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MITI UGROFINNI
Elias Lönnrot
KALEVALA
PREFAZIONE ALL'UUSI KALEVALA. 1849
PREFAZIONE 1849
Note del traduttore
Bibliografia
Elias Lönnrot
KALEVALA
PREFAZIONE ALL'UUSI KALEVALA. 1849
  1. L'ordine dei runot

  2. I nomi propri

  3. L'ambiente attuale in cui vengono cantati i runot del tipo di quelli del Kalevala

  4. Gli studiosi che per primi hanno messo in rilievo l'ambiente originario dei runot del tipo di quelli del Kalevala, e l'ordine che essi avevano loro conferito

  5. Autenticità dei runot del Kalevala

  6. La probabile estinzione degli antichi canti

  7. Le parole di origine straniera

  8. La datazione dei runot e i loro centri di origine

  9. Gli abitanti di Pohjola

  10. L'estensione dell'attuale edizione del Kalevala in rapporto alla precedente

 
1. L'ordine dei runot
Quest'opera, che tratta della vita e delle antiche condizioni dei nostri antenati, appare ora in una forma molto più completa di quella dell'edizione precedente (1), ed è assai probabile che rimanga nella sua forma attuale; non è infatti più possibile raccogliere runot di questo tipo che rivestano una certa importanza, dal momento che tutte le località in cui vi era una benché minima speranza che questi canti venissero ancora cantati sono state oramai ripetutamente esplorate e battute da un gran numero di studiosi. tenendo quindi ben presente che questi runot sono destinati a essere i ricordi più antichi giunti fino a noi delle popolazioni e della lingua finniche, si è chiamato al compito di disporli con ogni possibile cura e diligenza, e di riunirli nel modo migliore includendovi tutto quanto essi hanno preservato relativamente alle informazioni sui costumi, sui modi di vita e sugli eventi verificatisi in quegli antichi tempi. La combinazione è stata fatta quanto meglio si poteva tenendo conto del carattere del Kalevala; ma c'è sempre dell'arbitrario: poiché nemmeno presso i migliori cantori si sono trovati parecchi canti riuniti in un ciclo, e anche questi non sempre nella medesima forma. È stato perciò necessario basarsi spesso sui contenuti intrinseci del materiale e distaccarsi dall'ordine adottato nella precedente edizione del Kalevala. È probabile che dalla combinazione or l'uno or l'altro può non sentirsi soddisfatto, e lasci adito a più di una critica.
2. I nomi propri
I runot raccolti da diversi cantori e in differenti località differiscono l'uno dall'altro n on solo quanto all'ordine, ma spesso anche nei nomi dei personaggi. Un cantore attribuisce a Väinämöinen ciò che un secondo collega con Ilmarinen e un terzo con Lemminkäinen; uno canta di Lemminkäinen quello che un altro canta di Kullervo o di Joukahainen. Al posto di Kullervo, allorché parte per andare a pagare le imposte (2), alcuni cantori pongono Tuiretuinen, Tuurikkinen, Lemminkäinen o un figlio del vecchio Väinämöinen.
 Simili incoerenze presentano anche problemi di toponomastica. Qualche confusione tra i nomi dei luoghi e tra i nomi di persona è frequenti in argomenti poco importanti, ma più rara in quelli di maggior peso. Tuttavia, per districarci abbiamo avuto due utili guide, e cioè la fonte stessa del materiale e i runot provenienti dai centri di maggior tradizione poetica.
3. L'ambiente attuale in cui vengono cantati i runot del tipo di quelli del Kalevala
Senza dubbio, il centro migliore e più ricco per la raccolta dei canti è la parrocchia di Vuokkiniemi nel governo della Dvina o di Arcangelo. Allontanandosi da questa zona e dirigendosi verso oriente, cioè verso i laghi Jyskyjärvi e Paanajärvi, o verso settentrione, in direzione dei laghi Tuoppajärvi e Pääjärvi, i canti si fanno sempre più poveri, mentre sono meglio conservati nel sud, e principalmente a Repola e a Himola nel governo di Olonec, e poi oltre il confine, in territorio finnico, arrivando a Olomatsi, Suojärvi, Suistamo, Impilahti, Sortavala, e lungo la costa occidentale del lago Ladoga fino all'Ingria, dove si ricordano ancora, anche se forse in modo imperfetto, alcuni canti del tipo di quelli del Kalevala.
4. Gli studiosi che per primi hanno messo in rilievo l'ambiente originario dei runot del tipo di quelli del Kalevala, e l'ordine che essi avevano loro conferito
A merito del defunto direttore medico dottor Zachris Topelius, bisogna ricordare come dalla sua raccolta, Antichi canti del popolo finnico, pubblicata in cinque parti tra il 1822 e il 1831, ci siano pervenute le prime informazioni sull'ambiente originario di questi runot. Prima di lui Reinhold von Becker, professore all'Accademia svedese di Turku/Åbo, aveva già raccolto alcuni runot su Väinämöinen in Ostrobotnia e, tra i mesi di marzo e di maggio del 1820, aveva dato loro un certo ordine in un periodico pubblicato all'università: si trattava del primo tentativo del genere. Senza questi due studiosi, i runot del tipo di quelli del Kalevala sarebbero tuttora ignoti e chiusi nei loro scrigni: perché senza la guida di Topelius chi mai avrebbe pensato di cercarli nella lontana Karelia russa e, se il tentativo di Becker non avesse aperto la strada, chi avrebbe mai avuto l'idea di comporli in un'unica trama?
