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YFR TALIESIN
XLIII
Marỽnad Dylan Eil Ton
Elegia di Dylan Eil Ton
ỺYFR TALIESIN
Ỻyfr Taliesin. Libro di Taliesin
x. Daronỽy
xxiii. Traỽsganu Cynan Garỽyn
xxvi. «...Y gofeisỽys byd»
xxvii. Ỻurig Alexander
xl. Marỽnad Ercỽlff
xliii. Marỽnadd Dylan Eil Ton
xlvi. Marỽnadd Cunedda
lv. Canu y byd maỽr
lvi. Canu y byd bychan
Avviso
Saggio introduttivo
Lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin
Testo medio-gallese normalizzato
Traduzione italiana
Traduzioni inglesi
Note
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Bibliografia
YFR TALIESIN
XLIII
Marỽnad Dylan Eil Ton
Elegia di Dylan Eil Ton
LA COMPOSIZIONE

La composizione Marỽnad Dylan Eil Ton, «Elegia di Dylan Eil Ton», è un poema di nove versi contenuta nel Ỻyfr Taliesin (nlw Peniarth, ms. 2, prima metà del xiv sec.), oggi custodito nella Ỻyfrgeỻ genedlaethol Cymru («Biblioteca nazionale del Galles»), al folio 32 (pagina 67).

Il titolo, riportato nel manoscritto in inchiostro rosso, associa la composizione a Dylan Eil Ton, «Dylan figlio dell'onda», un enigmatico personaggio del mito cimrico, citato nel Mabinogion. Forse non casualmente, nel manoscritto, il Marỽnad Dylan Eil Ton segue il Marỽnad Corroi ap Dayry, testo dedicato all'eroe irlandese Cú Roí mac Daire: entrambe le elegie sembrano infatti legate da un motivo comune, quello delle «onde luttuose». Come Dylan personifica la natura del mare, Corroi viene presentato come navigatore e capitani di navi, «colui che dominò i mari del sud».

Nel manoscritto, il titolo è seguito dall'inusuale dicitura <tal. ae cant> che attribuisce la stesura del poema allo stesso Taliesin.

IL PERSONAGGIO: DYLAN EIL TON

Dylan Eil Ton, a cui è dedicata questa composizione, è un enigmatico personaggio della mitologia gallese, noto da un breve episodio del quarto cainc del Mabinogion nel quale si ravvedono elementi precristiani. Il suo nome lo connette etimologicamente al mare: in medio gallese dylan(n) significa «oceano», «mare», «onda», sebbene si ritiene che tale significato sia sorto per slittamento semantico da un più antico senso di «riva», «spiaggia», «sponda [del mare]», inteso come luogo dove le onde si infrangono contro la riva. A sua volta il termine potrebbe derivare da un verbo dy(l)lanỽaf, dy(l)lenỽi, «scorrere dentro», «riempire», oppure da dy- («fuori», «via») + ỻanỽ (< proto-celtico *φlanwo-), «riflusso», «marea» (ma anche dy- + glan, «riva»). Il nome completo, Dylan Eil Ton, significa «Oceano figlio dell'onda», essendo eil «figlio», «erede». Il significato principale di eil è tuttavia «altro», «secondo», da cui l'interpretazione del nome come «Oceano seconda onda». Tale interpretazione è piuttosto oscura: vi si è voluto vedere un riferimento al mito della sua «seconda nascita» tra le onde del mare, come narrato nel quarto cainc del Mabinogion, Mâth fab Mâthonỽy.

Poiché la giovane Arianrhod, asseriva di essere vergine, lo zio Mâth la mise alla prova chiedendole di camminare sopra la sua verga magica:

Yna y camaỽd hitheu dros yr hutlath, ac ar y cam hỽnnỽ, adaỽ mab brasuelyn maỽr a oruc. Sef a ỽnaeth y mab, dodi diaspat uchel [...].

