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NASCITA DI MAUI
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Il pesce di Maui |
Te ika a Maui «Il pesce di Maui» è il nome
poetico dell'isola settentrionale della Nuova Zelanda. L'altra isola è
conosciuta col nome di Aotearoa «Grande nube bianca». Terra fertile,
montuosa, dagli aspri contrasti, così dovette comparire la Nuova Zelanda agli
intrepidi navigatori polinesiani chela colonizzarono. Nella foto. il fiordo di
Milford Sound, nell'isola meridionale |
aui nacque prematuro, e sua madre Taranga lo abbandonò alle onde del mare, dopo
averlo ravvolto in una ciocca dei suoi capelli. Il mattino seguente, il piccolo,
intrigato nei lunghi viluppi delle alghe, fu gettato a riva dalle onde. Le
mosche vennero a ronzargli addosso perché le loro larve si cibassero di lui e
stormi d'uccelli si adunarono attorno a lui per farlo a pezzi con i loro becchi.
Solo le meduse gli rotolarono attorno cercando di proteggerlo. Ma a quel punto
comparve il suo antenato Rangi, che raccolse il corpicino del piccolo e lo portò
nella sua casa, dove lo appese al soffitto sicché il neonato potesse sentire il
caldo fumo e il calore del fuoco. Così il piccolo poté tornare in vita, crebbe e
un giorno espresse il desiderio di tornare dalla sua famiglia.
Tornato nel villaggio natale, il bimbo si presentò alla casa di ritrovo dove
tutti gli uomini della tribù danzavano festosi. Individuò subito i suoi quattro
fratelli maggiori e si mise tra loro. Quando la madre Taranga venne a contare i
figli per la danza, si stupì nel vederne uno di più. Il piccolo insistette che
anche lui era suo figlio, ma Taranga rifiutò di credergli, cosicché il bambino
dovette narrare di come era stato gettato in mare e salvato da Rangi e, per
provare di essere veramente figlio di Taranga, enumerò i nomi dei suoi quattro
fratelli, che aveva udito nel ventre materno: Maui-tata, Maui-roto, Maui-pae e
Maui-waho. Allora finalmente Taranga lo riconobbe come suo figlio, e lo chiamò
Maui-tiki-tiki-a-Taranga, che vuol dire «Maui-formato-nel-ciuffo-di-Taranga», e
così egli venne chiamato.
Quella notte Taranga si mostrò molto affettuosa con il piccolo Maui, e gli
altri fratelli s'ingelosirono. Ma presto, ricordando di come alle origini dei
tempi i figli del dio del cielo Rangi e della dea della terra Papa, avevano
meditato di uccidere i genitori, e di come gli dèi Tawhiri-ma-tea e Tu-matauenga
avevano mosso guerra ai fratelli, cosicché questa lotta fratricida si era
perpetuata nelle generazioni umane, decisero di mettere da parte le acrimonie e
di accogliere il piccolo aborto nella loro casa.
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IL SEGRETO DI TARANGA
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Tane Tatau |
Dipinto di Gotz |
aranga
si comportava in modo assai strano: usciva di casa alle prime luci dell'alba e
non ricompariva prima del tramonto del sole. Le cose continuarono in questo modo
anche dopo l'arrivo di Maui, cosicché il piccolo chiese ai fratelli dove
abitassero il loro padre e la loro madre, e quelli risposero: ― Non lo sappiamo.
Come possiamo dire se essi abitino sopra la terra, o sotto terra, o lontano da
noi?
Allora Maui rispose: ― Non importa, li troverò da solo!
E i fratelli replicarono: ― Che sciocchezza! Come puoi indovinare dove sono i
nostri genitori, tu, nato per ultimo, quando noi maggiori di te non abbiamo
alcuna idea di dove vada nostra madre durante il giorno?
Durante la notte, il piccolo Maui si staccò da Taranga e nascose la sua veste,
quindi atturò ogni fessura della finestra e della porta, in modo che la luce
dell'alba non venisse a svegliare la madre. Taranga così si svegliò con grande
ritardo, e non appena si accorse di ciò che era accaduto, uscì di corsa dalla
casa, coprendosi solo di un vecchio mantello di lino giacché non riusciva a
trovare i suoi vestiti. Il piccolo Maui la spiò, e vide che essa, sradicato dal
suolo un ciuffo di giunchi, si gettava nel buco così formato, e poi rimetteva a
posto il ciuffo come se fosse stato il coperchio del buco.
