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GERMANI
Scandinavi

MITI GERMANICI
Mundilfǿri
MUNDILFǾRI
Nelle cosmogonie norrene, padre di Sól e Máni. Chiamò i suoi due figli come il sole e la luna. Gli dèi, offesi, rapirono i due ragazzi e li misero a guidare il carro solare e il carro lunare.

* * *

 
MITOLOGIA
MITI
  • Padre di Sól e Máni, che chiamò come il sole e la luna.
RELAZIONI
Figlia:
Figlio:
Genero:
Sól
Máni
Glenr
FILOLOGIA
ORTOGRAFIA

  ORTOGRAFIA
NORMALIZZATA
LEZIONE DEI
MANOSCRITTI

FONTI

Norreno

Mundilfǫri Mundilfǿri (Mundilfœri)
Mundilfari

Mvndilfǫri Ljóða Edda
Mvndilfǫri
Mvndilfari
Mvndilfæri
Mvndilferi
Prose Edda
 
Mvndill Þulur

ETIMOLOGIA

Mundilfǿri, antroponimo/cosmonimo.
Di significato piuttosto dibattuto. Tra le varie interpretazioni, «Viaggiatore del tempo», «[colui che] muove il tempo», «[colui che] si muove secondo movimenti determinati» (Gering 1892 | Isnardi 1975 | Isnardi 1991)

L'ambiguità nasce soprattutto dal fatto che le diverse lezioni ortografiche fornite dai manoscritti si prestano a più d'una interpretazione etimologica.

  1. Mundil- | La prima parte del nome, mundil-, viene di solito associata a due parole, tra loro legate. Un sostantivo mund e il suo corradicale mǫndull.
    (α) Cleasby e Vigfússon dànno ben tre significati alla parola mund. (1) Al femminile, mund vuol dire «mano», termine poetico ma anche tecnico-giuridico. (2) Derivato da questo, il maschile, mundr ha il significato di «tutela, custodia». Il termine sembra legato al basso latino mundium «tutela», di cui le antiche leggi germaniche si erano presto appropriate; le donne, ad esempio, venivano considerate sub mundio dei genitori o del marito (dall'antico alto tedesco munt sono poi derivati, in tedesco, parole come Vormund «guardiano, tutore», e Mündling «minore, persona sotto tutela»). (3) Infine, al neutro, mund vuole anche dire «attimo di tempo, istante, momento giusto». (Cleasby ~ Vigfússon 1874)
    (β) Derivato dal femminile mund, il termine mundull/mǫndull vuol dire «impugnatura, manico» (inglese mangle, tedesco Mangel «mangano»), indicando in particolare il manico col quale si faceva girare la macina del mulino. Nel termine sembra connesso il senso di un movimento di rotazione. (Cleasby ~ Vigfússon 1874 | De Santillana ~ Von Dechend 1983)
     
  2. -fǿri | La seconda parte del nome, -fari/-fǫri/-fǿri, è ancor più delicata. Il significato di questa dipende dalle varie lezioni ortografiche fornite dai manoscritti. Il Codex Regius [R] della Ljóða Edda utilizza la grafia Mvndilfǫri. I quattro codici della Prose Edda presentano invece altrettante lezioni diverse: Mvndilfæri [K], Mvndilfǫri [T], Mvndilfari [W] e Mvndilferi [U].
    Poiché nell'ortografia antica, la lettera ǫ veniva usata a indicare tanto il suono [ɔ] quanto [ø], la grafia Mvndilfǫri potrebbe essere normalizzata sia in Mundilfǫri che in Mundilføri. Il primo caso suggerisce una forma originale del nome in Muldilfari, con vocale [a] metafonizzata in [ɔ]. Il secondo caso, una forma Mundilføri, che poteva anche essere scritta come Mvndilfæri o Mvndilferi. L'ambiguità deriva dal fatto che la seconda parte del nome può essere interpretata sia come -fari che come -fǿri.
    (α) Il sostantivo fari «viaggiatore, navigatore» è connesso al verbo fara «navigare, viaggiare» (cfr. gotico farjan «navigare», che sembra essere il significato originale della parola; antico sassone faran, tedesco fahren «viaggiare» e, in senso più limitato, inglese fare «tariffa di un percorso»; danese fare, svedese fara «viaggiare»). (Cleasby ~ Vigfússon 1874)
    (β) L'aggettivo fǿri «capace, efficace, abile» è connesso al verbo fǿra, una forma causativa formatasi appunto da fara e che ha assunto il significato di «muovere, portare, offrire» (cfr. anglosassone ferjan, inglese to ferry «traghettare», tedesco föhren, danese føre «condurre», svedese föra «condurre»; cfr. antico alto tedesco ferjo, medio alto tedesco verge «traghettatore»). (Cleasby ~ Vigfússon 1874 | De Santillana ~ Von Dechend 1983)