Allora [Arianrhod] fece un passo sopra la verga magica e, nel farlo, si lasciò dietro un fanciullo robusto, ben fatto e biondo. Al forte piangere del bimbo, ella si diresse alla porta...
«Ie,» heb Mathonỽy, «mi a baraf uedydyaỽ hỽn,» ỽrth y mab brasuelyn. «Sef enỽ a baraf, Dylan.» Bedydyaỽ a ỽnaethpỽyt y mab, ac y gyt ac y bedydyỽyt, y mor a gyrchỽys. Ac yn y ỻe, y gyt ac y doeth y'r mor, annyan y mor a gauas, a chystal y nouyei a'r pysc goreu yn y mor, ac o achaỽs hynny y gelỽit Dylan Eil Ton. Ny thorres tonn adanaỽ eiryoet. A'r ergyt y doeth y angheu ohonaỽ, a uyryỽys Gouannon y eỽythyr. A hỽnnỽ a uu trydyd anuat ergyt. «Ebbene», disse Mâth [figlio di Mâthonỽy], riferendosi al bambino biondo e robusto, «io ti farò battezzare e ti chiamerò Dylan». Il bimbo fu battezzato e, subito dopo il battesimo, si diresse verso il mare. Appena fu entrato in acqua egli assunse la natura del mare e divenne un buon nuotatore come il più veloce dei pesci. Ed è questa la ragione per cui fu chiamato Dylan Eil Ton. Mai onda si ruppe sotto di lui. Il colpo che avrebbe causato la sua morte fu inferto da Gofannon, suo zio: e questo fu uno dei tre colpi funesti.
Mabinogion > Mâth fab Mâthonỽy

Questo breve episodio contiene tutto quel che sappiamo su Dylan: nascita, aspetto fisico, battesimo, capacità, circostanze della morte. Le particolari cynneddfau del personaggio, cioè le sue specifiche facoltà, consistono in una spiccata affinità con l'elemento marino. Tale natura è già sottolineata nel nome stesso del personaggio, Dylan Eil Ton, «Oceano figlio dell'onda», nome costruito secondo un ben noto schema che connette due termini similari o semanticamente affini. Si tratta di un patronimico d'affinità, tipico di alcuni nomi mitologici: non indica la filiazione dell'eroe, bensì il particolare elemento con cui questi condivide la natura.

Sebbene l'uccisione di Dylan sia considerata uno dei «tre colpi funesti», non sopravvive alcuna triade a ricordo di questo episodio. La tomba di Dylan viene però tradizionalmente localizzata lungo la spiaggia di Clynnog Faỽr, nell'Arfon, come attestato dagli Englynion y beddau, serie di brevi composizioni tramandate dal Ỻyfr du Caerfyrddin dove si catalogano i luoghi di sepoltura degli antichi eroi gallesi. Vi si legge:

Ynydvna ton tolo
Bet dilan ỻan bevno
.

Dove le onde emettono un cupo suono
la tomba di Dylan a Ỻanfeuno.
Ỻyfr du Caerfyrddin [xxiii]

Tale luogo è da identificare forse con la Maen Dylan, una grande roccia visibile lungo la spiaggia tra Aberdesach e Pontlyfni, in un punto dove la marea è piuttosto consistente. Il passo dell'englyn è coerente con quanto leggiamo nel v. [5] della presente composizione: «trafiggendo Dylan sulla riva dannosa, violenza nella corrente» [gỽanu Dylan, addythic lann, treis yn hytyruer].

Il Ỻyfr Taliesin cita Dylan in altri due loci. Nel primo, il personaggio è chiamato Dylan Eil Mor, «Oceano figlio del mare»:

Neu bum yn yscor
gan dylan eil mor,
yg kylchet ym perued
rỽg deulin teÿrned.

Fui nella fortezza
con Dylan Eil Mor,
il mio letto lì dentro
tra le ginocchia dei re.
Ỻyfr Taliesin [viii] = Câd goddeu

Il secondo fa forse un ulteriore riferimento all'uccisione di Dylan:

Pan yỽ gofaran
tỽrỽf tonneu ỽrth lan.
Yn dial dylan.
Dydahaed attan.

