SINTESI

UGROFINNI
Estoni

MITOLOGIA UGROFINNICA
KALEVIPOEG
L'epica eroica trapiantata in un mondo fiabesco.
 
Arrivo di Kalev
Disegno (1976) di Heldur Laretei

Museo: [Heldur Laretei]

IL MATRIMONIO DI KALEV E LINDA

i narra che Kalev, figlio del dio supremo Taara, venisse dal nord sulle ali della Grande Aquila, la quale lo depose sulla costa meridionale del Mar Baltico, dove oggi si trova l'Estonia. Kalev qui fondò il paese di Viru, di cui fu il primo re.

Intanto, nel paese di Lääne, una povera vedova solitaria aveva trovato in terra un uovo che aveva messo in un cesto. Giunta a casa, aveva guardato nel cesto e al posto dell'uovo aveva trovato una fanciulla dai capelli d'argento, a cui aveva messo nome Linda.

Quando ella crebbe, non furono certo i pretendenti che le mancarono: giunsero il figlio del sole, il figlio della luna, il figlio delle stelle, il figlio delle acque, il figlio dei venti, ma Linda li rifiutò tutti. Poi giunse un sesto pretendente, in groppa a un magnifico cavallo. Era Kalev, a chiedere la mano della fanciulla. La vedova gliela rifiutò ma Linda disse:

― A quest'uomo io dono il mio cuore
io voglio fidanzarmi con lui.
A quest'uomo io dono il mio amore.
Matrimonio di Kalev e Linda
Dipinto di Kristjan Raud (1865-1943)

Museo: [Kristjan Raud]►

E re Kalev sposò Linda dai capelli d'argento e quando le feste finirono, la caricò sulla slitta e le chiese: ― Linda, che cosa hai scordato a casa? La luna che è tua madre, il sole che è tuo zio, e nelle brughiere i giovani galletti tuoi fratelli.

Ma Linda: ― Che rimangano da sono e che Ukko li benedica. La tua via sarà la mia via.

La slitta partì, e dopo avere attraversato monti boscosi e vaste pianure, i due sposi giunsero nel paese di Viru, nella casa di Kalev, al letto nuziale.

MORTE DI KALEV

Linda
Scultura (1880) di August Weizenberg (1837-1931), in Tallinn

Museo: [August Weizenberg]►

inda regalò a Kalev molti figli vigorosi che divenuti grandi lasciavano la casa e partivano in cerca di avventure. Kalev infatti voleva che il regno andasse a un solo figlio degno di succedergli e nessuno dei nati sembrava avere le qualità richieste. Kalev era ormai vecchio quando ebbe da Linda due figli più belli e forti degli altri, ma anche questi non erano ancora degni del trono.

Così Kalev disse a Linda: ― Linda, sposa mia cara, fiore del paese di Lääne, una nuova maternità di attende. Questo bambino, questo ultimo fiore del nostro crepuscolo, sarà il mio fedele ritratto. I tempi futuri canteranno le sue imprese, il suo regno sarà di buona ventura per il paese, sotto la sua legge il paese di Viru prospererà.

Kalev morì poco dopo e venne seppellito sotto una grande collina. Linda lo pianse a lungo e dalle sue lacrime si formò il lago Ülemiste, che si può vedere ancora oggi a Tallinn.

NASCITA DI KALEVIPOEG

Rapimento di Linda
Disegno (1976) di Heldur Laretei

Museo: [Heldur Laretei]►

ome Kalev aveva annunciato, a Linda nacque un ultimo figlio, a cui fu messo nome Kalevipoeg, cioè «figlio di Kalev». Kalevipoeg crebbe forte e robusto. In capo a qualche anno aveva assunto la taglia e l'aspetto di un uomo nonché una forza poderosa e smisurata. Kalevipoeg aveva un carattere buono e generoso, anche se era un po' impulsivo, e in certi casi anche violento.

Dopo la morte di Kalev, molti pretendenti si recarono da Linda per chiedere la sua mano, ma fedele alla memoria del marito, ella si negò a tutti. Tra coloro che vennero da lei rifiutati vi era un malvagio mago finlandese di nome Tuuslar. Non contento del rifiuto, questi si appostò presso la casa dove Linda viveva con i suoi figli. E così, un giorno che questi erano lontani, a caccia, Tuuslar rapì la donna e la trascinò sulla costa, dove teneva ormeggiata la sua barca, ben deciso a portarla in Finlandia. Linda urlava quanto più forte poteva, ma i figli erano troppo lontani per sentirla. Ebbero però pietà di lei gli dèi, e Ukko con la sua folgore colpì Tuuslar, che cadde inanimato. E quando il mago riprese i sensi, egli non vide vicino a sé che una roccia affilata rivolta verso il mare. Era Linda, che gli dèi in questo modo strapparono dai suoi crudeli artigli.

