Elias Lönnrot |
KALEVALA |
PREFAZIONE AL
VANHA
KALEVALA.
1835 |
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Ora che questi runot sono pronti per
la pubblicazione, risultano ancora
dolorosamente incompleti. In ogni
caso, non mi permetterei di
licenziarli prematuramente se,
avventurandomi in ulteriori aspetti
della ricerca, non temessi di
lasciarli per sempre incompiuti È
già accaduto che imprese e progetti
migliori dei miei si arenassero
nello stesso modo.
|
Considero innanzitutto mio dovere
spiegare il metodo di raccolta dei
runot. Alcuni sono stati
precedentemente inclusi, forse in
modo ancor più inadeguato, nei
lavori del defunto Christian E.
Lencqvist, di Christfrid Ganander,
di Enrik Gabriel Porthan e di
Zachris Topelius; la maggior
parte è tuttavia inedita e li ho
raccolti io stesso nel corso del
tempo, per lo più nella Karelia
russa e finlandese, e in piccola
parte nella zona di Kajaani.
Alcuni, messi per iscritto in altre
regioni, mi sono stati invece
inviati. Per lo più i canti sono
stati raccolti nelle parrocchie di
Kite, Kesälahti, Tohmajärvi,
Ilomantsi e Pielinen nella Karelia
finlandese (provincia di Oulu),
nelle parrocchie di Voukkiniemi (Voknavolockaja
russa), Paanajärvi e Repola (Rebola
russa) nella Karelia russa
(governatorato di Olonec) e nelle
comunità di Kuhmo e di Kianta
nell'area di Kajaani. In motli dei
tanti luoghi da me visitati, non ho
trovato nulla che valesse la pena
di menzionare. Nel 1828 ho raccolto
i canti nelle sovracitate località
della Karelia finlandese; nel 1831
e negli anni seguenti nell'area di
Muhmo e di Kianta; nel 1832 in
quella di Repola; infine, dopo il
mio trasferimento a Kajaani, ho
visitato per ben quattro volte,
ognuna per un periodo di quattro
settimane, le parrocchie su
territorio russo. |
Può darsi che altri canti come
quelli da me raccolti rimangano
ancora da recuperare dalla memoria
popolare; similmente è possibile
che nei tempi passati essi fossero
ben più numerosi. A Vuokkiniemi, un
vecchio contadino allora
ottantenne, Arhippa, le cui parole
trascrissi come meglio potei per
due giorni consecutivi, mi disse al
riguardo: «Quand'ero bambino andavo
a pescare con mio padre! Avevamo un
salariato, un uomo di Lapukka,
certo un buon cantore, ma non come
mio padre. passavano le notti a
cantare, e mai due volte le stesse
parole. Quelli erano cantori!
Quando ero un ragazzetto tutt'ossa,
sedevo ad ascoltarli attorno al
bivacco e mi sforzavo di ricordare
ciò che sentivo. Ma non riuscivo a
trattenere tutto nella mente. Se
mio padre fosse ancora vivo, non
basterebbero due settimane per
trascrivere i suoi canti. Non
nascono più cantori del suo stampo,
e tutte le vecchie canzoni stanno
scomparendo tra il popolo. Oggi la
gente mette da parte i beni canti
di un tempo e ne compone di nuovi,
per lo più contrasti scherzosi tra
ragazzi e ragazze con i quali non
vorrei sporcarmi la bocca». |
Da parte mia ho cercato di dare un
certo ordine a questi vecchi canti,
un compito di cui devo rendere
conto in qualche modo. Dal momento
che, a quanto ne so, prima di me
nessuno si è cimentato in tale
campo, o quanto meno ha sostenuto
di averlo fatto, dirò innanzitutto
come mi è nata l'idea. Già mentre
leggevo le precedenti raccolte, in
particolare quelle di Ganander, mi
chiedevo spesso se non fosse
possibile, con i canti su
Väinämöinen,
Ilmarinen e
Lemminkäinen e altri illustri
antenati, creare narrazioni di
maggiore respiro, così come avevano
fatto i greci, gli islandesi e
altri popoli con i canti dei loro
antichi. L'idea si stava radicando
nella mia mente quando, nel 1826,
con l'aiuto di Reinhold von Becker,
professore associato di storia
all'università di Turku, mi accinsi
a scrivere una tesi su
Väinämöinen;
nel corso della sua stesura mi resi
conto che intorno a questo eroe
c'era una vera messe di narrazioni.