Perché fa rumore
il tumulto delle onde sulla spiaggia?
Per vendicare Dylan
giungono su di noi.
Ỻyfr Taliesin [ix] = Mab Gyfreu Taliessin
YFR TALIESIN
XLIII
Marỽnad Dylan Eil Ton
Elegia di Dylan Eil Ton
ꟓɑrỽnɑt ꝺylɑn eıl ton, lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin
Marỽnad Dylan Eil Ton, testo medio-gallese normalizzato
Elegia di Dylan Eil Ton, traduzione italiana
The Death-song of Dylan, son of the Wave, traduzione inglese di William Forbes Skene
 
Lezione dal ms. del Ỻyfr Taliesin
Marỽnad Dylan Eil Ton
Pagina dal Llyfr Taliesin
nlw
Peniarth, ms. 2. folio 32 (p. 67)
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              ꟓɑrỽnɑt ꝺylɑn eıl ton. tɑl. ɑe cɑnt.
n ꝺuỽ ucꟌɑf ꝺeỽın ꝺoetꟌɑf mỽyꟌɑf ɑueꝺ
Py ꝺelıſmɑes pỽy ɑe sỽynɑs ynllɑỽ trɑꟌɑel.
Neu ꟊynt noc ef. pỽy uu tɑꟊnef ɑr reꝺyf ꟊefel.
GỽꝛtꟌꝛıf ꟊỽɑſtrɑỽt ꟊỽenỽyn ɑwnɑetꟌ ꟊỽeıtꟌ
ꟊỽytꟌloneꝺ. Gỽɑnu ꝺylɑn. ꝺỽytꟌıc lɑ̄n. treıſ
ynꟌytyruer. Ꞇon ıỽerꝺon. tꟌon yɑnɑꝺ. tꟌon
oꟊleꝺ. tꟌon pꝛyꝺeın toruoeꝺ vıreın yn petỽɑ
reꝺ. ꟊolycꟌɑfi tɑt ꝺuỽ ꝺouyꝺɑt ꟊỽlɑt Ꟍeb om
eꝺ. Creɑỽꝺyr celı ɑn ꟏ynnỽyſ nı yn truꟊɑreꝺ.
  Marỽnad Dylan Eil Ton

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  Tal[iesin] ae cant:
An duỽ uchaf deỽin doethaf mỽyhaf a ued
py delis mas pỽy a'e sỽynas yn ỻaỽ trafel.
Neu gynt noc ef, pỽy uu tagnef ar redyf gefel.
Gỽrthrif gỽastraỽt gỽenỽyn a ỽnaeth gỽeith gỽythloned:
gỽanu Dylan, adỽythic lann, treis yn hytyruer.
Ton Iỽerdon, a thon Yanad, a thon Ogled.
a thon Prydein toruoed virein yn petỽared.
Golychaf-i Tat, Duỽ Douydat, gỽlat heb omed.
Creaỽdyr celi an kynnỽyf ni yn trugared.
       
    Elegia di Dylan Eil Ton

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    Taliesin cantò:
Unico Dio supremo, il sapiente più sapiente, il più grande che governa:
chi afferrò la materia? chi la plasmò con mano affaticata?
Prima di lui, chi impose pace con la forza delle tenaglie?
Guatava avido lo stalliere, odio che provocò un atto d'ira:
trafitto Dylan; riva mortale; violenza nella corrente.
L'onda di Iỽerddon, e l'onda di Manau, e l'onda del Gogledd,
e l'onda di Prydein, quarta delle splendide schiere.
Io loderò Dio Padre, il sovrano del paese, senza diniego.
Il Creatore del Cielo possa accoglierci nella misericordia.
       
YFR TALIESIN
XLIII
The Death-song of Dylan, son of the Wave
English Translation
 
The Death-song of Dylan, son of the Wave
Translation of William Forbes Skene
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  One God Supreme, divine, the wisest, the greatest his habitation,
when he came to the field, who charmed him in the hand of the extremely liberal.
Or sooner than he, who was on peace on the nature of a turn.
An opposing groom, poison made, a wrathful deed,
piercing Dylan, a mischievous shore, violence freely flowing.
Wave of Iwerdon, and wave of Manau, and wave of the North,
and wave of Prydain, hosts comely in fours.
I will adore the Father God, the. regulator of the country, without refusing.
The Creator of Heaven, may he admit us into mercy.
    Donwload [Traduzione italiana]▼

