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MITI UGROFINNI
Mikael Agricola

HÄMÄLAISTEN JA KARJALAISTEN JUMALAT

GLI DÈI DI HÄME E DI CARELIA
Schema
HÄMÄLAISTEN JA KARJALAISTEN... - Saggio
HÄMÄLAISTEN JA KARJALAISTEN... - Testo
Note
Bibliografia
Autore Mikael Olavinpoika Agricola (±1509-1557)
Genere Poemetto
Lingua Finnico
Epoca 1551
Mikael Agricola
HÄMÄLAISTEN JA KARJALAISTEN JUMALAT
GLI DÈI DI HÄME E DI CARELIA

Il contesto culturale

Frontespizio dell'Abckiria

Ai primi del Cinquecento, in Finlandia furono gettati i semi di un profondo capovolgimento culturale. Con la Riforma protestante, imposta, più che desiderata, fra il 1530 e il 1550, per volontà di Gustaf I Eriksson Vasa, re di Svezia (♔ 1523-1560), si chiuse il lungo periodo cattolico. Il mondo della cultura era allora pressoché in mano al clero e, con l'abbandono dei conventi e la dispersione dei pochi libri, il paese rimase pressoché isolato dalle grandi correnti della cultura europea. La minoranza di lingua svedese, che aveva in mano le redini politiche ed economiche del paese, entrò in una fase di ristagno culturale, e le poche persone colte – nobili, giudici, dignitari della corona –, non avevano alcun interesse a elaborare un'originale e significativa produzione letteraria.

Se gli svedofoni erano stanziati perlopiù sulle coste meridionale del paese, la maggioranza della popolazione, che si esprimeva in lingua finnica, era disperso nell'entroterra, in un territorio vasto, semideserto, isolato dai rigori del clima per buona parte dell'anno. La popolazione superava a stento le duecentomila unità: gente povera, in massima parte ancora incolta, per di più minacciata da ricorrenti incursioni e devastazioni russe.

Una volta eliminato il potere cattolico, con la sua pretesa di imporsi come interprete ufficiale delle Sacre Scritture, bisognava che il popolo si procurasse da sé i propri strumenti culturali. Sapere leggere e scrivere era considerato necessario, nella religione protestante, affinché i fedeli potessero non soltanto avvicinarsi alla Bibbia in maniera consapevole e personale, ma anche cresimarsi e sposarsi.

I dialetti finnici erano allora limitati a un uso esclusivamente domestico e popolare; nel XVI secolo, mancavano di una cultura scritta, di un sistema codificato e coerente di regole fonologiche e grammaticali. Così, quando Mikael Agricola, primo vescovo della Riforma in Finlandia, tradusse il Nuovo Testamento, dovette anche preoccuparsi di fornire al popolo gli strumenti per leggerlo, e per questo approntò l'Abckiria, il primo abbecedario in finlandese. In questo modo, egli non solo stabilì l'alfabeto e l'ortografia della lingua, ma pure scelse come base il dialetto dell'Uusimaa orientale, che anche per questo si sarebbe poi imposto come lingua letteraria.

Mikael Agricola

Mikael Agricola

Mikael Olavinpoika («figlio di Olavi») o, nei documenti svedesi, «Mikkel Olafsson», nacque nel villaggio di Torstila, presso Pernaja [Pernå], nella regione di Uusimaa [Nyland], intorno al 1510. Fin da bambino, manifestò talento per le lettere e per le lingue, e il padre, un contadino benestante, lo mandò a frequentare corsi di latino a Viipuri [Viborg]. Nel 1528, Agricola si trasferì a Turku [Åbo], in qualità di segretario del vescovo Martin Skytte, domenicano. Fu Skytte, nel 1536, a mandarlo a completare gli studi in Germania, come all'epoca usavano molti giovani finlandesi. All'università di Wittenberg insegnavano Martin Luther e Philipp Melanchthon, e Agricola studiò per tre anni sotto la personale direzione dei riformatori tedeschi.

Con il titolo di magister philosophiae, Agricola fece ritorno in patria, ottenendo la carica di rettore della scuola ecclesiastica di Turku, posizione che rivestì fino al 1548. Dopo la morte del vescovo Skytte († 1550), Agricola divenne il suo successore. Nel 1543 o 1544, pubblicò il primo abbecedario finnico, l'Abckiria, di cui non si conoscono che frammenti. Nel 1544 seguì il Rukouskiria Bibliasta (il «libro di preghiere della Bibbia»), voluminosa e importante raccolta scritta sul modello del Betbüchlein di Luther, delle Precationes di Erasmus da Rotterdam e del De Imitatione Christi. Il libro, abbondantemente consultato dal clero, conteneva tra l'altro un almanacco dove si davano informazioni calendariali sulle stagioni e le festività, ma anche istruzioni su come condurre appropriatamente la propria vita e i propri affari secondo l'influsso dei segni zodiacali o delle fasi lunari. Agricola, come la maggior parte degli eruditi dell'epoca, credeva che i corpi celesti avessero influenza sulla vita umana, ma assicurava che gli effetti astrologici negativi potessero essere superati grazie alle preghiere e alla fede in Dio.