Quando Kalevipoeg e i suoi fratelli tornarono a casa e non trovarono più la loro madre Linda, disperati presero a cercarla. Si resero presto conto che qualcuno l'aveva rapita. Kalevipoeg si recò sulla tomba del padre e lo incitò ad alzarsi per aiutarlo a cercare la povera madre.

Ma dalla tomba Kalev rispose: ― Io non posso alzarmi, figlio mio. Le rocce schiacciano il mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano dalle mie ginocchia. Devi procedere da solo, figlio mio. Che il vento ti indichi la strada, che l'aria ti guidi, che le stelle t'illuminino.

SAAREPIIGA, LA FANCIULLA DELL'ISOLA

 così, guidato dal suo istinto, Kalevipoeg arrivò al mare, si gettò nelle onde e nuotò fino ad arrivare, stremato, sulla spiaggia di un'isola a lui sconosciuta.

Kalevipoeg e Saarepiiga
Dipinto (1985) di Lembit Sarapuu
Museo: [Lembit Sarapuu]►

E mentre era steso, a riprendere le forze, l'eroe udì risuonare un canto dolcissimo. Seguì quel suono melodioso e scorse infine una splendida fanciulla. Stava seduta vicino a un fuoco, occupata a filare il lino materno che il sole doveva imbiancare e la rugiada notturna ammorbidire, e intanto cantava versi d'amore.

I due giovani parlarono tra loro, fino al momento in cui il desiderio si fece strada nei loro cuori. E quando la passione li ebbe abbandonati, i due giovani giacquero sull'erba, vicini e abbracciati. A quel punto, Saarepiiga, la fanciulla dell'isola, chiese al giovane chi fosse, e Kalevipoeg non nascose il suo nome: Io sono il figlio di Kalev e Linda, vengo a nuoto dalla terra di Viru per cercare la mia mamma, rapita da un mago finlandese.

Nell'udire quelle parole, la fanciulla cominciò a gridare ed a disperarsi. La udì il vecchio padre il quale si precipitò a cercare la figlia. E, vedendo l'eroe, gli si avvicinò e gli domandò:

Da dove vieni tu? E chi sei? Dal tuo viso fiero si direbbe che discendi dalla razza divina di Taara. Di nuovo Kalevipoeg si fece riconoscere e allora il vecchio emise un grido. O sventura! Che cosa hai dunque fatto, giovane uomo? La ragazza che hai amato è figlia di Kalev, è tua sorella!

A quelle parole la fanciulla si gettò in mare, dove sparve, lasciando il vecchio padre e la vecchia madre a piangere e disperarsi.

Gli dèi l'hanno voluto, o vecchio, pianse Kalevipoeg. La fanciulla è caduta in mare, mia madre è stata rapita in un'imboscata. Siamo tutti e due fratelli nel dolore.

 

MORTE DI TUUSLAR

i nuovo lanciatosi in mare, Kalevipoeg arrivò presto a nuoto sulle coste della Finlandia.

Qui s'incamminò per monti e valli, penetrò nel cuore del paese e giunse infine alla casa di Tuuslar. Nel vederlo arrivare, il mago finno fu preso da grande paura; lanciò un incantesimo ed evocò una schiera di armati che si lanciarono contro Kalevipoeg. Ma l'eroe sradicò una quercia e con pochi possenti colpi li abbatté tutti quanti. Vistosi perduto, Tuuslar si gettò ai piedi di Kalevipoeg, intenzionato a dirsi pentito del suo tentativo di ratto, ma Kalevipoeg non lo lasciò nemmeno parlare e gli sfondò il cranio con la quercia. Fatto questo, l'eroe si rese conto di aver agito con troppa leggerezza: e ora chi gli avrebbe più dato notizie di sua madre?

Il giovane cadde al suolo spossato e nel sonno gli apparve la madre, il cui canto era così dolce che non poteva che provenire dal regno degli dèi. Così Kalevipoeg capì che Linda dormiva serena nelle braccia della morte.

LA SPADA MALEDETTA

La spada di Kalevipoeg
Disegno (1912-1913) di Oskar Kallis (1892-1918)
Museo: [Oskar Kallis]►

quel tempo i Finni avevano fama di essere fabbri ineguagliabili, così, prima di tornare in Estonia, Kalevipoeg decise di trovarne uno per procurarsi una buona spada. Giunto alla bottega di un fabbro, Kalevipoeg si presentò e chiese un'arma; il fabbro gli fece provare ogni sorta di spade, ma ognuna andava in pezzi non appena Kalevipoeg la vibrava sull'incudine. Così il fabbro andò a prendere un'arma speciale a cui lui e i suoi figli avevano lavorato per sette anni, forgiandola col fuoco e con gli incantesimi. Non appena Kalevipoeg la vibrò contro l'incudine, fu l'incudine ad andare in pezzi.

