BIBLIOTECA

SLAVI
Russi

MITI SLAVI
SLOVA I POUČENIJA
SLOVO CHRISTOLJUBCA

SERMONE DEL CHRISTOLJUBEC

EPICA ANTICO-RUSSA
▼ TESTI ECCLESIASTICI ANTICO-RUSSI
Slovo i Poučenija
Slovo Christoljubec
Slovo sv. Grigorija ob idolach
CRONACHE ANTICO-RUSSE
CRONACHE CECHE
Scheda
SLOVO CHRISTOLJUBCA - Saggio
SLOVO CHRISTOLJUBCA - Testo
Note
Bibliografia
 
Titolo Слово нѣкоего Христолюбца и ревнителя по правой вѣрѣ
Slovo někoego Christoljubca i revnitelja po pravoj věrě
Sermone di un certo «Amante di Cristo» e difensore della vera fede
Genere Omelia
Lingua Russo
Epoca XIV-XV secolo
SLOVA I POUČENIJA
SLOVO CHRISTOLJUBCA
SERMONE DEL CHRISTOLJUBEC

Il Sermone del Christoljubec

Lo Slovo někoego Christoljubca i revnitelja po pravoj věrě, o «Sermone di un certo Amante di Cristo e difensore della vera fede» è, tra gli slova i poučenija (il corpus dei testi ecclesiastici antichi russi), uno dei documenti più utili per lo studio dell'antica tradizione mitologica slavo-orientale. L'ignoto autore riprende il discorso di un precedente evangelizzatore, conosciuto come «Amante di Cristo» [Christoljubec], il quale aveva denunciato la situazione di dvoeverie ancora presente e diffusa nella Rus' nei secoli a ridosso dalla Conversione. Accanto al culto dovuto al Dio cristiano, le genti russe, specialmente nelle regioni rurali, continuavano ad invocare le antiche divinità pagane, tributando loro sacrifici e offerte. Questo accadeva soprattutto in occasione delle feste contadine e dei banchetti di nozze [korovaj], celebrati con canti profani a cui sovente si alternavano pratiche oscene. Con parole appassionate e frequenti richiami ai passi delle Scritture, l'evangelizzatore condanna senza appello qualsiasi tipo di culto non tributato all'unico vero Dio e insieme cerca di rendere accettabili le norme cristiane associandole agli antichi riti e alle credenze pagane.

Fonti e redazioni

Il Sermone venne scoperto dal poeta Stepan Petrovič Ševyrev (1806-1864) all'interno di un manoscritto del  secolo, il Pais'evskij Sbornik, nella biblioteca del monastero Kirillo-Belozerskij, quand'essa si trovava ancora a Kiev. Più tardi, il filologo Ilarion Alekseevič Čistovič trovò un altro testo del Sermone in una raccolta risalente alla fine del  secolo, recata alla Duchovnaja Akademija della Cattedrale di Santa Sofia, a Novgorod. Entrambe le versioni furono pubblicate da Tichonravov nella sua raccolta critica di testi ecclesiastici (Tichonravov 1862). A queste, si aggiunse in seguito una terza redazione, tratta dalla Slataja Cep' (fine  inizio  secolo) della Troice-Sergievskaja Lavra, che venne poi pubblicata da Sreznevskij (Sreznevskij 1851). (Simi 2003)

Gli studi critici hanno ricondotto le molte copie oggi conosciute dello Slovo Christoljubca a due distinte versioni: una breve e una lunga, quest'ultima più recente. La maggior parte degli studiosi ritiene che lo slovo risalga al periodo premongolico (Sreznevskij 1851 | Gal'kovskij 1916); solamente Viljo Johannis Mansikka, nel suo studio sulle fonti della mitologia slava, fa risalire il documento a un'epoca più tarda, al  secolo (Mansikka 1922). Si ritiene, sulla scolta di Evgenij Vasilevič Aničkov, che il testo originale del Sermone non trattasse in alcun modo dei culti pagani: le liste delle divinità slave sarebbero state aggiunte infatti in epoca posteriore (Aničkov 1914). Altri studiosi, tra cui Henryk Łowmiański, concordano nel supporre che i dati mitologici, anche quelli presenti negli slovesa più arcaici, avrebbero un'origine piuttosto tarda, sicuramente non precedente all'inizio del  secolo (Łowmiański 1986).