L'opera principale di Agricola fu il Se Wsi Testamenti, traduzione in finlandese del Nuovo Testamento, pubblicata nel 1548. Basata sul testo greco dei Settanta, sulla traduzione latina di Erasmus, su quella tedesca di Luther e su quella svedese di Olaus Petri, la traduzione finnica di Agricola risultò scritta in una lingua così chiara e armoniosa che l'opera rimase in uso per più di trecento anni, esercitando larghe influenze. Negli anni successivi, Agricola continuò la sua opera di traduttore dal latino, dal tedesco e dallo svedese. Fornì in finnico manuali per il clero, il testo della messa, e diversi libri dall'Antico Testamento, tra cui il Dauidin Psalttari (i «Salmi di Davide»), e vari estratti di libri mosaici e profetici.

Nel 1554, Agricola fu nominato vescovo luterano a Turku, la prima sede vescovile, già quattro volte secolare, di quella che era stata la Chiesa cattolica finlandese. Il 9 aprile del 1557, di ritorno da alcune trattative di pace a Moskva, morì in un villaggio di confine e venne sepolto nel duomo di Viipuri. Aveva quarantasette anni.

Nessuno sa se Agricola fosse finnofono o svedofono. Ma, avendo elevato il finnico a dignità letteraria, e avendone fatto, da parlata incolta e domestica, un efficiente strumento linguistico e letterario, è considerato il «padre della lingua finlandese». Il giorno della sua morte, 9 aprile, è oggi considerato il «giorno di Mikael Agricola» [Mikael Agrikolan päivä] o il «giorno della lingua finlandese» [suomen kielen päivä].

Il «canone» di Agricola

Nella prefazione al Dauidin Psalttari, traduzione in finlandese di centocinquanta salmi dell'Antico testamento, pubblicata nel 1551, Mikael Agricola espone un confronto tra il pensiero teologico cristiano medievale e la religione popolare praticata ai suoi tempi in Finlandia. Tale divisione, viene espressa nel cosiddetto «canone di Agricola», un elenco delle divinità adorate dal popolo finnico.

Il «canone» si compone di due liste separate: dodici divinità adorate nella provincia di Häme (Tavastia) e dodici nella provincia di Carelia. All'epoca di Agricola le province erano entità poco definite, e il primo rilievo cartografico verrà fatto soltanto nel 1635. Fino al XVIII secolo, l'etnonimo hämäläinen indicava indistintamente tutti i finni che non fossero ostrobotnici, savoniani o careliani, così la ripartizione tra Häme e Carelia va intesa in termini etno-geografici piuttosto ampi, distinguendo grosso modo tra popolazioni finniche occidentali e orientali. Ogni nomen divinum è accompagnato da una breve descrizione del carattere e delle funzioni del dio. Le due liste non furono compilate come studio sulle tradizioni locali, ma con l'unico intento di aiutare il popolo a combattere e sopprimere la religione pagana.

Le due liste, una volta concluso il novero delle divinità pagane, sono seguite da una chiusa moraleggiante in cui si afferma che siano stati il diavolo [Piru] e il peccato a spingere il popolo ad adorare le divinità pagane, peraltro anche a causa dello scarso controllo effettuato dalle autorità cattoliche. Si presume che Agricola abbia tratto parte delle sue informazioni sul folklore dai suoi studenti della scuola ecclesiastica di Turku, nel periodo in cui ne fu rettore (tra il 1539 e il 1548), e probabilmente anche dal suo fratellastro Clement Henriksson, che fu ufficiale giudiziario di Savonlinna tra il 1542 e il 1547. Nella Cosmographia di Sebastian Münster, che Agricola aveva regalato a Clement nel 1545, compare questa dedica: in vsum Clementis henrici, Nyeslote praefecti in pignus necessitudinis. Bisogna però aggiungere che Agricola aveva anche preso confidenza con gli usi e costumi degli abitanti delle province rurali nel corso dei suoi spostamenti come vescovo. (Anttonen 2012)

Il «canone» è composto in versi, distici in rima, piuttosto semplici e facili da ricordare. Il metro non è però il runo kalevaliano ampiamente utilizzato nei canti popolari finnici, ma il Knittelvers, un metro vernacolare tedesco. La lingua è, come sempre in Agricola, una forma letteraria del dialetto finlandese sud-occidentale. Tutto questo fa del «canone» di Agricola non solo il primo documento in assoluto incentrato sulla mitologia finlandese, ma anche una delle prime composizioni originali in lingua finnica.