L'acquisto della spada venne festeggiato con un grande festino che durò molti giorni. Disgrazia volle che nel corso della festa, corressero parole d'ingiuria tra il figlio del fabbro e Kalevipoeg, il quale, ubriaco, diede di piglio alla spada e lo uccise. I presenti vollero gettarsi su Kalevipoeg per vendicare il ragazzo, ma il povero padre, disperato, li fermò e disse: ― Prenditi pure la spada, figlio di Kalev! Ma ricorda, questa spada un giorno si rivolterà contro di te e vendicherà la morte di mio figlio!

Kalevipoeg, orripilato, fuggì via e si lanciò nel Baltico. L'acqua salata dissipò la sua ebbrezza e l'eroe fu preso da un grande rimorso.

KALEVIPOEG DIVENTA RE

ornato in Estonia, Kalevipoeg andò alla tomba del padre Kalev, per narrargli delle sue disavventure. Rispose il padre dalla tomba: ― Non t'affliggere, povero orfanello. La vita dura quanto l'amore di Taara, solo l'amore di un padre dura in eterno. Le linee della nostra vita si muovono secondo il volere degli dèi. Se involontariamente tu hai commesso una cattiva azione, riparala come meglio potrai.

L'incoronazione di Kalevipoeg
Disegno di Kristjan Raud (1865-1943)
Museo: [Kristjan Raud]►

Poi Kalevipoeg s'incontrò con i suoi fratelli. Era ora di scegliere tra loro un re e decisero di tentare la sorte. Si recarono così presso il lago Peipus e qui decisero che chi avrebbe lanciato più lontano una grossa pietra sarebbe stato re. Il maggiore si cimentò e la pietra volò in alto e cadde nelle acque del lago. Il secondo fece di meglio: la sua pietra sfiorò le nubi per poi cadere sull'altra riva del lago. Ma quando toccò a Kalevipoeg, la pietra che egli lanciò cadde molto al di là del lago, assai più lontana delle altre.

I fratelli lo unsero re con le acque del lago e dopo aver detto addio all'Estonia, partirono per cercare fortuna lontano.

Divenuto re, Kalevipoeg cominciò ad organizzare il paese. Bonificò gli stagni e le paludi, dissodò i campi, seminò bacche saporite, trasformò i deserti in foreste, sminuì le montagne, fece orti e giardini, creò campi di grano. Un giorno, però, lo colse un brutto presagio, quando venne assalito dai lupi, dei quali fece una carneficina. Quella sera andarono dirgli che un nemico terribile si stava avvicinando al paese di Viru. Si trattava dei Cavalieri Teutonici, che trucidavano uomini e donne, tutto distruggevano e bruciavano, e si lasciavano dietro solo lacrime e sangue.

Bisognava costruire fortificazioni per tenere lontano il nemico. Così Kalevipoeg progettò la costruzione di quattro fortezze: a Lindanisa la più importante, dov'era sepolto suo padre; l'altra ai confini dell'Emajõgi; la terza a Kolga-Jaani; la quarta ad Allugalta. Ma bisognava trovare il legname necessario e Kalevipoeg si recò a nuoto oltre il lago Peipus per procurarsi il materiale.

LA SPADA PERDUTA

Kalevipoeg trasporta il legname in Estonia
Disegno (1915) di Oskar Kallis (1892-1918)

Museo: [Oskar Kallis]►

i ritorno da Pinkva, portando mucchi di tronchi abbattuti sulle spalle, Kalevipoeg riattraversò il lago. Giunto sulla sponda estone, stanco, si addormentò. Ma in quel momento uno stregone che viveva nei dintorni, un essere più simile a un orso che a un uomo, lo colse mentre dormiva e gli rubò la spada. Ma questa era così pesante che gli cadde nel fondo del fiume Kääpa, da dove non riuscì più recuperarla.

Quando Kalevipoeg si svegliò, non trovò più la sua spada e la cercò disperatamente, chiamandola: ― O compagna fedele, cara spada, ascolta il mio canto dolente. Rispondimi, dove sei?

E dal fondo del fiume la spada rispose: ― Nel fondo delle acque io riposo, su un letto d'oro nel palazzo delle ninfe. Uno stregone malvagio, non riuscendo a sorreggermi, qui mi ha lasciato cadere. E ora rimpiango dei giorni passati il ribollir delle battaglie, le ore in cui mi brandivi contro il nemico per difendere i deboli e per dar pace ai vecchi. Ma disgraziatamente, caro figlio di Kalev, una volta la collera ha oscurata la tua ragione, la tua mano mi ha fatto versare del sangue innocente ed è per questo che sono triste e non potrò più sorridere.