Secondo Aničkov, l'autore dello slovo avrebbe prodotto tre opere, tutt'e tre ascrivibili a «Christoljubec»: il presente slovo, il «Ragionamento sulla completa saggezza», e il «Sermone del Christoljubec e i castighi del padre spirituale». Lo studioso individuò a sua volta prestiti dello slovo in opere successive, quali il «Sermone sulle condanne divine», ascritta all'igumeno Feodosij del monastero Kievo-Pečerskij, lo Slovo Ioanna Zlatousta o «Sermone di Giovanni Crisostomo su come prima i pagani credessero negli idoli», il «Sermone di come devono vivere i cristiani» e l'«Ammaestramento di Giovanni Crisostomo» (Aničkov 1914). Secondo Mansikka, tracce dello Slovo Christoljubca si troverebbero nell'altrettanto importante Slovo sv. Grigorija ob idolach, «Sermone di San Gregorio sugli idoli». (Mansikka 1922). (Simi 2003)

Informazioni mitologiche

L'importanza dello Slovo Christoljubca per la nostra conoscenza delle divinità slave, soprattutto per quelle del livello superiore, è capitale. Il testo menziona più o meno le stesse divinità citate dal Se pověsti vremjan ĭnichŭ lětŭ [6488/980], con alcune interessanti differenze che paiono confermare la relativa indipendenza delle due fonti.

Le divinità citate dal slovo sono: Perunŭ, Chŭrsŭ, Simŭ, Rĭglŭ, Mokošĭ e Volosŭ. Invece, secondo il Se pověsti vremjan ĭnichŭ lětŭ, i sei idoli che si levavano sul colle di Kiev erano dedicati agli dèi Perunŭ, Stribogŭ, Dažĭbogŭ, Chŭrsŭ, Semarĭglŭ e Mokošĭ (il cosiddetto «Canone di Volodimirŭ»). I nomi di Perunŭ, Chŭrsŭ e Mokošĭ sono identici nelle due fonti. lo Slovo Christoljubca chiama Volosŭ la divinità che il Se pověsti conosce come Velesŭ, pur non includendola nel «Canone», e sdoppia infine in due nomina indipendenti, Simŭ e Rĭglŭ, quella divinità che il Se pověsti conosceva come una figura unica Semarĭglŭ, sottolineando ancora una volta come il testo ecclesiastico non dipenda, almeno direttamente, dalla composizione annalistica.

SLOVA I POUČENIJA
SLOVO CHRISTOLJUBCA
SERMONE DEL CHRISTOLJUBEC

 

  SERMONE DI UN CERTO «AMANTE DI CRISTO» [CHRISTOLJUBEC] E DIFENSORE DELLA VERA FEDE.  
       
a

 

Questo dunque è tratto da libri di ampia stesura da un certo «Amante di Cristo» [Christoljubec], zelante della vera fede, per la distruzione della seduzione diabolica, per svergognare coloro che fanno queste cose, per l'ammaestramento dei giusti fedeli e per la partecipazione al secolo futuro, per coloro che ascolteranno questi libri santi, e che faranno nella prassi di questa direttiva nella remissione dei peccati.

 
b  

Come dunque Elia Tesbite, avendo ucciso circa trecento preti e sacerdoti degli idoli, e disse, «difendendo ho mostrato zelo nei riguardi del Signore mio Dio onnipotente», così questi [Christoljubec], non potendo sopportare i cristiani che vivono nella doppia fede e credono in Perunŭ, in Chŭrsŭ, in Simŭ, in Rĭglŭ, in Mokošĭ, nelle vile, che sono trenta sorelle – dicono, maledetti, gli ignoranti che le considerano dee – e così compiono loro sacrifici e a loro dedicano pregando il korovaj, sgozzano polli, e pregano il fuoco, chiamandolo Svarožičĭ, e deificano l'aglio e quando qualcuno di loro organizza un banchetto, allora [lo] mettono nei secchi e nelle coppe e bevono, festeggiando i propri idoli. E quando qualcuno di loro organizza un matrimonio, usano tamburelli e zampogne, e molti prodigi demoniaci; e c'è ancora di peggio: avendo fabbricato un membro maschile vergognoso, avendolo messo nei secchi e nelle coppe, bevono, e tiratolo fuori, [lo] annusano e leccano e baciano.

