I - IL PROBLEMA DELLA DISTINZIONE DELLE DIVINITÀ «CUORE
DEL MARE»
Nel presentare nomi e attributi delle divinità coinvolte nell'opera di
creazione, il testo del Popol Wuj presenta
delle ambiguità pressoché insormontabili, almeno per chi è abituato alle ben più
rigide e schematiche caratterizzazioni dei pánthea indoeuropei. Nel
preambolo vengono elencati molti nomina
divina, ripartiti a coppie, a cui viene attribuita l'opera creatrice. La
prima colonna mostra qui la trascrizione del manoscritto originale del
Popol Wuj, oggi custodito alla Newberry
Library di Chicago (USA) con la segnatura ms
C. 1701; la seconda è
la moderna normalizzazione ortografica del k’iche’ (Christenson
2004); la traduzione italiana dipende da Dennis Tedlock
(Tedlock 1985).
vcutunizaxic,
vcalahobizaxic
vtzihoxic puch
euaxibal
zaquiribal
rumal tzacol bitol
alom qaholom quibi
hun ahpu vuch, hun ahpu vtiu,
zaquinimac tzÿz,
tepeu, qucumatz
vqux cho,
vqux palo,
ah raxalaɛ,
ah raxatzel
chu qhaxic,
rachbixic, rachtzihoxic rÿ
iyom, mamom
xpiyacoc, xmucane vbi,
matzanel chuquenel
camul yiom,
camul mamom
chuqhaxic pa quiche tzih. |
U k’utunisaxik,
u q’alajob’isaxik,
u tzijoxik puch,
awaxib’al,
saqirib’al,
rumal tz’aqol, b’itol,
alom k’ajolom, ki b’i’,
junajpu wuch’, junajpu utiw,
saqi nim aq, sis,
tepew, q’ukumatz,
u k’u’x cho,
u k’u’x palo,
aj raxa laq,
aj raxa sel,
chuchaxik,
rach b’i’xik, rach tzijoxik ri’,
i’yom, mamom,
xpiyakok, xmuqane u b’i’,
matzanel, chuqenel,
kamul i’yom,
kamul mamom,
chuchaxik pa k’iche’ tzij. |
La dimostrazione,
la rivelazione,
il racconto,
di come [le cose] furono messe in ombra,
furono portate alla luce
dal «creatore» [tz’aqol], dal «formatore» [b’itol],
dal «portatore» [alom], dal «genitore» [k’ajolom].
Junajpu «opossum» [wuch’],
Junajpu «coyote» [utiw],
«gran pecari bianco» [saqi nim aq], «coati» [sis],
«sovrano» [tepew], «serpente piumato» [q’ukumatz],
«cuore del lago» [uk’u’x cho],
«cuore del mare» [u k’u’x palo],
«modellatore del piatto» [aj raxa laq],
«modellatore della ciotola» [aj
raxa sel],
erano chiamati,
detti anche, descritti anche
«levatrice» [i’yom], «sensale di matrimoni» [mamom],
detto Xpiyakok, Xmuqane,
«difensore» [matzanel], «protettore» [chuqenel],
due volte «levatrice» [i’yom],
due volte «sensale di matrimoni» [mamom],
come viene detto nelle parole dei K’iche’. |
Popol Wuj [-] |
Un successivo episodio, in
Popol Wuj [-], ci permette di
identificare gli epiteti delle due
divinità Xpiyakok e
Xmuqane, che costituiscono un
gruppo distinto. I nomi rimanenti possono essere raccolti,
provvisoriamente, sotto le definizioni di
Uk’u’x
Cho «cuore del lago» o Uk’u’x Palo
«cuore del mare». Essi sono elencati in una scena
successiva, dove leggiamo:
xa vtuquel ritzacol, bitol,
tepeu, qucumatz
e alom, e qaholom
qo pa ha zactetoh e qovi
e mucutal pa cuc, pa raxon
are vbinaam viri qucumatz
e nimac etamanel,
e nimac ahnaoh chiqui qoheic... |
Xa u tukel ri tz’aqol, b’itol,
tepew, q’ukumatz,
e alom, e k’ajolom,
k’o pa ja’, saqtetoj e k’o wi,
e muqutal pa q’uq’, pa raxon,
are’ u b’i’nam wi ri q’ukumatz,
e nima’q eta’manel,
e nima’q aj na’oj chi ki k’oje’ik... |
Solo il «creatore» [tz’aqol], il «formatore» [b’itol],
il «sovrano» [tepew], «serpente piumato» [q’ukumatz],
i «portatori» [e alom], i «genitori» [e k’ajolom]
sono nell’acqua, luce scintillante,
avvolti in piume di q’uq’, in piume blu-verdi,
e perciò il nome di «serpente piumato» [q’ukumatz],
grandi saggi,
grandi conoscitori nel loro essere. |
Popol Wuj [-] |
La lista degli Uk’u’x
Cho / Uk’u’x Palo
è dunque la seguente:
- Tz’aqol
«creatore», B’itol
«formatore»;
- Alom
«portatore», K’ajolom
«genitore»;
- Tepew «sovrano»,
Q’ukumatz,
«serpente piumato».
