NOTE
3 — <Bedyd rỽyd rifedeu eidolyd>. Rhỽyf
può essere tanto «re, capo» (cfr. latino rex),
tanto «Re» per antonomasia, «Dio»; Skene traduce
infatti «At the baptism of the ruler, the worshipper
wondered» (Skene 1868).
Rhỽyf può significare anche «ambizione, eccesso,
pienezza», da cui la traduzione di Nash, «Baptism the
most valuable thing in our worship»
(Nash 1868).
5 — <Ergrynaỽꝛ cunedaf creiſſeryd>.
Creisserydd
è una parola di arduo significato: viene in genere
tradotta come «[colui che] brucia» (da crasu,
«infornare») (Nash 1868).
Evans traduce con «portatore di pastorale» [crosier-bearer]
(Evans 1915). Morris-Jones pensa piuttosto al termine
caer,
«fortezza», che in medio gallese dà al plurale caereu,
ceyrydd e caeroedd
(Morris-Jones 1918).
7 — <Ergrynaỽt kyfatỽt kyfergyr>. Morris-Jones
propone di emendare il già arduo cyfatỽt (da
cyfa(n), «intero, completo»?) in *cyfnaỽt,
parola da interpretare come composto del raro naỽt,
«razza, nazione», quindi dando al verso il senso di «si
tremava per lo scontro dei congiunti» (Morris-Jones 1918).
9
— <ỻupaỽt gleỽ y gilyd>. La parola ỻupaỽt è, secondo alcuni
interpreti, una forma derivata dal latino lupus,
in genere intesa nel senso di «guerriero, valoroso». Si
noti che il distico 8-9 è
di due sillabe più breve rispetto alla usuale metrica
del brano: facile presumere che vi sia stata qualche
alterazione scribale
(Morris-Jones 1918).
12 — <kefynderchyn ygỽn ygyfyl>. Questo verso è
piuttosto arduo a causa, soprattutto, della parola
iniziale <kefynderchyn>. Skene la interpreta
scindendola in cefn «schiena, dorso» e
dyrchaf «sollevare», proponendo «His dogs raised
their backs at his presence» (Skene
1868), suggerimento qui accolto pur con
qualche riserva. Sir John Morris-Jones emenda
invece il verso in cefnderỽ cyvygit ẏ
gyfyl, traducendo «cousin fights his fellow»
(Morris-Jones 1918).
13 — <kyfachetwyn achoelyn kerenhyd>. La parola <kyfachetỽyn>,
normalizzata in cyfachedỽyn (Myfyr ~
Pughe 1801-1807), viene di solito ricondotta al
verbo cyfachadỽ(af), «guardare, proteggere». Morris-Jones
la emenda dividendola in cyfach Edyrn, il
«discendente di Edyrn»,
ovvero lo stesso Cunedda;
in tal caso, la parola <choelyn> (da
c(h)oel, «fede, fiducia, credenza») viene letta
anch'essa come un gentilizio, Coeling. Secondo
questa linea d'interpretazione, il verso tratterebbe
della faida tra i parenti di
Cunedda e i discendenti di re
Coel Hen: «Edyrn's sons
and the Coeling, their kinsmen»
(Morris-Jones 1918).
17-18 — <Dychyfal dychyfun dyfynveiſ
/
dyfyngleis dychyfun>. Abbiamo qui
due versi strettamente allitterati, con tutta
l'aria di suggerire una sorta di formula evocativa. Gli
studiosi li hanno collegati ad analoghe espressioni
presenti nel Gododdin,
suggerendo correlazioni di tempo e spazio tra i due
poemi. Il significato non è affatto chiaro.
La parola <dyfynveis>, agevolmente normalizzata
in dyfnfais, vuol dire «con basi profonde»,
dunque «ben fondato» (da dỽfn, dyfn,
profondo). Un po' meno chiara la parola successiva, <dyfyngleis>:
se la intendiamo come crasi tra dyfn, «profondo»,
e clais, «ferito, rotto, fessurato, frantumato»,
otteniamo un significato opposto al precedente
dyfnfais: «spaccato nel profondo», dunque «mal
fondato». Gli esegeti hanno cercato per lo più di
ottenere un discorso di senso compiuto, spesso con
qualche eccesso di interpretazione: «he will agree
with the deep and shallow / a deep cutting he will agree
to» (Skene
1868); «accustomed to harmonious accord /
accustomed to speak with facility»
(Nash 1868); «he could
coincide with and agree to a deep design / with deep
wounding he was accordant»
(Stephens 1852); «peerless
matchless / in the depths(?) of [his] deep wound
matchless» (Morris-Jones 1918), «the
fearless one is mourned / the noble, refined, profound
one»
(Koch 2005).
19 — <Ymadꝛaỽd cỽdedaỽd caletlỽm>. La parola cỽddedaỽdd
ha dato filo da torcere agli esegeti. Tra le
interpretazioni proposte: «[his] discourse raised up
the bard stricken in poverty» (Skene
1868); «very severe in discourse»
(Nash 1868); «his
discourse cheered up the poverty stricken»
(Stephens 1852); «his
answer to insult (?) was hard and short» (Morris-Jones 1918), «his
address to the towns of the Romans was harsh and stark»
(Koch 2005). Quest'ultima
interpretazione è piuttosto interessante: sebbene non
sia chiaro dove John Koch abbia tratto le sue
civitates romane, egli basa anche su di esse la sua
ipotesi di una
datazione precoce del poema.