c   Non sono peggiori dei giudei e degli eretici e dei Bulgari [bogomili], i quali sono nella fede e nel battesimo, eppure così fanno. Non solo fanno questo gli ignoranti, ma anche coloro che sono istruiti, i popi e gli scribi; e anche se non fanno ciò coloro che non sono istruiti, pur bevono e mangiano quel cibo sacro; anche se non bevono, non mangiano, vedono quelle loro cattive azioni; se non le vedono, le ascoltano, e non vogliono ammaestrarli.  
d   Di costoro infatti il profeta disse: «si è impietrito il cuore di questi uomini, le orecchie hanno sentito male, e hanno chiuso i loro occhi». E Paolo disse [nell'epistola rivolta] ai Romani: «si rivela l'ira di Dio dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia dell'uomo che nasconde la verità nell'ingiustizia. Poiché è manifesto l'intendimento di Dio. In questi, infatti, Dio manifestò a loro [l'ira]». Ma questi non vogliono insegnare loro. Lo stesso Signore disse: «Molti pastori hanno distrutto la mia vigna». I pastori sono i maestri – i popi – e la vigna è la fede, ed essendo nella vigna, gli uomini sono nella fede. Gli uomini nella fede muoiono per i cattivi maestri, stolti ignoranti. E quelli che fanno così, non abbandonano quella preghiera maledetta e quegli uffici del diavolo, allora saranno meritevoli del fuoco inestinguibile e della pece sempre ardente. E questi maestri saranno sotto di loro, se non li allontanano da queste azioni sataniche. Il profeta, infatti, dice dalla parte delle persone false che giungono al battesimo e all'insegnamento delle buone azioni: «Ché ci convertano coloro che Ti temono e che conoscono le Tue dottrine».
e  

Questo dice agli scribi, questi infatti conoscono le dottrine di Dio; ma per coloro che non conoscono le dottrine non è degno essere popi, come, infatti, anche nei comandamenti è detto: se un ignorante sarà fatto pope, sia deposto. Paolo infatti disse: «Guai a colui per mezzo del quale arriverà lo scandalo». Ma ecco è arrivato e si è diffuso ovunque. E ancora disse il Signore: «Colui che insegna bene, costui grande sarà chiamato nel regno celeste». Anche se qualcuno avesse voluto insegnare, gli altri ignoranti non lo avrebbero permesso per invidia, e si lasciano andare all'assassinio, così come con Gesù i sommi sacerdoti giudei e gli scribi.

