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1. L'ordine dei runot |
Quest'opera, che tratta della vita e delle antiche condizioni dei nostri
antenati, appare ora in una forma molto più completa di quella dell'edizione
precedente
(1),
ed è assai probabile che rimanga nella sua forma attuale; non è infatti più
possibile raccogliere runot di questo tipo che rivestano una certa importanza,
dal momento che tutte le località in cui vi era una benché minima speranza che
questi canti venissero ancora cantati sono state oramai ripetutamente esplorate
e battute da un gran numero di studiosi. tenendo quindi ben presente che questi
runot sono destinati a essere i ricordi più antichi giunti fino a noi delle
popolazioni e della lingua finniche, si è chiamato al compito di disporli con
ogni possibile cura e diligenza, e di riunirli nel modo migliore includendovi
tutto quanto essi hanno preservato relativamente alle informazioni sui costumi,
sui modi di vita e sugli eventi verificatisi in quegli antichi tempi.
La combinazione è stata fatta quanto meglio si poteva tenendo conto del
carattere del
Kalevala; ma c'è sempre
dell'arbitrario: poiché nemmeno presso i migliori cantori si sono trovati
parecchi canti riuniti in un ciclo, e anche questi non sempre nella medesima forma. È stato perciò
necessario basarsi spesso sui contenuti intrinseci del materiale e distaccarsi
dall'ordine adottato nella precedente edizione del
Kalevala. È probabile
che dalla combinazione or l'uno or l'altro può non sentirsi soddisfatto, e lasci adito a più di una critica. |
2. I nomi propri |
I runot raccolti da diversi cantori e in differenti località differiscono l'uno
dall'altro n on solo quanto all'ordine, ma spesso anche nei nomi dei personaggi.
Un cantore attribuisce a
Väinämöinen ciò
che un secondo collega con
Ilmarinen
e un terzo con
Lemminkäinen; uno canta di
Lemminkäinen quello che un
altro canta di
Kullervo o di
Joukahainen. Al posto di
Kullervo, allorché parte per
andare a pagare le imposte
(2),
alcuni cantori pongono Tuiretuinen,
Tuurikkinen,
Lemminkäinen o un figlio del
vecchio
Väinämöinen. |
Simili incoerenze presentano anche problemi di toponomastica. Qualche
confusione tra i nomi dei luoghi e tra i nomi di persona è frequenti in
argomenti poco importanti, ma più rara in quelli di maggior peso. Tuttavia, per
districarci abbiamo avuto due utili guide, e cioè la fonte stessa del materiale
e i runot
provenienti dai centri di maggior tradizione poetica. |
3. L'ambiente attuale in cui vengono cantati i runot del tipo di quelli del
Kalevala |
Senza dubbio, il centro migliore e più ricco per la raccolta dei canti è la
parrocchia di Vuokkiniemi nel governo della Dvina o di Arcangelo. Allontanandosi
da questa zona e dirigendosi verso oriente, cioè verso i laghi Jyskyjärvi e
Paanajärvi, o verso settentrione, in direzione dei laghi Tuoppajärvi e Pääjärvi,
i canti si fanno sempre più poveri, mentre sono meglio conservati nel sud, e
principalmente a Repola e a Himola nel governo di Olonec, e poi oltre il
confine, in territorio finnico, arrivando a Olomatsi, Suojärvi, Suistamo,
Impilahti, Sortavala, e lungo la costa occidentale del lago Ladoga fino all'Ingria,
dove si ricordano ancora, anche se forse in modo imperfetto, alcuni canti del
tipo di quelli del
Kalevala. |
4. Gli studiosi che per primi hanno messo in rilievo l'ambiente originario
dei runot del tipo di quelli del Kalevala, e l'ordine che essi avevano
loro conferito |
A merito del defunto direttore medico dottor Zachris Topelius, bisogna ricordare
come dalla sua raccolta, Antichi canti del popolo finnico, pubblicata in cinque
parti tra il 1822 e il 1831, ci siano pervenute le prime informazioni
sull'ambiente originario di questi runot. Prima di lui Reinhold von Becker,
professore all'Accademia svedese di Turku/Åbo, aveva già raccolto alcuni
runot su
Väinämöinen
in Ostrobotnia e, tra i mesi di marzo e di maggio del 1820, aveva dato loro un
