ETIMOLOGIA Múspell, cosmonimo.
«Incendio universale».
Múspellsheimr, cosmonimo/toponimo.
«Mondo dell'incendio universale».
- Múspell(-) | Il termine mūspilli/múspell, attestato in antico basso
tedesco, sassone e norreno, è stato variamente interpretato
dai filologi, i quali hanno avanzato ipotesi a volte piuttosto diverse l'una dall'altra. Pare
comunque che l'etimologia di
questa parola sia mista, derivando dal latino mundus
«mondo» e dal norreno spilla «distruggere», ove la [n] di mundus sarebbe caduta in analogia agli
infissi nasali dei temi verbali presenti, secondo un fenomeno
comune sia al latino che all'antico nordico; cfr. norreno
standa (pres.) → stóð (perf.) e latino tundo (pres.) →
tutudi (perf.) (Gordon
1927).
- -heim | Dal sostantivo maschile heimr, «casa, patria, mondo».
Il termine deriva da un protogermanico *haimaz. Cfr. antico alto tedesco
haim > tedesco Heim «casa» ed Heimat «patria»; olandese
heem «casa»; anglosassone hām >
inglese home «casa»; norreno heimr > danese e norvegese hjem
«casa», svedese hem
«casa». È lo stesso elemento che caratterizza i nomi di alcuni dei nove mondi
della cosmologia norrena: Álfheimr. Niflheimr,
Jǫtunheimr, Múspellsheimr,
etc.
Il significato della parola muspell è dunque «distruzione del
mondo» o, per estensione, «fine dei
tempi». Nella letteratura germanica, sia essa pagana o
cristiana, identifica la
conflagrazione finale che distrugge l'universo nel fuoco [ekpyrosis]. Su questa
linea, il termine Múspellsheimr si può dunque
tradurre con «mondo dell'incendio universale» o, traducendo
con maggior libertà, «mondo dei distruttori del mondo». |
LETTERATURA
► Le fonti
tedesche Il
termine
mūspilli
compare per la prima volta in un poemetto in
antico alto tedesco contenuto in un manoscritto latino
risalente alla prima metà del IX secolo. La composizione,
considerata uno dei principali monumenti della letteratura
tedesca medievale, tratta dei tempi finali, del giudizio
universale, della lotta tra Elia e l'Anticristo e
dell'incendio universale che distrugge il mondo. Il
suggestivo titolo Mūspilli,
assegnato al poemetto dal suo scopritore e primo editore,
Johann Andreas Smeller nel 1832, deriva appunto da uno dei versi
del poema:
...Prinnit mittilagart
sten ni
kistentit. verit denne stuatago in lant,
verit mit diu
vuiru
viriho uuison:
dar ni mac
denne mak andremo
helfan vora demo muspille. |
...Brucerà la terra,
non resterà ferma alcuna pietra;
verrà allora sulla terra il giorno
del castigo,
verrà col fuoco
a
visitare gli uomini:
allora nessun parente
potrà aiutare l'altro nel
mūspilli. |
Mūspilli
[107-113] |
Il termine
mūspilli è un hápax legomenon nella letteratura
anticoaltotedesca, ma compare due volte in sassone, nell'Hēliand.
La prima
ricorrenza definisce esplicitamente il
mūtspelli come
«la fine di questo mondo» [endi
thesaro uueroldes].
Thot sculun sia her uuahsan forth
thia forgripanun gomon,
so samo so thia guodun man,
antthat mutspelles megin,
endi thesaro uueroldes,
obar man ferit. |
Tuttavia gli uomini dannati
continueranno a vivere qui,
tal quale gli uomini buoni,
finché la potenza del mūtspelli,
la fine di questo mondo,
coglierà gli uomini. |
Hēliand [2589-2592] |
Nella seconda ricorrenza, il giorno di mūtspelli è detto
«l'ultimo di questo mondo» [thie lezto theses
liohtes] (il sassone
lioht è letteralmente
«luce», ma anche «vita» e «mondo»).
Mutspelli cumid
an thiustria naht,
all so thiof farit
darno mid is dadion,
so cumit thie dag mannon,
thie lezto theses liohtes,
so it err thesa liudi ni uuitun... |
Il mūtspelli viene
nella cupa notte;
come il ladro procede
nascostamente nelle sue azioni,
così viene per gli uomini quel giorno,
l'ultimo di questo mondo,
senza che la gente lo sappia prima... |
Hēliand [4358-4362] |
► Le fonti
norrene
Occasionale in Germania,
la
parola
múspell
è regolarmente impiegata nella letteratura
sapienziale in lingua norrena,
e dunque in un contesto mitologico-pagano. È raramente
presente in forma pura, ma compare quasi sempre in due composti:
Múspells heimr
«mondo di Múspell» e Múspells megir (o Múspells synir) «figli di
Múspell».