Uno Harva ha suggerito che, nella sua decisione di includere una lista delle divinità adorate dal popolo, Agricola possa essersi ispirato a due possibili modelli. Il primo, Martynas Mažvydas (lat. Martinus Mosvidius, 1510-1563), la cui traduzione lituana del Katechismus di Martin Luther era stata pubblicata nel 1547. Nella prefazione al lavoro, Mažvydas compila una lista in versi dei più importanti «falsi idoli» [visas welnuwas] ancora adorati ai suoi tempi dal popolo lituano, esortandolo ad abbandonarli. L'altro possibile modello suggerito da Harva, è un manoscritto svedese del XIV secolo, intitolato Själinna TröstConsolatio animi»), in cui ci si rivolge a un giovane che ha dato la sua anima al diavolo, esortandolo ad abbandonare le superstizioni pagane e ad abbracciare la verità cristiana. «Se vuoi rispettare il primo comandamento, allora non devi credere negli spiriti domestici, ai vättar, al näck, o al tizio delle cascate, non negli skratt, né nei serpenti domestici. Non devi credere nella mara e negli elfi, né in altri spettri o spiriti d'illusione» [Wilt thu dhet första budhordit wel halda tha skalt thu ey thro vppa tompta gudha älla oppa wättir, ey oppa nek, ällir forsa karla, ey oppa skratta ellir tompt orma. Thu skalt ey thro oppa maro ellir elfwa, oc oppa enga handa spook ellir willo]. (Harva 1948 | Anttonen 2012)

Agricola influenzerà a sua volta gli autori posteriori, tra cui, nel 1554, solo tre anni dopo la pubblicazione del «canone», Jöns Månsson (lat. Johannes Magnus, 1488-1544), ultimo arcivescovo cattolico di Svezia, nella sua Historia de omnibus Gothorum Suenumque regibus. Ma bisognerà attendere il XVIII secolo prima che gli interessi antiquari comincino ad assumere una dimensione scientifica, con le opere di Henrik Gabriel Porthan, Christian Lencquist, Christfried Ganander. Costoro apriranno la strada alla grande opera di Elias Lönnrot, summa letteraria della mitologia finlandese, il Kalevala.

Analisi critica

Grazie al suo «canone», Agricola è stato considerato, oltre che padre della lingua finlandese, anche degli studi religiosi e mitologici finnici. Le liste di Agricola vennero ripetutamente citate come fonte storica e attendibile sulla religione baltofinnica alla fine del Medioevo. È stato solo alla fine del XVII secolo che gli studiosi hanno dato una valutazione critica al testo di Agricola e alle informazioni ivi contenute, interrogandosi sulla loro validità.

Innanzitutto, il canone di Agricola non ha alcuna pretesa di essere completo o esaustivo. Non è stato compilato con intenti enciclopedici. È soltanto una serie di due liste di dodici nomina ciascuna, scelti senza alcun criterio preciso(alcuni commentatori ritengono però che le divinità di Häme siano soltanto undici, non contando Piru, il diavolo. (Talve 1997)). Le serie di dodici hanno forse come modello i panthea greco e norreno, costruiti su gruppi di dodici dèi maggiori; in ciò vi è dunque un tentativo, probabilmente ironico, di presentare un vero e proprio «canone» finnico. Detto ciò, le due liste intendono essere semplicemente esemplificative ed educative. L'intento dell'autore è polemico, e già questo dettaglio mette in discussione la validità del testo ai fini di una ricostruzione del pensiero religioso baltofinnico.