Allora Maui svegliò i fratelli e annunciò loro che avrebbe scoperto il luogo
dove Taranga andava ogni giorno. Maui quindi indossò il grembiule e la cintura
che aveva sottratto a Taranga, e volò via, tuffandosi nel buco sotto il ciuffo
di giunchi.
Volando per le buie caverne del mondo sotterraneo, Maui giunse ad un boschetto
di alberi di manapau, e si arrampicò sulla cima d'uno di questi. Sotto l'albero
erano radunati un gruppo di uomini, tra i quali Maui distinse Taranga seduta
accanto al marito Makeatutara. Quindi prese a staccare delle bacche dall'albero
e le gettò sulla testa dei genitori. Quando gli uomini lo videro, presero a
lanciare sassi contro di lui, e quando Maui cadde al suolo, Taranga capì che si
trattava di uno dei suoi figli, e lo presentò a tutti con il suo nome:
Maui-tiki-tiki-a-Taranga.
Allora Makeatutara lo riconobbe come suo figlio, lo condusse in riva all'acqua e
fece una cerimonia per purificarlo e santificarlo. Ma il padre saltò per la
fretta parte delle preghiere e dei sacri lavacri, così si rese conto che un
giorno gli dèi non avrebbero mancato di punire questa colpa facendo morire suo
figlio figlio.
Dopo di ciò, Maui tornò dai fratelli per dir loro che aveva trovato i genitori e
per spiegare dove abitavano.
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MAUI PRENDE AL LACCIO IL SOLE
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Maui prende al laccio il sole |
© Tim Tripp |
n giorno Maui si rese conto che le giornate erano troppo brevi: a quel tempo,
infatti, il sole non faceva in tempo ad alzarsi che subito tramontava. L'eroe
disse allora ai suoi fratelli che avrebbe preso il sole con un laccio in modo da
obbligarlo a correre più lentamente, così gli uomini avrebbero avuto lunghe
giornate per lavorare e per procurarsi i mezzi di sussistenza.
Maui ed i fratelli cominciarono a filare e a torcer funi per formare un nodo
scorsoio in grado di acchiappare il sole, e nel far ciò scoprirono il modo
d'intrecciare il lino in robuste funi quadrate e la maniera d'intrecciare funi
piatte e tonde. Preparate le funi, Maui ed i suoi fratelli viaggiarono verso
l'oriente e dopo alcuni giorni di viaggio arrivarono proprio sul luogo da cui
spunta il sole. Si misero al lavoro ed edificarono, a ciascun lato di questo
luogo, un muro d'argilla alto e lungo, con capanni di rami a ciascuna estremità
per nascondersi. Allora i fratelli di Maui si posero in agguato da una parte del
luogo da cui sorge il sole, e Maui si pose in agguato dall'altra parte.
Maui disse ai fratelli: ― Badate di tenervi nascosti, e non vi mostrate
scioccamente al sole. Se lo farete, lo spaventerete. Aspettate paziente finché
il suo capo e le sue zampe anteriori non siano ben entrate nel laccio: allora io
griderò. Tirate più forte che potete le funi da ambo le parti. Allora io
sbucherò fuori e lo aggredirò. Voi non lasciatelo andare finché lui non sia
quasi morto, e non vi fate muovere a pietà dai suoi strilli.
Alla fine il sole sorse, come un incendio che dilagasse sulle montagne e le
foreste; sorse, ma il suo capo passò nel nodo scorsoio che Maui aveva
predisposto, e vi passò più e più del suo corpo, finché non vi scivolarono le
sue zampe anteriori. Allora le funi vennero tirate. Il sole cominciò a
dibattersi ed a rotolarsi, e a dare terribili strattoni. Maui allora brandì la
sua zagaglia, che era stata fatta con la mandibola della sua antenata
Muriranga-Whenua, si gettò sul sole e lo picchiò con tutte le sue forze.
Nel suo dolore, il sole gridò: ― Perché mi colpisci così? Oh, uomo, sai tu quel
che fai? Perché dovresti desiderare di uccidere Tamanui-te-Ra?