A seconda di quale dei vari significati o radici si voglia prendere in considerazione, il nome del nostro personaggio può essere reso tanto Mundilfari (≈ Mundilfǫri) «viaggiatore del tempo» (De Santillana ~ Von Dechend 1983); quanto Mundilfǿri «[colui che] muove la maniglia» o «[colui che] muove il tempo». Seguendo un'intuizione di Finnur Jónsson, Huho Gering interpreta con: «[colui che] si muove secondo movimenti determinati» (Gering 1892 | Isnardi 1975 | Isnardi 1991).

NB. La grafia Mundilfœri, spesso fornita nella letteratura moderna, è una diversa traslitterazione della grafia qui fornita Mundilfǿri. Nelle normalizzazioni moderne, la lettera œ è spesso utilizzata come versione «lunga» della lettera ø [ø] in luogo di un più coerente ǿ [ø:].

LETTERATURA

L'affascinante personaggio di Mundilfǿri, padre del sole e della luna, compare per la prima volta nel Vafþrúðnismál, dove assistiamo a questo illuminante scambio di domanda e risposta:

...Hvaðan máni um kom,
svá at ferr menn yfir,
eða sól it sama?
...Da dove la luna è venuta,
lei che sugli uomini va,
e il sole ugualmente?
Mundilfǿri heitir,
hann er mána faðir
ok svá Sólar it sama;
himin hverfa
þau skolo hverjan dag
ǫldom at ártali.
Mundilfǿri si chiama
colui che fu il padre della luna
e del sole ugualmente;
il cielo percorreranno
quei due ogni giorno
per segnare agli uomini il tempo.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [22-23]

Il racconto della nascita del sole e della luna viene sviluppato da Snorri:

Sá maðr er nefndr Mundilfǿri er átti tvau bǫrn. Þau váru svá fǫgr ok fríð at hann kallaði annat Mána en dóttur sína Sól, ok gipti hana þeim manni er Glenr hét. En guðin reiddusk þessu ofdrambi ok tóku þau systkin ok settu upp á himin, létu Sól keyra þá hesta er drógu kerru sólarinnar [...]. Máni stýrir gǫngu tungls ok ræðr nýjum ok niðum. Un uomo che si chiamava Mundilfǿri ebbe due figli. Essi erano così belli e gentili che egli chiamò suo figlio Máni e sua figlia Sól e diede questa in sposa a quell'uomo che si chiamava Glenr. Ma gli dèi si adirarono per questa insolenza, presero i due fratelli e li posero in cielo, costringendo Sól a cavalcare quei cavalli che tirano il carro del sole [...]. Máni dirige il corso della luna e governa le sue fasi.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [11]

Mundilfǿri è poi citato nello Skáldskaparmál [33].

Si noti, infine, che in uno degli elenchi dei re del mare [sækonunga heiti] contenuti nelle þulur, compare il nome di Mundill.

FONTI

Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [23]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Gylfaginning [11]
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [35]
Cfr. Þulur > Sækonunga heiti [I: 1]

BIBLIOGRAFIA
ANALISI
INTERPRETAZIONI

A dispetto delle sue fin troppo fugaci apparizioni in letteratura, il personaggio di Mundilfǿri, padre del sole e della luna, ha da sempre suscitato un interesse non indifferente negli studiosi.

Come abbiamo visto, sia il verbo fara che il suo causativo fǿra rimandano, in un modo più meno diretto, al senso di «navigare, trasportare, traghettare». Mundilfǿri sembra presentarsi innanzitutto come qualcuno che viaggia o naviga. Non è forse un caso che il nome Mundill compaia nell'elenco dei «re del mare» [sækonunga] contenuti nelle þulur, in un gruppo di ventiquattro nomi. Sækonungar erano detti i capi vichinghi, i coraggiosi scorridori del mare dell'VIII e IV secolo, ma non c'è dubbio che i nomi riportati nelle þulur appartengano a personaggi del tutto mitologici.

