогъ] (la lezione è fornita in entrambi i casi al genitivo: DaždĭbožaDažĭboža).

Sono state suggerite due principali interpretazioni alternative della figura di Dažĭbogŭ. L'etimologia «naturalistica» interpreta così il suo nome:

  1. dažĭ- | Forse da un proto-slavo *dagjo- «fiamma» (cfr. antico slavo žeštĭ, polacco żgę, russo sžigat' «bruciare; e ancora prussiano dagis «estate», lettone degt, lituano dègti «bruciare»). La parola deriva a sua volta dalla radice indoeuropea *DʰEGʷʰ- «bruciare» (cfr. sanscrito dāha «calore»; avestico dažaiti «bruciare»; greco téphra «cenere»; latino fovēre «scaldare»; gotico dags, anglosassone dæġ > inglese day; tedesco Tag e norreno dagr «giorno»), e non ha alcuna relazione col latino diēs (< indoeuropeo *DʲĒW- «splendere»). (Korš 1909 | Pisani 1949)
     
  2. -bogŭ | Il sostantivo bogŭ è la parola slava per «dio». Deriva da una radice indoeuropea *BʰAG- dal significato originale di «distribuire, ripartire» (cfr. sanscrito bhaga «padrone, signore, elargitore», antico persiano baġa «dio»; ma anche greco phageîn «mangiare»).

Dunque, il nome Dažĭbogŭ verrebbe a significare il «dio che brucia», il «dio delle fiamme».

Secondo un'altra interpretazione la prima parte del nome (dažĭ-) come derivativa da un verbo dati «dare, donare»; in tal caso fanno notare che il secondo termine (-bogŭ), che in slavo ha il significato di «dio», deriva da una radice correlata al senso della spartizione della ricchezza (cfr. paleoslavo bogatŭ > russo bogatyj «ricco»). In questo caso Dažĭbogŭ verrebbe ad essere il «dio che dà la ricchezza», un nume della terza funzione, elargitore di ricchezza e di fecondità (Vyncke 1970 | Boyer 1981).

Radice: [*DʰEGʷʰ-]►
Radice: [*DʲĒW-]►
Radice: [*BʰAG-]►

LETTURA

Poche e laconiche le fonti che trattano di Dažĭbogŭ, attestato perlopiù nelle forme antico-russe Dažĭbogŭ e Daždĭbogŭ.

Vi è innanzitutto la traduzione russa della Chronographía di Iōánnēs Malálas, una cronaca bizantina del VI secolo. Questa, nella versione originale, raccontava le vicende dei sovrani predinastici egiziani, secondo un testo che dipendeva a sua volta dalla  Aigyptiaká, la storia egiziana in greco del sacerdote Manéthōn (III sec. a.C.). 

Secondo Malálas, primo a regnare sull'Egitto era stato Miṣraym, della stirpe di Ḥām, biblico progenitore degli Egiziani (Bərē’šît [X: 6 | X: 13]). Dopo di lui aveva regnato Hérmēs. Dopo, il trono era passato a Hḗphaistos, sovrano «bellicoso ma ingegnoso». Questi aveva introdotto una legge che vietava la promiscuità femminile e introduceva un severo regime monogamico per entrambi i sessi. Sotto il regno di Hḗphaistos erano cadute dal cielo delle tenaglie da fabbro, e gli uomini – che fino ad allora si erano combattuti con pietre e bastoni – avevano imparato a forgiare i metalli per fabbricare le armi. Alla morte di Hḗphaistos, gli era succeduto il figlio Hḗlios. Potente e cupido di gloria, costui aveva riformato il calendario egiziano e si era adoperato per mantenere la morigeratezza di costumi che suo padre aveva imposto per legge. Dopo di lui – continua Malálas – avevano regnato sull'Egitto Sósis, Ósiris e Hṓros.

Nella traduzione russa della Chronographía, piuttosto libera e interpolata, Hḗphaistos ed Hḗlios vengono identificati con due divinità slave: Svarogŭ e Dažĭbogŭ.