Kalevipoeg, desolato, le rispose: ― Dormi, o mia spada, nel tuo letto morbido. Io ho abbastanza forza nelle braccia che senza il tuo aiuto continuerò la mia opera. Ma se un giorno la gente del paese di Viru si accosterà a questo fiume, allora, sorella mia, ti leverai dalle acque e canterai. Ma se colui che ti ha portata qui metterà il piede in quest'acqua, ― e nel dire così Kalevipoeg pensava allo stregone malvagio, ― allora alzati, o mia fedele, e mozzagli ambo le gambe!

LE TRE FANCIULLE DEL REGNO SOTTERRANEO

l carico era andato perduto, così Kalevipoeg dovette tornare indietro a trovare altra legna. Sulla via del ritorno, cercò riparo per la notte in una caverna buia e profonda. Kalevipoeg s'inoltrò nell'oscurità finché vide un lontano chiarore. Giunse così a una stanza chiusa da una porta, dalla quale si sentiva una voce femminile cantare dolcemente.

― Dolci sorelle dai capelli d'oro
splendenti uccelli dal soave canto,
pensiamo al giorno in cui gioiose e belle
in casa del padre sotto il nostro tetto
ci coprivan gioielli e vesti di seta.
Eravamo felici quel giorno ed ora
il dolore ci strazia e ci divora!
Eccoci prigioniere rinserrate:
la nostra giovinezza di consuma
senza che venga a rallegrarci amore.
Se qualche generoso cavaliere
a liberarci un giorno a noi corresse...
Oh, se l'amore venisse a ritrovarci!

Kalevipoeg provò ad aprire la porta, ma questa era troppo robusta anche per lui. Allora la voce dall'altra parte esclamò: ― Finalmente sei giunto, fidanzato sconosciuto! Ascoltami, caro. Ci sono due vasi accanto alla porta. Nel primo un liquido nero, nel secondo un liquido bianco. Immergi le mani nel liquido nero e subito la tua forza crescerà fino a diventare irresistibile e fracasserai ogni cosa che toccherai!

Kalevipoeg fece come gli era stato richiesto. Immerse le mani nel liquido nero e subito sentì che la forza dei suoi pugni cresceva di dieci volte. Sfasciò la porta solo sfiorandola con le mani e si ritrovò in una bella camera. Una giovane fanciulla si trovava lì, e vedendo l'eroe che si avvicinava, gridò: ― Non mi toccare, prezioso giovane, con le tue mani di acciaio, altrimenti mi manderesti in pezzi! Prima immergile nel liquido bianco così la loro forza tornerà normale.

La ragazza chiamò le due sorelle, e d'un tratto Kalevipoeg si trovò a giocare allegramente con le tre ragazze in quella casa sotterranea. Vi erano tante sale, ognuna più lussuosa dell'altra, forzieri pieni di ricchezze favolose, stanze fatte con le ossa dei morti, mobili di rame e di piombo. Kalevipoeg chiese di chi fosse quella strana casa sotterranea.

― È del nostro signore Sarvik, colui che ci ha rapite ― risposero le ragazze.

Kalevipoeg nel regno sotterraneo
Disegno (1915) di Oskar Kallis (1892-1918)
Museo: [Oskar Kallis]►
 
LA LOTTA CONTRO SARVIK

arvik era il signore del Põrgu, il regno dei morti, colui che governava le ombre con mano ferrea. Adesso era assente, perché era la festa dei morti ed egli aveva dato vacanze alle anime dalle torture infernali perché andassero a visitare gli amici e i parenti. Tuttavia la festa stava per finire e il terribile Sarvik sarebbe tornato al'imbrunire.

E quando fu sera, si udì il frastuono di un uragano e la terra tremò. Sarvik aprì la porta. Vide le sorelle, pallide e tremanti, e guatò Kalevipoeg con i suoi occhi da lupo. ― Chi ti ha fatto cadere nel mio nido, giovanotto? ― fece Sarvik, ironico.

Kalevipoeg non si lasciò intimidire, e quando Sarvik lo assalì a mani nude, l'eroe oppose tutta la sua forza a quella immane del re degli inferi. La battaglia fu dura e terribile, e si concluse solo quando Kalevipoeg afferrò Sarvik e lo scagliò contro la terra, infossandolo fino alle spalle nel terreno. Ma quando prese delle catene e si apprestò a legarlo, Sarvik scomparve. Consigliate dalle tre fanciulle, Kalevipoeg calcò sul capo il cappello di Sarvik, che accrebbe magicamente la sua statura, rubò la spada del re dei morti e la sua magica verga. Quindi, caricatesi le fanciulle sulle spalle, fuggì attraverso le caverne, fuori dal regno dei morti, nel mondo degli uomini. Nullho, il fratello di Sarvik, corse al loro inseguimento, ma con la magica verga Kalevipoeg evocò un mare, e poi evocò un ponte incantato che permettesse loro di correre oltre il mare, e infine fece sì che il ponte crollasse dietro di loro. Nullho dovette fermarsi, ma riuscì a strappare all'eroe la promessa che un giorno sarebbe tornato a sfidare Sarvik.