Cominciai anche a chiedermi perché
Ganander non vi si fosse cimentato,
ma ben presto mi fu chiaro che egli
non aveva avuto a disposizione il
materiale necessario. Aveva
pubblicato i migliori passaggi dei
canti che aveva raccolto nella sua
Mythologia Fennica (Turku
1798), ma di nessuno possedeva una
stesura sufficientemente ampia. In
quanto a Zachris Topelius, la morte
prematura gli impedì di dedicarsi a
questo lavoro. |
Se fossi certo che tutti
concordassero nell'ordine in cui ho
disposto i vari canti, mi fermerei
qui e non aggiungerei parola, ma il
fatto è che quel che una persona
considera giusto, un'altra ritiene
inadeguato. I canti sono ben
combinati, secondo il mio parere,
nell'ordine che ho loro dato, ma
forse si potrebbero combinare anche
meglio in un altro ordine.
Nell'organizzarli, ho tenuto conto
di due circostanze: innanzitutto
nella disposizione che avevo
osservato presso i migliori
cantori: secondo, là dove nessun
soccorso mi veniva da loro, ho
cercato di trarre l'ordine dai
canti stessi, e li ho concatenati
di conseguenza. |
Il lettore si chiederà se i nostri
antenati li cantassero in una
qualche successione, oppure
singolarmente. A me sono giunti in
sequenze singole. I vari canti su
Väinämöinen,
Ilmarinen e
Lemminkäinen devono essere stati
composti non da una ma da diverse
persone. Un cantore memorizzava una
cosa, un secondo un'altra, vale a
dire ciò che ognuno aveva osservato
o udito. Ma ai giorni nostri è
difficile trovare un unico canto
che si sia preservato esattamente
nelle sue parole originarie.
Chiunque volesse provarsi a cantare
fino in fondo un qualsiasi
argomento familiare, potrà rendersi
conto che la composizione poetica,
nella sua globalità, sfugge
facilmente ai cantori del popolo, e
scoprirà che neppure chi è dotato
della migliore memoria può
preservare parola per parola ciò
che ha udito in lunghi canti
intonati da altri. Memorizzerà però
con più facilità l'argomento della
materia passaggio per passaggio,
se, ricordandone la maggior parte,
lo narrerà in versi a un'altra
persona, dimenticando alcuni passi,
migliorandone altri. può accadere
che la trama di un canto venga
gradualmente distorta dal suo
carattere originario, così che alla
fine sarà narrata in modo del tutto
diverso. È ciò che si è verificato,
almeno in parte, nel caso dei nomi
propri. Quel che un tempo può
essere stato narrato di donne e
uomini famosi con i loro giusti
nomi, potrebbe essersi trasformato
col diffondersi del cristianesimo
nel paese
(1), così che ai
protagonisti maschili si sono
sostituiti spesso Gesù Cristo, san
Pietro, Erode, Giuda e altri, e al
posto delle singole donne si trova
la Vergine madre Maria. |
È facile comprendere che non tutti
i soggetti cantati in questi
runot sono privi di un certo fondamento,
ma è ormai assai arduo distinguere
la realtà a essi sottesa... quali
temi reali cioè siano presenti nel
canto sia pure mascherati in altro
modo e quali, invece, siano del
tutto di fantasia. Alcuni temi,
persino quando si riferiscono a
eventi singolari o poco credibili,
dovrebbero più o meno chiarirsi se
esaminati con attenzione. Nessuno
può credere che le tribolazioni di
Väinämöinen e
Ilmarinen derivino
dalla sparizione del sole e della
luna; come avrebbe fatto la padrona
di
Pohjola a nascondere gli astri
dentro la rupe? Ma se richiamiamo
alla mente quanto si narra dei
nostri antenati, di come sarebbero
giunti all'estremo nord provenendo
da terre del profondo meridione, e
quanto sappiamo della scomparsa del
sole in inverno alle alte
latitudini, allora ci rendiamo
conto che, se essi si spinsero
tanto a nord, il fenomeno dovette
sembrare loro straordinario, al
punto da suscitare il profondo
terrore che il sole fosse scomparso
per sempre. E se poi entrarono in
contrasto con i lapponi che già
vivevano sul territorio finnico − i
lapponi dai quali avevano tutte le
