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Appartenente al ramo baltico delle lingue indoeuropee, il lituano [lietùvių] è lingua ufficiale della Repubblica di Lituania, attualmente usata da più di tre milioni e mezzo di parlanti.
A livello popolare, il lituano presenta un ricchissimo patrimonio folkloristico di canti popolari, leggende, fiabe e proverbi, spesso di notevole antichità. La storia letteraria è però molto recente. Fin dal Medioevo la Lituania condivise le sorti della Polonia, e la presenza ingombrante del polacco, quale lingua delle lettere e della cultura, tenne per secoli in ombra la lingua del piccolo paese. Il primo documento stampato in lituano fu il "Piccolo Catechismo" dell'abate Martynas Vaitkunas Mažvydas, del 1547. Nei successivi duecento anni la produzione letteraria in lituano rimase scarsa e priva di valore. Solo intorno alla metà del '700 le liriche di Kristijonas Donelaitis fecero assurgere il piccolo idioma baltico a dignità di lingua letteraria. Quando la Polonia fu smembrata, nel 1795, la Lituania cadde sotto il dominio zarista e dal 1864 russo e polacco furono le sole lingue permesse nell'insegnamento e nelle pubblicazioni. Solo dopo il 1904 i Lituani ottennero il diritto di stampare nella loro lingua e da allora, nonostante le complicate vicissitudini del piccolo paese baltico, il lituano è tornato ad essere una splendida e vivace lingua letteraria.
Il lituano è una lingua deliziosa ma di grammatica non semplice. La morfologia si avvicina a quella slava: una declinazione con sette casi e tre numeri, e una coniugazione ricchissima di forme, con modi speciali e numerosi participi e gerundi. Il lessico lituano è estremamente arcaico e non è difficile trovare parole che offrano confronti con sanscrito, greco e latino.
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L'alfabeto ufficiale lituano fu creato nel 1918, in seguito alla prima indipendenza della Lituania, a sostituire le vecchie e discordanti grafie dell'anteguerra, impostante sul tedesco o sul polacco e poco adatte alle peculiarità fonetiche del lituano. L'alfabeto riformato consta di 32 lettere.
Mentre le consonanti sono all'incirca le stesse delle lingue slave, il sistema vocalico è piuttosto complesso, come del resto l'accentazione. (Si noti la posizione della y, che nella successione alfabetica del lituano è posta subito prima della j.)
Le vocali del lituano sono dodici:
La ė e la ū hanno valori diversi dalle e ed u semplici. In particolare, e è sempre aperta, mentre ė è sempre chiusa. Le quattro vocali uncinate ą ę į ų vengono distinte per motivi etimologici ma presentano scarse differenze di colore rispetto alle vocali non diacriticate a e i u.
Le vocali lituane possono essere inoltre sia brevi che lunghe. Le vocali lunghe sono generalmente più lunghe delle rispettive vocali italiane, quelle brevi sono pronunciate più brevemente. In particolare a ed e possono essere sia brevi che lunghe, a seconda se siano atone o accentate (ma e tonica si pronuncia quasi come a), mentre i ed u sono sempre brevi. Al contrario, le vocali uncinate ą ę į ų sono sempre lunghe. Anche ė ed ū sono lunghe. La vocale o parimenti è sempre lunga e chiusa [o:], ed anche y è una i lunga [i: ].
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Vocali di lunghezza variabile |
a e |
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Vocali sempre brevi: |
i u |
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Vocali sempre lunghe: |
ąęėįy o ų ū |
In lituano vi sono due tipi di dittonghi: puri e misti.
I dittonghi puri sono sei:
Si pronunciano come i medesimi accumuli vocalici in italiano, a parte alcune piccole variazioni di colore legate all'accentuazione.
In lituano sono considerati dittonghi anche le combinazioni delle vocali brevi a e i u con le consonanti l m n r (che continuano le antiche liquide indoeuropee) quando fanno parte della stessa sillaba (come in rankà ["mano"]). Sono i cosiddetti dittonghi misti:

Il lituano è una lingua ad accento mobile: esso può cadere su qualunque sillaba di una parola. Se la sillaba accentata consiste in una vocale lunga o in un dittongo, l'accento ha una caratteristica in più: l'intonazione.
Nel lituano esistono due tipi di intonazione: discendente e ascendente. Vi è intonazione discendente quando l'accento cade sulla prima parte della vocale lunga o del dittongo, ascendente quando cade sulla seconda parte. Si provi a confrontare il dittongo au nelle parole italiane "Làura" e "paùra" e si avrà un'idea di un accento rispettivamente discendente e ascendente. Analogamente, una vocale lunga può essere accentata all'inizio o alla fine.
Nella scrittura, il lituano fa uso di tre tipi di accenti grafici, gli stessi del greco antico: acuto, grave e tilde. Tali accenti non vengono di norma segnati, tranne che nelle grammatiche e nei dizionari. In una parola gli accenti variano nel corso della declinazione e coniugazione, secondo le classi di accento.
L'accento acuto indica intonazione discendente. Si usa sulle vocali lunghe e sul primo elemento dei dittonghi puri.
La tilde indica intonazione ascendente. La troviamo sulle vocali lunghe e sul secondo elemento di tutti i dittonghi, compresi i dittonghi misti in l m n r.
L'accento grave non indica alcuna intonazione. Lo troviamo sulle vocali brevi e sul primo elemento dei dittonghi misti con vocali i ed u.
L'intonazione in lituano è distintiva di significato, distinguendo parole altrimenti uguali. Nelle trascrizioni in alfabeto fonetico, il piccolo segno sotto una delle due vocali del dittongo indica qualle delle due vocali non è accentata (la l accentata diventa ovviamente apice sillabico e viene a pronunciarsi come la l del cèco "vlk" o la l finale dell'inglese "little").

L'alfabeto lituano consta di venti consonanti:
Il consonantismo non diverge di molto da quello slavo.
Comuni alla maggior parte delle lingue slave, le tre consonanti segnate con l'accento dolce, č š ž equivalgono rispettivamente ai gruppi c(i) e sc(i) dell'italiano e alla j francese. Invece, c senza diacritici è la z aspra [ts] tipica delle lingue slave.
Infine, l è in lituano una liquida velare, come la l dell'inglese "will", anche se si tratta soltanto di un dato fonologico e non v'è problema a pronunciarla come la l italiana di "luna".
In lituano, nell'incontro tra una consonante sorda con una sonora, la prima consonante assume sempre il timbro della seconda. Ad esempio:

Anche h in lituano può essere sia sorda che sonora, a seconda dell'ambiente consonantico in cui cade. La h sorda è l'aspirata iniziale dell'inglese "house", la sonora è la medesima con vibrazione delle corde vocali, un suono più vicino all'aspirazione iniziale del fiorentino "casa".
Ogni consonante, in lituano, può cadere in due varianti: palatilizzata o non palatilizzata. Il suono di una palatalizzata è approssimativamente simile al suono di una consonante semplice seguita da una [j] semiconsonante, ma più schiacciata.
In lituano, come nelle lingue slave, una consonante viene palatilizzata quando cade davanti alle vocali palatali, invece non viene palatilizzata dalle altre vocali. Così il lituano ripartisce i due gruppi:
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Vocali palatali |
a ą o u ų ū |
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Vocali non palatali |
e ę ė i į y |
Nel caso del lituano questo fenomeno interessa soprattutto l e n, che palatilizzate vengono a pronunciarsi come la gl(i) e la gn italiane. Qualora una consonante preceda una seconda consonante palatilizzata, anche la prima risulterà palatilizzata.
Per indicare una consonante palatilizzata dinanzi a vocale non palatale, il lituano interpone una i puramente grafica, che non va pronunciata.

L'ortografia lituana chiude il numero dei fonemi con tre digrammi.
Questi gruppi, che il lituano ha in comune con altre lingue slave e baltiche, si pronunciano rispettivamente come la z dolce e la g(i) dolce italiane.
Quest'ultima è la fricativa velare [x], il ch del tedesco "Bach".



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