По умрьтвии же Феостовъ егож и Сварога наричить и царствова сынъ его именем Солнце, егож наричуть Дажьбог. Солнцеже царь сынъ Сварогов еже есть Дажьбог. Po umrĭtvii že Feostovŭ egož i Svaroga naričitĭ i carstvova synŭ ego imenem Solnce, egož naričutĭ Dažĭbog. Solnceže carĭ synŭ Svarogov eže estĭ Dažĭbog. Dopo la morte di Hḗphaistos[Feostŭ] detto Svarogŭ, regnò suo figlio Hḗlios  [Solnce] detto Dažĭbogŭ. Il Re Sole figlio di Svarogŭ, è questi Dažĭbogŭ.
Iōánnēs Malálas: Chronographía [3.5.1] (traduzione russa)

E riprendendo di pari passo il Malálas russo,  il Codice Ipaziano della Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ, la «Cronaca degli anni passati», narra daccapo tutte le origini del regno egiziano, insistendo sulle interpretazioni slave. Su Dažĭbogŭ racconta:

И по семъ царствова сынъ его, именемъ Солнце, егоже наричють Дажьбогъ, семъ тысящь и 400 и семъдесять дни, и яко быти лѣтома двемадесятьмати по лунѣ, видяху бо Егуптяне инии чисти, ови по лунѣ чтяху, а друзии... деньми лѣть чтяху, двою бо надесять мѣсяцю число потомъ увѣдаша, отнележе начаша человѣци дань давати царямъ. Солнце царь, сынъ Свароговъ, еже есть Дажьбогъ, бѣ бо мужь силенъ, слышавше нѣ отъ кого жену нѣкую отъ Егуптянинъ богату и всажену сущю, и нѣкоему въсхотѣвшю блудити с нею, искаше ся яти ю хотя, и не хотя отца своего закона расыпати Сварожа, поемъ со собою мужь нѣколко своихъ, разумѣвъ годину, егда прелюбы дѣеть нощью припаде на ню, не удоси мужа с нею, а ону обрѣте лежащю съ инѣмъ, с нимъже хотяше, емъ же ю и мучи и пусти ю водити по земли у коризнѣ, а того любодѣйца усѣкну; и бысть чисто житье по всей земли Егупетьской и хвалити начаша. Но мы не предложимъ слова, но рцѣмъ съ Давыдомъ: вся елико въсхотѣ и створи Господь на небеси и на земли, в мори въ всихъ безнахъ, възводяй облакы отъ послѣднихъ земли. Се бо и бысть послѣдняя земля, о нейже сказахомъ первое.

I po sеmŭ carstvova synŭ еgo, imеnеmŭ Solncе, еgožе naričjutĭ Dažĭbogŭ, sеmŭ tysjaščĭ i 400 i sеmŭdеsjatĭ dni, i jako byti lětoma dvеmadеsjatĭmati po lуně, vidjachу bo Еgуptjanе inii čisti, ovi po lуně čtjachу, a drуzii... dеnĭmi lětĭ čtjachу, dvoju bo nadеsjatĭ měsjacju čislo potomŭ уvědaša, otnеlеžе načaša čеlověci danĭ davati carjamŭ. Solncе carĭ, synŭ Svarogovŭ, еžе еstĭ Dažĭbogŭ, bě bo mуžĭ silеnŭ, slyšavšе ně otŭ kogo žеnу někуju otŭ Еgуptjaninŭ bogatу i vsažеnу sуščju, i někoеmу vŭschotěvšju blуditi s nеju, iskašе sja jati ju chotja, i nе chotja otca svoеgo zakona rasypati Svaroža, poеmŭ so soboju mуžĭ několko svoichŭ, razуměvŭ godinу, еgda prеljuby děеtĭ noščĭju pripadе na nju, nе уdosi mуža s nеju, a onу obrětе lеžaščju sŭ iněmŭ, s nimŭžе chotjašе, еmŭ žе ju i mуči i pуsti ju voditi po zеmli у korizně, a togo ljubodějca уsěknу; i bystĭ čisto žitĭе po vsеj zеmli Еgуpеtĭskoj i chvaliti načaša.

Dopo di lui [Svarogŭ], regnò suo figlio Hḗlios  [Solnce] detto Dažĭbogŭ. Egli regnò settemila quattrocento anni e settanta giorni, cioè venti anni e mezzo. Gli Egizi non sapevano contare diversamente; contavano secondo la luna, mentre gli altri [contavano] i giorni dell'anno; più tardi ebbero la nozione del tempo nei dodici anni, dal tempo in cui gli uomini avevano cominciato a pagare il tributo al re [car']. Re Hḗlios, figlio di Svarogŭ, cioè Dažĭbogŭ, era un uomo forte: aveva udito di una certa donna egiziana ricca e nota, e di un certo uomo che avrebbe voluto unirsi a lei. Andò in cerca di costei, volendo averla per sé e non volendo trasgredire la legge del padre suo, Svarogŭ. Avendo avuto sentore dell'ora in cui ella avrebbe commesso adulterio, prese con sé alcuni uomini e capitò da lei di notte. Non trovò il marito di lei, ma lo trovò con un altro che ella amava. Presala, la seviziò e la lasciò andare disonorata per la terra. E decapitò l'adultero. E si visse una vita casta in tutta la terra egizia, e presero a lodarlo.
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ (Codice Ipaziano) [6622/1114]

