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MITI CELTICI
LEBOR GABÁLA ÉRENN
POEMA
XXIII
«Cessair, can as táinic sí»
«Cessair, da dove venne»
LEBOR GABÁLA ÉRENN
Lebor Gabála Érenn. Saggio
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POEMA XXIII - Saggio
POEMA XXIII - Testo
Note
Bibliografia
LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXIII
«Cessair, can as táinic sí»
«Cessair, da dove venne»

Il poema XXIII del Lebor Gabála Érenn è un resoconto del percorso compiuto da Cessair per arrivare in Ériu, a cui è abbinato un preciso computo del tempo impiegato nelle varie tappe del viaggio. Il poema è stato ampiamente utilizzato come fonte per la sezione cessariana del Lebor Gabála Érenn, i cui redattori hanno continuato a riportare il percorso geograficamente assurdo dell'«arca» di Cessair, variando – seppure di poco – i vari tempi di percorrenza. Seathrún Céitinn però lo ignora.

Questo poema e il XXIV, Cetrhacha tráth don túr tind, erano probabilmente parte di un'unica composizione. Micheál Ó Cléireigh, nella versione Rk del Lebor Gabála, accorpa alcune strofe dell'uno e dell'altro poema, dandone una versione peculiare. Il metro è il debide scáilte, di costruzione più regolare che non nel poema precedente.

In: Lebor Gabála Érenn R1 [III: 6]; R2 [III: 6]; R3 [III: 16].

LEBOR GABÁLA ÉRENN
XXIII
«Cessair, can as táinic sí»
«Cessair, da dove venne»
     
1 Cessair, can as táinic sí,
a triar ar chócait co lí?
Dia Mairt ro glúais, garb in scél,
ótá indsib Meroén.
Cessair, da dove venne,
con i tre [uomini], e le cinquanta [donne] dal bel colorito?
Un martedì ella salpò, rude la storia,
dalle isole di Meroén.
2 Deic mbliadan dí i nÉgipt aird
fri táeb na n-airir nirt-gairb:
fichi tráth dí i n-airc, cen aisc,
dar muincind Mara mór Chaisp.
Dieci anni rimase nell'altero Éigipt
lungo la costa di rude potenza:
venti giorni rimase sull'arca, senza biasimo,
sulla superficie del grande mar Caspio.
3 Dá tráth déc dí ó Muir Caisp chrom
co riacht Cimerda trom:
tráth dí i nAissia Bic, sel síar,
idir Aissia is Muir Torrían.
Dodici giorni dal tortuoso mar Caspio
finché raggiunse il forte [mar] Cimmero:
un giorno in Asia Minore, a occidente
tra l'Asia e il mar Tirreno.
4 Fichi tráth dí ó Aissia Bic,
seólad co hAlpa n-ordairc;
fri ré nái tráth luid alle,
co huillind n-aird nEspáine.
Venti giorni impiegò dall'Asia Minore,
navigando verso le Alpi rinomate;
per nove giorni proseguì dinanzi
verso l'altero angolo di Espáin.
 
5 Assiden dí i nÉrinn áin
seólad nái tráth a hEspáin:
dia Sepóit, sin cóicet chlé;
tánic coscar ár críche.
Quindi ella arrivò nella nobile Ériu,
navigando per nove giorni dall'Espáin:
un sabato, lo sfortunato quinto del mese
vennero a conquistare il nostro paese.
 
       

NOTE


XXIII [1] — (d) Meroë [Meroén] è l'antica città di Meróē o Meruwāh, sulla riva orientale del Nilo, nell'odierno Sudan. Qui, come nel seguente poema XXIV, è considerata piuttosto un arcipelago, e non ne viene data la localizzazione precisa. Alcune delle redazioni del Lebor Gabála Érenn la descriveranno come un'isoletta sul Nilo. Perché il viaggio di Cessair inizi proprio da questa località, non lo sappiamo, a meno che non si ritenesse fosse questo il luogo dove abitavano la famiglia di Nóe e/o quella di Bith.

XXIII [2] — (a) Altrettanto incomprensibile la sosta di dieci anni in Egitto, trascorsa peraltro a costeggiare il paese. L'espressione airir nirt-gairb, «coste di rude potenza», può forse far pensare a una nazione pesantemente armata che vigilava i propri confini e impediva a Cessair di scendere a terra? Possibile ma, in fondo, improbabile. In questo tipo di letteratura gli aggettivi o le espressioni poetiche hanno raramente significato letterale (nel corso del poema l'Egitto e la Spagna sono «eccellenti» [aird], il Mar Cimmero «pesante» o «denso» [trom], le Alpi «rinomate» [airdirc], e via dicendo). Non è chiaro, tuttavia, perché Cessair e i suoi compagni abbiano atteso dieci anni in Egitto (che divengono sette in R2, mentre R3 riporta entrambe le versioni). — (c) Si noti che la nave di Cessair è qui definita un'«arca» [airc]. Tra l'altro, vi è una contraddizione con il Lebor Gabála Érenn, secondo il quale le genti di Cessair avevano tre navi, due delle quali destinate a naufragare durante l'approdo in Irlanda.

XXIII [3] — Questa è la parte più incomprensibile del viaggio. Gli autori irlandesi seguivano ciecamente la concezione geografica antica, attestata da Strábōn, secondo cui il Mar Caspio [Muir Caisp] fosse aperto a nord e sfociasse nel Mar Cimmero [Muir Cimerda], ovvero l'Oceano Artico (è il percorso seguito, ad esempio, da Nemed). Tuttavia, le tappe fornite nel poema, venti giorni sul Caspio, e dodici dal Caspio al Cimmero, dànno l'idea che vi fosse, tra i due mari, un percorso intermedio, uno iato da colmare in qualche modo, e ci si può chiedere se l'autore del poema fosse conscio che il Mar Caspio fosse un mare interno (un fatto conosciuto, ad esempio, da Ptolemaîos). Anche fosse, tuttavia, è assurdo che la nave di Cessair possa proiettarsi dall'Oceano Artico all'Asia Minore [Aissia Bic] in un solo giorno (così come è ridicolo che si possa percorrere un periplo del genere per arrivare in Asia Minore dall'Egitto).

Bibliografia

  • COMYN David ~ DINEEN Patrick S. [traduzione]: CÉITINN Seathrún (KEATING Geoffrey), The History of Ireland. London 1902-1908.
  • MACALISTER R.A. Stewart [traduzione], Lebor Gabála Érenn: The Book of the Taking of Ireland, 2. Irish Texts Society, Vol. XXXV. London 1939 [1993].
  • MacCULLOCH John A., The Religion of Ancient Celts. Edimburgo 1911. → ID. La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
BIBLIOGRAFIA
  Lebor Gabála Érenn - Poema XXI
«ÉRIU, QUALUNQUE COSA
MI DOMANDIATE»
    Lebor Gabála Érenn - Poema XXIV
«QUARANTA GIORNI
DI AFFANNOSA RICERCA»
 
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzione e note della Redazione Bifröst.
Creazione pagina: 10.05.2013
Ultima modifica: 28.10.2015
 
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