E fu così che gli uomini conobbero il nome del sole. E quando lo lasciarono
andare, il sole riprese il suo cammino, ma con grande lentezza a causa delle
ferite ricevute.
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Maui dà l'agguato al sole |
© Jeremy Leach |
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MAUI PESCA LA NUOVA ZELANDA
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Maui pesca la Nuova Zelanda |
Da: Anderson, Myths and Legends of the Polynesians,
Tōkyō 1969. |
assarono alcuni anni, ed i fratelli di Maui usavano andare a pesca, mentre Maui
rimaneva pigramente in casa. Accadde così che le mogli ed i figli dell'eroe,
stufi della sua infingardaggine, brontolavano continuamente. Così Maui si alzò
in piedi e gridò: ― Non datevi pensiero! Credete proprio che io non possa
riuscire in questa bazzecola di prendere cibo? Ma, se vado a pescare del pesce
per voi, sarà così grande che quando lo porterò a riva non sarete capaci di
mangiarvelo tutto, e marcirà prima che sia stato consumato!
Prese dunque il suo amo, tratto anch'esso dalla mandibola di
Muriranga-Whenua, e si recò dai suoi fratelli sulla spiaggia. Ma costoro,
temendo gli incantesimi di Maui, non lo vollero con loro, e partirono da soli.
Maui li attese al ritorno, e, quando ebbero carenato la barca sulla riva,
s'infilò sotto le assi del fondo, e attese.
Il giorno dopo i quattro fratelli tornarono, e spinsero la canoa al largo.
Maui attese che furono arrivati nel luogo adatto per la pesca, per uscire fuori.
A questo punto i fratelli non potevano più farci niente, e Maui li convinse ad
andare a pescare molto al largo, dove la pesca sarebbe stata più abbondante.
Così fecero, e la canoa arrivò in un luogo tanto lontano che la terra non era
più visibile. I fratelli cominciarono a pescare, e tirarono su tanto pesce che
dopo aver calato le lenze appena due volte, la canoa era piena. Allora Maui
disse che prima di tornare avrebbe voluto pescare anche lui. Giacché i fratelli
rifiutavano di dargli le loro esche, egli prese l'amo incantato, lo bagnò nel
suo stesso sangue (ricavato da un pugno che si era assestato sul naso), e gettò
la lenza.
Maui lasciò che l'amo andasse a fondo, quindi tirò con tutte le sue forze.
Allora il mare ribollì intorno a loro e la barca rischiava di rivoltarsi. I
fratelli di Maui furono presi da grande paura, ma Maui recitò l'incantesimo
hiki, che rende leggeri i pesci pesanti.
In un gran furore venne su un enorme pezzo di terra che era stata nascosta
sotto l'oceano dagli dèi Rangi e Tawhiri-ma-tea. In questo modo, Maui fece
emergere dal mare l'isola settentrionale della Nuova Zelanda, che i Maori
chiamarono da allora te ika a Maui «il pesce di Maui».
Ora accadde che Maui disse ai fratelli di non toccare quell'enorme pesce
finché egli non avesse fatto preghiere e sacrifici appropriati agli dèi, in modo
da ottenere la purificazione necessaria. Ma i fratelli non vollero aspettarlo, e
non appena Maui se ne fu andato, essi cominciarono a tagliare ed a mangiare il
«pesce». Ma allora s'infuriò Tangaroa, il dio del mare e di tutte le creature
che lo abitano, e il «pesce» cominciò a scuotersi terribilmente. Ecco perché
tutt'oggi la Nuova Zelanda è scabra e accidentata. Questo, dicono i Maori, è il
secondo malanno accaduto dopo la separazione del cielo e della terra. Nel
distretto di Heretunga si può ancora vedere l'amo di Maui, che divenne un
promontorio che si spinge per buon tratto di mare [l'estremità meridionale
della baia di Hawke]. L'occhio del pesce è invece il lago Wairarapa, e la sua
bocca e la lunga baia di Palliser.