certo ordine in un periodico pubblicato all'università: si trattava del primo
tentativo del genere. Senza questi due studiosi, i runot del tipo di quelli del
Kalevala sarebbero tuttora ignoti e chiusi
nei loro scrigni: perché senza la guida di Topelius chi mai avrebbe pensato di
cercarli nella lontana Karelia russa e, se il tentativo di Becker non avesse
aperto la strada, chi avrebbe mai avuto l'idea di comporli in un'unica trama? |
5. Autenticità dei runot del Kalevala |
Molti passaggi dei runot pubblicati nel
Kalevala vengono citati separatamente,
come ad esempio «Le origini del ferro» [IX],
«L'incantesimo del cacciatore» [XIV], «Incantesimi per ammonire l'orso»
[XXXII], «Le origini del fuoco»
[XLVII], altri incantesimi e canti di nozze
[XII-XXV], e i canti dell'orso
[XLVI]. Ispirandomi ai cantori di runot del tipo di quelli del
Kalevala i quali, quando giungono a tali
passaggi, tralasciano di cantarli dicendo: «Qui inizia la nota storia
dell'incantesimo del ferro», oppure «Qui si devono cantare i canti di nozze che
ci provengono dalle donne», io li ho riuniti e completati con l'aiuto di tutti i
canti di questo tipo e senza tenere conto del fatto che fossero cantati in
sequenza insieme ai runot del tipo di quelli del
Kalevala, o separatamente. Questi
runot vengono cantati ancora oggi
con lo stesso scopo che avevano in origine in tutto il territorio della Karelia,
sul suolo finnico come sul versante russo, in Ingria e, qua e là, anche nel Savo
e nell'Ostrobotnia, e può darsi che in essi, come presumibilmente anche in
altri, nel corso del tempo siano state interpolate nei punti appropriati alcune
parole e idee nuove; tuttavia è difficile, se non impossibile, distinguerli dai
runot originari, cioè dai più antichi, del tipo di quelli del
Kalevala. È quindi preferibile tralasciare
queste distinzioni e considerare piuttosto i runot originari come semi gettati
sul terreno del racconto folkloristico dal quale, nel corso di centinaia, forse
di migliaia di anni, è germogliata e si è moltiplicata l'attuale messe di canti. |
Quanto all'autenticità dei runot, le cose si svolgono in questo modo: a un
banchetto, o in una qualsiasi occasione sociale, un cantore ascolta un nuovo
canto e si sforza di memorizzarlo; poi, in un'altra occasione, lo stesso
cantore, cantando il medesimo canto di fronte a un diverso uditorio, ne ricorda
con maggior precisione sia il soggetto che lo svolgimento narrativo in ogni suo
dettaglio; riferisce quindi con parole sue i passaggi di cui non ricorda
l'originale parola per parola, e talvolta lo canta anche meglio di colui dal
quale lo aveva ascoltato. In tal modo può accadere che vengano tralasciati
alcuni fatti insignificanti e che altri, nati dalla fantasia del cantore, vi
vengano sostituiti. Poi, allo stesso modo, altri cantori cantano i medesimi
runot
che hanno ascoltato, e il canto subisce ulteriori variazioni, ma non tanto nel
materiale quanto nelle parole impiegate e nei particolari. Parallelamente a
questo tipo di tradizione orale, ve n'è un'altra che si mantiene più fedele alle
parole originarie e alle loro connessioni, come accade quando i bambini
apprendono i canti dai genitori e li ritrasmettono identici di generazione in
generazione. Ma i canti che risultano da questo tipo di trasmissione, se da una
parte impediscono ai loro canti gemelli, che se ne sono distaccati, di
allontanarsi troppo dal nucleo originario, dall'altra sono talvolta costretti a
seguirne le tracce al fine di non rimanere troppo indietro. |
6. La probabile estinzione degli antichi canti |
Poiché risulta che nella Carelia russa gli antichi canti, e i loro cantori, sono
stati fino a ora tenuti in grande stima, se ne dovrebbe concludere che i cantori
stessi non solo non abbiano dimenticato i canti, ma anzi li abbiano migliorati e
abbelliti in numerose varianti, fino a dar loro la forma in cui appaiono ai
nostri giorni. Può darsi che qualche centinaio di anni fa questi runot non si