5. Autenticità dei runot del Kalevala
Molti passaggi dei runot pubblicati nel Kalevala vengono citati separatamente, come ad esempio «Le origini del ferro» [IX], «L'incantesimo del cacciatore» [XIV], «Incantesimi per ammonire l'orso» [XXXII], «Le origini del fuoco» [XLVII], altri incantesimi e canti di nozze [XII-XXV], e i canti dell'orso [XLVI]. Ispirandomi ai cantori di runot del tipo di quelli del Kalevala i quali, quando giungono a tali passaggi, tralasciano di cantarli dicendo: «Qui inizia la nota storia dell'incantesimo del ferro», oppure «Qui si devono cantare i canti di nozze che ci provengono dalle donne», io li ho riuniti e completati con l'aiuto di tutti i canti di questo tipo e senza tenere conto del fatto che fossero cantati in sequenza insieme ai runot del tipo di quelli del Kalevala, o separatamente. Questi runot vengono cantati ancora oggi con lo stesso scopo che avevano in origine in tutto il territorio della Karelia, sul suolo finnico come sul versante russo, in Ingria e, qua e là, anche nel Savo e nell'Ostrobotnia, e può darsi che in essi, come presumibilmente anche in altri, nel corso del tempo siano state interpolate nei punti appropriati alcune parole e idee nuove; tuttavia è difficile, se non impossibile, distinguerli dai runot originari, cioè dai più antichi, del tipo di quelli del Kalevala. È quindi preferibile tralasciare queste distinzioni e considerare piuttosto i runot originari come semi gettati sul terreno del racconto folkloristico dal quale, nel corso di centinaia, forse di migliaia di anni, è germogliata e si è moltiplicata l'attuale messe di canti.
Quanto all'autenticità dei runot, le cose si svolgono in questo modo: a un banchetto, o in una qualsiasi occasione sociale, un cantore ascolta un nuovo canto e si sforza di memorizzarlo; poi, in un'altra occasione, lo stesso cantore, cantando il medesimo canto di fronte a un diverso uditorio, ne ricorda con maggior precisione sia il soggetto che lo svolgimento narrativo in ogni suo dettaglio; riferisce quindi con parole sue i passaggi di cui non ricorda l'originale parola per parola, e talvolta lo canta anche meglio di colui dal quale lo aveva ascoltato. In tal modo può accadere che vengano tralasciati alcuni fatti insignificanti e che altri, nati dalla fantasia del cantore, vi vengano sostituiti. Poi, allo stesso modo, altri cantori cantano i medesimi runot che hanno ascoltato, e il canto subisce ulteriori variazioni, ma non tanto nel materiale quanto nelle parole impiegate e nei particolari. Parallelamente a questo tipo di tradizione orale, ve n'è un'altra che si mantiene più fedele alle parole originarie e alle loro connessioni, come accade quando i bambini apprendono i canti dai genitori e li ritrasmettono identici di generazione in generazione. Ma i canti che risultano da questo tipo di trasmissione, se da una parte impediscono ai loro canti gemelli, che se ne sono distaccati, di allontanarsi troppo dal nucleo originario, dall'altra sono talvolta costretti a seguirne le tracce al fine di non rimanere troppo indietro.
6. La probabile estinzione degli antichi canti
Poiché risulta che nella Carelia russa gli antichi canti, e i loro cantori, sono stati fino a ora tenuti in grande stima, se ne dovrebbe concludere che i cantori stessi non solo non abbiano dimenticato i canti, ma anzi li abbiano migliorati e abbelliti in numerose varianti, fino a dar loro la forma in cui appaiono ai nostri giorni. Può darsi che qualche centinaio di anni fa questi runot non si trovassero con la stessa abbondanza, anche se è certo che a quel tempo tutti avevano già messo radici e germogliato. È probabile però che da ora in poi il loro numero vada diminuendo piuttosto che aumentando attraverso nuovi arricchimenti, perché chi vorrà potrà trovarli in un libro in cui sono trascritti nella loro forma più completa, invece di essere costretto a raccoglierli dalla memoria dei cantori. Accadrà così che il gusto del canto si smarrirà e dopo che esso sarà svanito non rimarrà traccia nemmeno del canto stesso. È ciò che avviene con i vari dialetti di una lingua quando vengono posti sotto il controllo della lingua ufficiale scritta; prima procedevano lungo diversi cammini, un dialetto separato dall'altro, lasciando talvolta spazio a nuovi arrivati; ma dopo l'affermarsi della lingua scritta i dialetti cominciano a conglomerarsi intorno alla lingua stessa.
7. Le parole di origine straniera