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MAUI RUBA IL FUOCO
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Guerriero maori |
Guerriero maori con tradizionale mantello in penne di
kiwi e zagaglia di legno [tahaia]. Auckland Museum. |
n
bel giorno Maui decise di fare uno scherzo alla sua gente, e nottetempo corse
nelle case di tutte le famiglie del villaggio e spense tutti i fuochi. Quando fu
fatta mattina, la gente ordinò ai servi di cucinare qualcosa da mangiare, e i
poveretti ebbero un gran daffare nel correre di casa in casa per cercare un
fuoco, ma tutto era spento. Allora la gente del villaggio si riunì e chiese chi
volesse andare a prendere un nuovo fuoco dalla vecchia Mahuike, la terribile dea
del fuoco. Tutti, presi da terrore, rifiutarono. Solo Maui accettò di andare.
Taranga gli indicò la direzione da prendere, e lo esortò a non fare scherzi alla
vecchia.
Maui si mise in cammino e giunse presto dalla dea del fuoco. Saputo che Maui
era un suo discendente, Mahuike acconsentì a dargli del fuoco. Si strappò
un'unghia, e mentre se la strappava ne uscirono alte fiamme, che essa diede a
Maui. Maui s'allontanò un poco e spense il fuoco, quindi tornò dalla vecchia e
ne chiese dell'altro. Allora Mahuike si strappò un'altra unghia e diede a Maui
le fiamme che ne scaturirono. Ma, fattosi da parte, Maui spense anche questo
fuoco. La cosa si ripeté più volte, e Mahuike si strappò via via tutte le unghie
delle mani e dei piedi. Giunta all'ultima unghia, la vecchia, che ormai aveva
capito che l'eroe le voleva giocare un brutto tiro, si strappò l'unghia, la
gettò al suolo e tutto il luogo prese fuoco.
― Volevi il fuoco? ― gridò a Maui. ― Ecco, ora ce l'hai!
Maui fuggì, ma le fiamme si levarono intorno a lui, bruciando la terra e
facendo bollire le acque del mare. Maui era quasi sul punto di perire tra le
fiamme, quando invocò i suoi antenati Tawhiri-ma-tea e Whatiri-ma-taka-taka, che
mandassero giù un'abbondante acquazzone. Questi acconsentirono, e venne giù una
pioggia tale che il fuoco si spense, e Mahuike quasi morì sotto l'acqua
scrosciante. Maui riuscì comunque a salvare poche scintille di quel fuoco e le
mise nell'albero di kaikomako. Ancora oggi gli uomini usano pezzi di
legno di questi alberi per accendere il fuoco. Dopodiché Maui se ne tornò nel
villaggio, dove i parenti lo rimproverarono aspramente per la sua bravata.
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HINAURI E IRAWARU
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Amanti con uccellini |
Dipinto di Bobby Holcomb (1947-1991) |
a
bellissima Hinauri, sorella di Maui, aveva sposato il giovane guerriero Irawaru.
Un giorno Irawaru e Maui partirono per una partita di pesca ma, mentre all'amo
di Irawaru abboccavano moltissimi pesci, nessuno abboccava a quello di Maui. A
un certo punto le lenze dei due si intrigarono e quando un pesce abboccò, Maui
ed Irawaru discussero su a chi di loro fosse toccata la preda. Tirato su il
pesce, ci si accorse che questi aveva abboccato all'esca di Irawaru. Irato, Maui
meditò di punire il cognato, e, non appena furono tornati a riva, chiese ad
Irawaru di sollevare la canoa. Mentre Irawaru obbediva, Maui saltò
sull'imbarcazione, schiacciando Irawaru sotto lo scafo. Quindi cominciò a
calpestare il corpo il cognato, finché non lo ridusse in forma di coda. Alla
fine Maui trasformò Irawaru in un cane, e lo nutrì di sterco. Così Irawaru fu
l'antenato di tutti i cani.
Quando Maui tornò a casa, Hinauri chiese al fratello dove fosse Irawaru. Maui
rispose: ― L'ho lasciato alla canoa. Mi ha incaricato di dirti che voleva che tu
scendessi alla spiaggia per aiutarlo a portar su il pesce. Se non lo vedi, alza
la voce e chiamalo; e se non risponde, allora grida così: Moi moi moi!