La più antica occorrenza è nella
Vǫluspá,
in una scena proiettata alla fine dei tempi, nel
ragnarǫk, dove la parola è collegata a lýðr
«popolo, gente».
Kjǫll ferr austan,
koma munu Múspells
um lǫg lýðir,
en Loki styrir. |
Una chiglia avanza da est:
verranno di
Múspell
sul mare le genti,
e
Loki tiene il timone. |
Ljóða Edda >
Vǫluspá
[51] |
La parola Múspell non indica la combustione finale del
mondo, come avveniva nella letteratura tedesca, ma caratterizza un popolo che
interverrà nei tempi finali. Il termine compare solo un'altra volta nella
Ljóða Edda,
dove fa la sua apparizione nel composto Múspells megir
«figli di Múspell»
(Lokasenna [42]),
con analogo significato.
Da queste due occorrenze,
sarebbe arduo comprendere chi o cosa indichi la parola
Múspell. Dal contesto potrebbe trattarsi tanto di un luogo (di cui
i
Múspells lýðr
sarebbero gli abitanti) quanto di un personaggio (di
cui i Múspells megir
sarebbero forse i figli). E non
sono mancati esegeti che hanno voluto interpretare la parola
Múspell come nome di persona. In tal caso, sarebbe forse
stato un gigante in una fase perduta
della mitologia scandinava; o forse un epiteto dello stesso
Surtr, al
quale il mito escatologico attribuisce l'incendio universale. In realtà nulla
fa pensare che sia mai esistito un personaggio così chiamato.
Che la parola Múspell indichi un luogo mitico sembra invece confermato
dalla Prose Edda
di Snorri.
Il termine Múspell compare regolarmente nella
Prose Edda
in Snorri, dove è legato tanto a un luogo mitico
quanto al popolo che lo abita. In questa sede,
oltretutto, il termine non è limitato soltanto ai tempi
escatologici, ma lo troviamo riferito anche ai tempi primordiali. Snorri
esordisce descrivendo il «mondo» [heimr] di
Múspell come uno dei due poli
in cui, all'inizio del tempo, era caratterizzato il baratro di
Ginnungagap. Questo
aveva nel lato settentrionale il gelido
Niflheimr, ma a meridione, dice Snorri, vi era un mondo ancora più antico:
Fyrst var þó sá
heimr í suðrhálfu er Muspell
heitir. Hann er ljóss ok heitr. Sú
átt er logandi ok brennandi, er
hann ok ófœrr þeim er þar eru
útlendir ok eigi eigu þar óðul.
|
Ma prima di ogni cosa vi fu quel
mondo, a sud, chiamato
Múspell. È luminoso e caldo, questo paese che arde e divampa, impervio agli
stranieri e a coloro che non vi sono nati. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda
>
Gylfaginning
[4] |
Questo mondo di Múspell assume subito dopo un ruolo importante nel processo creativo
dell'universo. Nello spazio centrale del
Ginnungagap, dove si
mediano le opposte polarità di
Niflheimr e
Múspellsheimr,
si costituiscono le basi ambientali per il sorgere della
prima vita, e sorge il gigante primordiale
Ymir (Gylfaginning
[5]).
Ginnungagap, þat er vissi til norðrs ættar,
fyltisk með þunga ok hǫfugleik íss ok hríms ok inn í
frá úr ok gustr. En hinn syðri hlutr Ginnungagaps
léttisk móti gneistum ok síum þeim er flugu ór
Muspellsheimi. |
Ginnungagap, nella
parte che volge a nord, si ricoprì di strati
di ghiaccio e di brina, e da esso si levarono bruma
e vento, mentre la parte a sud del
Ginnungagap ne fu
preservata dalla lava e dalle scintille che
scaturivano da
Múspellsheimr. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda
>
Gylfaginning
[5] |
Più tardi, Snorri fa provenire le stelle dalle scintille del
Múspellsheimr. «Poi [gli dèi]
presero scintille e fiammelle, che correvano libere, e
furono lanciate fuori dal Múspellsheimr
[...], sia in alto che in basso, affinché illuminassero
cielo e terra» [Þá tóku þeir síur ok gneista þá er
lausir fóru ok kastat hafði ór
Muspellsheimi [...], bæði ofan ok neðan
til at lýsa himin ok jǫrð]
(Gylfaginning
[8]). Medesima è l'origine del sole, «che gli
dèi avevano creato per illuminare il mondo con quella
favilla sfuggita dal Múspellsheimr»
[þeirar er guðin hǫfðu skapat til
at lýsa heimana af þeiri síu er
flaug ór Muspellsheimi]
(Gylfaginning
[11]).
