MITI

BALTOFINNI
Finlandesi

MITI GERMANICI
LA FANCIULLA DELL'ISOLA
Kalevipoeg e Saarepiiga
Kalevipoeg, il più giovane dei figli di Linda, si tuffa in mare alla ricerca della madre. Approda inizialmente in un'isola e qui incontra una splendida fanciulla. Ma la tragedia è in agguato.
KALEVALA, TERRA DI CANTORI
► KALEVIPOEG, L'EROE D'ESTONIA
L'arrivo di Kalev
Morte di Kalev
Il rapimento di Linda
► La fanciulla dell'isola
Indice
MITI
SAGGI
Fonti
Bibliografia
1 - DISPERAZIONE DEI FIGLI DI LINDA

on appena cadde la sera, i tre figli di Kalev e Linda tornarono al focolare. Il più giovane, Kalevipoeg, allegramente portava sulle sue larghe spalle tutti i frutti della caccia: due alcioni, un bue selvaggio, tre orsacchiotti, qualche lupo e qualche volpe. Mentre camminavano essi scrutavano da lontano la casa materna, cercando di scorgere qualche filo di fumo nerazzurro levarsi dal camino. Ma del fumo non vi era nessuna traccia. La casa pareva priva di vita. Così i tre giovani presero a correre, attraversarono il cortile quasi volando. La casa era vuota e deserta, il focolare spento.

Nella calma del crepuscolo, essi chiamarono la loro madre:

— Rispondici mamma cara
fa' che ti udiamo, bottoncino d'oro,
canta, dolcissimo uccellino;
oh, solo un grido, usignolo amato...

Ma solo l'eco rispose, restituendo i loro stessi richiami.

Invano, i tre fratelli percorsero il prato, il campo, la selva. Ai limiti del mare, essi ricordarono d'un tratto le minacce del mago finlandese che Linda aveva scacciato e la consapevolezza si insinuò nel loro cuore. Intorno dominava il silenzio; il mondo si addormentava nel profumo dei tigli. Il fratello maggiore disse: — Mangiamo per rifocillarci, poi riposeremo. Domani, sul far dell'alta ci rimetteremo in cammino per cercare la nostra mamma.

— E mentre noi dormiremo — soggiunse il secondo — il cielo nella sua saggezza, per bocca del grande Ukko, ci rivelerà, forse, dove si trova il nostro amatissimo uccellino.

Ma il più giovane, il Kalevipoeg, la cui venuta al mondo aveva placato la tristezza della vedova, il consolatore fedele della sua tristezza, espresse un'altra opinione: — Non rimandate mai l'opera di un giorno all'indomani. Ad ogni opera il suo giorno e ad ogni compito la sua ora. I passi della felicità sono rapidi, per coglierli e necessario essere veloci!

2 - LA RISPOSTA DI KALEV

allorché i due fratelli si apprestarono a dormire, Kalevipoeg corse fino alla tomba del loro padre Kalev e pensieroso si accasciò sulla verde terra cercando lenimento al suo dolore.

Dal fondo della tomba rimbombò la voce di Kalev: — Chi dunque calpesta l'erbetta? Chi si avvicina al mio sepolcro? Ecco della terra che cade sul mio viso!

— È il tuo piccolo figlio, padre mio, che cammina sull'erbetta. Accasciato dal dolore, egli piange sulla terra in cui riposa la tua salma. Àlzati, svégliati, padre mio, mostrami la via per la quale la nostra mamma si è perduta!

— Io non posso alzarmi, piccolo mio, — rispose la voce sepolcrale. — Rocce nere schiacciano il mio petto, le viole coprono i miei occhi, le primule sbocciano dalle mie ginocchia. Che il vento ti indichi la strada, che l'aria ti guidi, che le stelle ti facciano luce...

3 - UN CANTO DALL'ISOLA

Saarepiga ( 1952)
 Eerik Haamer (1908-1994), schizzo a carboncino
Eesti Kunstimuuseum, Tallinn (Estonia).

isperato, Kalevipoeg corse verso il mare e dall'alto di una roccia scrutò l'orizzonte. Il suo sguardo interrogò l'immensa distesa delle onde, che si accavallavano ininterrottamente per morire ai piedi della roccia, sollevando umida schiuma.

Dal firmamento le stelle occhieggiavano indifferenti. E la luna e il sole non rispondevano alle mute domande del giovane.