ragioni per temere ogni male, e che
erano considerati stregoni più
potenti − allora capiamo perché la
colpa del ratto del sole sia
ricaduta proprio sulla padrona di
Pohjola. E quello che in prima
istanza veniva raccontato solo
della sparizione dell'astro, poté
in seguito essere riferito anche
alla scomparsa della luna e delle
stelle. |
Fin dalla tradizione più antica, in
tutti i canti compaiono due popoli
che non vivono in buoni rapporti
tra di loro. Uno potremmo chiamarlo
il popolo di
Pohja o
Pohjola,
l'altro quello di
Kaleva. Nella
stessa tradizione
Louhi è spesso
citata come il personaggio
principale tra le genti di
Pohjola;
ne è anche chiamata la «padrona» e
sembra presiedere a tutte le loro
azioni. Tra le genti di
Kaleva ci
sono invece diversi eroi, e i più
grandi sono
Väinämöinen,
Ilmarinen
e
Lemminkäinen. Tuttavia, per
quanto riguarda quest'ultimo, va
detto che i runot non forniscono
informazione precisa sul fatto che
un tempo potesse essere annoverato
anche tra le genti di
Pohjola. I
canti del tipo che ho selezionato
per questo libro mostrano
chiaramente che in più occasioni
egli agì unitamente a
Väinämöinen,
che altre volte ingaggiò guerra per
proprio conto contro
Pohjola, che
si recò laggiù a corteggiare una
fanciulla, e così via, mentre in
altri runot si narra che andò a
richiedere una fanciulla a Päivälä,
il regno del sole, o tra gli
Jumaliset, nomi che andrebbero
riferiti alla gente di
Kaleva... |
Ho chiamato figli o discendenti di
Kaleva le genti cui appartengono,
in questi runot,
Väinämöinen,
Ilmarinen e
Lemminkäinen. Ma, per
non essere accusato di avere
operato una designazione errata −
giacché il nome di
Kaleva è in più
casi considerato l'esatto
corrispondente di
Hiisi, il
demonio, di
Lempo, il diavolo − mi
sia permesso esprimere il mio
pensiero con maggiore chiarezza.
Credo che
Kaleva sia il più antico
eroe finnico, di cui oggi non
sappiamo nulla. Potrebbe essere
stato colui che per primo si
stabilì sulla penisola finlandese e
la cui tribù dilagò poi verso
l'interno. I luoghi in cui abitano
Väinämöinen e gli altri sono spesso
chiamati
Kalevala; altrove si fa
menzione di terre di
Kaleva, radure
disboscate col fuoco, sorgenti,
cani, cuculi e simili, come ad
esempio in un antico canto della
Karelia in cui una fanciulla chiede
al fidanzato appena giunto: «Sei
stato a
Kalevala?». Il fidanzato:
«Sì, ho visitato
Kalevala». La
fanciulla: «I cani di
Kaleva
abbaiano a
Kalevala?». Il
fidanzato: «Certo che abbaiano
,etc.». La fanciulla: «I cuculi di
Kaleva cantano sul sentiero [anche
nelle radure] di
Kalevala?». Il
fidanzato: «Certo che cantano,
etc.». La fanciulla: «Le ragazze di
Kaleva si affacciano alle finestre
di
Kalevala?». Il fidanzato: «Certo
che si affacciano, etc.». E laddove
argomenti dilettevoli come
schermaglie di corteggiamento tra
giovanotti e fanciulle menzionano
Kalevala, io non lo considererei
l'equivalente di
Hiitola, la terra
di
Hiisi o di
Lempo. Perché quando
mai ci si riferisce in questi
termini a
Manala o
Tuonela, il
regno della morte? |
Il motivo per cui si è giunti a
dare una connotazione negativa al
nome «Kaleva» potrebbe derivare dal
fatto che esso risultava temibile
alla gente di
Pohjola, che per
questa ragione lo considerava
negativo, proprio come noi abbiamo
visto i turchi, i cinocefali e,
ancor prima, Punaparta/Barbarossa,
il diavolo: non esattamente esseri
umani, ma creature malefiche con
poteri appena maggiori. E non solo!
Per i nostri antenati il papa non si identificava forse
direttamente con Dio? Perché allora il suo nome e
la sua buona reputazione sono poi
mutati?
(2) Non giungiamo dunque a una
conclusione su un soggetto ben più
antico sulla base di presupposti
moderni prima di approfondire la
questione. Come abbiamo detto, è
probabile che il nome di
Kaleva
fosse temuto dalla gente di
Pohjola.
