SCHEDARIO

SLAVI
Russi

MITI SLAVI
Perunŭ
PERUNŬ
Dio slavo del tuono e della folgore, signore supremo del pantheon paleorusso. Era adorato in cima alle colline e gli erano sacre le querce.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • All'inizio, gli Slavi facevano sacrifici gli upyri e alle beregyni. In seguito, passarono ad adorare Rodŭ e le rožanizy. Infine, ebbero Perunŭ come loro dio.
  • Perunŭ è il maggiore degli dèi slavi, signore del tuono e della folgore. Il suo culto viene tributato in cima alle colline, sotto imponenti alberi di quercia.
  • Nell'anno 6415 (907), il gran principe Olegŭ, stringendo la pace con gli imperatori bizantini, giura sulle proprie armi, sul dio russo Perunŭ e su Volosŭ, dio degli armenti.
  • Nell'anno 6453 (945), il gran principe Igorĭ Rjurikevičŭ si reca sulla collina dove sorge l'idolo di Perunŭ. Lui e il suo seguito depongono le armi e gli scudi, e l'oro, e giurano. I cristiani si recano invece a prestare giuramento nella chiesa di santo Ilĭja.
  • Nell'anno 6479 (971), il gran principe Svjatoslavŭ Igorevičŭ, stringendo un patto solenne, chiama a garanti Perunŭ e Volosŭ: se lui e i suoi uomini trasgrediranno al loro impegno, che siano maledetti e vengano trafitti dalle loro stesse armi.
  • Nell'anno 6488 (980), il gran principe Volodimirŭ Svjatoslavičŭ innalza l'idolo di Perunŭ, dalla testa d'argento e i baffi d'oro, sulla collina di Boričevŭ, in Kievŭ, insieme a quelli di Dažĭbogŭ, Chorsŭ, Stribogŭ, Semarĭglŭ e Mokošĭ.
  • Otto anni dopo, nel 6496 (988), convertitosi al cristianesimo, Volodimirŭ ordina che l'idolo venga abbattuto, percosso, e gettato nel Dnepr.
  • In epoca cristiana, il popolino indulge nella bicredenza: prega Perunŭ e agli altri dèi, tributando loro piccole offerte.
  • Quando la Vergine Maria scende all'inferno, vi trova coloro che adorano Trojanŭ, Chorsŭ, Velesŭ e Perunŭ.
CORRISPONDENZE
Identificazioni classiche:
Identificazioni cristiane:
Corrispondenze filologiche:
Prestiti e adattamenti:
Zeús.
Sv. Ilĭja Gromovnikŭ [Sant'Elia Folgoratore].
lituano Perkū́nas; lettone Pērkons.
finlandese Perkele; mordvino Pur'ginepaz.
CLASSIFICAZIONE
Archetipo:
Funzione:
Possibili omologhi:
Dio-tuono
II
- Regalità guerriera
Tarhunta, Indra, Hēraklês, Þórr, Taranis, etc.
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Antico russo Перунъ
Perunŭ
Перунъ Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ | Slova i poučenija
Russo Перун
Perun
   

ETIMOLOGIA

L'etimologia del nome del dio Perunŭ si muove in un campo semantico abbastanza coerente, nondimeno ha dato molte perplessità ai filologi. In generale, il teonimo è così scomponibile:

  1. peru- | La prima parte del nome del dio è probabilmente derivata da un proto-slavo *per(k)u-/*per(g)u- indicante la quercia. Il termine deriverebbe a sua volta da un indoeuropeo *PERKʷU- «quercia». Cfr. latino quercuus «quercia»; gotico faírguni, «montagna boscosa»; norreno fjörr «albero» e fyri «abete»; anglosassone fyrh > inglese fir «abete»; antico alto tedesco forha e tedesco Föhre «abete»; gallico Hercynia < *Percynia; etc.
     