Coraggiosamente, Kalevipoeg si lanciò tra le onde e prese a nuotare verso il largo. Le sue braccia erano remi, le sue gambe timoni, i suoi capelli facevano le veci delle vele. Egli nuotava senza riposo, incalzato dal desiderio di trovare la madre adorata e di affrontare e punire il suo rapitore.

E mentre le stelle una ad una fuggivano dal cielo, egli approdò su un'isola. Stremato dalla fatica, Kalevipoeg crollò a dormire su una pietra spezzata. Quand'ecco, una voce dolcissima, chiara come il pianto del cuculo, arrivò ai suoi orecchi:

— Lontano lontano fino al mio amore
vola dolcissimo, canto del mio cuore.
È forte il desiderio di baciare.
Non potrò mai recarmi dal mio amato?
Non potrò più rivivere il passato?
E il suo abbraccio dal profumo del fiore
non viene a rinfrescare il mio cuore.
Portate o venti lontano lontano
il canto d'amore. O vento montano
profumato, grigie nuvole inseguite
il mio dolcissimo amore ed a lui dite
il mio canto col sole sorgente,
e le aurore per lui sorgan felici.
L'orrida morte da lui si allontani
e lo tuteli la forza dei Mani.
Che alberghi il mio ricordo nel suo cuore
simile al lieve profumo del fiore.
E come dalla fonte l'acqua a goccia
cade perenne sulla nuda roccia
su di lui cada la fortuna d'oro
e sia cinto il suo capo d'allora.
E numerosi come i miei desideri
ch'ei conservi geloso il mio ricordo.
Tante foglie quante ne conta l'olmo
tanti rami che il bosco faccian colmo
e quante sono le onde del mare
e quante sono le stelle del cielo
così numerose le lacrime amare
ch'ai miei poveri occhi fanno velo...

4 - SAAREPIIGA, LA FANCIULLA DELL'ISOLA

Kalevipoeg e la ragazza dell'isola ( 1985)
Lembit Sarapuu (1930-), dipinto
MUSEO: [Sarapuu. Il Kalevipoeg postmoderno]►

unto dal desiderio di vedere chi cantasse così teneramente, Kalevipoeg si levò dal suo improvvisato giaciglio e si mosse verso l'interno dell'isola.

Ai piedi di una quercia, egli scorse una fanciulla dalla bocca d'oro, alla quale a mo' di aureola, volavano attorno gli uccelli avvinti nel canto. Stava seduta vicino a un fuoco che gettava su di lei riverberi rossastri, occupata a filare il lino materno che il sole doveva imbiancare e la rugiada notturna ammorbidire, e intanto cantava strofe amorose.

Rispose Kalevipoeg:

— Perché piangere e pregare
per colui che da te separa il mare?
Perché respinge senza vedere
questo tuo amante si' ansioso di bere
alla tua fonte di pura bellezza?
Egli è presso di te e nell'ebbrezza
le sue braccia forte ti stringeranno
ed i suoi baci ti soffocheranno:
accogli bella fanciulla il mio amore
su questa riva mi han fatto arrivare
le terribili onde del mare,
ansioso del tuo profumo, o mio fiore.

La fanciulla dell'isola, Saarepiiga, la tortorella notturna, si levò a vedere chi rispondesse al suo canto nella notte. — Sarà un parente dalla Finlandia o qualche pretendente venuto da Viru? — s chiese, e intanto avanzava, finché scorse il bel giovane steso tra le rocce.

E mentre le ombre della notte dormivano ancora, i due giovani parlarono tra loro, fino al momento in cui il bruciante desiderio dell'amore si fece strada nei loro cuori e un irresistibile languore paralizzò la loro ragione. Essi si stesero accanto ed i loro cuori si fusero insieme.

5 - RIVELAZIONE

quando la passione li ebbe abbandonati, i due giovani giacquero sull'erba, vicini e abbracciati. A quel punto, Saarepiiga, la fanciulla dell'isola, chiese al giovane chi fosse, e Kalevipoeg non nascose il suo nome: — Io sono il figlio di Kalev e Linda, vengo a nuoto dalla terra di Viru per cercare la mia mamma, rapita da un mago finlandese.

Nell'udire quelle parole, la fanciulla cominciò a gridare ed a disperarsi. La udì il vecchio padre il quale, preso il bastone, scese a cercare la figlia. Ma allorché scorse lo straordinario giovane steso sul prato, accanto alla fanciulla, il bastone gli cadde di mano, la paura gli sbiancò il viso, le parole gli morirono in gola.

