NOTE
1 <n
ꝺuỽ ucɑf | ꝺeỽın ꝺoetɑf | mỽyɑf ɑueꝺ>
— William Forbes Skene sembra emendare la parola <ɑueꝺ> in addod o adlam,
«abitazione, dimora», e traduce l'ultima parte del verso
in «the greatest his
habitation»
(Skene
1868); John Gwenogvryn Evans vi legge invece
amner, «elemosiniere», e traduce «the greatest
almoner»
(Evans² 1915). Marged Haycock scinde
la parola in a ued, «che governa» (med è
indicativo presente,
terza persona singolare, del verbo meddaf,
«governare»; si noti che la lenizione iniziale [m] > [v]
viene rappresentata
nella grafia medio-irlandese con <u>)
(Haycock 2015).
2 <Py ꝺelıſmɑes |
pỽy ɑe sỽynɑs | ynllɑỽ trɑɑel> — L'interpretazione è
resa difficoltosa dall'ambiguità scritturale tra <ſ>
(«s» longa) e <f>. Skene interpreta py delis
maes, «when he came to the field»
(Skene 1868). Per ragioni metriche si presume
tuttavia che il bisillabo mäes, «paese,
territorio», vada sostituito con il monosillabo mas,
«massa, grumo», in particolare materia metallica, parola derivata dal latino
massa e raramente utilizzata in poesia. Tra le varie
possibilità, assumendo che il testo sia stato copiato da
un esemplare che usava <e> per [ǝ]: py dylifas mas,
«cosa dispose il metallo?», o py dylif mas, «cosa
plasmò il metallo?». Marged Haycock interpreta dapprima
py/pwy dylif mas, «what is the composition of
metal?» (Haycock 1985),
e quindi py delis mas, «what held the metal?»
(Haycock 2015). I riferimenti all'arte del
forgeron potrebbero avere un possibile riferimento a
Gofannon, il fabbro a cui il
Mabinogion
attribuisce l'uccisione di Dylan.
— La parola <trɑɑel> viene scissa da Skene in tra
hael, «extremely liberal». Ma sebbene la
lettura di Skene non alteri la corretta metrica del
verso, crea un'irregolarità con la rima
finale, incompatibile con il fatto che il termine
hael
sia trattato in poesia come dittongo, senza considerare
che l'espressione tra hael, «assai generoso», non
è mai attestata prima del
xiii
secolo. Per tali ragioni, la Haycock propone di emendare
<trɑɑel> in
trafael, «travaglio, fatica, tormento» (parola
entrata in gallese dell'antico francese travaillier),
da cui la traduzione dell'autrice «who fashioned it
as a hand-ordeal?» (Haycock
2015). Considerata inaccettabile l'ipotesi di
W.J. Gruffydd, il quale ha proposto di emendare l'ultima
parola in tryfer, «tridente», tentando quindi di
leggere il verso come un riferimento all'uccisione di
Dylan: «who held the heated iron, who shaped it by
magic to be a three pointed spear for the hand?»
(Gruffydd ****).
3 <Neu ꟊynt noc ef
| pỽy uu tɑꟊnef
| ɑr
reꝺyf ꟊefel>
— Il soggetto, ef, si riferisce al Dio
creatore citato nel verso [1],
o alla ỻaỽ trafel, la «mano affaticata» del
verso [2]? A seconda della
scelta, i versi [3-4]
potrebbero riferirsi tanto all'opera creatrice di Dio,
tanto al lavoro artigianale di un fabbro: forse
Gofannon, alle prese con la
forgia dell'arma che avrebbe ucciso
Dylan. — Tagnef (> tangnef) è «pace»,
sebbene si sia proposto di emendare in tan nef,
«sotto il cielo», senza per questo aggiungere senso alla
frase. Skene traduce, enigmaticamente: «who was on peace
on the nature of a turn»
(Skene
1868). In realtà, redyf è forma lenita
(con aggiunta di y epentetica) di greddf,
«forza», e gefel sono le «tenaglie». Il senso del
verso sembra essere: «chi fece la pace con la forza
delle tenaglie?». La Haycock ricorda in proposito un
proverbio medievale, craffach no'r gefel, «più
tenace delle tenaglie». La sua traduzione è però
piuttosto libera: «who was [a means] of settlement,
with vice-like quality?» (Haycock
2015).