 
f   E di nuovo Paolo disse [nell'epistola rivolta] ai Romani: «Anche se avete molti pedagoghi su Cristo, tuttavia, non avete molti padri. Infatti, in Cristo Gesù io vi ho generati mediante il Vangelo. Vi prego di essermi simili». Questo a voi popi, dice Paolo, pregando. Siate, dunque, voi scribi, popi, simili a Paolo, grande maestro; insegnate, dunque, alla gente il bene e respingeteli dalla menzogna diabolica nella fede vera, a servire l'unico Dio. E direte di fronte a Dio con voce profetica: «Questo sono io e i miei figli, che mi ha dato il Signore». Io ho generato attraverso l'insegnamento. Altrimenti, cosa puoi rispondere, ma ascolta: «A lui sarà dato molto, e molto a lui sarà tolto»; e nuovamente disse: «Avendo legato le mani e i piedi, nel buio pesto gettate il servo fannullone che ha nascosto il talento». Il talento è l'insegnamento. Per questo, infatti, bevete e mangiate e da loro accettate i doni. E se non volete ammaestrarli e se vi comportate in questo modo, non vi mescolate a questi, non fate amicizia con questi, secondo la parola evangelica, dove è detto: «Se il tuo occhio è malvagio, strapparlo, se lo è la tua mano, tagliala. È, infatti, meglio che muoia un membro, piuttosto che tutto il corpo». Non può, infatti, morire il giusto al posto di colui che viola la legge.
g   «Cosa hanno in comune la luce il buio, cosa ha in comune Cristo con il demonio?». Così allora riguardo ai servi di Cristo, cosa hanno in comune con i servi dei dèmoni e con coloro che fanno il piacere ai dèmoni. Paolo disse ai Corinti: «Fratelli, vi ho scritto delle epistole, non vi mischiate ai peccatori e agli usurai, ovvero, ai briganti e ai rapinatori, e ai mistificatori e agli adoratori di idoli e ai calunniatori». Cosa sono, infatti, gli adoratori di idoli? Questo sono gli adoratori di idoli, coloro che preparano mense alle rožanizy, che dedicano pregando il korovaj alle vile e al fuoco sotto l'essiccatoio e altre loro maledizioni. [E di nuovo disse]: «Ma dovrete uscire da questo mondo cioè morire, ora vi ho scritto di non mischiarvi, se ti è fratello uno così, o peccatore, o brigante, o mistificatore, o ubriaco, o adoratore degli idoli, con questi non mangiare, né bere». Allontanatevi da questo, «questi, infatti, non erediteranno il regno di Dio», si è impietrito, infatti, il loro cuore nella folle ubriachezza e sono diventati servi degli idoli; e così è scritto: «si sedettero, infatti, le genti a mangiare e bere non nella legge, ma nell'ebbrezza e si ubriacarono e si misero a scherzare e si dettero alla fornicazione con i propri vicini e quel giorno morirono ventitremila di loro» per la loro sfrenata ubriachezza.
h   Perciò non si addice ai Cristiani divertirsi con divertimenti demoniaci nei banchetti e nei matrimoni, altrimenti non deve essere chiamato matrimonio, ma adorazione di idoli. - Che sono balli, musica a corde, canzoni profane, – zampogne e tamburelli, – e tutti i sacrifici degli idoli, quelli che pregano il fuoco sotto l'essiccatoio, le vile, Mokošĭ, Simŭ, Rĭglŭ, Perunŭ, Volosŭ dio del bestiame, Chŭrsŭ, Rodŭ, le rožanizy e tutti i loro dèi maledetti. Questo insegnamento fu scritto per noi fino alla fine dei secoli. Perciò colui che ritiene di star dritto, che non cada. Amati, fuggite il sacrificio idolatra e i riti pagani e tutti i servizi degli idoli. Affinché non parliamo nella menzogna, battezzandoci; respingiamo Satana, e tutte le sue cose, e tutti i suoi angeli e i suoi servizi a lui resi e tutta la sua vergogna. Così come abbiamo proprio promesso a Cristo. E se abbiamo promesso a Cristo di servirlo, allora perché non lo serviamo, ma serviamo i dèmoni e facciamo tutti i loro comodi per la perdizione della propria anima? Non soltanto per ignoranza facciamo del male, ma mischiamo alcune preghiere pure alle maledette preghiere degli idoli, – cioè [la preghiera] della tre volte Santa Madonna con le rožanizy, – alcuni pongono vanamente la kut'ja, altri dispongono mense per il pasto legittimo, che in realtà va chiamato illegittimo, quando è dedicato a Rodŭ e alle rožanizy suscitando l'ira di Dio.  
i   Lo stesso Signore, infatti, disse: «Non entrerà nel regno chiunque mi dica: Signore, Signore, ma colui che fa la volontà del Padre mio». E Paolo disse: «Ho visto una nube insanguinata estendersi sopra tutto il mondo. E chiesi, dicendo: Signore cosa è? E mi disse: questa è la preghiera umana, mischiata all'empietà». Per questo disse il Signore: «Non può un servo lavorare per due padroni: amerà l'uno e odierà l'altro; e così noi, fratelli, odieremo il diavolo e ameremo Cristo, in Lui, infatti, siamo battezzati, e mangiamo il suo pane, e beviamo della sua tazza e moriamo e siamo sani in Lui, dicendo: Gloria a te, Signore, per tutto quello che ci è stato dato da Te, non soltanto in questa vita ma ancora più in quella futura». E disse ancora Paolo: «Perché, dunque, le genti fanno sacrifici ai dèmoni e non a Dio? Non vi dico di essere compagno dei dèmoni. Non potete, infatti, bere dalla tazza del Signore e dalla tazza dei dèmoni, non potete prendere parte alla mensa del Signore e alla mensa dei dèmoni», per non suscitare l'ira di Dio. Le stesse cose disse: «se qualcuno vi racconterà che questo va fatto agli idoli, non mangiate, a causa di colui che vi ha raccontato. Se infatti, bevete e mangiate, fate tutto a gloria di Dio». «Del Signore, infatti, è la terra, il suo compimento e la sua fine». Le stesse cose disse: «tutto mi è lecito, ma non tutto a giovamento, se il ventre è per il cibo e il cibo è per il ventre e questo Dio renderà vano». E di nuovo Paolo disse: «Fratelli, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione nel timore di Dio».
j   A tutti noi toccherà presentarci di fronte al giudizio di Cristo, per ricevere ognuno di noi secondo le nostre azioni, come [le] abbiamo compiute: bene o male. Conoscendo il timore del Signore, perché non accogliamo coloro che parlano ragionevolmente e coloro che ci conducono con un ammaestramento conforme al Signore alla salvezza? E confido nella vostra salvezza e comprensione, così da non parlare inutilmente. So che ci sarà il raggiungimento della vostra e della mia salvezza. «Se, infatti, ci fossimo giudicati da noi, non saremmo stati giudicati. Giudicati dal Signore, saremo castigati, per non essere castigati con i non castigati». Fratelli, non vi dico di ignorare questo passo, anzi, anche ad altri sarete di beneficio, a quelli che vorranno essere ammaestrati per la salvezza, ché ne strappiate molti dalle reti del diavolo, condotti alla purissima luce del Signore nostro Gesù Cristo e ricevuto la grazia non solo questi, loro, ma anche voi. E a Timoteo disse: «sappiamo che come legge è buona, se qualcuno fa le cose secondo la legge, così per il giusto la legge non è fatta». Agli empi come ai ribelli e coloro che contrastano il corretto insegnamento e a coloro che non onorano e denigrano le sacre scritture e che violano i comandamenti dei santi padri, [loro] non erediteranno la gloria di Dio C'è gloria in questa nostra comprensione nella semplicità e nella purezza di Dio, ma non nella saggezza della carne. «Vi prego, in nome del Signore nostro Gesù Cristo, questo stesso ditelo tutti, affinché non siano in voi discordie. Siate compiuti in questo intendimento e in quella ragionevolezza».
k   Si è rivelata a me, infatti, su voi e davanti a voi la grazia e la pace da Dio e padre del nostro Signore Gesù Cristo. Lodo il mio Dio per voi, per la grazia di Dio, concessa a voi: come a voi non tolga alcun dono, come comprensione di Cristo si annunci fra di voi che aspettate la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, il quale vi porrà nelle corti della vita eterna con tutti i suoi servi e sempre e ora e sempre.  
       