Hinauri fece come le aveva ordinato Maui, e, non trovando il marito, gridò
nel modo prescritto. Subito il cane rispose: ― Ao! ao! ao-ao-o! ― e venne
a lei, saltellando e scodinzolando di piacere.
La ragazza, nel vedere il marito trasformato in quel modo miserevole, sedette
sugli scogli e proruppe in alti lamenti. Quindi pronunciò un incantesimo e si
gettò in mare.
E ancora oggi i Maori chiamano i cani con le parole: Moi moi moi!
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MAUI CONTRO L'ANGUILLA
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Hina, la sposa dell'anguilla |
Dipinto di Bobby Holcomb (1947-1991) |
In maori te tuna è sia «l'anguilla» che «il
fallo». Il doppio senso è presente in tutto il racconto. |
el paese di Raro-nuku, che si trova sotto le onde del mare, viveva Te Tuna, il
mostro Anguilla, insieme alla sua bellissima sposa Hina. Un giorno, Hina, stufa
di abitare in quel luogo freddo, e stufa oltretutto della compagnia di un tale
marito, partì di casa con la scusa di cercare il cibo, ma in realtà con lo scopo
di trovarsi un nuovo amante. Hina venne sulla terraferma e offrì sé stessa agli
uomini che qui abitavano:
― L'Anguilla che vive in questa regione sotterranea vuole possedermi, ma Te Tuna
non è che un insipido cibo. Io sono una donna che ha un'amante a forma di
anguilla, una donna che è giunta fin qui per accoppiarsi. Io sono il pube scuro
che cerca la verga d'amore. Venite uomini, venite a consumare l'amore. Io sono
la donna che viene da lontano e che vi desidera ardentemente!
Ma tutti gli uomini rifiutavano con timore la proposta: ― Quella è la strada:
Vattene! Noi non prenderemo la donna del mostro Anguilla! Te Tuna potrebbe
raggiungerci in un giorno e ucciderci!
Hina si rivolse agli uomini di molti villaggi, ma tutti rifiutarono la sua
proposta. Alla fine, vagabondando, ella si avvicinò alla casa di Maui e fece
all'eroe la sua solita proposta. Maui chiese alla madre che ne pensasse, e
Taranga gli consigliò di prendere Hina per moglie. E così Maui fece.
Ben presto certuni, saputo come stavano le cose, andarono dall'Anguilla a
dirgli che Hina stava con Maui, e gli descrissero quest'ultimo come «un uomo
molto piccolo, col pisello penzoloni». All'inizio Te Tuna non sembrò tanto
affranto per la cosa. ― Oh, lasciate pure che si prenda quella donna! ― fu il
suo commento.
Ma tanto gli altri insistettero, che alla fine Te Tuna si infuriò e decise di
vendicarsi. ― Bene, lasciate che quel piccolo uomo dia un'occhiata sotto il mio
perizoma, e scomparirà!
Allora gli uomini corsero da Maui, avvertendolo che Te Tuna stava arrivando
ben deciso a vendicarsi, e gli descrissero l'Anguilla come una creatura debole e
molliccia. Maui rise. ― Oh, lasciate che dia un'occhiata alla punta dritta del
mio affare, e se ne andrà via!
I giorni passarono e Maui attendeva pazientemente l'arrivo di Te Tuna. Un
giorno il cielo si oscurò ed esplosero lampi e tuoni, e tutti ebbero paura
perché sapevano che questo era l'arrivo dell'Anguilla. Molti se la presero con
Maui: ― Questa è la prima volta che un uomo ha rubato la donna di un altro.
Saremo tutti uccisi!
Ma Maui non sembrò preoccuparsi della cosa.
Infine comparve Te Tuna, si strappò il perizoma e mostrò il suo pene. Di
colpo un'immensa ondata si sollevò dal mare e sovrastò paurosamente la terra.
Stava quasi per spazzare ogni cosa, quando Maui si strappò a sua volta il
perizoma e mostrò il suo. A quella vista l'ondata indietreggiò di colpo
lasciando vuoto il letto del mare, tanto che i pesci rimasero a secco sugli
scogli.
Allora Maui e l'Anguilla se ne andarono insieme a casa di quest'ultimo. Te
Tuna disse a Maui: ― Noi dobbiamo fare un duello e quando uno sarà ucciso
l'altro si prenderà la sua donna.
