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L'ÉPOS DELLA FINLANDIA
Il Kalevala
può avere almeno due piani di lettura: quello letterario e quello antropologico.
Quest'ultimo è divenuto più debole agli occhi degli studiosi, come si vedrà più
avanti. Come opera letteraria, il
Kalevala rappresenta il tentativo riuscito
e unico nel suo genere di trasformare senza mistificazione i canti della
tradizione popolare nella più importante opera letteraria del paese,
rappresentante dell'alto grado di civilizzazione di un popolo relativamente
sconosciuto.
Conoscere le motivazioni che spinsero Lönnrot a comporre l'epica, conoscere
l'ambiente e il periodo storico in cui lavorò ci permettono di capire il
significato dell'opera e di collegarlo al fenomeno che era in atto in Finlandia,
la nascita di un paese libero. L'effetto della pubblicazione del
Kalevala
fu rilevante su due fronti: da una parte, all'estero, rese nota la cultura
finlandese; dall'altra incoraggiò i finlandesi stessi verso la valorizzazione
della propria lingua e del proprio patrimonio culturale. Oggi si festeggia il
Kalevala Day il 28 febbraio, data della Prefazione di Lönnrot all'edizione
del 1835.
La Finlandia non appartiene linguisticamente alla Scandinavia, ma fece parte del
regno di Svezia per sei secoli. Nel 1809, con la Pace di Hamina, la Finlandia fu
ceduta alla Russia, e lo zar Alessandro I ne garantì una certa autonomia
dichiarandola Gran Ducato di Russia. Questo nuovo status riconosceva alla
Finlandia il ruolo di nazione cuscinetto tra i due imperi e faceva sì che i
Finlandesi iniziassero a vedersi come un popolo distinto. Fino a quel momento,
durante la dominazione svedese, la lingua ufficiale dell'amministrazione statale
era lo svedese, e nelle scuole e università si utilizzava anche il latino. Solo
nelle campagne si parlava finlandese, lingua che appartiene al gruppo
ugro-finnico, e appariva in alcuni testi legali e religiosi. Lönnrot stesso,
nato in una famiglia piuttosto povera, parlò esclusivamente finlandese fino
all'età di dodici anni.
Alla fine del Settecento, tuttavia, gli ideali del Romanticismo si erano
fatti strada fino all'università di Turku, dove uno sparuto gruppo di studenti
aveva iniziato ad interessarsi di folklore come strumento dell'affermazione
dell'identità nazionale.
Il movimento romantico finlandese prese anche il nome di Carelianismo e durò
a lungo, ben oltre la pubblicazione del
Kalevala, fino agli anni '20 del Novecento,
anche se l'apice degli studi fu verso la fin dell'Ottocento. La Carelia
(Finlandia dell'est, sul confine russo) era considerata – grazie anche al
relativo isolamento in cui aveva vissuto la popolazione – il cuore dell'identità
culturale finlandese, il luogo in cui le tradizioni si erano conservate in modo
autentico e divenne presto meta di folkloristi, etnografi, pittori e artisti. Il
Carelianismo non fu ostacolato dal governo imperiale russo, che anzi vedeva in
esso l'affrancamento della Finlandia dall'influenza della Svezia e il
rafforzarsi del suo legame con le regioni orientali.
Presso l'università di Turku insegnava Henrik Gabriel Porthan (1739-1804), che
pubblicò il primo dettagliato studio sulla poesia finnica:
De poësi Fennica (1778). Porthan sosteneva che lo studio dei testi
poteva dare indicazioni sul passato, sulla storia di un popolo. Il suo metodo,
che consisteva nel mettere a confronto varianti dello stesso brano, gettò le
basi della successiva ricerca folklorica finlandese. Lönnrot stesso adottò
questo metodo per la compilazione del
Kalevala. Egli aveva iniziato i suoi studi,
nel 1822, a Turku ma pochi anni dopo, nel 1827, un incendio distrusse
completamente l'università e gli insegnamenti furono trasferiti ad Helsinki. Qui
venne fondata nel 1831 la Società Letteraria Finlandese [SKS, Suomalaisen
Kirjallisuunden Seura], con lo scopo di promuovere la cultura nazionale,
anche attraverso l'attività di raccolta, lo studio e la pubblicazione di testi.