Saarepiiga, confusa e dolente, non osò sollevare gli occhi colmi di lacrime. Ma Kalevipoeg, senza mostrare alcun imbarazzo, domandò al vecchio se egli, nella tarda sera, non avesse visto un mago finlandese vagare sul mare.

Il povero vecchio non aveva rilevato nulla, né la questione gli interessava. Si avvicinò al giovane e gli domandò: — Da dove vieni tu? E chi sei? Dal tuo viso fiero si direbbe che discendi dalla razza divina di Taara.

Di nuovo Kalevipoeg si fece riconoscere. — Sono il figlio di Kalev e Linda, e sono nato all'ombra degli olmi di Viru.

— O sventura, — gridò il vecchio. — Che cosa hai dunque fatto, giovane uomo? La ragazza che hai amato è ella stessa figlia di Kalev, è tua sorella!

6 - UN CANTO DAL MARE

Morte di Saarepiga ( 1952)
 Eerik Haamer (1908-1994), schizzo a carboncino
Eesti Kunstimuuseum, Tallinn (Estonia).

a fanciulla, gelata dalla consapevolezza di aver giaciuto col suo stesso fratello, intanto era scesa verso il mare. E poi sparve: si era gettata nell'acqua.

Alle grida del vecchio, Kalevipoeg si tuffò a sua volta tra le onde. Invano tentò di afferrare la sorella e di sottrarla alla morte. Il mare l'aveva ghermita tra le sue umide braccia, né volle restituire più la sua preda.

— Gli dèi l'hanno voluto, o vecchio, — pianse Kalevipoeg. — Gli dèi l'hanno voluto. La fanciulla è caduta in mare, mia madre è stata rapita in un'imboscata. Siamo tutti e due fratelli nel dolore.

Il vecchio e sua moglie si inginocchiarono sulla riva e piansero la figlia perduta:

— Ritorna ritorna figlia cara
ritorna, tesoro, alla tua casa...

Dal fondo del mare una dolce voce rispose loro:

— Non posso ritornare, padre caro,
non posso, mamma mia adorata,
se il vostro pianto è tanto amaro
io più ancora sono disperata,
qui rapita nel fondo del mare.
I miei occhi sono chiusi dai flutti,
è serrato dalle onde il mio cuore.
Ero scesa nell'onda per cantare
la dolce canzone dell'amore.
E m'ha afferrata, m'ha rapito il mare.
Non piangere, non piangere, mammina,
non piangere, babbo mio adorato,
la vostra pupetta piccolina
ha in fondo al mare un castello dorato.
Tra le alghe ha un piccolo nido
nella spuma marina un lettino
ed il nido è soffice e fido
ed il letto è tanto piccino.
una ninna mi cantan le ondine
con vocette così cristalline.
Fonti

1-6

Friedrich Kreutzwald: Kalevipoeg [III].

I - INCESTO E SUICIDIO

Saarepiiga è nome comune, non proprio: in estone significa semplicemente «ragazza dell'isola». In molte traduzioni del Kalevipoeg (come in quella italiana del 1935) il nome viene tradotto – e si potrebbe aggiungere giustamente – nel suo significato e non lasciato nella forma originale.

La vicenda è presto detta. la strana dolce storia d'amore tra la ragazza dell'isola e il figlio di Kalev è destinata a concludersi tragicamente allorché i due giovani scoprono di essere fratello e sorella: lei si annega gettandosi in mare e Kalevipoeg non riesce a salvarla. In ultimo, la voce di Saarepiiga giunge dal fondo del mare a consolare i suoi genitori adottivi.

Abbiamo detto che Kalevipoeg altri non è che la versione estone del Kullervo finlandese. Ebbene, non ci si stupirà di scoprire che anche di Kullervo si narra, nel Kalevala, una storia analoga. Qui, mentre il giovane torna a casa a bordo della sua slitta, incontra per strada una fanciulla e, dopo averne vinte le resistenze con parole e ricchi doni, giace con lei. Dopo l'amore, i giovani si presentano e scoprono con orrore di essere fratello e sorella. Orripilata per aver commesso incesto, la ragazza si precipita nei gorghi fragorosi di un fiume. Sconvolto, Kullervo torna a casa, ben deciso a togliersi la vita, ma la madre lo convince a fuggire nella foresta, sfuggendo alle conseguenze del suo misfatto (Kalevala [35]). Kullervo parte per la guerra: al suo ritorno, trova la casa deserta, i parenti uccisi. Il giovane è ancor più disperato, ma la madre gli risponde dalla tomba e lo incita ad andare avanti. Tuttavia, giunto nel luogo dove aveva sedotto la sorella, Kullervo viene preso dai sensi di colpa e si uccide gettandosi sulla propria spada (Kalevala [36]).