Tornato in Estonia, col suo carico di legname e le tre fanciulle, tutto il popolo fece a Kalevipoeg una gran festa, perché molto tempo era trascorso dalla sua partenza e temevano il peggio. Intanto, gli dissero, i Cavalieri Teutonici continuavano la loro avanzata. Così Kalevipoeg diede il legname ai suoi architetti, che presero a costruire le fortificazioni richieste. Le tre ragazze andarono in sposa ai suoi tre aiutanti Alev, Sulev e Olev, e da loro sarebbe discesa una razza forte e fiera.

Fuga dal mondo sotterraneo
Dipinto di Kristjan Raud (1865-1943)
Museo: [Kristjan Raud]►
 
VIAGGIO IN CAPO AL MONDO

entre ferveva il lavoro alle fortificazioni, Kalevipoeg fu preso dal desiderio di conoscere e d'imparare, e decise di raggiungere il punto estremo verso il nord, là dove il cielo e la terra si toccano. Allora chiamò Olev, che era il suo architetto, gli disse di prendere del legno di quercia e costruire una nave per intraprendere quel viaggio. Olev rispose saggiamente che una nave di legno non andava bene per arrivare tanto a nord, altrimenti le aurore boreali l'avrebbero bruciata: ci voleva una nave di metallo. La nave, quando fu pronta, era fatta d'argento, e aveva nome Lennuk, «uccellino».

Lennuk
Dipinto di Kristjan Raud (1865-1943)
Museo: [Kristjan Raud]►

Caricate le vettovaglie sulla nave, scelti gli eroi e i marinai destinati ad accompagnarlo, fatto un sacrificio ad Ukko per propiziarsi i buoni auspici, Kalevipoeg salì sulla nave e salpò verso il nord. Dapprima la nave costeggiò la Finlandia, lottando contro le tempeste che gli sciamani finni avevano evocato per impedirle il viaggio, giunse infine nella sterile Lapponia. Qui incontrò un saggio mago chiamato Varrak, a cui Kalevipoeg chiese: ― Da qual parte potrò trovare il cammino che mi condurrà agli estremi confini del mondo? Indicami quel luogo ove la cupola del cielo si poggia sulle coste estreme della terra, dove la luna si accende e il sole va a riposare dopo aver finito il suo turno di guardia.

Rispose Varrak: ― Non c'è strada che conduca ai confini del mondo! Il mare è senza limiti, e tutti coloro che prima di te hanno cercato la via per quel luogo dove il cielo azzurro diventa parte della terra, sono periti.

Tuttavia l'eroe non desistette dal suo proposito e Varrak salì sulla Lennuk in qualità di pilota. In cambio Varrak chiese un oggetto che si trovava incatenato nella casa di Kalev, ma Kalevipoeg non ricordò di aver mai visto un simile oggetto.

La nave continuò il suo viaggio verso nord, costeggiando luoghi strani e sconosciuti, arrivando a terre abitate da giganti, evitando uragani e balene immense, oltrepassando immense montagne di ghiaccio, mentre il freddo si faceva sempre più pungente. Giunti infine in una terra abitata da strani cani saggi dal viso di uomo, Kalevipoeg venne a sapere che oltre vi era soltanto il nulla, il vuoto della tomba e della morte. Allora nacque nel cuore dell'eroe la nostalgia per la patria lontana, e la Lennuk girò la prua verso il sud.

― L'uomo ― disse Kalevipoeg ― è spesso più saggio al suo ritorno che non alla partenza. Ho voluto toccare con le mie mani le massicce pareti celesti del mondo, ma ora ho appreso che il vasto mondo non ha limiti né confini, perché in nessun luogo Taara ha elevato barriere che lo limitano.

E si udì un cuculo cantare:

― Nella patria fiorisce la felicità,
cresce la gioia nelle proprie case.
In quelle case coperte di noia
ove il cane sta a guardia fidato
e dove l'amico scruta l'orizzonte lontano
per scorgere la piccola nave.
Qui gli amici cantano in coro,
e il sole risplende più bello,
e le stelle, la notte, son d'oro.
LA GUERRA

In difesa della terra
Disegno (1915) di Oskar Kallis (1892-1918)
Museo: [Oskar Kallis]►

ornati in Estonia, Kalevipoeg e i suoi compagno trovarono la città che Olev aveva costruito, là dove un tempo si trovava la tomba di Kalev. Mura e fosse la difendevano e la gente correva oltre i suoi bastioni per ripararsi dal pericolo della guerra. Era stata chiamata Lindanisa, «seno di Linda», proprio perché, come un seno materno, la città accoglieva i suoi abitanti e li nutriva e li educava.