Una delle prime iniziative fu assicurare a Lönnrot un fondo di cento rubli che
gli permettesse di soggiornare in Carelia il tempo utile per le sue ricerche.
Lönnrot esercitava la professione di medico ma non aveva abbandonato l'interesse
per il folklore. All'università di Turku aveva scritto una tesina sul
personaggio di Väinämöinen,
poi a Helsinki aveva intrapreso il corso di laurea in medicina laureandosi con
una tesi sulla medicina popolare finlandese.
Durante il suo quinto viaggio, nel nord-est della Carelia, incontrò uno dei
cantori più rinomati: Arhippa Perttunen, che all'epoca aveva sessantacinque
anni. Aveva un repertorio molto vasto che gli aveva trasmesso suo padre.
Nell'arco di due soli giorni, Perttunen recitò per Lönnrot più di quattromila
versi; il suo repertorio conteneva gran parte di quanto avrebbe costituito il
Kalevala.
Nel 1835 the Società Letteraria Finlandese pubblicò la prima edizione del
Kalevala,
in 32 runi di 12.078 versi, noto come «Vecchio Kalevala».
La risposta dell'opinione pubblica fu talmente entusiasta che Lönnrot
continuò a lavorare al
Kalevala non solo con altro materiale
raccolto da lui stesso ma anche con quanto altri ricercatori gli misero a
disposizione. Nel 1849 venne pubblicata la versione definitiva del
Kalevala,
o «Nuovo Kalevala», in 50 runi di 22.795 versi.
La composizione della poesia popolare che è alla base del
Kalevala
non risale ad un unico periodo storico ma è stratificata nel tempo.
Tuttavia, è stato calcolato che la struttura metrica risale a circa 2500-3000
anni fa, periodo in cui tribù proto-finniche abitavano già nei pressi del Golfo
di Finlandia e la loro cultura si sviluppò nella forma che poi perdurò ei secoli
successivi.
Il canto tradizionale, nella forma già descritta da Pavolini nella sua
introduzione, rimase un elemento vitale della cultura finnica fino a quando,
dopo il 1500, la Riforma luterana lo dichiarò proibito perché pagano; iniziò a
scomparire dapprima nelle regioni occidentali poi in gran parte della Finlandia,
resistette quasi esclusivamente in Carelia.
È stato calcolato che solo il 3% dei versi del
Kalevala
sono stati composti da Lönnrot, tuttavia, nel momento in cui fu pubblicato,
il Kalevala divenne un'opera letteraria e smise di essere un documento di studio
per i folkloristi, come si è detto all'inizio di questa appendice. Se è vero che
Lönnrot si sentiva in diritto – e in perfetta buona fede – di utilizzare i canti
tradizionali al pari dei laulajat, i cantori, che spesso ne mischiavano
gli elementi (procedimento facilitato dalla metrica finnica per cui non ci sono
strofe ma versi sempre della medesima lunghezza) è vero d'altra parte che
difficilmente un cantore avrebbe composto un unico poema epico tanto lungo, che
– come osserva Pavolini, e Comparetti prima di lui – in fondo manca di unità
interna ed è il tentativo moderno di ricostruire un'opera antica, come altre
volte durante il romanticismo europeo:
- 1765, in Gran Bretagna James Macpherson pubblica
The Works of Ossian, presunte traduzioni di antiche poesie
scozzesi. Il successo in tutta Europa fu immediato, nonostante si fosse
aperto presto un dibattito sulla non autenticità dei testi;
- 1789, in Irlanda, Charlotte Brooke pubblica
Reliques of Irish Poetry, che contiene due poemetti sulla figura
mitica di Cú Chulainn;
- 1795, in una biblioteca di Mosca viene ritrovato lo
Slovo o
pŭlku Igorevě', poema epico russo anonimo, composto
in paleoslavo nel XII secolo. Il manoscritto, risalente al XV secolo è
andato distrutto durante la campagna napoleonica del 1812 ma fortunatamente
il testo era stato dato alle stampe nel 1800;
- 1806, Herder traduce in tedesco il Cantar de
mio Cid portandolo all'attenzione di tutto il pubblico europeo al
di là dei Pirenei. La versione originale era stata pubblicata nel 1779 da
Tomás Antonio Sánchez che aveva scoperto il manoscritto, datato 1303 (la