― Che tipo di duello? ― chiese Maui.
― Ognuno di noi entrerà nel corpo dell'altro. In tal modo io ti ucciderò,
prenderò la mia donna e tornerò alla mia terra.
Maui annuì. Te Tuna si mise in piedi e cominciò a cantare:
L'Anguilla si rizza e si muove.
L'Anguilla dondola la testa.
L'Anguilla è un potente mostro giunto attraverso l'oceano dalla sua isola
lontana.
Ti piscerai sotto dalla paura!
Il mostro si contrae, diventando sempre più piccolo.
Sono io, Te Tuna, che penetro nel tuo corpo, Maui!
E Te Tuna scomparve completamente nel corpo di Maui, dove rimase a lungo.
Quando ne uscì fuori, Maui non sembrò molto turbato. ― Adesso è il mio turno, ―
disse, e cominciò a cantare:
L'Anguilla si rizza e si muove.
L'Anguilla dondola la testa.
Un piccolo uomo sta sulla terra.
Ti piscerai sotto dalla paura!
L'uomo si contrae, diventando sempre più piccolo.
Sono io, Maui, che penetro nel tuo corpo, Te Tuna!
Maui scomparve completamente nel corpo dell'Anguilla, e di colpo tutte le
ossa del mostro si disarticolarono ed egli morì. Dopodiché Maui uscì fuori, e,
secondo i consigli di sua madre seppellì accanto alla sua casa la testa tagliata
di Te Tuna.
Così Maui tornò alla sua solita vita, e trascorse del tempo.
Una sera, Maui si accorse che un germoglio stava spuntando dalla terra, là
dove era stata seppellita la testa di Te Tuna. Sua madre gli spiegò: — La pianta
che sta spuntando è una palma da cocco nota come «albero color del verdemare che
proviene dalla regione degli dèi», perché sorge in fondo al mare per rivelarci
il suo colore. Prendi cura di questa palma preziosa ed essa ci fornirà il cibo.
Maui colse una noce quando essa fu matura, la polpa fu mangiata da tutti e il
guscio fu diviso da Maui a metà per farne due coppe. E quando ebbe finito si
mise a danzare e cantò una canzone per celebrare la superiorità della propria
magia, che aveva trasformato Te Tuna in cibo:
Non più di una cintura da donna,
non più di uno scarafaggio che scappa,
fu Te Tuna, il mostro antico!
Stregato da un ramoscello di felce,
vero sempliciotto degli incantesimi,
non poteva far niente contro di me!
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MORTE DI MAUI
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Hine-nui-te-Po |
Dipinto di Bobby Holcomb (1947-1991) |
n giorno, Maui parlava con il padre Makeatutara, e questi gli disse che,
nonostante fosse così valoroso, Maui sarebbe stato presto sopraffatto, e gli
ricordò di quando, tempo prima, non aveva completato i riti di purificazione su
di lui. Maui, allora, lo esortò a mettere da parte questi pensieri ed a pensare
in quale modo sarebbe stato possibile sconfiggere per sempre la morte dal mondo.
Presto detto: l'unico modo perché gli uomini potessero vivere per sempre era
affrontare Hine-nui-te-Po, la grande signora della notte, antenata di Maui e di
tutto il genere umano.
Maui dunque si mise in cammino, accompagnato in quest'impresa da alcuni
uccelli: il pettirosso piccolo e il pettirosso grande, il tordo, lo zigolo
giallo, la cutrettola e molti altri. Camminarono fino ai confini del mondo, là
dove l'orlo dell'orizzonte incontra il cielo, e giunsero nella dimora di
Hine-nui-te-Po. La possente, magnifica e orribile dea della morte era
addormentata.
Maui fissò i suoi compagni e disse loro: ― Miei piccoli amici, ora dovrò
insinuarmi dentro il corpo di questa donna. Voi state in silenzio e non ridete.
Se lo farete, la sveglierete, e certo io morirò. Ma se vi tratterrete dal ridere
finché io sia dentro di lei, potrò uscire indisturbato dalla sua bocca, e io
vivrò per sempre e Hine morirà.
E i suoi piccoli amici risposero: ― Avanti, dunque, coraggioso signore, ma
per carità sii ben cauto.