  2. -nŭ | Si tratta con ogni probabilità del «suffisso del comando» [Herrschersuffix], il quale, suffisso un sostantivo, ne definisce il capo, il reggitore o la guida. Deriva dal fondo indoeuropeo, dov'è ricostruito nella forma *-NO. Per fare un esempio, in latino, termini come dominus «capofamiglia» o tribunus «tribuno» sono costruiti a partire rispettivamente dalle parole domus «casa» e tribuus «tribù», sicché dominus può essere tradotto «colui che regge la casa» e tribunus «colui che guida la tribù». Analogamente, in gotico la parola þiuðans «re» è prodotta sul termine þiuð- «popolo», mentre kindins «capotribù» è formato su kind- «tribù». In norreno, dróttinn «condottiero» è costruito su drótt «truppa». Ma costruzioni di questo tipo non sono infrequenti nei teonimi. teonimi europei presentano la medesima costruzione. Ad esempio, a Roma, il nome del dio Portunus, «colui che governa il porto», scaturisce appunto da portuus «porto»; e Tiberinus è costruito allo stesso modo sul nome del fiume Tiber «Tevere», e dunque «colui che ha in sua potestà il Tevere». In ambito germanico, Óðinn è «colui che governa l'ispirazione poetica», dal norreno óðr «ispirazione».

Dunque, Perunŭ andrebbe letto come «colui che ha potere sulle querce», il «signore delle querce» (Pisani 1949 | Stender-Petersen 1956 | Campanile 1994). Il nomen non è affatto casuale, se pensiamo all'immagine del fulmine che colpisce la quercia. C'è infatti un legame speciale tra il dio del tuono e l'albero di quercia (o di faggio), attestato, nel dominio indoeuropeo, da nomina come Zeús Phēgōnaîos in Grecia, Zeús Bagaîos in Frigia, Iuppiter Quercus a Roma, Iuppiter Baginatis tra i Celti (Pisani 1949). Che gli Slavi adorassero il dio sotto le querce, è confermato da Costantino Porfirogenito: (De administrando Imperio [9]) e da Herbord di Michelsberg (Dialogus de vita S. Ottonis episcopi Babenbergens).

Radice: [*PERKʷU-]►

Sono corradicali a Perunŭ i nomi degli dèi baltici del tuono, il lituano Perkū́nas e il lettone Pērkons, i quali, rispetto all'esito slavo, hanno conservato l'occlusiva velare [k] dell'originario *PERKʷU-. La ragione della perdita di questa consonante in slavo non è stata adeguatamente spiegata. Secondo Vittore Pisani, un originale *perkynŭ/*pergynŭ avrebbe perso la [k] per accostamento paraetimologico con il verbo antico-russo perą «colpisco», il che avrebbe portato inizialmente a una forma proto-slava *perynŭ (conservata in diversi toponimi: Perinplanina, Perynskoj Monastir, etc.) e, da questa, al nome Perunŭ. (Pisani 1949)

Al teonimo Perunŭ si connettono, nell'area slava, sostantivi come il polacco piórun «fulmine» o l'ucraino perun «lampo» (a cui corrispondono, nell'area baltica, il lituano perkū́nas e il lettone pērkons «tuono»). È possibile tuttavia che questi termini siano sorti in un secondo tempo come generalizzazione del nomen divinum.

Il confronto proposto a suo tempo da Roman Jakobson con altri nomina divina, quali il sanscrito Parjanya, il lituano Perkū́nas, l'albanese Perëndí e il norreno Fjörgynn (Jakobson 1970), non è stato giudicato pienamente soddisfacente (Vyncke 1970), dal momento che questi quattro teonimi non concordano nemmeno tra di loro (Parjanya presuppone, per esempio, un'affricata sonora [ʤ] laddove Perkū́nas ha l'occlusiva sorda [k], Perëndí deriverebbe forse da un latino imperatorem, mentre il maschile Fjörgynn sembra essere secondario rispetto al femminile Fjörgyn) (Campanile 1994).

LETTURA

Nonostante l'importanza che Perunŭ dovette avere tra gli antichi Slavi, il suo nome è sopravvissuto in un numero limitatissimo di fonti.

La Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ, o «Cronaca degli anni passati», lo cita per cinque volte. Le prime tre citazioni riguardano altrettanti giuramenti che sanciscono altrettanti trattati di pace con Costantinopoli, stretti rispettivamente dai gran principi Olegŭ [6415/907], Igorĭ Rjurikevičŭ [6453/945] e Svjatoslavŭ Igorevičŭ [6479/971]. Nel primo e nel terzo, Perunŭ è affiancato da Volosŭ; nel secondo giuramento è da solo.