composizione risale al 1140 circa);
- 1815 viene pubblicata la trascrizione di
Bēowulf curata dallo studioso islandese Grímur Jónsson Thorkelín;
- 1819, lo studioso boemo Václav Hanka sostiene di aver trovato in una
chiesa un manosritto medievale bruciacchiato che raccoglie poemi cechi. Più
tardi sarà dimostrato che si tratta di una sua opera originale;
- 1826-27, in Germania, Karl Lachmann pubblica la prima edizione dei
manoscritti del Nibelungenlied e Karl
Joseph Simrock lo traduce in lingua moderna;
- 1835 (anno della prima edizione del
Kalevala),
l'abate Gervais de La Rue trova La chanson de Roland, scritta nel XI
secolo;
- 1849 (anno di pubblicazione della versione definitiva del
Kalevala),
in Galles, Lady Charlotte Guest porta a termine la sua traduzione dei
Mabinogion.
In ogni caso, nessuna altra opera del periodo attinse a tanto materiale
originale quanto il
Kalevala,
che rappresentò uno stimolo alla ricerca folklorica, entrata a pieno titolo
nell'Università di Helsinki nel 1888 quando Kaarle Krohn (1863-1933) fu nominato
docente, e ancor di più quando venne istituita una cattedra di folklore nel
1908.
Kaarle era figlio di Julius Krohn (1835-1888), professore di letteratura
finlandese ed uno dei più eminenti ricercatori di poesia tradizionale del paese.
Verso il 1870, Julius intraprese lo studio dei canti che erano alla base del
Kalevala;
di fatto, egli voleva appurare il luogo d'origine dei canti per stabilire se il
Kalevala
si potesse considerare davvero patrimonio culturale di tutta la Finlandia o
esclusivamente della regione orientale. Giunse alla conclusione che certamente
il
Kalevala
apparteneva alla cultura finlandese, ma era radicato in Carelia ed Estonia –
dove infatti esiste un poema «gemello», il
Kalevipoeg, scritto sull'esempio di Lönnrot
da Friedrich Reinhold Kreutzwald nel 1853.
Julius Krohn morì prematuramente in un incidente nautico all'età di 53 anni,
ma compiendo una analisi meticolosa del copioso materiale che aveva raccolto,
aveva gettato le basi del metodo storico-geografico che poi suo figlio Kaarle
sviluppò in un sistema scientifico. Assunto del metodo era che tutte le varianti
di un canto portassero le tracce delle loro contaminazioni storiche e
geografiche. Kaarle Krohn organizzò i testi in un ordine geografico e
cronologico per ricostruirne i percorso migratorio, la diffusione e i prestiti.
In questa analisi, erano punti di riferimento molto importanti anche i rari
documenti scritti che poteva trovare.
Negli stessi anni, anche Andrew Lang, in Gran Bretagna, stava conducendo uno
studio comparativo su testi del folklore ma, piuttosto che considerare le
informazioni geografiche, egli metteva a confronto informazioni sui contenuti,
ovvero sui costumi e sulle idee in essi racchiusi.
Il metodo storico-geografico, o metodo finnico, consacrò la Finlandia come
uno dei più importanti centri europei per gli studi sul folklore. In quegli anni
venne anche fondata l'associazione internazionale Folklore Fellows, il cui
organo di divulgazione Folklore Fellows' Communications viene pubblicata
dal 1907. Per molto tempo la ricerca folklorica si basò sul metodo
storico-geografico, che tuttora viene spesso apprezzato e adottato, ma nel
Novecento la scuola finlandese dovette confrontarsi con un'altra grande scuola
folklorica europea, quella dei formalisti russi che si affermò dal 1928, anno in
cui il suo maggiore esponente, Vladimir Jakovl'evič Propp, pubblicò il suo
studio e le sue teorie nel famoso Morfologia della fiaba. Propp era un
linguista che si dedicò agli studi sul folklore; estese il metodo applicato
all'analisi della struttura linguistica della frase anche alla struttura
narrativa del testo (nel suo caso, le fiabe russe) riducendola nelle sue unità
più piccole. In questo modo giunse a classificare le tipologie fondamentali di
personaggi e di elementi che costituiscono la trama.
