Paolo
Emilio
Pavolini |
KALEVALA |
PREFAZIONE ALLA
TRADUZIONE
ITALIANA.
1935 |
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ALLA CARA MEMORIA
DI
EEMIL N. SETÄLÄ
(1864-1935)
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Sin da quando fu pubblicata (1910) la mia traduzione metrica completa del
Kalevala, cui la Casa Editrice Remo Sandron volle dare decorosissima veste (un
volume in 4°, a due colonne, di pagine XXIV-367, con 23 illustrazioni
fototipiche), tanto l'editore quanto il traduttore avevano in mente di farne poi
una editio minor – accessibile ad un maggior
numero di lettori – di luoghi scelti e fra loro connessi col racconto
dell'intero poema. Per varie circostanze avverse solo oggi l'intenzione diviene
realtà ed il nuovo volume, che per gentile concessione dei F.lli Sandron,
succeduti al benemerito fondatore della Casa di Palermo, viene accolto nella
Biblioteca Sansoniana Straniera da me diretta, si pubblica proprio nel
giorno della solenne celebrazione che la Finlandia appresta al primo centenario
del suo poema nazionale. Poiché fu il 28 febbraio del 1835 che Elias Lönnrot
consegno alla «Società di Letteratura
Finnica» (alla cui attività è in massima
parte dovuto il sorgere e l'affermarsi della lingua e della letteratura
nazionale) il manoscritto del primo
Kalevala (in 32 canti, con 12078 versi), detto poi Vanha Kalevala (il «vecchio
Kalevala») per distinguerlo dalla edizione
definitiva del 1849, con 50 canti e circa 23000 versi. |
Ma sebbene di mole minore e di composizione alquanto diversa,
già nella vecchia redazione era contenuto il tesoro essenziale degli antichi
(non tutti antichi) canti popolari finnici, magici, epici e lirici; che Elias
Lönnrot era andato raccogliendo da lunghi anni, e che aveva cercato, già in vari
tentativi precedenti (1),
di ridurre ad unità se non organica (la diversa età e provenienza ed indole dei
runot non lo consentivano), almeno poetica. |
Simpatica e curiosa figura quella del Lönnrot (1802-1884): figlio di un sarto di
villaggio, impedito dalla povertà di frequentare il liceo, si ridusse a servire
come apprendista nella farmacia di Hämeenlinna, finché per l'interessamento e
l'aiuto di quel medico provinciale poté attendere agli studi e laurearsi in
medicina (1832) nell'Università di Turku (Åbo). Assegnato, come medico condotto,
a Kajaani, nell'estremo nord, ebbe modo di conoscere da vicino gli usi e costumi
dei contadini, di studiarne a fondo i dialetti e attraverso lunghe e faticose
peregrinazioni, per lo più a piedi, in altre regioni, dalla Dvina al Caspio
careliano, da occidente a oriente della Finlandia, di raccogliere centinaia e
centinaia, non solo di canti, ma e di proverbi, indovinelli e scongiuri, che poi
pubblicò in vari volumi. Dal 1853 al 1862 fu professore di lingua finnica
all'Università di Helsinki (Helsingfors), nella cattedra da prima tenuta
dall'insigne etnologo e glottologo A.M. Castrén; in questo periodo si occupò
egli pure di studi affini, compilando il grande Dizionario Finno-Svedese
(compiuto nel 1880) e pubblicando due saggi sulla lingua vepsa e lappone. Per
l'insieme della sua attività il Lönnrot può considerarsi come il fondatore della
lingua letteraria finnica e, attraverso il suo –
e non suo –
Kalevala, come il primo suscitatore dell'idea nazionale. |
Non suo, in quanto non gli appartengono i canti raccolti, tutti genuini e
prodotti di una lunga trasmissione orale; suo, in quanto egli li raggruppò in
cicli (sull'esempio dei laulajat o cantori del popolo) e i cicli in una
specie di poema, con sì felice accostamento di episodi e «motivi», da darci