Царь же Леонъ со Олександромъ миръ сотвориста со Олгом, имшеся по дань и ротѣ заходивше межы собою, целовавше сами крестъ, а Олга водивше на роту и мужи его по Рускому закону, кляшася оружьемъ своим, и Перуном, богомъ своим, и Волосомъ, скотьемъ богомъ, и утвердиша миръ. Carĭ že Leonŭ so Oleksandromŭ mirŭ sotvorista so Olgom, imšesja po danĭ i rotě zachodivše mežy soboju, celovavše sami krestŭ, a Olga vodivše na rotu i muži ego po Ruskomu zakonu, kljašasja oružĭemŭ svoim, i Perunom, bogomŭ svoim, i Volosomŭ, skotĭemŭ bogomŭ, i utverdiša mirŭ. Gli imperatori Leone ed Alessandro la pace conclusero con Olegŭ, accordandosi sul tributo e dandosi scambievole giuramento, baciarono la croce e Olegŭ invitarono a prestare giuramento, e gli uomini di lui secondo la legge russa giurarono sulle proprie armi, e su Perunŭ, loro dio, e su Volosŭ, dio degli armenti, e stipularono la pace.
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6415/907]
Заутра призва Игорь слы, и приде на холмъ, кде стояше Перунъ, и покладоша оружье свое, и щиты и золото, и ходи Игорь ротѣ и люди его, елико поганыхъ руси; а хрестеяную русь водиша ротѣ в церкви святаго Ильи.. Zаutrа prizvа Igorĭ sly, i pride nа cholmŭ, kde stojaše Perunŭ, i poklаdošа oružĭe svoe, i ščity i zoloto, i chodi Igorĭ rotě i ljudi ego, eliko pogаnychŭ rusi; а chrestejanuju rusĭ vodišа rotě v cerkvi svjatаgo Ilĭi. Il giorno dopo Igorĭ chiamò gli ambasciatori e andò sulla collina, sulla quale era Perunŭ, e deposero le proprie armi, e gli scudi, e l'oro, e prestarono giuramento Igorĭ e i suoi uomini, i russi pagani; mentre i russi cristiani prestarono giuramento nella chiesa di santo Ilĭja...
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6453/945]
Аще ли от тѣхъ самѣхъ прежереченыхъ не съхранимъ, азъ же и со мною и подо мною, да имѣемъ клятву от бога, въ его же вѣруемъ в Перуна и въ Волоса, скотья бога, и да будемъ золоти, яко золото, и своимъ оружьемь да исѣчени будемъ. Ašče li ot těchŭ saměchŭ prežerečenychŭ ne sŭchranimŭ, azŭ že i so mnoju i podo mnoju, da iměemŭ kljatvu ot boga, vŭ ego že věruemŭ v Peruna i vŭ Volosa, skotĭja boga, i da budemŭ zoloti, jako zoloto, i svoimŭ oružĭemĭ da isěčeni budemŭ. Se non osserveremo qualche articolo [di questo patto], che io e coloro che sono con me e sotto di me, siamo maledetti da quel Dio in cui crediamo, da Perunŭ e da Volosŭ dio degli armenti; e che diventiamo gialli come l'oro e che la nostra stessa arma ci trafigga.
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6479/971]

La quarta citazione è quella del cosiddetto «Canone di Volodimirŭ». Vi si narra di come il gran principe Volodimirŭ abbia innalzato sulla collina di Boričevŭ in Kievŭ sei simulacri di altrettante divinità, di cui l'idolo principale era quello di Perunŭ, in legno, dalla testa d'argento e dai baffi d'oro.

И нача княжити Володимеръ въ Киевѣ единъ, и постави кумиры на холму внѣ двора теремнаго: Перуна древяна, а главу его сребрену, а усъ златъ, и Хърса, Дажьбога, и Стрибога и Симарьгла, и Мокошь. I nača knjažiti Volodimerŭ vŭ Kievě edinŭ, i postavi kumiry na cholmu vně dvora teremnago: Peruna drevjana, a glavu ego srebrenu, a usŭ zlatŭ, i Chŭrsa, Dažĭboga, i Striboga i Simarĭgla, i Mokošĭ. E cominciò a regnare Volodimirŭ in Kievŭ, da solo, ed eresse simulacri sulla collina che si trovava dietro il terem: di Perunŭ in legno, con la testa d'argento e i baffi d'oro, e di Chŭrsŭ, e di Dažĭbogŭ, e di Stribogŭ, e di Semarĭglŭ, e di Mokošĭ.
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6488/980]