Il Carelianismo
portato alle sue estreme conseguenze ebbe risvolti concreti e tragici nella
storia e nella politica della Finlandia. Dopo la rivoluzione bolscevica, nel
1917, la Finlandia dichiarò la propria indipendenza, che la Russia accettò
l'anno successivo. Con il miraggio di realizzare una «Grande Finlandia» che
comprendesse tutta la terra del
Kalevala,
furono condotte alcune fallimentari spedizioni nella Camelia orientale (1919,
1921-1922) che il regno di Svezia aveva ceduto alla Russia nel 1721 con il
Trattato di Nystad.
Nonostante la sconfitta, l'idea di una Grande Finlandia non era tramontata, e
nel 1922 venne fondata la Società Accademica di Carelia [AKS: Akateeminen
Karjala-Seura] un movimento politico nazionalista di destra che faceva
proseliti tra gli studenti universitari.
Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale si svolse il confitto
russo-finnico noto come Guerra d'Inverno (novembre 1939 – marzo 1940) al termine
della quale fu firmato il Trattato di Mosca, con cui la Carelia meridionale e
Viiputi (seconda città della Finlandia) si aggiungevano all'Unione Sovietica
diventando la Repubblica Socialista Sovietica Carelo-Finlandese (dal 1991 il
nome è Repubblica di Carelia). La Finlandia riuscì a rioccupare il territorio
per un breve periodo tra il 1941 e il 1944 con la cosiddetta Guerra di
Continuazione, al termine della quale anche la AKS venne sciolta. |
I PROTAGONISTI DEL KALEVALA
Nel 1845, Jacob Grimm osservò che lo strato più antico del materiale del
Kalevala doveva essere mitologico, mentre la poesia eroica ne rappresentava una
elaborazione successiva. I protagonisti del poema –
Väinämöinen,
Ilmarinen e
Lemminkäinen – avevano molte
caratteristiche delle divinità al principio dei tempi, anche se in altri canti
erano «semplicemente» figure di eroi scaturiti dalla cultura popolare. Nel
Kalevala
sono intrecciati dei veri e propri cicli loro dedicati:
Runot 1-10: il primo ciclo di
Väinämöinen
Runot 11-15: il primo ciclo di
Lemminkäinen
Runot 16-18: il secondo ciclo di
Väinämöinen
Runot 19-25: le nozze di
Ilmarinen
Runot 26-30: il secondo ciclo di
Lemminkäinen
Runot 31-36: il ciclo di
Kullervo
Runot 37-38: il secondo ciclo di
Ilmarinen
Runot 39-44: il furto del
Sampo, o terzo ciclo di
Väinämöinen
Runot 45-49: la vendetta di
Louhi
Runo 50: il ciclo di
Marjatta
Väinämöinen fu da subito
riconosciuto in Finlandia come l'eroe nazionale. Uno degli elementi che lo
connota è il suo talento incantatorio (anticamente attributo dello sciamano)
grazie anche all'uso del kantele, lo strumento musicale detto anche
«salterio finlandese» che, secondo il mito, egli ha inventato. Le prime
testimonianze scritte sul kantele risalgono al XVI secolo, ma era apparso
nell'iconografia già nel XII secolo, alcuni studi datano il suo uso già
1000-1500 anni fa e più indietro. Poche volte la connotazione leggendaria di uno
strumento è più importante di quella storica come nel caso del kantele.
La storia del kantele è narrata nei runot XL-XLIV. Scrive Paola
Brancato:
«Il saggio Väinämöinen,
sciamano e mago, costruì il primo kantele dalla mascella di un
luccio, e lo montò con corde ricavate dai capelli della donna-demone
Hiisi o, secondo altre fonti,
dal crine del cavallo di questa. Questo strumento, che nessun uomo se non lo
stesso Väinämöinen era in
grado di suonare, sparì inghiottito dalle onde del mare.