Il nome di Dažĭbogŭ compare anche nel «Canone di Volodimirŭ» tra le sei divinità i cui idoli il gran principe aveva fatto erigere sul colle di Kievŭ, ma in questo caso non si aggiungono altre informazioni:

И нача княжити Володимеръ въ Киевѣ единъ, и постави кумиры на холму внѣ двора теремнаго: Перуна древяна, а главу его сребрену, а усъ златъ, и Хърса, Дажьбога, и Стрибога и Симарьгла, и Мокошь. I nača knjažiti Volodimerŭ vŭ Kievě edinŭ, i postavi kumiry na cholmu vně dvora teremnago: Peruna drevjana, a glavu ego srebrenu, a usŭ zlatŭ, i Chŭrsa, Dažĭboga, i Striboga i Simarĭgla, i Mokošĭ. E cominciò a regnare Volodimirŭ in Kievŭ, da solo, ed eresse simulacri sulla collina che si trovava dietro il terem: di Perunŭ in legno, con la testa d'argento e i baffi d'oro, e di Chŭrsŭ, e di Dažĭbogŭ, e di Stribogŭ, e di Semarĭglŭ, e di Mokošĭ.
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6488/980]

Infine, nello Slovo o pŭlku Igorevě, il celebre «Cantare delle gesta di Igor'», i Russi vengono chiamati in due occasioni «nipoti di Dažĭbogŭ» [Daž(d)ĭboža vnuka], sottintendendo forse che che un'altra funzione di questo dio era di proteggere gli Slavi di cui veniva considerato il divino capostipite:

Тогда при Олзѣ Гориславличи сѣяшется ирастяшеть усобицами; погыбашеть жизнь Даждь-Божа внука, въ княжихъ крамолахъ вѣци человѣкомъ скратишась... Togda pri Olzě Gorislavliči sějašetsja irastjašetĭ usobicami; pogybašetĭ žiznĭ Daždĭ-Boža vnuka, vŭ knjažichŭ kramolachŭ věci čelověkomŭ skratišasĭ... Al tempo di Olegŭ Gorislаvičĭ, il figlio di Malagloria, si seminavano e crescevano le discordie, periva la potenza dei nipoti di Dažĭbogŭ e nelle contese dei principi si accorciava la vita alla gente.
Slovo o pŭlku Igorevě [40]
Уже бо братіе невеселая година въ стала, уже пустыни силу прикрыла; въстала обида въ силахъ Дажь-Божа внука... Uže bo bratіe neveselaja godina vŭ stala, uže pustyni silu prikryla; vŭstala obida vŭ silachŭ Dažĭ-Boža vnuka... Perché ormai, o fratelli, è sorto il tempo del dolore e la steppa ha sopraffatto le schiere! Perché la sconfitta si è levata sulle schiere del nipote di Dažĭbogŭ...
Slovo o pŭlku Igorevě [48]

Entrambi i brani si riferiscono a una fase di decadenza del popolo russo. Il primo si affligge poiché le discordie interne dei principi abbiano portato pianto e povertà sulla terra di Rus', il secondo perché la brama di gloria del principe Igorĭ ha portato le genti russe alla sconfitta. Ci si può chiedere perché Dažĭbogŭ venga citato proprio in tali contesti. A meno che il dio non venga chiamato in causa semplicemente per via della metafora poetica, come la maggior parte degli studiosi sembra ritenere, dobbiamo pensare che, richiamando l'immagine del dio quale progenitore e fondatore del popolo russo, si voglia mostrare per contrasto la corruzione e l'avidità con la quale i principi sono riusciti a corrompere il paese.

FONTI

Iōánnēs Malálas: Chronographía [3.5.1] (traduzione russa)
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6488/980 | 6622/1114]
Slovo o pŭlku Igorevě [40 | 48]

BIBLIOGRAFIA
 | RIFERIMENTI
IMMAGINI
Il sogno di Daž'bog
Andrej Klimenko
Daž'bog
Viktor A. Korol'kov
Daž'bog
Viktor Križanovskij
Gloria di Daž'bog
Boris Ol'šanskij
Gloria di Daž'bog
Boris Ol'šanskij
       
Il sogno di Daž'bog
Andrej Gusel'nikov
       
PAGINE
Il Canone di Volodimirŭ - Gli dèi di Kiev
Svarogŭ e Dažĭbogŭ - La legge e il fuoco

Creazione pagina: 26.10.2004
Ultima modifica: 09.01.2013

 
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