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MUSEO - Galleria Iconografica

Giacinto Gaudenzi
I Tarocchi dei Celti

MITI - Mitologia Celtica

CELTI > Irlandesi

Autore

Giacinto Gaudenzi

Epoca

1994

Genere

Illustrazione

Giacinto Gaudenzi
TAROCCHI DEI CELTI

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Fintan mac Bóchra

Ritto sulla Collina dell'Onda, frustato dal vento impetuoso, Fintan rivolge la mano al Dio che lo salverà dalle acque strabordanti del Diluvio. L'arpa che regge nel pugno prelude già alle antiche storie di Ériu, che egli tramanderà ai tempi futuri.
 

 

L'incontro di Elatha con Eri

Un matrimonio in piena regola, con tanto di coppa, ghirlande e visi festosi, questo che segna l'incontro tra Elatha mac Délbaeth, re dei Fomoriani, e la giovane Eri dei Túatha Dé Dánann. Da questa unione nascerà Eochaid Bress.
 

 

Dían Cécht e i suoi figli alla fonte di Sláine

La spada impugnata nella mano destra, nella sinistra un ramoscello druidico, un torques al collo. Il guaritore Dían Cécht si erge maestoso dinanzi alla magica fonte di Sláine. In contrasto con la posa grave del padre, i giovanissimi Míach, Airmed ed Ochtriuil giocano allegramente nell'acqua della sorgente.
 

 

L'arrivo di Lúg a Temáir

Per questo ritratto di Lúg, l'artista si è ispirato al Mercurius gallico, fidando null'omologia tra i due personaggi. Gli animali che qui vediamo accompagnare Lúg, capra, gallo e tartaruga, appartengono infatti all'iconografia gallica di Mercurius. Il cappello a larghe falde, il caduceo e la borsa del denaro, sono invece un riferimento al Mercurius romano. Il personaggio raffigurato rassomiglia dunque più al Mercurius gallico che al Lúg ibernico. Soltanto la scacchiera del fidchell richiama il mito irlandese dell'arrivo di Lúg a Temáir.
 

 

Il Dagda Mór alla prova del porridge

Dotato di arpa, mestolo e paiolo magico, il Dagda Mór - gonfio come un otre - si lecca le dita dopo aver mangiato tutto il porridge preparatogli dai Fomoriani. La scena è tratta dalla (Seconda) battaglia di Mág Tuired.
 

 

La fucina di Goibniu, Crédne e Luchta

A dispetto del titolo, nell'immagine vediamo il solo Goibniu, nudo eccetto un mantello e la cintura, eseguire al lume di una lucerna il suo lavoro di fabbro dei Túatha Dé Dánann.
 

 

La trasformazione di Brígit

Brígit viene qui rappresentata come una sorta di Dēmḗtēr, dea della terra, guardiana delle sorgenti della fecondità. Il fuoco accanto al trono di pietra rappresenta quello che per lungo tempo rimase acceso a Kildare in onore di Santa Brigitta. L'artista pone un velo sul volto della dea a significare la sofferenza per la morte del figlio Rúadán che le trasforma il volto, fino ad allora bellissimo, in una tragica maschera di dolore.
 

 

Núada Aircetlám conduce i Túatha Dé Dánann alla battaglia

Brandisce la spada questo Núada, il pugno d'argento (il sinistro!) levato a minacciare il nemico. Intorno a lui, i crani dei nemici uccisi, secondo un uso diffuso tra i Celti. La ruota fa pensare che l'artista abbia identificato il re dei Túatha Dé Dánann con lo Iuppiter gallico: è sicuramente un'interessante scelta artistica, ma l'interpretazione è assai debole sotto il profilo filologico e difficilmente sostenibile.
 

 

Ogma pulisce la spada di Tethra

Ogma, il campione dei Túatha Dé Dánann, viene qui reso con una caratterizzazione composita. Alla base c'è la descrizione dell'Hercules gallico fornita da Luciano di Samosata: un vecchio alla cui lingua stanno incatenati uomini e donne, simbolo dell'eloquenza e della parola fascinatrice. La pelle di leone e la clava richiamano l'Hēraklês classico. Anche se il dio gallico Ogmios veniva identificato con Hercules, non si giustifica la scelta dell'artista di disegnare l'irlandese Ogma secondo la bizzarra descrizione dell'Hercules gallico di Luciano. Rimane unicamente la presenza di una pietra incisa a caratteri ogamici per ricondurre il personaggio al mondo gaelico.
 

 

Il canto profetico della Mórrígan

Non è esattamente una donna affascinante, questa Mórrígan invasata dal soffio della profezia, che danza dinanzi a una spada confitta nel terreno, intrecciando le sue cupe profezie sul destino del mondo.
 