Väinämöinen, per il dolore
della sua perdita, sparse lacrime che si trasformarono in ambra e perle,
finché incontrò una betulla, anch'essa infelice per il suo destino. Egli
allora tagliò la pianta e, per restare sempre vicino ad essa, con il suo
legno costruì un secondo kantele. Stavolta, fra tutte le creature
radunatesi per ascoltare il suono che da esso scaturiva, finalmente un
mortale riuscì ad ottenere anch'egli una musica. Si trattava di un vecchio
cieco, e da quel momento anche agli altri uomini fu possibile suonarlo.
«La connotazione magica dello strumento è ravvisabile sotto vari aspetti
presso gli antichi Finni, per i quali, ancor più che un semplice strumento
musicale, esso rappresentava una sorta di segno di appartenenza alla
comunità, e l'entrarne in possesso una testimonianza dell'ingresso nell'età
adulta. […] Questa specie di «sacralità», retaggio della cultura sciamanica
che in età pagana lo collocava come componente fondamentale nei rituali
funebri, si mantenne ancora con l'avvento del cristianesimo; la consuetudine
vuole infatti che di frequente i kantele venissero benedetti dal
sacerdote del posto, ed era considerato di buon auspicio che almeno un
kantele venisse portato con sé da coloro che si accingevano a partire
per un pellegrinaggio.» (Brancato 2003)
Il kantele era caduto quasi in disuso negli anni '50, ma grazie al
folk-revival in voga nella musica pop negli anni '70 lo strumento tornò alla
ribalta, e negli anni '80 il piccolo kantele a cinque corde è stato
adottato come strumento didattico per l'insegnamento della musica nelle scuole
elementari.
Lönnrot teneva traccia delle sue fonti e rendeva noti i suoi cantori; grazie
a questa onestà intellettuale sappiamo che alcuni cantori erano donne, anche se
in percentuale molto bassa. Esse in genere si riservavano canti su temi
familiari, o su figure femminili. Fu proprio da una donna, la vedova Matro, che
Lönnrot ascoltò per la prima volta il canto sulla fanciulla che sarebbe
diventata il personaggio di Aino, la
fanciulla che promessa contro la sua volontà a
Väinämöinen si annega per non
sposare il vecchio, è l'eroina tragica del poema e un soggetto caro
all'iconografia del
Kalevala.
Oltre a Väinämöinen, anche
Lemminkäinen, nonostante sia
un personaggio giovanile e avventato, una sorta di «avventuriero iperboreo»,
porta nella sua storia le tracce dell'antichissimo sciamanesimo delle
popolazioni eurasiatiche del Nord, che venne praticato probabilmente a lungo
nell'area della Carelia. Lo indicano in particolare le incursioni nell'aldilà,
retaggio delle credenze secondo cui, in particolari circostanze, l'anima poteva
lasciare il corpo ed andare nell'oltretomba per parlare con i morti.
Le pratiche magiche sono ricorrenti nel
Kalevala,
i runot contengono molte formule dalle quali si evince una gran quantità
di riti. Alcuni critici ritengono che è proprio in questo ambito che il
Kalevala
risente maggiormente dell'intervento di Lönnrot perché, sebbene egli abbia
intessuto nei runot le formule magiche in gran numero e in forma
pressoché originale, nel complesso sembra che nel poema l'allegoria predomini
sul simbolismo, più tipico di una cultura pagana e scevro da connotazioni morali
(buono/cattivo). Credenze sia cristiane che pagane, senza che l'una escludesse
l'altra, coesistevano invece comunemente nella popolazione e nella cultura
popolare. Il runo 50 mette bene in evidenza questa nuova distinzione tra i due
sistemi religiosi: Väinämöinen
– lo sciamano, il cantore per eccellenza – abdica in favore del figlio di
Marjatta e se ne va oltremare.