Tuttavia, nel corso del tempo, i
lapponi cominciarono in parte a
mescolarsi con i finni e anche,
come schiavi e salariati, a
percorrere il paese. E proprio
attraverso di essi, il nome
Kaleva,
quando lo stesso
Kaleva non era più
perfettamente ricordato, perse la
sua originaria buona fama anche in
Finlandia. E là dove i lapponi non
esercitarono alcuna influenza, vi
supplì la diffusione della nuova
fede. |
È singolare invece che i nomi di
Väinämöinen
e
Ilmarinen
abbiano conservato la loro buona
reputazione originaria. La rapidità
con cui si verifica un mutamento di
questo tipo può essere illustrata
in altro contesto. Non prevale
forse nelle campagne la convinzione
che le prime chiese finlandesi
siano state costruite da giganti?
Nel corso dei miei viaggi è raro
chi mi sia imbattuto in una antica
chiesa di pietra di cui in zona non
si raccontasse un'origine del
genere. Quale ne è il motivo? A me
sembra questo. Mentre in Finlandia
si diffondeva il cristianesimo,
nelle foreste e nei luoghi più
selvaggi si trovavano ancora
lapponi pagani ostili alla nuova
dottrina. Quale conseguenza del
cristianesimo, i finni divennero
più civilizzati, e può darsi che i
lapponi, pur non riuscendo a
valutarne appieno il processo,
pensassero tuttavia che la nuova
dottrina ricevuta dai finni avesse
una qualche influenza, e che per
questo fosse da odiare più che mai.
Mentre si costruivano le chiese, i
lapponi stimarono forse vantaggioso
distruggerle, e può darsi sia
spesso accaduto che, durante la
notte, spaccassero e abbattessero
le strutture che i finni avevano
eretto durante il giorno. Ma poiché
le loro azioni non approdavano a
nulla, e i finni erano fisicamente
molto più forti, essi finirono per
considerare i costruttori di quegli
edifici dei giganti, diffondendo a
poco a poco questa loro convinzione
per tutta la Finlandia. Per questo
ancora oggi i finni ritengono che i
primi costruttori di chiese siano
stati giganti, senza sapere che
quei giganti sarebbero loro
stessi... |
Oggi, nella tradizione popolare i
figli di
Kaleva hanno due diversi tipi
di reputazione. Alcuni li
considerano giganti malvagi, altri
li chiamano
Väinämöinen,
Ilmarinen,
Lemminkäinen,
Joukahainen,
Kihavanskoinen,
Liekkiö,
Kullervo e così via, nessuno
dei quali è considerato
particolarmente malvagio, salvo
l'ultimo,
Kullervo, che per questo stesso
motivo fu addirittura esiliato da
casa... Ben poco si sa con
precisione riguardo ai nomi dei
figli di
Kaleva. La tradizione vuole che
essi fossero in numero di dodici.
Ora, non siamo in grado di
giudicare se
Väinämöinen
fosse un figlio di
Kaleva di prima generazione o
di una generazione successiva.
Tuttavia io penserei che
appartenesse a una qualche
generazione posteriore, perché se
fosse stato della prima, egli
stesso e
Ilmarinen
sarebbero stati fratelli. E non
sembra sia questo il caso, anche se
di tanto in tanto
Väinämöinen
chiama
Ilmarinen
fratello o figlio di sua madre.
Analogamente, anche
Lemminkäinen diventerebbe
fratello di
Väinämöinen,
ma questi non lo chiama mai così,
limitandosi a rivolgersi
occasionalmente a lui come al suo
migliore amico. Anche se
appartengono a diverse generazioni,
si possono chiamare a buon ragione
«figli di
Kaleva»; del resto ancora oggi
gli ebrei vengono chiamati «figli»
di Abramo e di Israele. Da ciò si
comprenderebbe inoltre come
Kullervo, che è
specificatamente un «figlio», cioè
«discendente», di
Kaleva, possa venire venduto a
Ilmarinen,
altro «figlio» di
Kaleva... |
Benché non sia possibile trarre
ulteriori deduzioni, è mia
convinzione che
Kaleva sia molto più antico di
Väinämöinen,
di
Ilmarinen
e degli altri eroi summenzionati e
che forse, come ho già accennato,
non sia altro che colui che per
primo condusse i finni in queste
regioni. Le località in cui si
stabilirono i suoi successori
sarebbero state chiamate
Kalevala,
«terra di
Kaleva», e a tale nome
corrisponderebbero altre
denominazioni particolari, come
Väinöla, «terra di
Väinämöinen»,
Ilma, «aria», ma anche il
nome della terra di
Ilmarinen,
Suomi, «Finlandia», etc.