NOTE
 

a ― Questo culto domestico del fallo può essere messo in relazione con una scena narrata in un curioso testo scandinavo, il Vǫlsa Þáttr, nel quale si narra di una bizzarra avventura che capitò a re Óláfr il Santo, il quale, capitato in un luogo sperduto della Norvegia, venne ospitato da una famiglia di contadini rimasti legati alla tradizione pagana, presso i quali pote assistere ad a una cerimonia incentrata su un fallo di cavallo chiamato Vǫlsi. Questo fallo, tagliato via ad un cavallo morto, era stato raccolto dalla padrona di casa, la quale lo aveva avvolto nel lino e conservato per mezzo di erbe. Ogni sera il fallo veniva fatto circolare tra le persone di casa, ciascuna delle quali recitava una breve strofa terminante con le parole «accolga Mǫrnir questo sacrificio» [þiggi Mǫrnir þetta blǿti]. Quando il fallo venne consegnato nelle mani di re Óláfr, questi lo gettò al cane che lo divorò. La famiglia venne in seguito convertita al cristianesimo. Tanto il nome Vǫlsi (da vǫlr «bastone, verga, bacchetta magica»), quanto, seppur con minor certezza, Mǫrnir (che è anche denominazione di spada, forse corradicale del verbo merja «sfondare») sembrano indicare il membro virile. (Isnardi 1991).