Molti dei nomina citati da Agricola non possono essere attribuiti a vere e proprie divinità, ma a spiriti-guardiani locali (Tapio e Ahti), a esseri soprannaturali minori (come il Tonntu e il Kratti), a personaggi dei racconti popolari (Rahko), a eroi culturali (Väinämöinen). Il problema della distinzione tra i vari livelli del pantheon è comunque già inerente alla mitologia finnica, che non sembra amare gli dèi dalle forti caratterizzazioni ma si perde piuttosto in una selva di spiriti celesti e naturali di aspetto indefinito. Infine, la lista di Agricola appare gravemente inficiata dall'interpretazione cristiana e dall'inclusione di elementi cultuali formatisi nel corso del Medioevo sotto l'influenza cattolica. Alcuni nomina sono probabilmente epiteti popolari di santi, e nell'elenco delle divinità di Häme troviamo addirittura il diavolo (Piru). In un caso, un'antichità festività stagionale, il kekri, è stata gabellata per il nome di una divinità. (Havio 1967 | Pentikäinen 1989 | Talve 1997)

Mikael Agricola
HÄMÄLAISTEN JA KARJALAISTEN JUMALAT
GLI DÈI DI HÄME E DI CARELIA
  1. Introduzione
  2. Gli dèi di Häme
  3. Gli dèi di Carelia
  4. Conclusione
         
Epeiumalat monet tesse,
muinen palveltin caucan ia lesse.
Epäjumalia monia tässä,
muinoin palveltiin kaukana ja läsnä.
Molti falsi dèi erano adorati
sia lontano che vicino.
 
Gli dèi di Häme

Neite cumarsit Hemelaiset
seke Miehet ette Naiset.
Tapio Metzest Pydhyxet soi
ia Achti wedhest Caloia toi.
Aͤinemoͤinen wirdhet tacoi,
Rachkoi Cuun mustaxi iacoi.
Lieckioͤ Rohot iwret ia puudh
hallitzi ia sencaltaiset mwdh.
Ilmarinen Rauhan ia ilman tei
ia Matkamiehet edheswei.
Turisas annoi Woiton Sodhast,
Cratti murhen piti Tavarast.
Tontu Honen menon hallitzi,
quin Piru monda willitzi.
Capeet moͤs heilde Cuun soͤit,
Calevanpoiat Nijttut ia mwdh loͤit.

Näitä kumarsivat hämäläiset,
sekä miehet että naiset.
Tapio metsästä pyydykset soi,
ja Ahti vedestä kaloja toi.
(V)äinämöinen virret takoi,
Rahko kuun mustaksi jakoi.
Liekkiö rohdot, juuret ja puut
hallitsi ja senkaltaiset muut.
Ilmarinen rauhan ja ilman toi
ja matkamiehet perille vei.
Tursas antoi voiton sodassa,
Kratti huolen piti tavarasta.
Tonttu huoneen menon hallitsi,
kuin Piru monta villitsi.
Kapeet myös heiltä kuun söivät,
Kalevanpojat niityt ja muut loivat.

A questi si prostravano in Häme
sia gli uomini che le donne.
Tapio mandava selvaggina dalla foresta,
Ahti portava pesce dal lago.
(V)äinämöinen era l'artefice dei runot,
Rahko dipinse di nero la luna.
Liekkiö governava le erbe e gli alberi,
le radici e le altre piante.
Ilmarinen alzava e abbassava il vento
e aiutava i viandanti sulla strada.
Tursas dava vittoria in guerra,
Kratti si prendeva cura dei beni terreni.
Tonttu governava sulle stanze
quando Piru faceva impazzire la gente.
I Kapeet erano altri che divoravano la luna,
i figli di Kaleva mietevano i campi.

Gli dèi di Carelia Waan Carialaisten Naͤmet olit,
Epeiumalat quin he rucolit.
Rongoteus Ruista annoi,
Pellonpecko Ohran casvon soi.
Wirancannos Cauran caitzi,
mutoin oltin Caurast paitzi.
Egres hernet Pawudh Naurit loi,
Caalit Linat ia Hamput edhestoi.
Koͤndoͤs Huchtat ia Pellot teki,
quin heiden Epeuskons naͤki.
Ia quin Kevekylvoͤ kylvettin,
silloin ukon Malia iootijn.
Sihen haetin ukon wacka,
nin ioopui Pica ette Acka.
Sijtte palio Haͤpie sielle techtin,
quin seke cwltin ette nechtin.
Quin Rauni Ukon Naini haͤrsky,
ialosti Wkoi Pohiasti paͤrsky.
Se sis annoi Ilman ia Wdhen Tulon,
Kaͤkri se liseis Carian casvon.
Hijsi Metzeleist soi woiton,
Wedhen Eme wei Calat wercon.
Nyrckes Oravat annoi Metzast,
Hittavanin toi Ienexet Pensast.
Vaan karjalaisten nämä olivat,
epäjumalat joita he rukoilivat.
Rongoteus ruista antoi,
Pellonpekko ohran kasvun soi.
Virokannas kauran kaitsi,
muutoin oltiin kaurasta paitsi.
Äkräs herneet, pavut, nauriit loi,
kaalit, liinat ja hamput edestoi.
Köndös huuhdat ja pellot teki,
kun heidän epäuskonsa näki.
Ja kun kevätkylvö kylvettiin,
silloin Ukon malja juotiin.
Siihen haettiin ukon vakka,
niin juopui piika että akka.
Sitten paljon häpeällistä siellä tehtiin,
kun sekä kuultiin että nähtiin.
Kun Rauni Ukon nainen härski,
jalosti Ukon pohjasta pärski.
Se siis antoi ilman ja veden tulon,
Kekri se lisäsi karjan kasvun.
Hiisi metsäläisistä soi voiton,
veden emo vei kalat verkkoon.
Nyrkes oravat antoi metsästä,
Hittavainen toi jänikset pensaasta.