Da quanto abbiamo detto sul modo in cui i canti migrano e vengono preservati si può facilmente comprendere come, con l'andare del tempo, vi si possano essere inseriti termini probabilmente entrati a far parte della lingua in tempi successivi, ma dai quali non si deve assolutamente dedurre che anche i canti stessi appartengano a epoche posteriori. Le parole e il linguaggio dei canti non sono che il rivestimento esterno delle storie che si sono create nel corso del tempo. Inoltre, è possibile che molte parole di origine russa o svedese che si trovano nei canti antichi fossero già in uso al tempo della comunità commerciale permiana (3), allorché, secondo le antiche tradizioni, i Permiani, o Careli settentrionali della penisola di Kola, oltre che con i Russi commerciavano anche con gli Islandesi e i Norvegesi. E i popoli di mercanti, insieme alle merci acquisiscono sempre alla loro lingua nuove parole. Un gran numero di vocaboli di origine svedese, di cui in genere si ritiene che siano stati acquisiti solo più tardi, cioè dopo l'unificazione della Finlandia e della Svezia (4), si trovano anche al di là del confine russo, in Karelia e nell'Olonec. La loro presenza in  quei territori si spiega solo con l'ipotesi che fossero già diffusi prima della divisione dei finno-careli sotto la dominazione svedese e russa secondo i termini del trattato di Pähkinäsaari del 1323.
8. La datazione dei runot e i loro centri di origine
Vi è stata una vivace discussione sull'epoca e sul luogo d'origine di questi runot. La teoria più ragionevole mi sembra quella che li data al tempo della comunità commerciale permiana, e li colloca sulle rive sudoccidentali del mar Bianco o nella regione dei grandi laghi di Voikojärvi, Onega e Ladoga, situati nell'arco tra il mar Bianco e il golfo di Onega da una parte, e il golfo di Finlandia dall'altra. Sembra che quel segmento di popolazioni finniche che abitavano nella Karelia russa e tra le quali questi runot si sono conservati attraverso i secoli fosse una tribù direttamente discendente dall'antica, ricca, potente e famosa popolazione permiana. Essi infatti, più degli altri finni, hanno ereditato dai tempi antichi una certa cultura di importazione, singolari tracce di vita comunitaria, un eccezionale fervore commerciale in grado di superare ogni ostacolo e impedimento, una grande capacità di movimento nelle loro imprese; questi elementi, sommati al tipo attuale dei loro insediamenti, al ricordo dei runot, al bagaglio verbale derivato dallo svedese, agli originali ornamenti delle donne, etc., si spiegano meglio se si fa riferimento agli antichi Permiani. I finni Ostrobtni e i Careli sono i loro parenti più prossimi quanto ad agilità fisica, a prontezza intellettuale e a passione per il commercio, e i Careli, insieme agli Ingri, anche alla memoria dei runot.
9. Gli abitanti di Pohjola
Vi sarebbero molti argomenti per sostenere che in questi runot con «gente di Pohjola» si devono intendere i Lapponi. Tuttavia sembra più probabile che a Pohjola non vivessero lapponi, bensì finni appartenenti a un gruppo tribale diverso. In realtà, nell'uso del parallelismo o nelle varianti, Pohjola è a volte chiamata anche Lapponia, usato però in senso dispregiativo come «terra delle tenebre» [Pimentola], «terra di Untamo» [Untamola], «villaggio del gelo», «luogo in cui si divorano gli eroi», e altri. In un solo passaggio [XII] si trova un accenno al fatto che a Pohjola si parlasse una lingua diversa, ma quel passaggio può essere spiegato nel modo seguente: quando la madre di Lemminkäinen proibisce al figlio di recarsi a Pohjola e, tra gli altri motivi per trattenerlo adduce che «non conosci la lingua di Turja [Finnmark], né sai il magico idioma di Lapponia», con lingua la donna non intende la parlata quotidiana, ma una certa abilità magica peculiare di Pohjola. Inoltre, è possibile che questo passaggio sia stato incluso nel runo in seguito o che sia stato tratto da un altro canto proveniente da un'altra area; comunque sia, non significa molto a fronte del gran numero di altri passaggi che indicano come gli abitanti di Pohjola e quelli di Kalevala comprendessero facilmente le rispettive lingue. D'altronde, il modo di vivere a Pohjola è molto diverso da quello dell'odierna Lapponia, come presumibilmente da quello dell'antica, e in tutta la parte precedente del Kalevala la gente di Pohjola appare molto più potente di quanto si potrebbe mai dire dei Lapponi. In un passo [XXVII], Lemminkäinen parla dei semi di orzo che egli stesso e altri avrebbero portato a Pohjola, e questo non può che significare un tributo in cereali e una forma di soggezione, come si deve forse dedurre anche da un altro passaggio [XXXV]. Ma non è mai accaduto che un popolo fosse soggetto a tassazione da parte dei Lapponi. Inoltre, la padrona di Pohjola ricorda una sua antica supremazia [XLII]. È perciò altamente verosimile che a Pohjola abitasse un gruppo tribale finnico al quale la terra di Kaleva versò un tributo fino a quando Väinämöinen, Ilmarinen e Lemminkäinen vi misero fine. Il filo conduttore, o unità, dei runot di tipo di quelli del Kalevala risiede proprio in questo punto, vale a dire che essi narrano come la terra di Kaleva abbia gradualmente conquistato una prosperità pari a quella di Pohjola, e alla fine abbia avuto la supremazia.
10. L'estensione dell'attuale edizione del Kalevala in rapporto alla precedente
L'edizione precedente [del 1835] comprendeva in tutto trentadue runot per complessivi 12.078 versi; l'attuale edizione comprende invece cinquanta runot per complessivi 22.795 versi.

