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GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Múspell / Múspellsheimr
MÚSPELL / MÚSPELLSHEIMR
Nella cosmologia scandinava, Múspellsheimr è il mondo del fuoco, localizzato a sud. Sede dei figli di «figli di Múspell», i distruttori del mondo.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Nei tempi primordiali, il Ginnungagap è diviso in Niflheimr e Múspellsheimr.
  • È probabilmente uno dei nove mondi, rivolto a meridione.
  • Gli dèi creano le stelle e il sole a partire da scintille uscite dal Múspellsheimr.
  • È la sede dei «figli di Múspell», forse dei giganti di fuoco [múspellssynir o múspellsmegir].
  • Il suo guardiano è Surtr.
  • Vi si trova ormeggiata la nave Naglfar.
  • Nei tempi escatologici, si configura come l'incendio universale che metterà fine al mondo.
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Antico basso tedesco Mūspilli Mvspille Mūspilli, l'incendio universale
Sassone Mūtspelli Mvtspelli Hēliand
Norreno Múspell Mvspell
Mvzpel[l]
Ljóða Edda | Prose Edda
Múspellsheimr Mvspelz heimr
Mvspellz heimr
Mvspellz hæimr
Ljóða Edda | Prose Edda

ETIMOLOGIA

Múspell, cosmonimo.
«Incendio universale».

Múspellsheimr, cosmonimo/toponimo.
«Mondo dell'incendio universale».

  1. Múspell(-) | Il termine mūspilli/múspell, attestato in antico basso tedesco, sassone e norreno, è stato variamente interpretato dai filologi, i quali hanno avanzato ipotesi a volte piuttosto diverse l'una dall'altra. Pare comunque che l'etimologia di questa parola sia mista, derivando dal latino mundus «mondo» e dal norreno spilla «distruggere», ove la [n] di mundus sarebbe caduta in analogia agli infissi nasali dei temi verbali presenti, secondo un fenomeno comune sia al latino che all'antico nordico; cfr. norreno standa (pres.) → stóð (perf.) e latino tundo (pres.) → tutudi (perf.) (Gordon 1927).
     
  2. -heim | Dal sostantivo maschile heimr, «casa, patria, mondo». Il termine deriva da un protogermanico *haimaz. Cfr. antico alto tedesco haim > tedesco Heim «casa» ed Heimat «patria»; olandese heem «casa»; anglosassone hām > inglese home «casa»; norreno heimr > danese e norvegese hjem «casa», svedese hem «casa». È lo stesso elemento che caratterizza i nomi di alcuni dei nove mondi della cosmologia norrena: Álfheimr. Niflheimr, Jǫtunheimr, Múspellsheimr, etc.

Il significato della parola muspell è dunque «distruzione del mondo» o, per estensione, «fine dei tempi». Nella letteratura germanica, sia essa pagana o cristiana, identifica la conflagrazione finale che distrugge l'universo nel fuoco [ekpyrosis]. Su questa linea, il termine Múspellsheimr si può dunque tradurre con «mondo dell'incendio universale» o, traducendo con maggior libertà, «mondo dei distruttori del mondo».

LETTERATURA

Le fonti tedesche
Le fonti norrene

 


Le fonti tedesche

Il termine mūspilli compare per la prima volta in un poemetto in antico alto tedesco contenuto in un manoscritto latino risalente alla prima metà del IX secolo. La composizione, considerata uno dei principali monumenti della letteratura tedesca medievale, tratta dei tempi finali, del giudizio universale, della lotta tra Elia e l'Anticristo e dell'incendio universale che distrugge il mondo. Il suggestivo titolo Mūspilli, assegnato al poemetto dal suo scopritore e primo editore, Johann Andreas Smeller nel 1832, deriva appunto da uno dei versi del poema:

...Prinnit mittilagart
sten ni kistentit.
verit denne stuatago in lant,
verit mit diu vuiru
viriho uuison:
dar ni mac denne mak andremo
helfan vora demo muspille.
...Brucerà la terra,
non resterà ferma alcuna pietra;
verrà allora sulla terra il giorno del castigo,
verrà col fuoco
a visitare gli uomini:
allora nessun parente
potrà aiutare l'altro nel mūspilli.
Mūspilli [107-113]

Il termine mūspilli è un hápax legomenon nella letteratura anticoaltotedesca, ma compare due volte in sassone, nell'Hēliand. La prima ricorrenza definisce esplicitamente il mūtspelli come «la fine di questo mondo» [endi thesaro uueroldes].