NOTE
 

1    <n ꝺuỽ ucꟌɑf | ꝺeỽın ꝺoetꟌɑf | mỽyꟌɑf ɑueꝺ> — William Forbes Skene sembra emendare la parola <ɑueꝺ> in addod o adlam, «abitazione, dimora», e traduce l'ultima parte del verso in «the greatest his habitation» (Skene 1868); John Gwenogvryn Evans vi legge invece amner, «elemosiniere», e traduce «the greatest almoner» (Evans² 1915). Marged Haycock scinde la parola in a ued, «che governa» (med è indicativo presente, terza persona singolare, del verbo meddaf, «governare»; si noti che la lenizione iniziale [m] > [v] viene rappresentata nella grafia medio-irlandese con <u>) (Haycock 2015).

2    <Py ꝺelıſmɑes | pỽy ɑe sỽynɑs | ynllɑỽ trɑꟌɑel> — L'interpretazione è resa difficoltosa dall'ambiguità scritturale tra <ſ> («s» longa) e <f>. Skene interpreta py delis maes, «when he came to the field» (Skene 1868). Per ragioni metriche si presume tuttavia che il bisillabo mäes, «paese, territorio», vada sostituito con il monosillabo mas, «massa, grumo», in particolare materia metallica, parola derivata dal latino massa e raramente utilizzata in poesia. Tra le varie possibilità, assumendo che il testo sia stato copiato da un esemplare che usava <e> per [ǝ]: py dylifas mas, «cosa dispose il metallo?», o py dylif mas, «cosa plasmò il metallo?». Marged Haycock interpreta dapprima py/pwy dylif mas, «what is the composition of metal?» (Haycock 1985), e quindi py delis mas, «what held the metal?» (Haycock 2015). I riferimenti all'arte del forgeron potrebbero avere un possibile riferimento a Gofannon, il fabbro a cui il Mabinogion attribuisce l'uccisione di Dylan. — La parola <trɑꟌɑel> viene scissa da Skene in tra hael, «extremely liberal». Ma sebbene la lettura di Skene non alteri la corretta metrica del verso, crea un'irregolarità con la rima finale, incompatibile con il fatto che il termine hael sia trattato in poesia come dittongo, senza considerare che l'espressione tra hael, «assai generoso», non è mai attestata prima del xiii secolo. Per tali ragioni, la Haycock propone di emendare <trɑꟌɑel> in trafael, «travaglio, fatica, tormento» (parola entrata in gallese dell'antico francese travaillier), da cui la traduzione dell'autrice «who fashioned it as a hand-ordeal?» (Haycock 2015). Considerata inaccettabile l'ipotesi di W.J. Gruffydd, il quale ha proposto di emendare l'ultima parola in tryfer, «tridente», tentando quindi di leggere il verso come un riferimento all'uccisione di Dylan: «who held the heated iron, who shaped it by magic to be a three pointed spear for the hand?» (Gruffydd ****).

3    <Neu ꟊynt noc ef | pỽy uu tɑꟊnef | ɑr reꝺyf ꟊefel> — Il soggetto, ef, si riferisce al Dio creatore citato nel verso [1], o alla ỻaỽ trafel, la «mano affaticata» del verso [2]? A seconda della scelta, i versi [3-4] potrebbero riferirsi tanto all'opera creatrice di Dio, tanto al lavoro artigianale di un fabbro: forse Gofannon, alle prese con la forgia dell'arma che avrebbe ucciso Dylan. — Tagnef (> tangnef) è «pace», sebbene si sia proposto di emendare in tan nef, «sotto il cielo», senza per questo aggiungere senso alla frase. Skene traduce, enigmaticamente: «who was on peace on the nature of a turn» (Skene 1868). In realtà, redyf è forma lenita (con aggiunta di y epentetica) di greddf, «forza», e gefel sono le «tenaglie». Il senso del verso sembra essere: «chi fece la pace con la forza delle tenaglie?». La Haycock ricorda in proposito un proverbio medievale, craffach no'r gefel, «più tenace delle tenaglie». La sua traduzione è però piuttosto libera: «who was [a means] of settlement, with vice-like quality?» (Haycock 2015).

