ETIMOLOGIA
Bergelmir. Gigantonimo.
Generalmente interpretato come «[Colui che]
rumoreggia come un orso».
- Ber- | Spiegato come radice di bjǫrn «orso». Da un
proto-germanico *ƀerōn. Cfr.
gotico biari; tedesco
Bär; olandese beer, anglosassone bera > inglese bear;
norreno bjǫrn > svedese björn, danese bjørn.
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-gelmir | Questa desinenza, tipica di alcuni nomi dei giganti (cfr.
Þrúðgelmir,
Aurgelmir), è foneticamente connessa al verbo gjalla «rumoreggiare,
urlare, strepitare, risuonare». Cfr. anglosassone giellan, inglese to
yell; danese gjalde, svedese gälla. Come sostantivo,
gjallr è lo strepito delle armi, il clangore degli scudi, il risuonare dei
corni. Ritroviamo la medesima desinenza anche in
Hvergelmir, la «caldaia ruggente» del mito cosmogonico, o nel
Gjallarhorn, il corno risonante posseduto da
Heimdallr.
Secondo un'altra interpretazione, la prima parte del nome deriverebbe invece
da barr «orzo», a sua volta da un protogermanico *bariz-/baraz
(Fulk 1989 | Tolley 1995). |
LETTURATURA Il
nome di Bergelmir è attestato per la prima volta in
due passi del
Vafþrúðnismál. Nel primo di essi,
Óðinn chiede al gigante
Vafþrúðnir chi sia il più vecchio tra gli dèi e i giganti, e questi fornisce
una genealogia che rimanda ai tempi primordiali:
(Si ritiene che Aurgelmir fosse un
altro nome di Ymir e che
Þrúðgelmir vada identificato con quel gigante a sei teste figlio dello
stesso Ymir, ma si tratta di un'interpretazione non
suffragata da altre indicazioni.)
Poco dopo, Óðinn chiede al gigante
Vafþrúðnir quale fosse la cosa che questi ricordi avanti a tutte. Vafþrúðnir risponde
che il suo primo ricordo concerneva il gigante
Bergelmir il quale «giaceva su un lúðr» [á
var lúðr un lagiðr].
Örófi vetra
áðr væri iǫrð om skǫpuð,
þá var Bergelmir borinn;
þat ek fyrst um man
er sá inn fróði iǫtunn
var á lúðr um lagiðr. |
Innumerevoli inverni,
prima che fosse la terra creata,
allora venne Bergelmir alla luce;
questo per primo io rammento:
che lo vidi, quel saggio gigante,
che giaceva su un lúðr. |
Ljóða Edda >
Vafþrúðnismál [35]
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La traduzione del termine lúðr, in questo contesto, è
uno dei punti più travagliati della filologia eddica, ma è probabile che in
questo passo sia da intendere come un mulino. Nella sua
Edda, Snorri cita la strofa del
Vafþrúðnismál, dandone però una spiegazione che tradisce in parte
quello che sembra essere il significato originale:
Synir Bors drápu Ymi iǫtun, en er hann féll, þá hlióp svá mikit
blóð ór sárum hans, at með því drekkðu þeir allri ætt hrímþursa, nema einn komst
undan með sínu hýski. Hann kalla iǫtnar Bergelmi. Hann fór upp á lúðr sinn ok
kona hans ok helzt þar, ok eru af þeim komnar hrímþursa ættir. |
I figli di Borr uccisero il gigante
Ymir, ma quando egli cadde dalle sue ferite uscì tanto
sangue, che in esso affogarono tutta la stirpe dei giganti di brina, tranne uno
che fuggì con la sua famiglia. Costui i giganti lo chiamano
Bergelmir. Si arrampicò sul suo lúðr, sua
moglie con lui, e così si salvarono. Da loro sono discese le stirpi dei giganti
di brina... |
Snorri Sturluson:
Prose Edda >
Gylfaginning [7] |
A quanto pare, è proprio Snorri a introdurre una
relazione tra lo sterminio dei giganti primordiali nel diluvio di sangue e
l'episodio di Bergelmir. Snorri afferma inoltre che
il lúðr apparteneva a Bergelmir e che questi
non vi si fosse steso sopra, bensì vi fosse arrampicato [fór upp] insieme
a sua moglie. Questa viene probabilmente inserita per giustificare la
discendenza dei giganti di brina. A meno che Snorri non disponesse di qualche
fonte andata perduta, si ha l'impressione che travisi il senso del brano da lui
stesso citato.
Il nome di Bergelmir è
infine citato nelle þulur, nella prima lista dei nomi dei giganti [jǫtna
heiti].
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