Thot sculun sia her uuahsan forth
thia forgripanun gomon,
so samo so thia guodun man,
antthat mutspelles megin,
endi thesaro uueroldes,
obar man ferit.
Tuttavia gli uomini dannati
continueranno a vivere qui,
tal quale gli uomini buoni,
finché la potenza del mūtspelli,
la fine di questo mondo,
coglierà gli uomini.
Hēliand [2589-2592]

Nella seconda ricorrenza, il giorno di mūtspelli è detto «l'ultimo di questo mondo» [thie lezto theses liohtes] (il sassone lioht è letteralmente «luce», ma anche «vita» e «mondo»).

Mutspelli cumid
an thiustria naht,
all so thiof farit
darno mid is dadion,
so cumit thie dag mannon,
thie lezto theses liohtes,
so it err thesa liudi ni uuitun...
Il mūtspelli viene
nella cupa notte;
come il ladro procede
nascostamente nelle sue azioni,
così viene per gli uomini quel giorno,
l'ultimo di questo mondo,
senza che la gente lo sappia prima...
Hēliand [4358-4362]

 


Le fonti norrene

Occasionale in Germania, la parola múspell è regolarmente impiegata nella letteratura sapienziale in lingua norrena, e dunque in un contesto mitologico-pagano. È raramente presente in forma pura, ma compare quasi sempre in due composti: Múspells heimr «mondo di Múspell» e Múspells megir (o Múspells synir) «figli di Múspell».

La più antica occorrenza è nella Vǫluspá, in una scena proiettata alla fine dei tempi, nel ragnarǫk, dove la parola è collegata a lýðr «popolo, gente».

Kjǫll ferr austan,
koma munu Múspells
um lǫg lýðir,
en Loki styrir.

Una chiglia avanza da est:
verranno di Múspell
sul mare le genti,
e Loki tiene il timone.

Ljóða Edda > Vǫluspá [51]

La parola Múspell non indica la combustione finale del mondo, come avveniva nella letteratura tedesca, ma caratterizza un popolo che interverrà nei tempi finali. Il termine compare solo un'altra volta nella Ljóða Edda, dove fa la sua apparizione nel composto Múspells megir «figli di Múspell» (Lokasenna [42]), con analogo significato.

Da queste due occorrenze, sarebbe arduo comprendere chi o cosa indichi la parola Múspell. Dal contesto potrebbe trattarsi tanto di un luogo (di cui i Múspells lýðr sarebbero gli abitanti) quanto di un personaggio (di cui i Múspells megir sarebbero forse i figli). E non sono mancati esegeti che hanno voluto interpretare la parola Múspell come nome di persona. In tal caso, sarebbe forse stato un gigante in una fase perduta della mitologia scandinava; o forse un epiteto dello stesso Surtr, al quale il mito escatologico attribuisce l'incendio universale. In realtà nulla fa pensare che sia mai esistito un personaggio così chiamato. Che la parola Múspell indichi un luogo mitico sembra invece confermato dalla Prose Edda di Snorri.

Il termine Múspell compare regolarmente nella Prose Edda in Snorri, dove è legato tanto a un luogo mitico quanto al popolo che lo abita. In questa sede, oltretutto, il termine non è limitato soltanto ai tempi escatologici, ma lo troviamo riferito anche ai tempi primordiali. Snorri esordisce descrivendo il «mondo» [heimr] di Múspell come uno dei due poli in cui, all'inizio del tempo, era caratterizzato il baratro di Ginnungagap. Questo aveva nel lato settentrionale il gelido Niflheimr, ma a meridione, dice Snorri, vi era un mondo ancora più antico:

Fyrst var þó sá heimr í suðrhálfu er Muspell heitir. Hann er ljóss ok heitr. Sú átt er logandi ok brennandi, er hann ok ófœrr þeim er þar eru útlendir ok eigi eigu þar óðul.

 Ma prima di ogni cosa vi fu quel mondo, a sud, chiamato Múspell. È luminoso e caldo, questo paese che arde e divampa, impervio agli stranieri e a coloro che non vi sono nati.

Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [4]

Questo mondo di Múspell assume subito dopo un ruolo importante nel processo creativo dell'universo. Nello spazio centrale del Ginnungagap, dove si mediano le opposte polarità di Niflheimr e Múspellsheimr, si costituiscono le basi ambientali per il sorgere della prima vita, e sorge il gigante primordiale Ymir (Gylfaginning [5]).