Colui di cui stiamo investigando le tracce sembra dunque essere un Mundill-fari, «Mundill il navigatore», o Mundill-fǿri «Mundill il traghettatore». Hugo Gering interpretava il nome come «traghettatore di Mundell» e rimandava a Finnur Jónsson che intendeva mund come «tempo» e spiegava Mundill come nome originario della luna. Mundilfere avrebbe dunque significato, secondo Gering, «uno che si muove secondo tempi stabiliti». (Gering | Isnardi 1975)

Non sembra tuttavia corretto considerare Mundilfǿri un'ipostasi della luna, tantopiù che questo luminare non è l'unico che si muova secondo tempi stabiliti. Come del resto leggiamo in Vafþrúðnismál [23]:

Mundilfǿri heitir,
hann er mána faðir
ok svá Sólar it sama;
himin hverfa
þau skolo hverjan dag
ǫldom at ártali.
Mundilfǿri si chiama
colui che fu il padre della luna
e del sole ugualmente;
il cielo percorreranno
quei due ogni giorno
per segnare agli uomini il tempo.
Ljóða Edda > Vafþrúðnismál [22-23]

Da Mundilfǿri discendono tanto il sole quanto la luna. La sua funzione originaria sembra piuttosto legata a quel conclusivo «segnare agli uomini il tempo». Come abbiamo visto nella nota etimologica, la parola mund indica tanto il «tempo», quanto la «mano», mentre la parola mundill/mǫndill rimanda all'impugnatura da cui si fa girare la macina di un mulino, e non è insensato ricordare che nell'antichità e nel medioevo si usava far ruotare i mulini in senso orario, cioè secondo la rotazione del sole, rimandando a un'ideale relazione tra microcosmo e macrocosmo. La parola mundill/mǫndill sembra contenere l'idea di un movimento rotatorio. Giorgio De Santillana ed Hertha Von Dechend, che hanno studiato il motivo del mulino cosmico, notano una serie di parole affini, legate a una radice indoeuropea *MANTH-, che sembrano legate al motivo di una rotazione vorticosa e trapanante. Parole legate a questo motivo sarebbero il sanscrito mantha «rimescolamento», il greco mínthē «mescolare», il latino mentula «pene». Sempre in sanscrito, manthana è l'operazione per cui si accende un fuoco per attrito facendo rotare un bastoncino in un incavo, e manthaka è la paletta di una zangola. Al centro vi è il mito dell'Amṛtamanthana, in cui i Deva e gli Asura fanno roteare una montagna nell'oceano primordiale per ottenere vari tesori e l'Amṛta, la bevanda dell'immortalità.

Il mito della «frullatura dell'oceano» sembra avere un legame con la leggenda scandinava del mulino Grotti, il quale, mosso dalle due gigantesse Fenja e Menja, produceva pace e prosperità per il regno di Fróði, com'è riportato è riportata nella Canzone del Grótti. Ma un giorno Mýsingr (anch'egli presente insieme a Mondull nel novero dei ventiquattro «re del mare» delle þulur) rubò il mulino. Così narra Snorri:

...Á þeiri nótt kom þar sá sækonungr, er Mýsingr hét, ok drap Fróða, tók þar herfang mikit. Þá lagðist Fróðafriðr. Mýsingr hafði með sér Grotta ok svá Fenju ok Menju ok bað þær mala salt. Ok at miðri nótt spurðu þær, ef eigi leiddist Mýsingi salt. Hann bað þær mala lengr. Þær mólu litla hríð, áðr niðr sǫkk skipit, ok var þar eftir svelgr í hafinu, er særinn fellr í kvernaraugat. Þá varð sær saltr. ...Quella notte giunse quel re del mare che si chiamava Mýsingr, il quale uccise [re] Fróði ed ivi trovò un grande bottino. Fu allora che ebbe fine la pace di Fróði. Mýsingr prese con sé il Grotti ed anche [le gigantesse] Fenja e Menja, e ordinò loro di macinare del sale. Quando fu mezzanotte esse chiesero a Mýsingr se il sale fosse abbastanza. Egli ordinò di macinare ancora. Avevano macinato giusto un altro poco, quand'ecco che la nave sprofondò e da allora vi fu un gorgo nel mare, ove le acque cadono nell'occhio della macina. Per questo il mare è divenuto salato.
Snorri Sturluson: Prose Edda > Skáldskaparmál [53]
BIBLIOGRAFIA
RIFERIMENTI
PAGINE
Il tempo e gli elementi - Lupi che corrono in cielo

Creazione pagina: 01.01.2009
Ultima modifica: 22.03.2016

 
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