E queste erano le divinità pagane
pregate dalla gente di Carelia.
Rongoteus dava la segale,
Pellonpekko faceva crescere alto l'orzo.
Virokannas curava l'avena,
altrimenti non c'era avena.
Äkräs dava piselli, fagioli e rape
e faceva crescere canapa, lino e cavoli.
Köndös sgombrava e arava i campi
quando vedeva che perdevano la fede.
Quando seminavano in primavera,
bevevano nella coppa di Ukko.
Quando portavano lo staio di Ukko,
le fanciulle e le donne si ubriacavano.
Si esibivano in atti osceni
che tutti potevano guardare e sentire.
Se si accendeva Rauni, moglie di Ukko,
Ukko sprigionava pioggia dal nord.
Così venivano il bel tempo e i raccolti,
Kekri faceva ingrassare il bestiame.
Hiisi faceva ottenere la selvaggina,
Veden Emo portava il pesce alla rete.
Nyrkes dava gli scoiattoli nel bosco,
Hittavainen portava le lepri dal cespuglio.

Conclusione Eikoͤ se Cansa wimmattu ole,
ioca neite wsko ia rucoile.
Sihen Piru ia Sundi weti heite,
Ette he cumarsit ia wskoit neite.
Coolludhen hautijn Rooca wietin,
ioissa walitin parghutin ia idketin.
Menningeiset moͤs heiden Wffrins sait,
coska Lesket hoolit ia nait.
Palveltin moͤs palio mwta,
Kivet Cannot Taͤdhet ia Cwta.
Nin moͤs esken Pavin Opin ala,
cumartin iulkisest ia sala.
Epelughuiset Loondocappalet,
Iumalan Sias quin Pyhydhet.
Quin oli Tulda wette ia mulda,
Oxi ia Puita ia Coolutten Luita.
Sola Muna Rohot ia Lihat,
pidhit HERRAN Palvelus Siat.
Woico iocu ne caiki yleslukia,
ioista se Ioucko itzens tukia.
Waan elken nyt cumarco kenge,
quin Ise Poica ia Pyhe henge.
Eikö se kansa vimmattu ole
joka näitä uskoo ja rukoilee.
Siihen piru ja synti veti heitä,
että he kumarsivat ja uskoivat näitä.
Kuolleiden hautoihin ruokaa vietiin,
joissa valitettiin, parkuttiin ja itkettiin.
Menninkäiset myös heidän uhrinsa saivat,
koska leskiä hoivasivat ja naivat.
Palveltiin myös paljon muuta,
kiviä, kantoja, tähtiä ja kuuta.
Niin myös äsken paavin opin alaa,
kumarrettiin julkisesti ja salaa.
Epälukuiset luontokappaleet,
Jumalan sijassa kuin pyhyydet.
Kun oli tulta, vettä ja multaa,
oksia ja puita ja kuolleitten luita.
Suolat, munat, rohdot ja lihat,
pitivät HERRAN palvelus-sijat.
Voiko joku ne kaikki edes lukea,
joista se joukko haki itselleen tukea.
Vaan älköön nyt kumartako kukaan,
kuin Isän, Pojan ja Pyhän Hengen mukaan.
E non era indemoniato il popolo
che credeva in costoro e li pregava?
Piru e il peccato li spingevano
a prostrarsi e a credere in loro.
Portavano cibo alle tombe dei morti
e lì gemevano, si disperavano, piangevano.
I Menninkäinen ricevevano offerte
affinché le vedove tornassero a sposarsi.
Ma adoravano molte altre cose,
le rocce, i ceppi, le stelle, la luna.
Anche sotto la guida del papa
si prostravano in segreto o apertamente.
Innumerevoli esseri del creato
erano consacrati al posto di Dio.
C'erano il fuoco, l'acqua, il suolo, gli alberi
i rami e le ossa dei morti.
Sale, uova, verdura e carne
erano servite al posto del Signore.
Chi può menzionarli tutti insieme,
e farne una serie a sé?
Ora non si prostri dinanzi ad altre cose
se non al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
 