trovassero con la stessa abbondanza, anche se è certo che a quel tempo tutti
avevano già messo radici e germogliato. È probabile però che da ora in poi il
loro numero vada diminuendo piuttosto che aumentando attraverso nuovi
arricchimenti, perché chi vorrà potrà trovarli in un libro in cui sono
trascritti nella loro forma più completa, invece di essere costretto a
raccoglierli dalla memoria dei cantori. Accadrà così che il gusto del canto si
smarrirà e dopo che esso sarà svanito non rimarrà traccia nemmeno del canto
stesso. È ciò che avviene con i vari dialetti di una lingua quando vengono posti
sotto il controllo della lingua ufficiale scritta; prima procedevano lungo
diversi cammini, un dialetto separato dall'altro, lasciando talvolta spazio a
nuovi arrivati; ma dopo l'affermarsi della lingua scritta i dialetti cominciano
a conglomerarsi intorno alla lingua stessa. |
7. Le parole di origine straniera |
Da quanto abbiamo detto sul modo in cui i canti migrano e vengono preservati si
può facilmente comprendere come, con l'andare del tempo, vi si possano essere
inseriti termini probabilmente entrati a far parte della lingua in tempi
successivi, ma dai quali non si deve assolutamente dedurre che anche i canti
stessi appartengano a epoche posteriori. Le parole e il linguaggio dei canti non
sono che il rivestimento esterno delle storie che si sono create nel corso del
tempo. Inoltre, è possibile che molte parole di origine russa o svedese che si
trovano nei canti antichi fossero già in uso al tempo della comunità commerciale
permiana (3),
allorché, secondo le antiche tradizioni, i Permiani, o Careli settentrionali
della penisola di Kola, oltre che con i Russi commerciavano anche con gli
Islandesi e i Norvegesi. E i popoli di mercanti, insieme alle merci acquisiscono
sempre alla loro lingua nuove parole. Un gran numero di vocaboli di origine
svedese, di cui in genere si ritiene che siano stati acquisiti solo più tardi,
cioè dopo l'unificazione della Finlandia e della Svezia
(4), si trovano anche al di là del confine
russo, in Karelia e nell'Olonec. La loro presenza in quei territori si
spiega solo con l'ipotesi che fossero già diffusi prima della divisione dei
finno-careli sotto la dominazione svedese e russa secondo i termini del trattato
di Pähkinäsaari del 1323. |
8. La datazione dei runot e i loro centri di origine |
Vi è stata una vivace discussione sull'epoca e sul luogo d'origine di questi
runot. La teoria più ragionevole mi sembra quella che li data al tempo della
comunità commerciale permiana, e li colloca sulle rive sudoccidentali del mar
Bianco o nella regione dei grandi laghi di Voikojärvi, Onega e Ladoga, situati
nell'arco tra il mar Bianco e il golfo di Onega da una parte, e il golfo di
Finlandia dall'altra. Sembra che quel segmento di popolazioni finniche che
abitavano nella Karelia russa e tra le quali questi runot si sono conservati
attraverso i secoli fosse una tribù direttamente discendente dall'antica, ricca,
potente e famosa popolazione permiana. Essi infatti, più degli altri finni,
hanno ereditato dai tempi antichi una certa cultura di importazione, singolari
tracce di vita comunitaria, un eccezionale fervore commerciale in grado di
superare ogni ostacolo e impedimento, una grande capacità di movimento nelle
loro imprese; questi elementi, sommati al tipo attuale dei loro insediamenti, al
ricordo dei runot, al bagaglio verbale derivato dallo svedese, agli originali
ornamenti delle donne, etc., si spiegano meglio se si fa riferimento agli
antichi Permiani. I finni Ostrobtni e i Careli sono i loro parenti più prossimi
quanto ad agilità fisica, a prontezza intellettuale e a passione per il
commercio, e i Careli, insieme agli Ingri, anche alla memoria dei runot. |
9. Gli abitanti di Pohjola |
Vi sarebbero molti argomenti per sostenere che in questi runot con «gente di
Pohjola» si devono intendere i Lapponi.