26 — <kyn bu dayr dogyn ydỽet>. La parola <-dỽetei>,
normalizzata in dỽed (Myfyr ~
Pughe 1801-1807), è stata interpretata come
diỽedd, «fine, termine, conclusione». Secondo
Morris-Jones, la lettera d può essere intesa come
errata lettura dello scriba di un precedente cl:
in tal caso egli propone di emendare la parola in
cluit: è possibile che lo studioso intenda clỽyd,
«ostacolo, barriera, difesa», ma anche «giaciglio, luogo
di riposo». La traduzione da lui proposta è: «a song
of woe ere his portion of earth was his covering» (Morris-Jones 1918).
32 — <m bꝛeid afỽꝛn abaỻaf>. La parola <fỽrn>,
«forno», presente nel manoscritto, viene di solito
emendata in swrn, «grande quantità» (Myfyr ~
Pughe 1801-1807 | Morris-Jones 1918).
42 — <Ef dywal o greſſur o gyfleỽ gỽeladur>. Verso non facile
da interpretare, soprattutto a causa dell'espressione
centrale <o gressur o gyfleỽ>, i cui due
sostantivi, apparentemente introdotti dalla proposizione
o, «da, di», presentano delle ambiguità non facilmente
risolvibili, da cui dipende a sua volta
l'interpretazione del termine gỽeladur, «colui
che guarda, spettatore», ma anche «profeta». Invadenti
tentativi di emendare il verso sono stati l'unica via
perseguibile dai vari traduttori, che raramente però si sono trovati d'accordo sul modo di rendere la frase.
Ad esempio, Skene traduce: «he was diligent of heat
from an equally brave visitors»
(Skene
1868) e Nash: «he was diligent in showing
kindness and giving a place to spectators»
(Nash 1868). Nella
traduzione di Stephens, gỽeladur diviene
«sguardo»: «they would be slow in starving who ate
together in his sight»
(Stephens 1852).
Morris-Jones e Koch interpretano l'espressione <o gressur>
come fosse un'unica parola, *ogrysur, forma
lenita di gogrysur, «aggressore», rendendo quindi
la frase come: «he was a doughty assailant in a
rencounter»
(Morris-Jones 1918), «he
was a mighty attacker in conflict»
(Koch 2005). La nostra
interpretazione, propone di emendare <o gyfleỽ>
in o gyflaỽn, dove l'ultima parola è forma lenita
di cyflaỽn «perfetto».
49 —
<Dymhun achyfatcun a hal gỽin kamda>. Altro verso
arduo. Dymhun, «sonnolenza», è l'unica parola
chiara; in achyfatcun, interpretata la a-
iniziale come una congiunzione, il resto della parola, <chyfatcun>
può essere emendato in cyfatgan, «lamento,
condoglianza». In quanto alla parola <gỽin>,
tutto dipende se la si interpreta con
gỽyn, «chiaro, bianco», con gỽŷn,
«desiderio, passione», o con gỽin, «vino». A
seconda della scelta, la parola precedente, hâl,
può divenire sostantivo o aggettivo, moltiplicando il
numero delle scelte. In quanto alla parola <kamda>,
è sicuramente un errore del copista e non è chiaro come
emendarla. Da qui, la diversità delle proposte avanzate
dai traduttori: «sleepiness and condolence and pale
front», emendando hâl in
tal «fronte» (Skene
1868); «I respectfully request a share of the
banquet and a recompense in wine»
(Nash 1868); «there is
wakelessness, mutual condolence, and a pale forehead»
(Stephens 1852); «it is
the fall of a noble king» (!)
(Morris-Jones 1918), «grief
wakens me holds back the wine of the man great in feats»
(Koch 2005).
50 — <diua hun o goelig>. Arduo anche
l'ultimo verso. La vexata quaestio
riguarda qui la parola coeling: se è sostantivo
derivato da coel, «credenza, religione», ma anche
«portento, presagio», e in tal caso coeling
potrebbe essere «credente, testimone»; oppure,
intendendo Coel come nome proprio, Coeling
verrebbe a indicare i discendenti di re
Coel Hen, come già al v.
13. A
seconda della scelta, la frase assume un significato
generico oppure un preciso senso storico. Tra le rese
degli studiosi, alcuni seguono la prima interpretazione:
«a good step will destroy sleep from a believer»
(inserendo qui il kamda del
v. 49 ed emendandolo in
cam da «buon passo»)
(Skene
1868); «this has been with difficulty restored
from testimony»
(Nash 1868); «this has
been with difficulty restored from testimony»
(Stephens 1852); altri la
seconda: «it is a tragedy that Rhun was slain by the
Coeling»
(Morris-Jones 1918), «the
sleep of Coel's descendants destroyed»
(Koch 2005).
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