         

NOTE


Hämälaisten jumalat

Tapio — Dio delle foreste. Ben noto ai lettori del Kalevala, ha probabilmente la sua origine in analoghi spiriti-guardiani dei boschi nell'area nord-euroasiatica, come il Tayġa Tös degli altaiani o il tïa iččitä Bāy Bayanay degli Jacuti (Giansanti 2008). Analogo all'Hiisi della lista careliana.

Achti, Ahti — Ci sono poche informazioni riguardo ad Ahti, nonostante la vasta e lunga tradizione letteraria (nel Kalevala è noto come Ahto). È lo spirito-guardiano delle acque, sebbene secondo Kaarle Krohn questa caratterizzazione dipenderebbe unicamente dall’interpretazione  da Agricola. Secondo Krohn, Ahti sarebbe stato originariamente il titolo o il nome di un eroe, divenuto poi, chissà come, un genio delle acque.

Aͤinemoͤinen, (V)äinämöinen — La parola väinä, conservata negli antichi runot, indica in estone uno stretto, di mare o fiume; in finlandese è sinonimo di suvanto, tratto di bonaccia in fiumi e torrenti. Il personaggio è ricordato nel Kalevala come un grande laulaja e sciamano, fabbricatore della prima kantele e, nella prima versione del poema lönnrotiano, addirittura creatore del mondo. Agricola gli assegna il ruolo di creatore di versi e inni. Secondo Lönnrot, tuttavia, il nome di Väinämöinen sarebbe da mettere in connessione con Vein emoinen, la «madre delle acque» (vedi Wedhen Eme nel canone careliano) (Lönnrot 1839 | Pentikäinen 1989). Osserva tuttavia Uno Harva che il personaggio non avrebbe potuto raggiungere la grande rinomanza che gli attribuiscono i runot se fosse stato un semplice spirito-guardiano delle acque. (Harva 1948)

Rachkoi, Rahko. — Rahko è forse una delle divinità meno conosciute nella lista di Agricola: è probabilmente legata alle fasi lunari o probabilmente alla luna calante. Sopravvissuto nella memoria popolare per lungo tempo, Rahko ricompare nelle fiabe raccolte nel nord della Finlandia nei panni di un ladro che, disturbato dal chiaro di luna, risolse incatramando il disco lunare. Di notte, prese un secchio di catrame e una frusta per la sauna e raggiunse la luna con una scala. In altre tradizioni, però, Rahko era anche il nome di un malevolo essere soprannaturale che infestava le case. Il termine rahko è anche usato in finnico per indicare alcune malattie, come tulirahko, la scarlattina, e isorahko, il vaiolo. (Harva 1948)

Lieckioͤ, Liekkiö. — Agricola descrive Liekkiö come uno spirito della vegetazione, che controlla l'erba, gli alberi e le radici. Ciò è coerente con quanto afferma Ganander, secondo il quale Kihavanskoinen e Liekiöinen sarebbero stati due dei figli di Kaleva, i quali avrebbero sgombrato i prati bruciando la legna secca (Ganander 1785). Il termine liekkiö indica lo spirito di un neonato esposto alla nascita, morto prima di essere battezzato, i cui lamenti risuonano nella notte. L'etimologia è da liekki, «fiamma» più il suffisso -kiö, mutuato dalla parola sikiö, «embrione». Analogo all'ihtiriekko dell'Ostrobotnia centrale, o all'eahpáraš nella tradizione sámi (Krohn 1914 | Harva 1948 | Airaksinen 2011). Nel Satakunta, il termine äpärä, «figlio naturale, nato fuori dal matrimonio», indicava in origine uno spirito di infante. (Ganassini 2013)

Ilmarinen. — Il fabbro ed eroe culturale del Kalevala, è presente nel canone di Agricola come una divinità del vento, compatibilmente con l'etimologia del nome (ilma significa infatti «aria»); e l'essere considerato protettore dei viandanti lungo le strade sembra essere una caratteristica fissa del dio-vento, per sua natura mobile e vagabondo. Non c'è consenso tra gli studiosi sull'interpretazione della figura di Ilmarinen, e forse il personaggio va connesso a Inmar, dio celesti degli Udmurti. (Krohn 1914 | Harva 1948 | Harva 1967).