4 <Gỽꝛtꝛıf ꟊỽɑſtrɑỽt
| ꟊỽenỽyn ɑwnɑet
| ꟊỽeıt
ꟊỽytloneꝺ>
— La prima parola è sicuramente il verbo gỽrthgrif,
«fissare intensamente»; verbo che tuttavia ha anche il
significato secondario di «attendere avidamente», ma si
è anche proposto un possibile costrutto *gỽrthnif,
«cattiva azione» (da gỽrth, «contrasto,
opposizione», + cnif/gnif, «conflitto, tumulto,
dolore, fatica»). Iltermine gỽastraỽt indica
quale primo significato uno stalliere, ma
alternativamente anche un
fante, un paggio, un auriga. Poiché il personaggio in
questione sta fissando con intenti malevoli il
protagonista (Dylan), si
presume sia Gofannon: ma è
difficile capire come un artigiano del matallo possa essere definito
uno stalliere, sebbene si possa presumere che la cura
dei cavalli, che andavano ferrati, così come delle armi
e dei carri, richiedessero l'intervento di un fabbro.
— Il significato principale di gỽenỽyn è, come
sostantivo, «veleno», e quindi «assassino, uccisore». Il
termine è anche usato in senso astratto: «crudeltà,
gelosia, odio, malevolenza, inimicizia». Skene traduce
letteralmente: «poison made»
(Skene
1868), la Haycock con maggior sottigliezza: «he
wrought harm» (Haycock 2015).
5 <Gỽɑnu ꝺylɑn.
| ꝺỽytıc lɑ̄n. | treıſ
ynytyruer> — Il verbo gỽanaf
sta per «colpire, trafiggere, spingere dentro,
uccidere»: una semantica altrettanto consistente con il
«colpo» [ergyt] che, nel racconto del
Mabinogion, causò la morte del fratello di
Dylan,
Lleu Llaỽ Gyffes, colpito
da una lancia avvelenata lavorata per un anno da
Gronỽ Bebr. È possibile che
i dettagli delle due uccisioni si siano influenzati a
vicenda (Haycock
2015). Evans rende: «the
point of Dylan, a miserable place, the force pillages
ruthlessly»
(Evans² 1915).
6 <Ꞇon ıỽerꝺon.
| ton yɑnɑꝺ.
| ton ꟊleꝺ.>
— Come sottolinea la Haycock, l'uso ripetuto della
parola ton, «onda», che forma la seconda parte
del nome di Dylan, è un
formalismo spesso utilizzato in poesia, dove elementi
dei nomi personali possono giocare in funzione
espressiva. In questo caso il testo ricorda forse
l'asserzione del Mabinogion
secondo la quale nessuna onda si ruppe mai sotto
Dylan. La successione delle
tre onde crea qui l'impressione del lamento del mare per
la morte dell'eroe. (Haycock 2015).
Ricordiamo che Iỽerddon è l'Irlanda, Manau l'isola di
Man e il Gogledd (lenito in Ogledd) la regione
settentrionale della Britannia. Sulla base del verso
successivo, dove ton è equiparato a
toruoed, «schiera», Evans
decide di ignorare la metafora e tratta le onde
direttamente come eserciti: «the crew from Ireland,
and the crew from Man and the crew from Gogled»
(Evans² 1915).
7 <ton pꝛyꝺeın | toruoeꝺ vıreın
| yn petỽɑ reꝺ>
— L'intervento di una «quarta» onda suggerisce che
le prime tre formavano un raggruppamento tradizionale,
una sorta di triade. (Haycock 2015).
— Evans prosegue con la sua personalissima lettura e
interpreta: «and the crew from the
South: a company which excelled in feats of
engineering»
(Evans² 1915).
8 <ꟊolycɑfi tɑt
| ꝺuỽ ꝺouyꝺɑt | ꟊỽlɑt
eb omeꝺ.> — Douydat, qui
tradotto come «sovrano», è letteralmente «regulator». Skene traduce
«poison made»
(Skene
1868). — Omed(d) è forma
lenita di gomed(d), «rifiuto, diniego». La parola
viene utilizzata soprattutto per ottenere una rima con
trugared(d) e Gogled(d).
9 <Creɑỽꝺyr celı | ɑn kynnỽyſ
| nı yn
truꟊɑreꝺ.> —
«Creatore del Cielo». Si noti che celi è genitivo
latino di coelum.
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Bibliografia
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