Le due versioni, finlandese ed estone, confrontate, mostrano attinenze e differenze. Le attinenze corrono attraverso la trama generale: la seduzione di una ragazza, che poi si rivela essere la sorella dell'eroe e il suicidio di lei. I particolari tuttavia appaiono differenti: Kullervo deve faticare per convincere la ragazza e trascinarla sulla sua slitta, laddove Saarepiiga è ben disposta a gettarsi tra le braccia di Kalevipoeg. L'atmosfera è poi ben diversa, più pratica e terrena quella del Kalevala, più sognante e fiabesca quella del Kalevipoeg (mentre generalmente il rapporto tra le due opere è inverso). Si tratta probabilmente di dettagli di poco conto. De Santillana e la Von Dechend, analizzando attentamente la vicenda di Kullervo, ne hanno rivelato la natura antichissima: secondo i due autori, echi di questa vicenda sarebbero sparsi nella mitologia di tutto il mondo. Una sua versione, mutatis mutandis, attraverso Saxo Grammaticus sarebbe persino giunta nell'Hamlet di Shakespeare, ispirando il suicidio di Ophelia (DeSantillana ~ VonDechend 1961).

Ma c'è ancora un altro dettaglio interessante. Nel Kalevala, è proprio l'incesto compiuto con la propria sorella a segnare, come una maledizione, l'esistenza di Kullervo, portandolo infine al suicidio: il giovane morirà gettandosi sulla punta della propria spada. Questo motivo è ugualmente presente nel Kalevipoeg anche se si disperde nei mille rivoli dell'intera opera. Ma è proprio la morte di Saarepiiga la ragione dell'alterco che spingerà Kalevipoeg a uccidere i figli del fabbro che gli hanno forgiato la spada (vedremo tutto questo nel prossimo capitolo), a indurre il fabbro a maledire la spada che gli ha donato, così che questa spada sarà destinata a rivoltarsi contro lo stesso Kalevipoeg. E anche l'eroe estone, come il suo confratello finlandese, morirà colpito dalla propria arma. I dettagli, come vedremo, sono diversi: la spada di Kalevipoeg è quasi animata di volontà propria e colpirà l'eroe a tradimento, mentre Kullervo si ucciderà di propria volontà. Ma la differenza, che può parere definitiva, sfuma attraverso la simbologia mitica in cui può essere un oggetto inanimato – una spada – a farsi carico della colpa e trasformarsi in strumento di vendetta e di giustizia.

Bibliografia
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  • GANANDER Christfried, Mythologia Fennica. 1789.
  • LAUGASTE Eduard, The Kalevala and Kalevipoeg. In: HONKO Lauri, Religion, Myth and Folklore in the World's Epic: The Kalevala and its Predecessor. Monton de Gruyter, Berlino 1990.
  • ORAS Ants, La letteratura estone. In: DEVOTO Giacomo (cura), Le letterature dei paesi baltici. Sansoni, Firenze / Accademia, Milano 1969.
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  • PUHVEL Jaan, Finnish kalevala and Estonian Kalevipoeg. In: «Estonian Literary Magazine», 17. 2003.
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  • SCHÜDLÖFFEL Gustav Heinrich, Kaallew's Sohn. In: «Das Inland», 32. 1836.
  • TALVET Jüri, Kalevipoeg, a great European epic. In: «Estonian Literary Magazine», 17. 2003.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione: Aree - Holger Danske
Sezione: Miti - Asteríōn
Area: Finnica - Vaka Vanha Väinö
Ricerche e testi di Dario Giansanti e Oliviero Canetti.
  IL RAPIMENTO DI LINDA
Liberazione e metamorfosi
  MITOLOGIA FINNICA - Sommario   LA SPADA MALEDETTA
La forgia del destino
 
Creazione pagina: 08.03.2004
Ultima modifica: 26.08.2014
 
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