Nella quinta e ultima citazione, che si svolge otto anni dopo l'innalzamento degli idoli, si narra invece dell'abbattimento degli stessi, in seguito alla conversione del gran principe al cristianesimo, a cui segue l'obbligo di conversione di tutto il popolo russo. All'idolo di Perunŭ spetta un ben triste destino, gettato nel fiume Dnepr:

Яко приде, повелѣ кумиры испроврещи, овы исѣщи, а другия огневи предати. Перуна же повелѣ привязати коневи къ хвосту и влещи с горы по Боричеву на Ручай, 12 мужа пристави тети жезльемь... Jako pride, povelě kumiry isprovrešči, ovy isěšči, а drugija ognevi predаti. Perunа že povelě privjazаti konevi kŭ chvostu i vlešči s gory po Boričevu nа Ručаj, 12 mužа pristаvi teti žezlĭemĭ... Allorché [Volodimirŭ] giunse [in Kievŭ] ordinò di abbattere gli idoli, alcuni fare a pezzi e altri mettere a fuoco. Ordinò di legare Perunŭ alla coda di un cavallo e di trascinar[lo] giù dalla collina di Boričevŭ sul ruscello; a dodici uomini dette ordine di percuoterlo con bastoni...
Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6496/988]

Inoltre Perunŭ è citato nella gramota di Lev Danilovič, principe di Galizia, del 1302, dove si legge che il dio veniva adorato in cima a una collina [A ot toj gory do Perunova duba gore sklon].

Tra le fonti ecclesiastiche, Perunŭ è ancora citato in diversi Slova i poučenija, opere che criticano e condannano il paganesimo. Si tratta di fonti soggettive, visto il loro atteggiamento negativo verso il mondo pagano, ma sono una preziosa testimonianza del perdurare del culto del dio in epoca cristiana.

Leggiamo nello Slovo Christoljubca, il «Sermone del Christoljubec»:

...non potendo sopportare i cristiani che vivono nella doppia fede e credono in Perunŭ, in Chŭrsŭ, in Simŭ, in Rĭglŭ, in Mokošĭ, nelle vile...
...Quelli che pregano il fuoco sotto l'essiccatoio, le vile, Mokošĭ, Simŭ, Rĭglŭ, Perunŭ, Volosŭ dio del bestiame, Chŭrsŭ, Rodŭ, le rožanizy e tutti i loro dèi maledetti...
Slova i poučenija > Slovo Christoljubca

E nello Slovo sv. Grigorija ob idolach, il «Sermone di San Gregorio sugli idoli»:

...A tali dèi compie sacrifici anche il popolo slavo: alle vile, a Mokošĭ, a Diva, a Perunŭ, a Chŭrsŭ, a Rodŭ e alle rožanizy, agli upyri, alle beregyni, a Pereplutĭ e girando, bevono per lui nei corni...
...E questi iniziarono a compiere sacrifici a Rodŭ e alle rožanizy prima di Perunŭ, loro dio, e prima di questo facevano sacrifici agli upyri e alle beregyni...
...Ma adesso nei sobborghi pregano il maledetto dio Perunŭ e Chŭrsŭ e Mokošĭ e le vile e questo lo fanno di nascosto...
Slova i poučenija > Slovo sv. Grigorija ob idolach

Si noti che, nella seconda di queste tre citazioni, si delinea una sorta di evoluzione nel paganesimo russo, di cui il culto di Perunŭ risulta essere lo stadio finale: prima il culto era rivolto a Rodŭ e alle rožanizy , e prima ancora agli upyri e alle beregyni...

Troviamo quindi Perunŭ, ormai trasformato in un dèmone, nella Choždenie bogorodicy po mukam, la «Discesa della Vergine all'Inferno» un apocrifo russo del XII secolo, in cui la Vergine Maria, testimone dei tormenti infernali, intercede presso Dio per ottenere un periodo annuale di sospensione delle pene per i dannati.