Nel
Kalevala,
oltre al kantele, dignità di protagonista è riservata anche a un altro
oggetto: il sampo. Gran parte della trama
del
Kalevala
ruota intorno all'oggetto magico chiamato sampo, anzi l'episodio del furto del
sampo è ritenuto da molti studiosi il nucleo
più antico delle vicende narrate nel
Kalevala.
Pur essendo definito come «mulino», dal poema non si evince chiaramente quale
sia la sua forma ma solamente la sua funzione: il sampo
è un talismano del popolo che lo possiede. Il mistero è una
caratteristica propria del talismano, e in quanto tale il
sampo rimarrà misterioso. Sembra che né le popolazioni finniche
tanto meno i personaggi del
Kalevala
fossero preoccupati di risolverlo, ma la natura del
sampo ha scatenato la curiosità degli studiosi e le interpretazioni
avanzate sono molte. Una di queste, che citiamo quale esempio, ritiene il
sampo imparentato con il Graal. L'origine
comune secondo alcuni studiosi sarebbe il mito celtico del calderone magico
dell'abbondanza e della rigenerazione, dove i morti possono essere richiamati in
vita.
Con la riconquista del sampo, l'épos
finnico poteva essere concluso, ma c'è il Cinquantesimo Runo che, come osserva
Comparetti: «Nel nome della giovane madre, nel modo e luogo di nascita del
fanciullo, nei fatti che l'accompagnano e la seguono e in tutto il restante
racconto si legge una narrazione confusa della introduzione del Cristianesimo
[…] Evidentemente dunque quest'ultimo canto è per se stante, e va riguardato
come una seconda chiusura del poema».
Il cristianesimo era già presente nella corte svedese di Upsala verso la metà
del VIII secolo, e quando re Erik IX conquistò la Finlandia nel 1156 vi portò la
nuova religione. A est, nel frattempo, tra il 862 e il 1156 erano state gettate
le basi dell'impero russo e il territorio era stato cristianizzato. E' naturale
quindi che l'influenza del cristianesimo lambisse anche la cultura tradizionale
finnica.
Il nome di Marjatta contiene in sé tanto il nome
della Vergine Maria, madre di Gesù, quanto il termine marja «bacca». Il
concepimento verginale di Marjatta attraverso una
pianta viene narrato anche in The Cherry-Tree Carol, «La carola del
ciliegio», una celeberrima ballata inglese che risale almeno all'inizio del XV
secolo. La carola, che è un canto natalizio, deriva dal vangelo apocrifo dello
pseudo-Matteo. Qui l'albero-padre è una palma da datteri, mentre in Europa – per
un processo di inculturazione – diviene un ciliegio o un arbusto di bacche
(sempre rosse) identificato nel Vaccinium rubrum, una specie di mirtillo.
L'episodio narra che, durante il viaggio a Betlemme, Maria e Giuseppe si
fermarono nei pressi di un orto. Maria chiese al marito di raccogliere alcuni
frutti ma egli rispose stizzito di farseli cogliere dal padre di suo figlio. A
quel punto l'albero abbassò i rami per lei. La leggenda del concepimento
verginale attraverso un frutto e la paternità dell'albero ha origini pagane: il
bambino messianico non può essere generato da un uomo comune, suo padre si
manifesta come l'albero cosmico. La figura del frutto/bacca tondo e rosso e che
porta in sé il seme è uno dei simboli della fertilità e della nascita più
diffusi tra i popoli del mondo. Questo mito pagano si è integrato nella
tradizione cristiana perché Maria che passeggiando in un orto/giardino rimane
incinta del Messia mangiando il frutto dell'albero risolve la caduta di Eva
nell'Eden. Riguardo ai simboli vegetali, Mircea Eliade afferma:
«Il cosmo è simboleggiato da un albero; la divinità si manifesta dendromorfa;
la fecondità, l'opulenza, la fortuna, la salute – o a uno stadio più elevato
l'immortalità, la giovinezza eterna – sono concentrate nelle erbe e negli
alberi; la razza umana deriva da una specie vegetale […] in breve tutto quel che
è, tutto quanto è vivente e creatore, in uno stato di continua
rigenerazione, si formula per simboli vegetali» (Eliade
1948 | Cattabiani 1997).