Turisas, Tursas —  L'Iki-Turso del Kalevala era concepito come un mostro o uno spirito acquatico. La caratterizzazione di Agricola, secondo il quale avrebbe assicurato la vittoria in guerra, rimane vaga e poco comprensibile.

Cratti, Kratti — Apparentemente, un guardiano delle ricchezze, legato soprattutto ai tesori nascosti. È una versione finnica dello svedese skratt, «colui che ride», uno spettro a guardia dei tesori, citato anche nel Själinna Tröst.

Tontu, Tonttu. — Spiritello domestico, oggi rappresentato come un piccolo ometto dalla barba bianca e con un cappello rosso a punta. È la versione finlandese di un popolare folletto scandinavo, chiamato in svedese tomte, tomtegubbe o tomtenisse (norvegese e danese nisse). Spiritello domestico, protegge la famiglia e i bambini, soprattutto durante la notte. Può tuttavia diventare astioso se fatto oggetto di dispetti (come il tomte che miniaturizza il protagonista nel romanzo di Selma Lagerlöf, Nils Holgerssons underbara resa genom Sverige).

Piru. — Forse, in origine, una sorta di dio del tuono, se confermata la corradicalità con il nome Perkele. Per Agricola è il diavolo cristiano. Nella chiusa, viene detto che è a causa di «Piru e il peccato» se gli antichi finlandesi si prostravano alle divinità pagane.

Capeet, Kapeet. — Plurale di Kave, che nel Kalevala è epiteto della dea atmosferica Ilmatar. In Agricola, i Kapeet sembrano far parte della classe dei «mostri divoratori» degli astri, responsabili delle eclissi, caratteristici nell'area nord-euroasiatica, ma anche norrena e indiana. (Haavio 1967)

Calevanpojat, Kalevanpoikat. — «Figli di Kaleva» era l'appellativo per una razza di eroi eziologici, di statura e forza eccezionali, considerati responsabili delle peculiarità del paesaggio balto-finnico. Christfried Ganander così definisce Kaleva nel suo Mythologia Fennica: «Un gigante forte e dall’aspetto terribile, capo di tutti i giganti e padre di dodici figli, i cui nomi sono stati dimenticati. Tra questi è menzionato Hiisi, che costruì una fortezza sulle colline di Paltamo; Soini che, remando, raggiunse in un giorno Liminka e vi si stabilì (una fattoria ha preso il suo nome): Kihavanskoinen e Liekiöinen ripulivano i prati accendendo dei falò (i ramoscelli secchi venivano messi sul fuoco). Si ritiene che gli stessi Väinämöinen e Ilmarinen siano figli di Kaleva». (Ganander 1785 | Pentikäinen 1989). Forse, all'origine, eroe eponimo di una stirpe baltofinnica; forse quella dei muinaishämäläiset o antichi tavasti. (Ganassini 2013)


Karjalaisten jumalat

Rongoteus. — Secondo Agricola, divinità della segale. Martti Haavio connette questo nomen a una coppia di martiri, i santi Teofane e Teodoro. Rongoteus fu anche un cognome, in Carelia, almeno a partire dal XVI secolo. (Haavio 1967)

Pellonpecko, Pellonpekko. — Il «Pekko del campo». Divinità legata alla birra. Favoriva la semina primaverile e la crescita dell'orzo. In Carelia era celebrato il 22 febbraio.

Wirancannos, Virokannas. — In Agricola, dio dell'avena. Il nome ricompare nel poema di Lönnrot nelle vesti del sacerdote che battezza il figlio di Marjatta (Kalevala [50]); esso compare anche al fianco di Ukko nel mito del sacrificio del grande toro (Kalevala [20]). Sebbene nel poema di Lönnrot il nome sia fornito nella forma Virokannas, i ricercatori sono d'accordo sul fatto che il nome originale avesse la lezione suggerita da Agricola, <Wirancannos>, Virankannos.

Egres, Äkräs. — Un genio della vegetazione, legato alle rape. La sua esistenza è accertata nelle credenze folkloriche dei Finni convertiti all'Ortodossia russa.