Это те, кто не веровали в отца и сына и святого духа, забыли бога и веровали в то, что сотворил нам бог для трудов наших, прозвав это богами: солнце и месяц, землю и воду, и зверей и гадов; все это те люди сделали из камней, — Траяна, Хорса, Велеса, Перуна в богов превратили, и были одержимы злым бесом, и веровали, и до сих пор во мраке злом находятся, потому здесь так мучаются Ėto te, kto ne verovali v otca i syna i svjatogo ducha, zabyli boga i verovali v to, čto sotvoril nam bog dlja trudov našich, prozvav ėto bogami: solnce i mesjac, zemlju i vodu, i zverej i gadov; vse ėto te ljudi sdelali iz kamnej, — Trajana, Chorsa, Velesa, Peruna v bogov prevratili, i byli oderžimy zlym besom, i verovali, i do sich por vo mrake zlom nachodjatsja, potomu zdesĭ tak mučajutsja. Questi sono coloro che non credono nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, hanno dimenticato Dio e non credono in ciò che Dio a creato per noi, ed essi hanno chiamato dèi il sole e la luna, la terra e l'acqua, gli animali e i rettili, più tutti quegli idoli di pietra, Trojanŭ, Chorsŭ, Velesŭ e Perunŭ, ed essi adorarono come dèi questi dèmoni malvagi, e sono ancora nelle tenebre del male, perché ancora credono in essi.
Choždenie bogorodicy po mukam


Fonti indirette

Alcune fonti si riferiscono probabilmente a Perunŭ e al suo culto, pur senza citare espressamente il nome del dio. Si ritiene ad esempio che sia proprio Perunŭ il dio «fabbricatore della folgore» [astrapēs demiurgos] venerato dagli Slavi, secondo quanto ci riferisce Procopio di Cesarea (490-565):

.Questi popoli infatti, Sloveni e Vendi, credono che signore di tutte le cose sia il solo dio fabbricatore della folgore ed a lui sacrificano buoi ed ogni specie di offerte. Nulla sanno del fato, né comunque riconoscono ad esso influenza alcuna sugli uomini; ma quando si trovino in pericolo di morte, o perché malati o perché guerreggiano, promettono, se scampino al pericolo, un sacrificio a quel dio, in grazia della vita; e, scampati, fanno il sacrificio promesso e credono di aver comprato a tal prezzo la propria salvezza. Adorano però anche fiumi e ninfe ed altre divinità e sacrificano ad essi tutti; e nel corso di questi sacrifici tirano gli auspici.
 Procopio di Cesarea: De Bello Gothico [III: 14]

Che il dio fulminante fosse adorato dagli Slavi sotto le querce, è attestato esplicitamente da Costantino Porfirogenito (905-959), il quale ci narra di certi slavi che, sbarcati nell'isola di San Gregorio, celebrarono un sacrificio a Zeús presso un'enorme quercia (De administrando Imperio [9]). Su questa linea, il cronista benedettino Herbord di Michelsberg († 1168) ci informa che la plebe di Stettino adorava una quercia (Dialogus de vita S. Ottonis episcopi Babenbergensis).

Concludiamo ricordando che il traduttore russo della greca Vita di Gregorio il Taumaturgo di Gregorio di Nissa, rendeva col vocativo Perune il greco Zeû, identificando di fatto il dio-tuono slavo con il dio-cielo greco.

FONTI

Se pověsti vremjanĭnichŭ lětŭ [6415/907 | 6453/945 | 6479/971 | 6488/980 | 6496/988]
Lev Danilovič: Gramota
Slova i poučenija > Slovo Christoljubca
Slova i poučenija > Slovo sv. Grigorija ob idolach
Choždenie bogorodicy po mukam

Cfr. Procopio di Cesarea: De Bello Gothico [III: 14]
Cfr. Costantino Porfirogenito: Pròs tòn ídion uion Rōmanón / De administrando Imperio [9]
Cfr. Herbord di Michelsberg: Dialogus de vita S. Ottonis episcopi Babenbergensis

BIBLIOGRAFIA
 | RIFERIMENTI
IMMAGINI
Perun
Andrej Klimenko
Sotto l'albero di Perun
Andrej Klimenko
Perun folgoratore
Viktor A. Korol'kov
Duello di Perun contro
il dèmone dell'inverno

Viktor A. Korol'kov
Il colore di Perun
Viktor A. Korol'kov
Messaggero di Perun
Viktor A. Korol'kov
Perunica
Viktor A. Korol'kov
Perun
Viktor Križanovskij
Santuario di Perun
Viktor Križanovskij
Perun
Andrej Gusel'nikov
     
L'abbattimento di Perun
Sergej Simakov
1985 [MUSEO]
Ilĭja Gromovnikŭ
Aleksandr Koškin
1985
     
PAGINE
Il Canone di Volodimirŭ - Gli dèi di Kiev
Perunŭ - Il signore della folgore
Velesŭ - Il signore della poesia e degli armenti

Creazione pagina: 26.10.2004
Ultima modifica: 24.11.2011

 
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