Nel
Kalevala,
la natura è molto più di uno sfondo paesaggistico, è il personaggio onnipresente
del poema. La forza e le sfaccettature di questa presenza nel linguaggio del
Kalevala
furono subito riconosciute dai suoi primi traduttori, ne parla Pavolini
nell'introduzione e ne parla John Martin Crawford che curò la prima traduzione
integrale in inglese:
«Il finlandese è la lingua di un popolo che vive a contatto con la natura,
che ha familiarità con gli animali selvatici, gli uccelli, il vento, i boschi,
le acque, la neve, la roccia, […] Per un popolo come quello finnico, per il
quale la natura e il culto verso di essa è al centro dell'esistenza, ogni parola
che si riferisce agli elementi e alle forze della natura deve essere trasmessa
con la sua sonorità e le sue sfumature». (Crawford 1888)
La poesia dei Finni ha una grande capacità di fascinazione, ma contiene una
ricchezza di vocabolario che sfida il traduttore. Oltre al linguaggio, e alla
mitologia – che discende direttamente dalla natura animata (piante, pesci,
uccelli, etc.) e inanimata (aria, acqua, laghi, boschi) – c'è ancora un aspetto
della cultura dei Finni che dà la misura del loro rapporto con l'ambiente
circostante. Erano cacciatori, ma l'incontro con la preda era regolato da
formule propiziatorie con parole di rispetto. James G. Frazer, nel Ramo d'oro,
ci descrive la caccia all'orso (Frazer 1890), anche Crawford si sofferma sul culto dell'orso.
I traduttori del
Kalevala,
Pavolini stesso, e gli studiosi che hanno consuetudine anche con l'épos
di altri popoli, hanno rilevato in questo poema (e nel materiale dal quale
deriva) la relativa assenza di violenza. Crawford conclude:
«L'intero poema è colmo del folklore più interessante sui misteri della
natura, l'origine delle cose, gli enigmi della sofferenza umana; e, secondo il
canone di un'epica nazionale, rappresenta non solo la poesia ma l'insieme di
saggezza e di esperienza accumulata da un popolo. C'è un tratto profondamente
filosofico nel poema, indicativo di uno sguardo acuto nei meandri della mente
umana e nelle forze della natura. Ogni volta che uno degli eroi del
Kalevala
vuole vincere il potere distruttivo di una forza negativa, come una ferita, una
malattia, un animale feroce, o un serpente velenoso, intona un canto sulle
origini del suo nemico. L'idea di fondo è che ogni male può essere neutralizzato
se sappiamo come e da dove è venuto». (Crawford 1888) |
INFLUENZA E DIFFUSIONE DEL KALEVALA
È stato calcolato che la prima edizione del
Kalevala
venne letta solo da una minoranza di finlandesi perché pochi di loro, nel 1835,
erano padroni della lingua. Paradossalmente, fino alla fine dell'Ottocento il
Kalevala
venne letto più all'estero, in traduzione, che in patria in lingua originale.
Tuttavia l'opera divenne subito molto famosa e considerata un passo importante
nella storia del Paese. Nel 1843, quando il finlandese divenne materia di
studio, il
Kalevala
fu adottato nelle scuole; Lönnrot stesso curò un'edizione per gli studenti nel
1862. Nel Novecento, poi, sono stati pubblicati adattamenti per bambini, il più
celebre dei quali è il Koirien Kalevala (1992) dello scrittore e
illustratore Mauri Kunnas che ha tratteggiato i suoi personaggi su figure di
cani ma mantenendo tale fedeltà alla storia e alla ricostruzione dell'ambiente
che è in genere pedagogicamente apprezzato.
Il
Kalevala
è sempre stata l'opera letteraria finlandese più tradotta. La prima traduzione
apparve già nel 1841, in svedese; ma la prima traduzione basata sulla versione
definitiva in 50 runot (1849) apparve in Germania nel 1852. Pur di
pubblicarlo, alcuni editori che non potevano basarsi sull'originale,
utilizzarono a loro volta su traduzioni in inglese, tedesco o russo.