Tuttavia sembra più probabile che a Pohjola
non vivessero lapponi, bensì finni appartenenti a un gruppo tribale diverso. In
realtà, nell'uso del parallelismo o nelle varianti,
Pohjola è a volte chiamata anche
Lapponia, usato però in senso dispregiativo come
«terra delle tenebre» [Pimentola],
«terra di Untamo» [Untamola],
«villaggio del gelo», «luogo in cui si divorano gli eroi», e altri. In un solo
passaggio [XII] si trova un accenno al fatto che a
Pohjola
si parlasse una lingua diversa, ma quel passaggio
può essere spiegato nel modo seguente: quando la madre di
Lemminkäinen
proibisce al figlio di recarsi a
Pohjola e, tra gli altri motivi per
trattenerlo adduce che «non conosci la lingua di
Turja [Finnmark], né sai il magico idioma di Lapponia», con lingua la
donna non intende la parlata quotidiana, ma una certa abilità magica peculiare
di Pohjola. Inoltre, è possibile
che questo passaggio sia stato incluso nel runo in seguito o che sia stato
tratto da un altro canto proveniente da un'altra area; comunque sia, non
significa molto a fronte del gran numero di altri passaggi che indicano come gli
abitanti di Pohjola e quelli di
Kalevala comprendessero facilmente le
rispettive lingue. D'altronde, il modo di vivere a
Pohjola è molto diverso da quello
dell'odierna Lapponia, come presumibilmente da quello dell'antica, e in tutta la
parte precedente del
Kalevala la gente di
Pohjola appare molto più potente di
quanto si potrebbe mai dire dei Lapponi. In un passo [XXVII],
Lemminkäinen parla dei semi di
orzo che egli stesso e altri avrebbero portato a
Pohjola, e questo non può che
significare un tributo in cereali e una forma di soggezione, come si deve forse
dedurre anche da un altro passaggio [XXXV]. Ma non
è mai accaduto che un popolo fosse soggetto a tassazione da parte dei Lapponi.
Inoltre, la padrona di Pohjola ricorda
una sua antica supremazia [XLII]. È perciò
altamente verosimile che a Pohjola abitasse un gruppo tribale finnico al quale
la terra di
Kaleva versò un tributo fino a
quando
Väinämöinen,
Ilmarinen e
Lemminkäinen vi misero fine. Il
filo conduttore, o unità, dei runot di tipo di quelli del
Kalevala risiede proprio in questo punto, vale a dire che essi
narrano come la terra di
Kaleva abbia gradualmente
conquistato una prosperità pari a quella di
Pohjola, e alla fine abbia avuto la supremazia. |
10. L'estensione dell'attuale edizione del Kalevala in rapporto alla precedente |
L'edizione precedente [del 1835] comprendeva in tutto trentadue runot per
complessivi 12.078 versi; l'attuale edizione comprende invece cinquanta runot per
complessivi 22.795 versi. |
Elias Lönnrot
Laukko, 17 aprile 1849
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