Allora Maui s'avviò, si tolse le vesti: la pelle sui suoi fianchi appariva
screziata e bella come quella di uno sgombro, per i tatuaggi che il cesello di
Uetonga vi aveva inciso. Allora egli si mise tra le cosce della dea e cominciò a
insinuarsi nella sua vagina.
La scena era terribile quanto buffa. Gli uccellini strizzarono le loro
guancette, cercando di soffocare il riso. Alla fine, però, il piccolo
Tiwa-kawa-kawa non ne poté più, e rise. Allora Hine-nui-te-Po si destò dal suo
sonno, contrasse la vagina e Maui morì soffocato.
Secondo le tradizioni dei Maori, questa fu la causa dell'introduzione della
morte nel mondo. Il sangue di Maui rese rosso il gambero e colorò l'arcobaleno.
Maui aveva molti figli, i quali, secondo i Maori, vivono alcuni in Hawaiki ed
altri ad Aotearoa.
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NOTE
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Guerriero maori |
Due guerrieri maori si affrontano con zagaglie di
legno [tahaia]. Foto d'epoca. Auckland Museum. |
La figura di Maui è popolarissima in tutta la Polinesia e la Melanesia, la
sua storia si narra in tutto il Pacifico in un'infinità di varianti. Il suo nome
è conosciuto, oltreché nella forma maori Maui-tiki-tiki, in moltissime
varianti locali: Maui-ti'i-ti'i, Amo-shiki-shiki, Kiji-kiji,
Ma-tshiki-tshiki, Ma-tiki-tiki, Maui-kisi-kisi, Maui-poiti, Me-tiki-tiki. Le
sue imprese coinvolgono contemporaneamente aspetti solari e ipoctoni.
Maui è insieme un eroe culturale, un trickster, un semidio. Quasi dovunque
nell'Oceania, Maui è considerato colui che pescò le isole dal fondo del mare; è
la Nuova Zelanda tra i Maori neozelandesi, ma via via si parla di Tahiti, delle
Marchesi, o di Tonga. Nelle Isole della Società si narra che Maui produsse le
isole tirando da ovest ad est, attraverso l'oceano, una grande terra che si è
conseguentemente frammentata. Una leggenda delle Marchesi narra invece di come
Maui, innamorato della bella Hina-te-ao-ihi, decise di portarsela via insieme
all'isola dove ella viveva. Così fece: legò un amo ad una colomba rossa, che
mandò presso Hina-te-ao-ihi. Lei, ammirata dalla bellezza dell'uccello, lo legò
ad un banano. Allora Maui invitò i fratelli a remare: essi spostarono l'isola di
Tongareva e Hina-te-ao-ihi divenne sposa di Maui.
Spesso, però, la pesca delle isole non viene attribuita a Maui. A Samoa, ad
esempio, è il dio del mare Tangaroa a pescare con un amo ora alcune isole
dell'arcipelago ora l'intero gruppo di isole. A Tahiti, l'isola non è che un
gigantesco squalo che il dio ha pescato. Nelle Tonga, Tangaroa pesca tutte le
isole, che costituiscono un'unica massa appesa al suo amo, ma la lenza si spezza
e la massa, crollando, si separa in distinte terre. In ogni caso, il tema della
pesca delle isole è antichissimo: la sua presenza nella mitologia giapponese (si
veda la narrazione del
Kojiki) sembrerebbe confermare, a livello
di diffusione di mitologemi, la tesi di una componente maleo-polinesiana della
cultura nipponica.
Qualche volta Maui è un dio creatore, come a Tonga, dove insieme al dio
supremo Tangaroa ha funzioni di demiurgo nella creazione del mondo. A Rarotonga,
Maui è figlio di Tangaroa e di Taranga, è il primo uomo a venire alla luce e il
primo a morire in battaglia. Nelle Isole della Società, Maui, oltre ad essere il
primo nato e il primo morto, creò la prima donna.
Talvolta Maui è considerato dio del fuoco o degli inferi, come nelle
Marchesi, dove l'eroe, disceso dal dio supremo Atea, scopre il fuoco e lo
introduce negli inferi. Maui era identificato infatti con una divinità ipoctonia
che portava il suo stesso nome, Maui o Mahuike, che era anche capo di una turba
di spiriti infernali che si chiamavano complessivamente maui.