quasi l'impressione (che solo una rigorosa analisi può attenuare e magari in
parte distruggere) di una composizione unitaria e consequente. Se aggiunse
qualche verso per unire ciò che era disgiunto, se introdusse qualche allusione
all'opera propria di raccoglitore e di pioniere (la chiusa!), tale era la sua
«immedesimazione» nell'indole e nello stile dei runi tradizionali, che sarebbe
difficile sceverare il pochissimo suo dal non suo, senza il sussidio dei
manoscritti e delle innumerevoli «varianti», con scrupolosa cura raccolte e
depositate nell'archivio della «Società di letteratura finnica», il più ricco in
documenti folkloristici che esista al mondo. |
Nel ridurre le dimensioni del poema a circa un terzo dell'originale, si sono
dovuti sacrificare non pochi brani di notevole interesse; ma poiché la critica
estetica ha spesso rilevato la sovrabbondanza di canti magici, l'eccessiva
lunghezza di alcuni episodi epici e le assai frequenti ripetizioni, ne abbiamo
tenuto conto nella eliminazione; e crediamo che anche nel «nostro»
Kalevala le qualità essenziali e
caratteristiche dell'originale non siano andate perdute e neppure menomate. |
Intanto la presente traduzione conserva, meglio di altre pur ottime per altri
riguardi (aiutata in ciò dalle peculiarità linguistiche e prosodiche
dell'italiano), e il metro (l'ottonario trocaico) e l'allitterazione ed il
parallelismo e la frequente, sebbene leggermente diversa, rima finale. Più
importava che nella scelta, insieme alle vive descrizioni del paesaggio di
foreste, di laghi e di cascate, fossero mantenuti i tratti dei tre personaggi
più espressivi dell'anima e dell'indole del popolo finno: il vecchio
Väinämöinen, «il cantore
sempiterno», con la glorificazione della musica quale poche genti possono
vantare altrettanto alta e umana (nel runo della kantele
[XLI]);
Ilmarinen, il fabbro eterno, l'artefice operoso ed ingegnoso, tardo nella
decisione ma poi tenace nell'azione;
Lemminkäinen, scapestrato e aggressivo, avventuroso e sempre in cerca di
risse e di amores, il Don Giovanni iperboreo, «la creazione più originale
e multiforme della Musa finnica»; accanto ai quali spicca la dolce e mesta
figura di Aino, la cupa e tragica di
Kullervo; e risuonano quegli
inimitabili «canti nuziali» [XXII-XXIV] che abbiamo
riportati quasi per intero come saggio della ricchissima lirica amorosa e
familiare, dal Lönnrot stesso raccolta nell'altro «corpus poeticum»
Kanteletar (L'arpa finnica). Ma alla
riproduzione delle immagini ispirate dal poema all'arte potente di Akseli
Gallén-Kallela e che adornano la editio maior, abbiamo dovuto rinunziare.
Tutti sanno come i quadri di lui, insieme alla musica «kalevaliana» di Jean
Sibelus, abbiano già da soli reso noto e celebre il
Kalevala fuori dai confini della patria nordica. |
Paolo Emilio Pavolini
1935
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P.S. – Mentre questo volumetto si finiva di stampare, mi è giunta la
dolorosa notizia della improvvisa fine di Eemil Setälä, nobilissima figura di
patriota, di scienziato-principe della glottologia ugrofinnica, di letterato. A
lui vivente, anche come ad acuto e profondo indagatore di questioni kalevaliane,
dovevano essere dedicate queste pagine, segno modesto di gratitudine da parte di
chi lo ebbe a fraterno amico per più di sette lustri: ora che il destino avverso
ce lo ha tolto mentre le prossime celebrazioni ci offrivano una nuova occasione
di onorare in lui uno dei più benemeriti e illustri figli di Suomi, sieno esse
consacrate alla sua memoria. |
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