Proprio per questo ho intitolato
questa raccolta di canti
Kalevala:
bisognava darle un titolo e gran
parte dell'azione, secondo questa
interpretazione, si svolge appunto
nella terra di
Kaleva. |
La mitologia finnica è stata in
parte già studiata da Lencqvist,
Ganader e Porthan, tra gli altri;
ma indubbiamente vi sono ancora
errori e fraintendimenti. A
parte il poco che è stato scritto
di
Kaleva e dei suoi figli, ci si
potrebbe chiedere su quale base si
sia cominciato a considerare
Ilmarinen
un dio del vento, dell'aria, e
anche del fuoco. Difficilmente si
troverebbe nei canti un solo
passaggio a comprovare anche in
minima parte tale nozione. Sembra
sia divenuto un dio del vento e
dell'aria sulla base del suo stesso
nome, e del fuoco, in virtù della
sua attività di fabbro; oppure
quest'ultimo attribuito gli deriva
dal fatto che, quale compagno di
Väinämöinen,
una volta accese il fuoco nel
cielo? Nei runot non ha tali
caratteristiche divine. Per il
fuoco si invoca sempre
Ukko il quale, tra altri
attribuiti, aveva quello di essere
il signore del fuoco. Il fatto è
che, mentre forgia il
Sampo,
Ilmarinen
deve soffiare sulle fiamme richiama
indubbiamente un altro genere di
spiegazioni, e la circostanza non
fa necessariamente di lui un dio
del fuoco. In balia del vento,
mentre fugge da
Pohjola,
Ilmarinen
si spaventa più degli altri;
inoltre, se fosse stato una
divinità dell'aria,
Väinämöinen
non sarebbe riuscito a inviarlo
contro la sua volontà a
Pohjola sulle vie del vento; ed
è di nuovo
Väinämöinen,
e non
Ilmarinen,
a incantare la padrona di
Pohjola allorché questa
minaccia di provocare pioggia,
grandine e gelo per distruggere i
prodotti del
Sampo. Secondo i runot,
Ilmarinen
non è altro che un eccellente
artigiano del ferro, del rame,
dell'argento e dell'oro e, sotto
altri aspetti, un uomo leale,
sincero e onesto; almeno quando lo
si incontra tutto preso dal suo
lavoro è raramente richiesto
d'altro. |
Oggi si può cantare di
Väinämöinen
ciò che un tempo veniva chiamato
col nome di altri: e chi potrebbe
arrestare questa tendenza? Quello
che gli viene attribuito riguardo
alla creazione del mondo, della
luna, del sole e delle stelle, un
tempo poté essere riferito a un
qualunque dio, e poi, una volta
dimenticato il nome della divinità,
attribuito a
Väinämöinen... |
Da tempo immemorabile ci siamo
perciò abituati a reputare
Väinämöinen
una divinità dei nostri antenati,
fama che a quanto pare essi non gli
riconoscevano, dato che lo
consideravano piuttosto un eroe
forte e molto sapiente. Egli stesso
invoca più volte l'aiuto del dio
supremo
Ukko, di cui ammette
esplicitamente la divinità. In
realtà
Väinämöinen
gode di onore e fama anche senza
attribuiti divini... Ancor oggi, se
chiediamo ai contadini delle
regioni in cui il ricordo di
Väinämöinen
è particolarmente vivo chi egli
fosse, rispondono di slancio: «Un
eroe memorabile dei nostri
primissimi antenati e un famoso
cantore». Ma se si chiede chi sia
il loro dio, in molti casi
risponderanno che pregano
Ukko, creatore del cielo e
della terra. Non dubito affatto che
già prima dell'avvento del
cristianesimo i nostri antenati
riconoscessero un'unica divinità
cui a volte attribuivano il nome
attuale di Dio [Jumala], a
volte quello di
Ukko o Creatore, né li accuso
di ingenuità se non furono in grado
di costruirsi un pantheon come
molti altri popoli dell'antichità.
In genere nei runot si parla di
Väinämöinen
solo come di un uomo intrepido,
saggio, profetico, provvido per il
bene delle generazioni future, un
essere umano di profonde
conoscenze, molto abile nel canto e
nella musica, in breve l'eroe della
Finlandia. Inoltre è sempre e
invariabilmente chiamato «vecchio»;
forse l'età non gli fu di grande
disturbo nei suoi corteggiamenti. |
Di tutt'altro genere è
Lemminkäinen: spensierato,
giovane, arrogante, vanaglorioso
della sua stessa forza e sapienza,
poco preoccupato del futuro, per
quanto eroico e coraggioso. I
compiti che come pretendente gli
vengono assegnati a
Pohjola non trovano
un'appropriata spiegazione dal
momento che in un'altra occasione
gli stessi identici compiti vengono
assegnati a
Ilmarinen.