Terminato il processo creativo, il termine Múspell
torna ad assumere valenze
escatologiche. A questo punto Snorri comincia da un lato a
parlare dei Múspells megir (o Múspells synir),
i «figli di Múspell» i
quali, nel giorno di
ragnarǫk,
arriveranno sui loro destrieri, distruggeranno il
ponte
Bifrǫst sotto il loro tremendo galoppo (Gylfaginning
[13]
| cfr.
Fáfnismál [29]),
e causeranno tra l'altro la morte di
Freyr
(Gylfaginning
[37]),
impossibilitato a difendersi senza la sua spada.
La battaglia escatologica è descritta da Snorri nel
cinquantunesimo capitolo della sua
Edda. Come già
attestato nella
Vǫluspá, le schiere dei Múspells megir
(o Múspells synir)
interverranno nel ragnarǫk,
guidate da Surtr. Si uniranno
all'esercito dei giganti di brina e a quello di Hel,
e tutti insieme attaccheranno il mondo e gli dèi.
Í þessum gný klofnar himinninn ok ríða þaðan Muspellssynir. Surtr ríðr fyrst, ok
fyrir honum ok eptir bæði eldr brennandi. Sverð hans er gott mjǫk, af því skínn
bjartara en af sólu. En er þeir ríða Bifrǫst þá brotnar hon, sem fyrr er sagt.
Muspellsmegir sœkja fram á þingvǫll er Vígríðr heitir, þar kemr ok þá Fenrisúlfr
ok Miðgarðsormr. Þar er ok þá Loki kominn ok Hrymr ok með honum allir hrímþursar,
en Loka fylgja allir Heljar sinnar. En Muspellssynir hafa yfir sér fylking, er
sú bjǫrt mjǫk. |
In questo frastuono il cielo si fenderà e avanzeranno allora i figli di
Múspell.
Surtr
cavalcherà per primo, con un fuoco ardente davanti e dietro di lui; la sua spada
è formidabile, da essa emana un chiarore più brillante del sole. Quando
cavalcheranno su Bifrǫst essi lo demoliranno, com'è stato detto in precedenza.
Le schiere di Múspell avanzeranno fino al campo chiamato Vígríðr, ove
arriveranno anche il lupo Fenrir e il
Miðgarðsormr. Anche
Loki giungerà insieme
a Hrymr e con lui tutti i giganti di brina, ma sarà a
Loki che tutti i seguaci
di Hel si uniranno. I figli di
Múspell formeranno invece una
legione separata e sarà molto luminosa. |
Snorri Sturluson:
Prose Edda
>
Gylfaginning
[51] |
E sarà proprio
Surtr, guardiano di
Múspellsheimr e condottiero delle
sue schiere, ad avere il ruolo finale nel ragnarǫk:
sarà lui a scatenare le fiamme che arderanno il cielo e la
terra, riconducendo così l'escatologia norrena al motivo
ecpirotico che avevamo già trovato nel
Mūspilli
e nell'Hēliand.
Due sole volte nella sua opera Snorri utilizza il termine Múspell
a indicare direttamente un toponimo, senza impiegarlo
come complemento di specificazione. Nella prima ricorrenza,
Snorri confronta i due mondi contrapposti di
Niflheimr e
Múspellheimr, e dice: «Così come il freddo proveniva da
Niflheimr [...], quanto si volgeva verso
Múspell era caldo e luminoso» [Svá sem kalt stóð
af Niflheimi [...], svá var þat er vissi
námunda Muspelli heitt ok ljóst]
(Gylfaginning
[4]).
Nella seconda ricorrenza,
Múspell è il luogo dove è
ormeggiata
Naglfar, la nave fatta con le unghie dei morti.
Quest'ultimo inciso conferma quanto avevamo letto in
Vǫluspá
[51]: apparterrebbe dunque a
Naglfar la chiglia che recherà le genti di
Múspell alla battaglia
escatologica. |