Elias Lönnrot
Laukko, 17 aprile 1849

 

NOTE DEL TRADUTTORE
 

(1) Si riferisce ovviamente al Vanha Kalevala, del 1839 [VEDI]. RITORNA

(2) Cfr. Kalevala [XXXV]. RITORNA

(3) In particolare nel IX-X secolo. RITORNA

(4) Ca. 1150. RITORNA

BIBLIOGRAFIA

  • AGRATI Gabriella & MAGINI Maria Letizia [introduzione]: Kalévala: Miti incantesimi eroi. Mondadori, Milano 1988.
  • LÖNNROT Elias: (Vanha) Kalevala. Helsinki 1835.
  • LÖNNROT Elias: (Uusi) Kalevala. Helsinki, 1849, 1887.
  • PAVOLINI Paolo Emilio [traduzione italiana e note]: Kalevala: Poema nazionale finnico. Remo Sandron, Milano 1910.
  • PAVOLINI Paolo Emilio [traduzione italiana e note]: Kalevala: Poema nazionale finnico (Ed. ridotta). Sansoni, Milano 1935.
Biblioteca - Guglielmo da Baskerville.
Area Finnica - Vaka Vanha Väinö.
Traduzione a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini (Mondadori, 1988).
Pagina originale: 14.12.2007
Ultima modifica: 28.02.2017
 
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