4    <GỽꝛtꟌꝛıf ꟊỽɑſtrɑỽt | ꟊỽenỽyn ɑwnɑetꟌ | ꟊỽeıtꟌ ꟊỽytꟌloneꝺ> — La prima parola è sicuramente il verbo gỽrthgrif, «fissare intensamente»; verbo che tuttavia ha anche il significato secondario di «attendere avidamente», ma si è anche proposto un possibile costrutto *gỽrthnif, «cattiva azione» (da gỽrth, «contrasto, opposizione», + cnif/gnif, «conflitto, tumulto, dolore, fatica»). Iltermine gỽastraỽt indica quale primo significato uno stalliere, ma alternativamente anche un fante, un paggio, un auriga. Poiché il personaggio in questione sta fissando con intenti malevoli il protagonista (Dylan), si presume sia Gofannon: ma è difficile capire come un artigiano del matallo possa essere definito uno stalliere, sebbene si possa presumere che la cura dei cavalli, che andavano ferrati, così come delle armi e dei carri, richiedessero l'intervento di un fabbro. — Il significato principale di gỽenỽyn è, come sostantivo, «veleno», e quindi «assassino, uccisore». Il termine è anche usato in senso astratto: «crudeltà, gelosia, odio, malevolenza, inimicizia». Skene traduce letteralmente: «poison made» (Skene 1868), la Haycock con maggior sottigliezza: «he wrought harm» (Haycock 2015).

5    <Gỽɑnu ꝺylɑn. | ꝺỽytꟌıc lɑ̄n. | treıſ ynꟌytyruer> — Il verbo gỽanaf sta per «colpire, trafiggere, spingere dentro, uccidere»: una semantica altrettanto consistente con il «colpo» [ergyt] che, nel racconto del Mabinogion, causò la morte del fratello di Dylan, Lleu Llaỽ Gyffes, colpito da una lancia avvelenata lavorata per un anno da Gronỽ Bebr. È possibile che i dettagli delle due uccisioni si siano influenzati a vicenda (Haycock 2015). Evans rende: «the point of Dylan, a miserable place, the force pillages ruthlessly» (Evans² 1915).

6   <Ꞇon ıỽerꝺon. | tꟌon yɑnɑꝺ. | tꟌon ꟊleꝺ.>  — Come sottolinea la Haycock, l'uso ripetuto della parola ton, «onda», che forma la seconda parte del nome di Dylan, è un formalismo spesso utilizzato in poesia, dove elementi dei nomi personali possono giocare in funzione espressiva. In questo caso il testo ricorda forse l'asserzione del Mabinogion secondo la quale nessuna onda si ruppe mai sotto Dylan. La successione delle tre onde crea qui l'impressione del lamento del mare per la morte dell'eroe. (Haycock 2015). Ricordiamo che Iỽerddon è l'Irlanda, Manau l'isola di Man e il Gogledd (lenito in Ogledd) la regione settentrionale della Britannia. Sulla base del verso successivo, dove ton è equiparato a toruoed, «schiera», Evans decide di ignorare la metafora e tratta le onde direttamente come eserciti: «the crew from Ireland, and the crew from Man and the crew from Gogled» (Evans² 1915).

7   <tꟌon pꝛyꝺeın | toruoeꝺ vıreın | yn petỽɑ reꝺ> — L'intervento di una «quarta» onda suggerisce che le prime tre formavano un raggruppamento tradizionale, una sorta di triade. (Haycock 2015). — Evans prosegue con la sua personalissima lettura e interpreta: «and the crew from the South: a company which excelled in feats of engineering» (Evans² 1915).

8   <ꟊolycꟌɑfi tɑt | ꝺuỽ ꝺouyꝺɑt | ꟊỽlɑt Ꟍeb omeꝺ.> — Douydat, qui tradotto come «sovrano», è letteralmente «regulator». Skene traduce «poison made» (Skene 1868). — Omed(d) è forma lenita di gomed(d), «rifiuto, diniego». La parola viene utilizzata soprattutto per ottenere una rima con trugared(d) e Gogled(d).