Koͤndoͤs, Köndös. — Secondo Martti Haavio, Köndös sarebbe legato a sant'Urbano. Il giorno del santo, il 25 marzo, era considerato indicato per seminare il grano. Haavio spiega l'origine del nome del dio dal finlandese viiniköynnös «vite»; la vite era infatti un attribuito di sant'Urbano, il quale venne martirizzato sotto la pianta. (Haavio 1967)

Uko/Wko, Ukko. — Dio del cielo, o del tuono, attestato negli incantesimi, ma poco nei runot mitologici. L'Ukon vakka o «staio di Ukko» era parte di una celebrazione, comune presso i baltofinni, che consisteva in libagioni e offerte di cibo. Un documento da Sulkava, risalente al XVII secolo, descrive così il rituale: «Un valligiano raccoglie birra dalle case del villaggio; la gente si riunisce sulla riva del lago e si mette in circolo. Il celebrante entra nell'acqua e, immerso fino ai fianchi, chiama il santo Ukko, padre dell'aria, a benedire il popolo con la pioggia. Allo stesso tempo egli spruzza l'acqua con la bocca e beve le offerte. I valligiani tornano a casa seguendo il fiume, gettandosi acqua addosso l'un l'altro». In quanto a Rauni, sposa di Ukko, è conosciuta quasi unicamente attraverso la lista di Agricola e su di lei nulla si può aggiungere. La vaga espressione härsky o pärsky ha causato enormi problemi di interpretazione: molti presumono che Rauni e Ukko stessero discutendo tra loro; altri interpretano il testo in senso sessuale: quando Rauni si eccita, arriva la pioggia.

Kaͤkri, Kekri. — Questo kekri, più che una divinità, era una festività celebrata il giorno di san  Michele, il 29 settembre, allorché si chiudeva la stagione dei pascoli e il bestiame veniva riportato nelle stalle. Sei mesi più tardi, il bestiame veniva ricondotto nel pascolo: l'alternanza era chiamata sistema kekri.

Wedhen Eme, Veden Emä — La «madre delle acque», equivalente careliano dell'Ahti di Häma.

Hijsi, Hiisi — Un dio delle foreste, forse affine al Tapio di Häma, in seguito divenuto una sorta di spirito maligno, localmente un gigante (estone hiid). Sebbene Agricola lo descrive come un protettore della caccia, il significato più autentico è certamente quello di un bosco sacrificale, luogo sacro o funebre (estone hiis). Al plurale, gli Hiidet sono spiriti ctoni, maligni, legati al mondo silvestre o a loghi investiti di valore numinoso e terrifico. (Ganassini 2013)

Nyrckes, Nyrkes. — Uno spirito-guardiano degli scoiattoli. Secondo Haavio, il suo nome sarebbe derivato da nylkyveitsi, «coltello di conciatore», o da nyljetty nahka, «pelle scuoiata». Quest'ultima è un attributo di san Bartolomeo, il quale, secondo la leggenda, fu spellato vivo. (Haavio 1967)

Hiittavanin, Hittavainen. — Uno spirito-guardiano delle lepri. Secondo Haavio, da mettere in connessione con il nome di san Vito, martirizzato nell'anno 287. (Haavio 1967)

Bibliografia
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  • GANANDER Christfried: Mytologia fennica. Trykt i Frenckellska Bocktrykeriet, Turku 1789.
  • GANASSINI Marcello (trad. e cura): LÖNNROT Elias, Kalevala: Il grande poema epico finlandese. Mediterranee, Roma 2010.
  • GANASSINI Marcello (trad. e cura): LEINO Eino, Canti di Pentecoste. Mimesis, Milano/Udine 2013.
  • GIANSANTI Dario: Il Kalevala: Poema della natura e della parola creatrice. In «Minas Tirith, 22. Società Tolkieniana, Udine 2008.
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  • PAVOLINI Paolo Emilio (trad.): Il Kalevala: Poema nazionale finnico (edizione integrale). Collana «Biblioteca dei Popoli», Casa Editrice Remo Sandron, Palermo 1910. Il Cerchio, Rimini 2007. [BIBLIOTECA]
  • PAVOLINI Paolo Emilio (trad.): Il Kalevala: Poema nazionale finnico (edizione ridotta). Collana «Biblioteca Sansoniana Straniera», Sansoni, Milano 1935 [1984].
  • PENTIKÄINEN Juha, Saamelaiset. Pohjoisen kansan mytologia. In «SKST», 596. Finnish Literature Society, Helsinki 1995.
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  • TALVE Ilmar. Finnish Folk Culture. In «Studia Fennica Ethnologica», 4. Finnish Literature Society, Helsinki 1997.
BIBLIOGRAFIA
Archivio: Biblioteca - Guglielmo da Baskerville
Sezione: Fonti - Nabū-kudurri-uṣur
Area: Finnica - Vaka Vanha Väinö
Traduzione e note di Dario Giansanti, Flavia Di Luzio, Davide Taviani.
Consulenza di Marcello Ganassini.
Creazione pagina: 09.04.2013
Ultima modifica: 28.01.2017
 
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