E poi Cavalieri Teutonici penetrarono nella terra di Viru, l'Estonia, invasero il paese e presero a devastarlo. Allora Kalevipoeg saltò a cavallo e guidò i suoi uomini alla riscossa. Là dove colpiva con la sua nuova spada, cadevano le teste come foglie in autunno. Nessuno gli poteva resistere. Il nemico venne sbaragliato.

― Amici e fratelli, ― disse Kalevipoeg al suo esercito, ― che la battaglia di oggi vi serva di esempio per l'avvenire. Se gli uomini si stringono insieme, essi sono come una roccia di granito contro le pressione del nemico. Che il nostro paese resti sempre vergine e libero d'ogni straniero!

DISCESA NEL PÕRGU

Alle porte del Põrgu
Dipinto di Kristjan Raud (1865-1943)
Museo: [Kristjan Raud]►

empo dopo, Kalevipoeg dovette mantener fede alla promessa fatta a Sarvik di tornare da lui per portare a termine il loro scontro. Così, trovata la strada per il Põrgu, il regno dei morti, si inoltrò di nuovo per buie caverne. I guardiani degli inferi corsero da Sarvik ad avvertirlo dell'arrivo dell'eroe. Sarvik diede ordine di sbarrargli la strada facendogli rotolare addosso dei macigni, poi flagellandolo con violenti rovesci di grandine, poi mandandogli contro un esercito demoniaco. Ma Kalevipoeg sbaragliò ogni ostacolo e continuò la sua discesa verso il centro della terra.

Allora lo stesso Sarvik si levò contro di lui dicendo: ― Arrestati, omuncolo, che la battaglia tra noi proprio ora comincia a farsi seria, ladro dei miei tesori. Tu m'hai rubata la verga incantata e le mie tre fanciulle, e poi hai vuotato i miei scrigni. Vieni, se osi!

Rise Kalevipoeg e snudò la spada: ― Vieni dunque e che il combattimento decida la nostra sorte. È proprio per questo che ho abbandonato la mia patria e ho forzato le porte dell'inferno!

I due avversari si afferrarono con violenza, conficcandosi gli artigli nella carne, e si scaraventarono a terra a vicenda che uno dei due possa aver ragione sull'altro. Per sette e giorni e sette notti il combattimento durò con ineguali vicende. Infine Kalevipoeg sentì le forze venirgli meno e temette per il suo destino. Poi d'un tratto ebbe una rapida visione: sua madre che faceva girare il fuso intorno al capo per poi scagliarlo a terra.

Allora afferrò Sarvik per le ginocchia, lo sollevò e lo scaraventò al suolo con tutte le sue forze, inchiodandolo con un piede a terra. Quindi, lo afferrò e lo spinse presso una roccia, dove lo incatenò con pesanti anelli di ferro.

― Il valore ha premiato la forza. Piccolo cane incatenato, non ti annoiare troppo in prigione; la foresta, le rocce e le pietre udranno il tuo lamento ― disse Kalevipoeg.

― L'uovo della felicità non è stato covato abbastanza a lungo ― gli rispose Sarvik. ― Avanti che venga la sera, la sfortuna può ancora colpirti. Lasciati intenerire e permetti che io ripari con l'oro ai miei errori.

Se Kalevipoeg gli avesse dato ascolto, la sua sorte sarebbe stata diversa. Ma così non fu. Lasciò il Põrgu e tornò sulla terra, dove i suoi compagni lo attendevano con ansia.

 
IL LIBRO DELLA GIUSTA LEGGE

ornato dai luoghi infernali, Kalevipoeg rimase a lungo a Lindanisa, dove governò il paese con saggezza e fermezza. Un giorno andò da lui il vecchio lappone Varrak e gli ricordò che gli era stato promesso un oggetto che si trovava incatenato nella casa di Kalev. D'un tratto Kalevipoeg si ricordò che Kalev aveva posseduto un libro magico e che teneva assicurato a una parete con catene di ferro. In questo libro vi era la saggezza divina, la legge per la quale il paese viveva in libertà e felicità. Kalevipoeg si era dimenticato di questo libro, ma ora Varrak lo reclamava. Invano i suoi consiglieri dissuasero il re dal consegnare il libro al mago lappone, ma Kalevipoeg doveva ottemperare alla promessa.

Così Varrak ottenne il magico libro e tornò in Lapponia. Kalevipoeg e i suoi continuarono a festeggiare, ma non si accorgevano che ormai la disgrazia era vicina.