Ginnungagap, þat er vissi til norðrs ættar, fyltisk með þunga ok hǫfugleik íss ok hríms ok inn í frá úr ok gustr. En hinn syðri hlutr Ginnungagaps léttisk móti gneistum ok síum þeim er flugu ór Muspellsheimi. Ginnungagap, nella parte che volge a nord, si ricoprì di strati di ghiaccio e di brina, e da esso si levarono bruma e vento, mentre la parte a sud del Ginnungagap ne fu preservata dalla lava e dalle scintille che scaturivano da Múspellsheimr.

Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [5]

Più tardi, Snorri fa provenire le stelle dalle scintille del Múspellsheimr. «Poi [gli dèi] presero scintille e fiammelle, che correvano libere, e furono lanciate fuori dal Múspellsheimr [...], sia in alto che in basso, affinché illuminassero cielo e terra» [Þá tóku þeir síur ok gneista þá er lausir fóru ok kastat hafði ór Muspellsheimi [...], bæði ofan ok neðan til at lýsa himin ok jǫrð] (Gylfaginning [8]). Medesima è l'origine del sole, «che gli dèi avevano creato per illuminare il mondo con quella favilla sfuggita dal Múspellsheimr» [þeirar er guðin hǫfðu skapat til at lýsa heimana af þeiri síu er flaug ór Muspellsheimi] (Gylfaginning [11]).

Terminato il processo creativo, il termine Múspell torna ad assumere valenze escatologiche. A questo punto Snorri comincia da un lato a parlare dei Múspells megir (o Múspells synir), i «figli di Múspell» i quali, nel giorno di ragnarǫk, arriveranno sui loro destrieri, distruggeranno il ponte Bifrǫst sotto il loro tremendo galoppo (Gylfaginning [13] | cfr. Fáfnismál [29]), e  causeranno tra l'altro la morte di Freyr (Gylfaginning [37]), impossibilitato a difendersi senza la sua spada.

La battaglia escatologica è descritta da Snorri nel cinquantunesimo capitolo della sua Edda. Come già attestato nella Vǫluspá, le schiere dei Múspells megir (o Múspells synir) interverranno nel ragnarǫk, guidate da Surtr. Si uniranno all'esercito dei giganti di brina e a quello di Hel, e tutti insieme attaccheranno il mondo e gli dèi.

Í þessum gný klofnar himinninn ok ríða þaðan Muspellssynir. Surtr ríðr fyrst, ok fyrir honum ok eptir bæði eldr brennandi. Sverð hans er gott mjǫk, af því skínn bjartara en af sólu. En er þeir ríða Bifrǫst þá brotnar hon, sem fyrr er sagt. Muspellsmegir sœkja fram á þingvǫll er Vígríðr heitir, þar kemr ok þá Fenrisúlfr ok Miðgarðsormr. Þar er ok þá Loki kominn ok Hrymr ok með honum allir hrímþursar, en Loka fylgja allir Heljar sinnar. En Muspellssynir hafa yfir sér fylking, er sú bjǫrt mjǫk. In questo frastuono il cielo si fenderà e avanzeranno allora i figli di Múspell. Surtr cavalcherà per primo, con un fuoco ardente davanti e dietro di lui; la sua spada è formidabile, da essa emana un chiarore più brillante del sole. Quando cavalcheranno su Bifrǫst essi lo demoliranno, com'è stato detto in precedenza. Le schiere di Múspell avanzeranno fino al campo chiamato Vígríðr, ove arriveranno anche il lupo Fenrir e il Miðgarðsormr. Anche Loki giungerà insieme a Hrymr e con lui tutti i giganti di brina, ma sarà a Loki che tutti i seguaci di Hel si uniranno. I figli di Múspell formeranno invece una legione separata e sarà molto luminosa.

Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [51]

E sarà proprio Surtr, guardiano di Múspellsheimr e condottiero delle sue schiere, ad avere il ruolo finale nel ragnarǫk: sarà lui a scatenare le fiamme che arderanno il cielo e la terra, riconducendo così l'escatologia norrena al motivo ecpirotico che avevamo già trovato nel Mūspilli e nell'Hēliand.

Due sole volte nella sua opera Snorri utilizza il termine Múspell a indicare direttamente un toponimo, senza impiegarlo come complemento di specificazione. Nella prima ricorrenza, Snorri confronta i due mondi contrapposti di Niflheimr e Múspellheimr, e dice: «Così come il freddo proveniva da Niflheimr [...], quanto si volgeva verso Múspell era caldo e luminoso» [Svá sem kalt stóð af Niflheimi [...], svá var þat er vissi námunda Muspelli heitt ok ljóst] (Gylfaginning [4]).

Nella seconda ricorrenza, Múspell è il luogo dove è ormeggiata Naglfar, la nave fatta con le unghie dei morti.