 

Il re Conchobar mac Nessa con i suoi guerrieri

Dal Ciclo Mitologico passiamo ora al Ciclo degli Ulati. È nobile  e altero l'aspetto che Gaudenzi conferisce, in questo suo ritratto, al re di Emain Macha. Un momento di pace e di allegria prima che la Grande Razzia del Bestiame di Cúailnge obblighi tutti i  guerrieri di Ériu a scendere in campo.
 

 

Sétanta abbatte il cane di Culann

L'impresa che darà al piccolo Sétanta il suo famoso nome di Cú Chulainn «cane di Culann». Il corvo osserva dal ramo dell'albero: la Mórrígan già presente il banchetto che si prepara sul campo di battaglia.
 

 

Cú Chulainn porta Conlaí davanti agli Ulati

La scena più tragida del Ciclo degli Ulati: Cú Chulainn mostra ai commossi campioni dell'Ulaid il corpo del figlio che egli stesso, obbligato da un geis, ha dovuto uccidere.
 

 

Léag mostra la testa di Orlám ai re del Connacht

Gli eserciti delle quattro province di Ériu attaccano l'Ulaid:  Cú Chulainn massacra tutti i campioni spediti contro di lui. Il suo auriga Léag mac Riangabra mostra alle schiere nemiche la testa di un valente guerriero appena ucciso dal «cane di Culann».
 

 

Emer piange sul cadavere di Cú Chulainn

I nodi son giunti al pettine e Cú Chulainn giace ucciso. La sua sposa Emer versa lacrime amare: il suo pianto di dolore è una delle vette dell'antica poesia gaelica. Dietro di lei, anche Líath Macha, il cavallo dell'eroe, piange il suo padrone.
 

 

L'iniziazione di Demne

Dal Ciclo dell'Ulaid al Ciclo Feniano. Il giovane Demne viene iniziato da due druidsse: Bodmall e Liath Luachra. Egli sarà il futuro capo dei fíanna, Finn mac Cumaill. Il cervo, di cui egli indossa la pelle, è l'animale totemico dell'eroe.
 

 

Aillen mac Midna incendia la corte di Temáir

Aillen mac Midna, essere soprannaturale giunto dal regno dei síde, addormenta con la sua musica la gente di Temáir, prima di dar fuoco alla fortezza. Ma questa volta è presente Finn mac Cumaill: l'eroe ucciderà il terribile nemico e questa sarà la sua prima vittoria.
 

 

Miluchrad, la dea di Loch Dogra

Miluchrad, la triste donna dei síde, si allontana dopo aver maledetto Finn, reo di aver rifiutato il suo amore, trasformandolo in un vecchio cadente. Bran e Sceolan, assistono sconsolati e partecipi alla partenza della donna.
 

 

Sadb viene attirata fuori da Almuin

Sadb, la dea-cerbiatto, signora dei síde, ammira l'anello nuziale che la lega a Finn mac Cumaill. Si noti la maschera alla base dell'albero, dietro l'immagine della dea. Ma presto, approfittando dell'assenza del marito, il druido Fer Dorche l'attirerà fuori dalla fortezza di Almuin per strapparla a Finn. Pur trasformata in daino, Sadb partorirà un figlio, Oisín, che sarà allevato da tutti i fíanna.
 

 

Oscar si avvia verso la fortezza di Temáir

La lavandaia dei síde lava al guado delle vesti sporche di sangue: è un chiaro presagio di morte. Per Oscar mac Oisín, il più valente dei fíanna, il destino è già stabilito: cadrà contro gli uomini del Re Supremo nella battaglia di Gabra.
 

 

Niam, regina del Tír na-nÓc

Innamoratasi di Oisín, l'ultimo dei fíanna, la dolcissima Niam, regina dei síde, lo conduce con sé nel Tír na-nÓc, la terra della giovinezza, dove il tempo trascorre lieve come un soffio... In quel luogo fuori dal mondo, Oisín vivrà per secoli nella più completa gioia e letizia.
 

 

Oisín, l'ultimo dei Fíanna

Travolto dalla nostalgia per la terra che ha lasciato, Oisín fa ritorno dal  Tír na-nÓc. Sono trascorsi secoli , nessuno più ricorda i possenti fíanna, e non appena tocca il suolo di Ériu, il giovane Oisín ritrova di colpo tutti i suoi anni, trasformandosi d'un tratto in un vecchio avvizzito e cadente. L'ultimo dei fíanna incontrerà San Patrizio ma, fedele agli antichi ideali, rifiuterà il battesimo.  Lo vediamo aggrapparsi ai resti consunti di una lancia, simbolo di un passato ormai perduto.
 

 

I Tarocchi dei Celti - Illustrazioni di Giacinto Gaudenzi.
 BERTI Giordano: Miti dei Celti d'Irlanda. Scarabeo, Torino 1994.

Sezione Museo - Līlīth.
Area Celtica -
Óengus Óc.

Creazione pagina: 17.03.2005
Ultima modifica:
17.01.2006

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