 
LA MORTE DI KALEVIPOEG

Morte di Kalevipoeg
Disegno (1964) di Ants Viidalepalt
Museo: [Ants Viidalepp]►

infatti un giorno i Cavalieri Teutonici tornarono nel paese di Viru, l'Estonia, più forti e agguerriti che mai. Kalevipoeg richiamò gli uomini e si lanciò valorosamente a difendere il paese. Ma i nuovi arrivati erano rivestiti di armature d'acciaio, praticamente invincibili, e solo a fatica l'esercito di Kalevipoeg smantellò le prime schiere nemiche. Gli invasori erano armati di lance e clave ferrate e uccisero molti degli uomini e dei compagni di Kalevipoeg. Sette giorni durò la battaglia e la brughiera s'imbevve di sangue scarlatto, rendendo rossi gli alberi e le piante d'intorno. Kalevipoeg continuò a combattere con furore, finché il cavallo gli venne uccise e cadde a terra. Gli Estoni si diedero alla fuga e invano Kalevipoeg si sforzò di ristabilire i ranghi. I compagni del re, Alev e Sulev, caddero uccisi. Kalevipoeg e Õlev si salvarono a stento.

Le miserie della guerra e la perdita degli amici avevano afflitto ormai l'anima dell'eroe. Né l'alba né il crepuscolo potevano spegnere la sua tristezza. Così un giorno Kalevipoeg lasciò il potere nelle mani di Õlev e si allontanò solo nella foresta. Invano i Teutonici gli mandarono incontro dei messi chiedendogli di passare dalla loro parte: Kalevipoeg li uccise tutti. Poi l'eroe prese la strada verso il lago Peipus e si trovò a passare nei pressi del fiume Kääpa, dove giaceva la sua antica spada.

E non appena Kalevipoeg entrò nel ruscello, la spada si levò dal fondo, e gravida della maledizione di cui era impregnata, mozzò le due gambe dell'eroe.

Kalevipoeg urlò e si trascinò con le mani sulla riva, perdendo rivoli di sangue dai ginocchi troncati. Invano lanciò urla di aiuto: nessuno poteva sentirlo. E così l'eroe si rassegnò a morire. Ma la sua agonia fu lenta, perché la morte dovette lottare per rapirlo: il suo corpo era freddo ma il cuore batteva ancora. Dopo molte ore la vita finalmente lo lasciò e l'eroe morì dissanguato sulla sponda del fiume Kääpa.

 
IL DESTINO DI KALEVIPOEG

Kalevipoeg fa la guardia al Põrgu
Dipinto di Kristjan Raud (1865-1943)
Museo: [Kristjan Raud]►

i narra, tuttavia, che Taara, il signore degli dèi, non volendo perdere un così grande eroe, decise di renderlo immortale e di affidargli la guardia degli inferi. Così il corpo di Kalevipoeg tornò a vivere, seppur privato delle gambe, fu issato sul suo cavallo e mandato alla frontiera col regno delle ombre. Qui, Kalevipoeg ruppe con un pugno la roccia che nascondeva l'ingresso del Põrgu e la roccia si richiuse sulla sua mano imprigionandola.

E così, Kalevipoeg, l'eroe degli Estoni, in groppa al suo cavallo bianco, con la mano bloccata nelle rocce, veglia prigioniero i prigionieri degli inferi.

Invano egli tenta di liberarsi, scuote la roccia che lo tiene prigioniero, la terra trema e il mare si agita. Ma, dicono, verrà il tempo in cui la mano dell'eroe ritroverà la sua libertà e allora il figlio di Kalev tornerà in Estonia e porterà di nuovo la libertà ai suoi figli.

Allora Kalev ritornerà a casa
porterà gioia ai suoi figli
rinnoverà la vita dell'Estonia.

NOTE

Mentre il Kalevala è universalmente conosciuto quale poema nazionale finnico, poco si sa del suo confratello estone, il Kalevipoeg.

Friedrich Reinhold Kreutzwald
Ritratto di Johann Köler (1826-1899)

La compilazione del Kalevipoeg è dovuta a Vidri Roin Ristmets (1803-1882), meglio conosciuto come Friedrich Reinhold Kreutzwald, secondo la germanizzazione dei nomi voluta dalla burocrazia russa. Egli aveva raccolto inizialmente i lavori di un certo Friedrich Robert Fählmann, a sua volta stimolato dall'esempio di Elias Lönnrot che col Kalevala aveva dato un poema nazionale alla Finlandia. Fählmann aveva ricostruito un'antica cosmogonia estone e abbozzato un piano per un'epopea nazionale estone attorno al leggendario eroe Kalevipoeg.