Io ho scelto perciò i runot che li
differenziano almeno un poco. |
Non farò qui
menzione dei molti altri nomi che
si possono ritrovare nei canti e
che potrebbero permettere di
correggere precedenti errori o
incrementare le nostre conoscenze
di mitologia... Non intendo neppure
indugiare sui passi che potrebbero
fornire spunti per spiegare gli
antichi costumi anche se,
ovviamente, potrei trarre degli
esempi dal
Kalevala, se vi fosse
il tempo per riflettervi. Il runo
XIII
(3)
ci mostra come anticamente si
cucinasse con pietre arroventate
versandovi sopra dell'acqua. In
molti altri passaggi troviamo che i
genitori erano tenuti in grande
onore, benché
Lemminkäinen in un empito di
zelo virile si contrapponga ai
voleri della madre. Allo stesso
modo vediamo che in quei giorni si
usava assegnare determinati compiti
ai pretendenti. |
Tuttavia si potrebbe pensare che
nei runot si parli troppo di
faccende di corteggiamento, tanto
che l'intero libro − e perché no? −
potrebbe essere riscritto sotto
forma di romanzo moderno. Se è
così, ebbene lo sia! Ma non
dimentichiamo che per i nostri
antenati, che non godevano come
oggi di rapporti molteplici e
d'argomenti di cui parlare nella
loro vita solitaria, le attività
più memorabili erano i progetti di
corteggiamento, la guerra, la
caccia e la pesca. Per questo tali
temi sono continuamente presenti
nei loro canti. |
In questi runot la lingua e la
poetica finniche sono espresse in
una forma forse più pura che in
ogni altro testo. Molte parole e
frasi compaiono qua e là nella loro
forma originaria o in quella stessa
in cui sono pronunciate dalla bocca
dei contadini... |
È stato accennato che i canti
finnici sono di due diverse specie:
canti narrativi e canti magici.
Probabilmente si è già accennato
come inizialmente gli incantesimi
non fossero altro che canti
narrativi, e che più tardi si sono
man mano trasformati in qualcosa
d'altro. I runot compresi in questo
libro sono per lo più narrativi. Di
questi, la versione da me giudicata
principale, non è più valida, ai
fini di uno studio degli antichi
temi, di quella che si potrebbe
sentir narrare in altro modo. Ho
ricavato alcuni singoli canti da
molti cantori, e in forme così
diverse che rimane aperta la
questione di quale sia la variante
migliore. Per altri, la vera
difficoltà è stata di raccoglierli
in una forma abbastanza completa da
un cantore o da un altro... |
Il lavoro non mi è stato di peso e
non ha richiesto un grande impiego
di denaro, così che c'è poco da
dilungarsi sull'argomento. Ciò che
uno fa di propria volontà e non
sotto costrizione deve, a dir poco,
essere considerato un piacere; e
poiché nessuno mi ha costretto, io
ho raccolto e adattato questi
runot
per mia libera decisione.
Un'ulteriore gratificazione è stata
notare che molti hanno apprezzato i
miei sforzi. Sono loro grato per le
parole di amicizia e di
incoraggiamento. |
Altri traggono altrimenti sprone
per la propria attività: il loro
punto di partenza è la speranza di
realizzare un'opera valida e
compiuta. Nel mio caso, tale
speranza è mancata totalmente.
Incerto quanto meno sulla mia
capacità di produrre qualcosa di
adeguato, sono stato ripetutamente
assillato dal dubbio, e in tale
misura da trovarmi spesso sul punto
di gettare tutto quanto nelle
fiamme. La tentazione nasceva dal
fatto che mi credevo incapace di
dare alle stampe questi runot nella
forma che avrei desiderato; inoltre
non ritenevo giusto essere soggetto
a critiche sulla base di un'opera
non finita. Comunque, andate ora
per la vostra strada, runot di
Kalevala, anche se dopo essere
stati a lungo tra le mie mani non
siete del tutto completi. Forse che
il fuoco potrebbe rendervi più
compiuti? |
Elias Lönnrot
Kajaani, 28 febbraio 1835 |
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