E qui iniziano le difficoltà, in quanto
non sappiamo che valore dare a questi nomi. L'unica divinità
caratterizzata in qualche modo, l'unica che
vediamo agire direttamente, è Q’ukumatz,
il «serpente piumato». Ma come dobbiamo intendere gli altri
nomi? Si tratta di divinità distinte o di epiteti/sinonimi?
Il testo sembra trattarli in modo pressoché
interscambiabile, associandoli a coppie. Ad
esempio Tz’aqol
e B’itol vengono sempre
citati insieme, così come Alom
e K’ajolom; ma si tratta
di coppie i cui due membri agiscono come fossero un'unità,
oppure
dobbiamo intenderli come epiteti di un unico personaggio?
Tra l'altro, in alcuni luoghi del testo (come nel citato
Popol Wuj []), si parla addirittura di e alom
ed
e k'ajolom, «portatori» e «genitori», al plurale, forse
intendendo l'insieme
di tutte le divinità.
Da un lato abbiamo quindi posizioni
«divisioniste», quali ad esempio l'interpretazione esoterica
di Raphaël Girard, che distingue un «settemvirato teogonico»
formato da Tz’aqol,
B’itol,
Alom,
K’ajolom, Tepew,
Q’ukumatz, a cui associa l'Uk’u’x Kaj, il «cuore del cielo», dando a questa eptade un significato astronomico e calendariale.
I primi quattro nomi
corrisponderebbero, secondo Girard, alle divinità che
presiedono ai quattro angoli della terra, delimitati dai
punti solstiziali; i rimanenti tre sarebbero da associare allo zenith, al
nadir e al centro. (Girard 1972).
Altri autori, come Michela Craveri, pongono invece l'accento
sull'unità complessiva del pántheon, una sorta di
monismo dove tutte le divinità agiscono di concerto fin
quasi a rendersi indistinguibili (Craveri 2006).
D'altra parte
bisogna ancora sottolineare la nostra ignoranza in materia:
quelli che per noi sono semplici nomi, per gli autori del
Popol Wuj, o per i loro
predecessori, potevano rivestire ricchi significati e
contenere una variegata mitologia. Giustamente Dennis Tedlock si limita a tradurre alla lettera senza
sovrapporre interpretazioni. (Tedlock
1998)
Il primo traduttore del
Popol Wuj, padre Francisco Ximénez
(1666-1729), rese Tz’aqol
e
B’itol rispettivamente
con «criador» e «formador», ma Alom
e
K’ajolom con «madres» e «padres»
(o viceversa), assegnando a questi ultimi una connotazione di genere che non
sembra presente nel testo k’iche’. Adrián Récinos, nella sua ormai classica
traduzione spagnola, fonde Alom
e
K’ajolom in un'unica dizione: «los
progenitores» (Récinos 1947). Raffaele
Pettazzoni, nella traduzione italiana, che a sua volta dipende da Récinos, rende
Alom e
K’ajolom come gli «antenati», ma impone a
sorpresa una distinzione di sesso allo Tz’aqol
e al
B’itol, che non sono più
semplicemente il «criador» e il «formador», ma, per qualche
ragione, la «creatrice» e il «creatore» (Pettazzoni 1959).
Insomma, ciascun autore finisce per sovrapporre al testo una propria
interpretazione. D'altra parte è proprio l'ambiguità del testo originale a
imporre
delle scelte.
Un caso a parte riguarda
Q’ukumatz, il «serpente
piumato», che è l'unico personaggio dotato di una sua
personalità, l'unico che spicchi e agisca singolarmente
nell'insieme dell'Uk’u’x
Cho / Uk’u’x Palo. È anche
l'unico personaggio di cui possiamo ricostruire un
pedigree mesoamericano: è infatti l'equivalente k’iche’
del K’uk’ulkan yucateco e del Quetzalcōātl azteco. Anch'esso
però presenta un problema non da poco: compare infatti
associato al termine o nome tepew, nella formula «tepew q’ukumatz». Si tratta di due divinità distinte?
Il manoscritto originale del
Popol Wuj pone
una virgola tra tepew e q’ukumatz, sebbene
potrebbe averla inserita lo stesso Ximénez. Récinos
distingue dunque i due nomi in una diade: «Tepeu
y Gucumatz» (Récinos 1947),
uso seguito da molti altri traduttori. Ma come nota Dennis Tedlock,
il nome Q’ukumatz
viene a volte citato separatamente, mentre tepew compare
sempre davanti a Q’ukumatz. Il
termine tepew proviene dal nāhuatl tepeuani
«conquistatore, vincitore», e la forma aggettivale k’iche’
tepewal viene glossata come «maestà, dignità»; dunque la
formula «tepew Q’ukumatz»,
eliminando la virgola, viene interpretata da Tedlock come
«sovrano serpente piumato» (Tedlock
1998). L'edizione italiana curata da Michela Craveri,
che si basa sulla versione di Tedlock, mantiene questa
scelta (Craveri 1998). |