Kreutzwald non fece altro che proseguire il lavoro iniziato da Fählmann. Raccolse una gran quantità di autentico materiale tradizionale, che negli anni tra il 1857 e il 1861 cucì insieme per ottenere un epos unitario e coerente. Dovunque si presentassero discontinuità, egli provvide interpolare brani che lui stesso aveva composto con lo stesso metro e nello stesso stile, conferendo al tutto un carattere narrativo omogeneo. Il risultato fu il Kalevipoeg, un poema di 20 canti e 19.000 versi, opera d'importanza capitale per la rinascita della coscienza nazionale estone.

Un raffronto tra il Kalevala e il Kalevipoeg è d'obbligo, ma purtroppo quest'ultimo ne esce un po' malconcio. Il Kalevala è un poema libero, fantasioso, ricco di un senso profondo della natura e del motivo onnipresente della parola fascinatrice, laddove il Kalevipoeg sembra invece maggiormente radicato nella tragicità della materia. Entrambi si fondano sulla comune mitologia finnica e vi sono personaggi comuni, per quanto trattati in maniera piuttosto diversa.

Al mitico Kaleva, che il Kalevala si limita a citare fuori campo quale padre della stirpe, corrisponde qui il cupo semidio Kalev, di cui è narrato l'arrivo dal nord sulle ali della Grande Aquila, la fondazione del regno di Viru e quindi la sua morte e seppellimento sotto la collina di Toompea, a Tallinn. Suo figlio Kalevipoeg (il cui nome in effetti è solo un patronimico: «figlio di Kalev») corrisponde forse al tragico Kullervo che occupa gli ultimi canti del Kalevala.

A confrontare l'atmosfera generale dei due poemi, si ha l'impressione, probabilmente non falsa, che il Kalevipoeg risenta dell'influsso dell'epica germanica, assai più convulsa e cruenta di quanto non sia la rarefatta epica finnica, che invece è epica di magia e non di spada. Non dimentichiamo che la storia dell'Estonia è fatta di continue dominazioni tedesche e russe, che il breve sogno di libertà che il paese accarezzò dal 1918 ebbe fine prematura con il Patto Molotov-Ribbentrop, che nel 1939 assegnò il paese all'Unione Sovietica. Solo nel 1991, dopo più di cinquant'anni di dominio sovietico, l'Estonia ha finalmente ritrovato la sua indipendenza. I Cavalieri Teutonici contro cui si leva Kalevipoeg sono una trasparente metafora contro tutti gli invasori che nel corso della storia hanno calpestato i diritti del piccolo paese; nel Kalevipoeg è anche presente un forte senso di riscossa politica e culturale: l'eroe rappresenta lo spirito invitto degli Estoni che si solleva contro il dominio dello straniero. Il sentimento patriottico di cui il Kalevipoeg è letteralmente imbevuto, non ha mai mancato di suscitare consenso nel cuore degli estoni, allora come oggi. Tuttavia, non si può fare a meno di notare che tutto questo patriottismo, per quanto legittimo e condivisibile, contribuisce un po' a soffocare lo spirito mitologico dell'opera.

In effetti, Kreutzwald rielaborò un po' troppo il suo poema. Anche Elias Lönnrot aveva fatto un po' di cucito sul Kalevala, ma era stato molto attento a rispettarne lo spirito e lo stile, intervenendo solo dov'era necessario. Non così scrupoloso fu invece Kreutzwald, che non solo riadattò i poemi popolari al gusto della sua epoca, ma aggiunse abbondanti versi scritti da lui. Oggi la critica riconosce come autenticamente popolari non più di 2500 versi su 19000! Ciò comunque non toglie nulla all'immenso valore che il Kalevipoeg ebbe per l'Estonia, anche perché richiamò l'attenzione dell'Europa colta sull'ignorata nazione del Baltico.

Fonti: [Kalevipoeg | Kalevala]


RICERCHE

L'edizione italiana del Kalevipoeg risale al 1935 e la traduzione non è neppure condotta sull'originale, bensì sulla riduzione francese di Raudsep e De Stœcklin. L'unica copia di questo vecchio libro che sia riuscito a rimediare, si trovava alla Biblioteca Alessandrina di Roma, e l'ho praticamente distrutta per riuscire a fotocopiarla. A quelle vecchie pagine mi sono affidato per il mio già scarno riassunto, integrato all'occasione con del materiale reperito durante un viaggio in Estonia. Più recentemente, alcuni versi del Kalevipoeg sono stati tradotti da Giorgio Pieretto in La sparuta progenie di Kalev (In forma di parole, vol. II, Bologna 2009).

Sezione: Rielaborazioni - Chat de Carabas
Rubrica: Sintesi - Šāhrazād
Area: Finnica - Vaka Vanha Väinö
Ricerche e riscrittura di Dario Giansanti.
Angolodidario: 01.05.2001
Creazione pagina: 18.05.2010
Ultima modifica: 07.03.2013
 
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