...en Naglfari er mest skip, þat er á Muspell. ...Ma è Naglfar la nave più grande, che sta in Múspell.

Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [43]

Quest'ultimo inciso conferma quanto avevamo letto in Vǫluspá [51]: apparterrebbe dunque a Naglfar la chiglia che recherà le genti di Múspell alla battaglia escatologica.

FONTI

Mūspilli [113] (Mūspilli)
Hēliand [2591 | 4358] (Mūdspelli)
Cfr. Cynewulf:
Cristo [930-933 | 964-970]
Ljóða Edda > Vǫluspá [51] (Múspells lýðir)
Ljóða Edda > Lokasenna [42] (Múspells megir)
Cfr.
Ljóða Edda > Discorso di Fáfnir (29)
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [43] (Múspell)
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [4-5 | 8 | 11] (Múspellsheimr)
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [13 | 37 | 51] (Múspells megir | Múspells synir)

BIBLIOGRAFIA
ANALISI
COMPARAZIONE

Negli scritti cristiani in lingua tedesca, come abbiamo visto, Mūspilli indica l'incendio universale [ekpyrosis] destinato a distruggere il mondo alla fine dei tempi; nei testi pagani in lingua norrena, Múspell appare invece nel composto Múspellsheimr, a indicare mondo delle fiamme da dove giungeranno i Múspells megir, le schiere destinate a scontrarsi con gli dèi nel giorno di ragnarǫk, mentre al loro condottiero Surtr è assegnato il compito di ardere l'universo. Nell'uno e nell'altro caso, il termine è legato a prospettive escatologiche, alla fine del mondo, più precisamente, al fuoco ecpirotico.

Ci si può tuttavia chiedere quale sia il senso primitivo del termine Mūspilli/Múspell, e se sia sorto in ambito pagano o cristiano. Il fatto che in Scandinavia il termine Múspell sia attestato in composti e quasi mai in forma pura, fa appunto pensare che esso sia stato importato dalla Germania in epoca recente, probabilmente non oltre il 900. In tal caso, perduta la valenza cristiana, il termine sarebbe stato assorbito nella letteratura escatologica pagana e riletto di conseguenza.

Il motivo della distruzione finale dell'universo attraverso il fuoco non è tuttavia una peculiarità germanica. Ne trattano già gli Oracula Sibyllina e i testi neotestamentari. Scrive San Pietro nella Seconda Lettera: «Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta» (Epistolḗ Pétrou B' [3: ]). Il concetto sembra avere la sua origine più lontana in Īrān, nella teologia zoroastriana, dove il mondo è destinato ad ardere nel fuoco purificatore del frašōkǝrǝti. Il motivo passò in seguito alla fisica stoica, dove il mondo ciclicamente si consumava e risorgeva nel fuoco.

Questo motivo passò alla letteratura germanica, la quale s'impossessò del motivo dell'ecpirosi producendo suggestive visioni apocalittiche. Leggiamo nel Crist anglosassone di Cynewulf:

Dyneð deop gesceaft, ond fore dryhtne færeð
wælmfyra mæst ofer widne grund,
hlemmeð hata leg, heofonas berstað,
trume ond torhte, tungol ofhreosað.
Il vasto creato risuonerà, e dinanzi al Creatore andrà
il più grande degli incendi infurianti attraverso la spaziosa terra,
l'ardente fiamme divamperà strepitante; i cieli schianteranno:
le stelle fisse scintillanti cadranno.
Cynewulf: Crist [930-933]
...Ðonne eall þreo on efen nimeð
won fyres wælm wide tosomne,
se swearta lig, sæs mid hyra fiscum,
eorþan mid hire beorgum, ond upheofon
torhtne mid his tunglum. Teonleg somod
þryþum bærneð þreo eal on an
grimme togædre.                
...Allorché la fosca marea di fuoco, la funesta fiamma,
per ogni dove travolgerà d'un tratto
ciascuna di queste tre cose: i mari coi loro pesci,
la terra coi suoi monti, e l'alto cielo
risplendente, con le sue stelle. La fiamma distruttrice
arderà selvaggiamente tutt'e tre queste cose insieme,
con ferocia.                                          
Cynewulf: Crist [964-970]

Il motivo sembra dunque arrivato nel mondo germanico dagli scritti apocalittici cristiani. In tal caso, il termine Mūspilli «incendio del mondo», sarebbe passato soltanto in un secondo tempo dalla Germania in Scandinavia dove venne interpretato come luogo di provenienza dei giganti distruttori del mondo.