d ― La citazione iniziale è dal libro di Isaia: «Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi, né oda con gli orecchi, né comprenda con il cuore, né si converta in modo da esser guarito» (Isaia [VI: 10]).

f ― «Potreste infatti avere diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo. Vi esorto dunque, fatevi miei imitatori!» (Prima lettera ai Corinzi [IV: 15-16]). ― «E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre!» (Matteo [XXV: 30]). ― «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna» (Matteo [V: 29]).

g ― «Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi. Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo!» (Prima lettera ai Corinzi [V: 9-10]). ― «Né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci alla fornicazione, come si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un sol giorno ventitremila» (Prima lettera ai Corinzi [VI: 10 | X: 7-8]).

i ― «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del padre mio che è nei cieli» (Matteo [VII: 21]). ― «Non potete bere il calice del Signore e il calice dei dèmoni, non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei dèmoni» (Prima lettera ai Corinzi [X: 21]). ― «Tutto mi è lecito! Ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Ma non mi lascerò dominare da nulla. I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi! Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo» (Prima lettera ai Corinzi [VI: 12-13]).

j ― «Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non essere condannati insieme con questo mondo» (Prima lettera ai Corinzi [XI: 31-32]). ― «Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini» (Timoteo [I: 8-9]).

Bibliografia

  • ANIČKOV Evgenij Vasilevič, Jazyčestvo i drevnjaja Rus'. Mosca 1914.
  • BUDILOVIČ A., XIII Slov Grigorija Bogoslova v drevneslavjanskom perevode. San Pietroburgo 1875.
  • BRÜCKNER Alexander, Mitologia słowiańska. Cracovia 1918. → I., Mitologia slava. Bologna 1923.
  • MANSIKKA Viljo Johannes, Die Religion der Oslaven: Quellen. Helsinki 1922.
  • GAL'KOVSKIJ N.M., Bor'ba christianstva s ostatkami jazyčestva v Drevnej Rusi. Mosca 1913, Char'kov 1916.
  • IMPELLIZZERI Salvatore, La letteratura bizantina da Costantino a Fozio. Firenze/Milano 1975.
  • PISANI Vittore, Il paganesimo balto-slavo. In: TACCHI-VENTURI Pietro [cura], «Storia delle religioni», II. Torino 1949.
  • RYBAKOV Boris, Jazyčeskoe drevnich slavjan. Mosca, 1981.
  • SIMI Simonetta, Il passaggio dal paganesimo al cristianesimo in due sermoni antico-russi. In: «eSamizdat» I, 2003 (I).
  • SREZNEVSKIJ I.I., Svidetel'stva Paisievskogo sbornika o jazyčeskich sueverijach russkich. In: «Moskvitjanin», 1851.
  • TICHONRAVOV N.K., Slova i poučenija, napravlennye protiv jazyčeskich verovanij i obrjadov. In: «Letopisi russkoj literatury i drevnosti», IV. Mosca 1862.
  • VYNCKE Frans, La religion des Slaves. In: PUECH Henry-Charles [cura], «Histoire des religions», I. Parigi 1970-1976. → I., La religione degli Slavi. In: PUECH Henry-Charles [cura]: «Le religioni dell'Europa centrale precristiana». Bari 1988.
BIBLIOGRAFIA
Archivio: Biblioteca - Guglielmo da Baskerville
Area: Slava - Koščej Vessmertij
Introduzione, traduzione e note di Simonetta Simi.
© eSamizdat: Laboratorio di Slavistica Creativa.
Creazione pagina: 21.03.2005
Ultima modifica: 29.11.2014
 
POSTA
© BIFRÖST
Tutti i diritti riservati