Altrove, Maui assume le funzioni del demiurgo Tane separando il cielo dalla
terra. A Tonga si narra una storia in cui Maui, mentre approntava un forno di
terra, conficcò distrattamente il suo bastone nel cielo, che allora era molto
più basso di oggi; così, per poter lavorare comodamente, Maui spinse il cielo
verso l'alto. Secondo una versione delle Isole Cook, il cielo era così basso che
gli uomini erano costretti a camminare carponi, Maui lo avrebbe sollevato perché
una donna non gli consentì di bere finché egli non avesse adempiuto a tale
impresa.
E infine, Maui fu l'eroe che morì nel tentativo di donare l'immortalità al
genere umano.
Lo stile delle narrazioni polinesiane ci ricorda da vicino la forma e
l'atmosfera delle cerimonie da cui si svilupparono nel VI sec. a.C. la tragedia
e la commedia greche. Il capitano Cook e gli altri viaggiatori del Pacifico
hanno descritto grandi feste religiose in cui centinaia di danzatori, divisi in
file, eseguivano le hula sacre al suono dei tamburi, delle zucche vuote e dei
flauti di bambù, mentre i miti venivano cantati in strofe e antistrofe da
solisti e da cori. Per esempio, il canto melanconico di Te Tuna per la perdita
di Hina suonava così nell'originale tuamotuano:
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I voce
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Kua riro |
È diventata la donna di un altro |
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II voce
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Te aroha i te hoka ki roto i te manava |
Un doloroso amore per la moglie gli squassa il cuore |
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Coro
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Kua riro |
È diventata la donna di un altro |
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Matagi kavea mai e kua riro |
Il vento mi ha portato la notizia che è diventata la donna di un altro |
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Ho atu |
Noi ora disponiamo...
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I voce
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Ho atu matou ki vavau... |
Noi ora disponiamo che egli...
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II voce
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...kia higo i te hoa... |
...veda l'amata che...
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Coro
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...kua riro |
...è diventata la donna di un altro |
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Matagi i aue e kua riro |
I venti gemono per lei che mi è stata rubata |
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I voce
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Te aroha i te vahine ki roto i te manava |
Un doloroso amore per la moglie gli squassa il cuore |
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II voce
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Kia kite taku mata i te |
Potessero i miei occhi rivedere l'amata. |
Il mitologema di Maui è molto complesso e i suoi principali aspetti possono
essere così segnalati:
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È probabile che, a livello più arcaico, fosse diffusa la concezione di un antico
dio Maui/Mahuike, maschio o femmina, signore del mondo sotterraneo e del fuoco,
cui seguirono le generazioni di vari dèi della famiglia Maui, ed infine un dio
Tiki, che compì le sue imprese fondendosi con l'originario Maui in un unico
personaggio.
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Come dio arcaico, Maui appariva guida e governatore degli spiriti sotterranei, i
maui, reggeva il mondo visibile, causava i terremoti, era connesso con i
vulcani, e per primo aveva portato il fuoco del mondo ipoctonio sulla terra.
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Talvolta Maui era considerato il primo uomo: è probabile che tale
rappresentazione appartenga già alla fusione di Maui con Tiki.
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Maui è infine diventanto una simpatica figura di
trickster ed eroe culturale, come nel mito maori. Qui la sua più grande
impresa è il tema della pesca delle isole.
RICERCHE
ça più completa rassegna dei miti su Maui è il libro
History of Maui, a demi-god of Polynesia, di W.D. Westervelt,
pubblicato a Honolulu nel 1910, che dà ampio risalto alla versione hawai'iana
della vicenda. La versione neozelandese (e dunque maori in senso stretto) si
trova in
Polynesian Mythology and Ancient Traditional History of
the New Zealand Race, di G. Grey, pubblicata ad Auckland nel 1885. Da
quest'ultimo testo è stata tratta la riduzione delle gesta di Maui in italiano,
pubblicata in Miti e Leggende di G.
Pettazzoni (UTET 1948). Parte dell'opera è stata ristampata in tempi più recenti
a cura di G. Filoramo nel libro Tra dèi e dèmoni
(UTET 1990).
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