Ma le cose sono andate davvero in questo modo? In effetti non è facile dimostrare che il motivo della distruzione dell'universo per fuoco, di cui tratta la Vǫluspá e Snorri fedelmente riporta, sia effettivamente un'innovazione giunta dalla Germania cristiana. Vi sono effettivamente elementi che suggeriscono un'antica origine germanica.

Nella Prose Edda di Snorri, la responsabilità dell'incendio universale viene attribuita a Surtr, il guardiano di Múspellsheimr, che interverrà alla fine della battaglia escatologica. La formula è rapida: «poi Surtr appiccherà fuoco alla terra e tutto il mondo brucerà» [því næst slyngr Surtr eldi yfir jǫrðina ok brennir allan heim] (Gylfaginning [51]). Curiosamente, questo passo non trova un riscontro esplicito nella poesia eddica. Riguardo a Surtr, la Vǫluspá afferma sia giunto da sud recando il «veleno dei rami» [sviga lævi], trasparente kenning per «fuoco» (Vǫluspá [52]). Il motivo dell'incendio universale è narrato in un contesto diverso. Si trova subito dopo la battaglia tra Þórr e il serpente Jǫrmungandr, in cui il rettile viene ucciso ma il dio soccombe intossicato dal veleno.

Þá kømr enn mæri
mǫgr Hlǫðvinjar
gengr Óðins sonr
ormi mæta.
Drepr af móði
Miðgarðs véurr;
munu halir allir
heimstǫð ryðja;
gengr fet níu
Fjǫrgynjar burr
neppr frá naðri,
níðs ókvíðinn.

Ecco viene il famoso
figlio di Hlóðyn,
s'avanza il figlio di Óðinn
a contrastare il serpente.
Con ira lui colpisce
il difensore di Miðgarðr.
Gli uomini tutti
sgombreranno il mondo.
Nove passi indietreggia
il figlio di Fjǫrgyn,
muore lontano dal serpe
che disonore non teme.

Sól tér sortna,
sigr fold í mar,
hverfa af himni
heiðar stjǫrnur;
geisar eimi
ok aldrnari;
leikr hár hiti
við himin sjalfan.
Il sole si oscura
la terra sprofonda nel mare,
scompaiono dal cielo
le stelle lucenti.
Sibila il vapore
con quel che alimenta la vita,
alta gioca la vampa
col cielo stesso.
Ljóða Edda > Vǫluspá [56-57]

I due episodi sono disposti in questo modo per semplice giustapposizione o hanno un legame logico tra loro? L'interpretazione di Snorri indurrebbe a propendere per la prima ipotesi, senonché proprio dal Mūspilli antico-altotedesco viene una possibile lettura alternativa. Nel testo continentale cristiano, infatti, si narra un combattimento tra il profeta Elias e l'Anticristo. Quest'ultimo viene sconfitto, ma dal sangue di Elias, che cade al suolo, si genera l'incendio che distrugge il mondo.

So daz Eliases pluot
in erda kitriufit,
so inprinnant die perga,
poum ni kistentit
enihc in erdu,
aha artruknent,
muor varsuuilhit sih,
suilizot lougiu der himil.
mano vallit,
prinnit mittilagart,
sten ni kistentit.
Quando il sangue di Elia
gronderà sulla terra,
si incendieranno i monti
nessun albero resterà ritto
nella terra,
le acque si essiccheranno,
la palude si prosciugherà,
il cielo si dissolverà in fiamma,
la luna cadrà,
brucerà la terra,
non resterà ferma alcuna pietra.
Mūspilli [98-110]

Ora, se Elia è un personaggio che la letteratura escatologica fa sovente ricomparire nei tempi finali (dai due «testimoni» dell'Apokálypsis alla fragorosa comparsa del Tisbita negli Oracula Sibyllina), la sua lotta con l'Anticristo sembra nuova di zecca. Il motivo, tuttavia, è troppo particolare per essere un'innovazione della letteratura apocalittica cristiana: è evidente che i due combattenti, Elia e l'Anticristo, siano stati chiamati a interpretare i ruoli di un dramma escatologico più antico, di matrice evidentemente germanica. L'archetipo è senz'altro il medesimo che sottende alla lotta tra Þórr e il serpente Jǫrmungandr, quale che sia il legame con il successivo incendio universale.

BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
IMMAGINI
   
Múspellsheimr
© Óðindís
Múspellsheimr
Autore sconosciuto
(2010)
Surtr
Illustrazione di Tudor Humphries
   
PAGINE
Ymir e i suoi figli - Cosmogonia nordica
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo
I nove mondi - Cosmologia nordica

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 16.05.2012

 
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