Prendendo ispirazione dal
Kalevala
e dallo stesso metro poetico, Henry Wadsworth Longfellow compose uno dei più
celebri poemi della lettteratura angloamericana, The Song of Hiawatha
(1855), basato su leggende dei nativi. Il poema a sua volta ispirò Antonín
Dvořák per la composizione della Sinfonia del Nuovo Mondo (1893), e altri
musicisti dopo di lui, essendo Longfellow il poeta anglofono più frequentemente
musicato nel Novecento.
All'estero, tuttavia, fu soprattutto la musica del compositore Jean Sibelius
(1865-1957) che diffuse il
Kalevala
oltre la cerchia degli specialisti. La Sinfonia di Kullervo, 1892, lo
rese improvvisamente celebre. A cavallo tra Ottocento e Novecento, Sibelius era
certamente il finlandese più famoso in patria e all'estero. Grazie a lui, gran
parte del pubblico conobbe la Finlandia, un paese che i più non avrebbero saputo
individuare su una mappa. Negli anni, Sibelius divenne una figura di culto nel
mondo anglosassone, in Europa e oltre oceano. Sebbene vivesse piuttosto
appartato, soprattutto negli ultimi trent'anni della sua vita, il giorno del suo
compleanno era celebrato in Finlandia come una festa nazionale. Sibelius era
nato nella Finlandia meridionale, parlava svedese, come la maggior parte della
popolazione di quella zona. Fu sua madre a iscriverlo in una scuola in cui si
insegnava il finlandese; questo elemento, oltre ai viaggi che compì in Carelia,
gli permise la comprensione del Kalevala e del patrimonio culturale nazionale,
che divenne fonte di ispirazione per i soggetti di molte sue opere: Tapiola,
Il cigno di Tuonela, etc. Tuttavia sarebbe riduttivo ricordare questo
originale artista meramente come un traduttore del folklore e del paesaggio
locale. Il contributo culturale che diede alla Finlandia è tanto più prodigioso
se si considera che, sul lato musicale, il paese mancava totalmente di un
repertorio di musica classica; persino la capitale Helsinki non ebbe
un'orchestra sinfonica fino al 1880 circa. Forse anche per questo Sibelius
rimase una voce così distinta dai suoi contemporanei, e continuò ad evolvere per
tutta la vita – le sue sinfonie sono molto diverse l'una dall'altra. È stato
detto che dopo la morte di Debussy (nel 1918), Sibelius rimase la figura più
eminente della musica europea e soprattutto l'ultimo rappresentante di quella
generazione di compositori (quali Delius e Debussy) che aveva trovato nella
natura la sua sensibilità, prima che la musica divenisse «urbana».
Un altro evento di grande visibilità per il
Kalevala
all'estero e nell'arte fu la grande Esposizione Mondiale di Parigi del 1900. Il
padiglione finlandese fu affrescato, con scene tratte dal poema, dal pittore
Akseli Gallén-Kallela, il quale era già molto affermato in patria ed è colui che
ha maggiormente determinato l'iconografia del
Kalevala
fino ad oggi. Gallén-Kallela aveva vinto un concorso artistico nazionale
dedicato a temi del
Kalevala,
nel 1891. Ne erano stati organizzati già diversi in Finlandia nella seconda metà
dell'Ottocento, ma senza giungere a una soluzione su come rappresentare
l'immaginario del
Kalevala.
Gallén-Kallela mise d'accordo tutti per come aveva colto lo spirito dell'épos
finnico. Il Trittico di Aino fu una delle sue prime e più celebri
opere; lo stile qui è ancora realista, negli anni sarà influenzato sempre più
dal simbolismo.
Che il
Kalevala
sia riuscito a penetrare nella cultura, nella società, nell'identità nazionale
stessa è ben visibile nella Finlandia di oggi. La nomenclatura è un esempio
significativo tra i molti: nomi propri di persona, nomi di quartieri, strade,
aziende e prodotti commerciali sono tratti dal Kalevala, che anche nel marketing
rappresenta un marchio distintivo della Finlandia.
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