9   <Creɑỽꝺyr celı | ɑn kynnỽyſ | nı yn truꟊɑreꝺ.> — «Creatore del Cielo». Si noti che celi è genitivo latino di coelum.

Download

 
Llyfr Taliesin
by W.F. Skene.
±500 kb
Llyfr Taliesin
by D.W. Nash.
±500 kb

Il Ỻyfr Taliesin, tradotto in italiano da Valeria Muscarà sulle versioni inglesi di William Forbes Skene (1868) e David William Nash (1868). I due files verranno aggiornati man mano che verranno aggiunte altre composizioni del Corpus Talgesinianum.

Per il disclaimer, fare riferimento alla pagina Avviso.

Bibliografia
  • BENOZZO 1998. Poeti della marea. Testi bardici gallesi dal vi al x secolo, a cura di Francesco Benozzo. In «In forma di parole», xviii, 2. Bologna, 1998.
  • DAVIES¹ 1809. Edward Davies, The Mythology and Rythes of the British Druids ascertained by National Documents. J. Booth, London 1809.
  • DAVIES² 2001. Daniel R. Davies, The Development of Celtic Linguistics, 1850-1900. Torino 1985.
  • EVANS² 1910. Facsimile & Text of the Book of Taliessin, a cura di John Gwenogvryn Evans. Tremban, Llanbedrog 1910.
  • EVANS² 1915. Poems from the Book of Taliessin, cura e traduzione di John Gwenogvryn Evans. Tremban, Llanbedrog 1915.
  • HAYCOCK 2015. Legendary Poems from the Book of Taliesin, a cura di Marged Haycock. Aberystwyth University, Aberystwyth 2015.
  • MacCULLOCH 1988. John A. MacCulloch, The Religion of Ancient Celts. Edimburgh 1911. → John A. MacCulloch, La religione degli antichi Celti. Vicenza 1998.
  • MORGANWG 1862. Edward Williams [Iolo Morganwg], Barddas. A Collection of original Documents, illustrative of the Theology, Wisdom and Usages of the Bardo-druidic System of the Isle of Britain (2 volls.), a cura di John Williams ab Ithel (Welsh Manuscripts Society). D.J. Roderick, London 1862-1874.
  • MORRIS-JONES 1918. Sir John Morris-Jones, Taliesin. In «Y Cymmrodor», XXVIII. Society of Cymmrodorion, London 1918.
  • MYFYR ~ PUGHE 1801-1807. Owen Jones [Owain Myfyr], William Owen Pughe, Myvyrian Archaiology of Wales (3 volls.)Gwyneddigion Society / Cymdeithas y Gwyneddigion, London 1801-1807.
  • NASH 1868. David William Nash, Taliesin; or, the Bards and Druids of Britain. John Russel Smith, London 1868.
  • SKENE 1868. William Forbes Skene, Four Ancient Books of Wales (2 volls.). Edmonston & Douglas, Edinburgh 1868.
  • STEPHENS ~ EVANS¹ 1849. Thomas Stephens, Daniel Silvans Evans, The literature of the Kymry; being a critical essay on the history of the language and literature of Wales during the twelfth and two succeeding centuries, containing numerous specimens of ancient Welsh poetry in the original and accompanied with English translations. Longmans, London 1849.
  • WILLIAMS 1960. Canu Taliesin, a cura di sir Ifor Williams. Caerdydd 1960.
  • WILLIAMS ~ WILLIAMS 1967. The Poems of Taliesin, a cura di sir Ifor Williams, traduzione in inglese di J.E. Caerwyn Williams. Dublin Institute of Advanced Studies, Dublin 1967.
BIBLIOGRAFIA
  Ỻyfr Taliesin
LX - MARỼNAD ERCỼLFF
    Ỻyfr Taliesin
LXVI - MARỼNAD CUNEDDA
 
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Celtica - Óengus Óc.
Traduzioni dall'inglese di Valeria Muscarà.
Confronto sul testo gallese di Valeria Muscarà, in collaborazione con Dario Giansanti.
Si ringrazia Colin Parmar per i preziosi suggerimenti.
Creazione pagina: 29.01.2017
Ultima modifica: 18.01.2019
 
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