Giacinto Gaudenzi
TAROCCHI
DEI CELTI
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Fintan mac Bóchra
Ritto
sulla Collina dell'Onda, frustato dal vento
impetuoso,
Fintan rivolge la mano al Dio che lo
salverà dalle acque strabordanti del
Diluvio. L'arpa che regge nel pugno prelude
già alle antiche storie di Ériu, che egli
tramanderà ai tempi futuri.
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L'arrivo di Lúg a Temáir
Per
questo ritratto di
Lúg,
l'artista si è ispirato al
Mercurius gallico, fidando null'omologia
tra i due personaggi. Gli animali che
qui vediamo accompagnare
Lúg,
capra, gallo e tartaruga, appartengono
infatti all'iconografia gallica di
Mercurius.
Il cappello a larghe falde, il
caduceo e la borsa del denaro, sono invece un
riferimento al Mercurius romano. Il personaggio
raffigurato rassomiglia dunque
più al
Mercurius gallico che al
Lúg
ibernico. Soltanto la scacchiera del
fidchell richiama il mito irlandese
dell'arrivo di
Lúg a
Temáir.
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La trasformazione di Brígit
Brígit viene
qui rappresentata come una sorta di
Dēmḗtēr, dea
della terra, guardiana delle sorgenti della
fecondità. Il fuoco accanto al trono di
pietra rappresenta quello che per lungo
tempo rimase acceso a Kildare in onore di
Santa Brigitta. L'artista pone un velo sul
volto della dea a significare la sofferenza
per la morte del figlio
Rúadán che le
trasforma il volto, fino ad allora
bellissimo, in una tragica maschera di
dolore.
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Núada Aircetlám conduce i
Túatha Dé Dánann alla battaglia
Brandisce la spada questo
Núada,
il pugno d'argento (il sinistro!) levato a minacciare
il nemico. Intorno
a lui, i crani dei nemici uccisi, secondo un
uso diffuso tra i Celti. La ruota fa pensare
che l'artista abbia identificato il re dei
Túatha Dé Dánann con lo
Iuppiter gallico: è sicuramente
un'interessante scelta artistica, ma
l'interpretazione è assai debole sotto il
profilo filologico e difficilmente
sostenibile.
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Ogma pulisce la spada di
Tethra
Ogma,
il campione dei
Túatha Dé Dánann, viene
qui reso
con una caratterizzazione
composita. Alla base c'è la descrizione
dell'Hercules
gallico fornita da Luciano di Samosata: un
vecchio alla cui lingua stanno incatenati
uomini e donne, simbolo dell'eloquenza e
della parola fascinatrice. La pelle di leone
e la clava richiamano l'Hēraklês
classico. Anche se il dio gallico
Ogmios veniva
identificato con
Hercules, non si giustifica la scelta
dell'artista di disegnare l'irlandese
Ogma secondo la bizzarra descrizione dell'Hercules
gallico di Luciano. Rimane unicamente la presenza di una
pietra incisa a caratteri ogamici per
ricondurre il personaggio al mondo gaelico.
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Il canto profetico della
Mórrígan
Non è
esattamente una donna affascinante, questa
Mórrígan invasata dal soffio della profezia,
che danza dinanzi a una spada confitta nel
terreno, intrecciando le sue cupe profezie
sul destino del mondo.
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Il re Conchobar mac
Nessa con i suoi guerrieri
Dal
Ciclo Mitologico passiamo ora al Ciclo degli Ulati. È nobile e altero l'aspetto che
Gaudenzi conferisce, in questo suo ritratto,
al re di Emain Macha. Un momento di pace e
di allegria prima che la Grande Razzia del
Bestiame di Cúailnge obblighi tutti i
guerrieri di Ériu a scendere in campo.
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Sétanta abbatte il cane di
Culann
L'impresa che darà al piccolo
Sétanta il suo
famoso nome di Cú
Chulainn «cane di Culann». Il corvo
osserva dal ramo dell'albero: la
Mórrígan
già presente il banchetto che si prepara sul
campo di battaglia.
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Cú Chulainn porta
Conlaí davanti agli Ulati
La
scena più tragida del Ciclo degli Ulati:
Cú Chulainn
mostra ai
commossi campioni dell'Ulaid il corpo del
figlio che egli stesso, obbligato da un
geis, ha dovuto uccidere.
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Léag mostra la testa di Orlám
ai re del Connacht
Gli
eserciti delle quattro province di Ériu
attaccano l'Ulaid:
Cú Chulainn
massacra tutti i campioni spediti contro di
lui. Il suo auriga
Léag mac Riangabra mostra alle
schiere nemiche la testa di un valente
guerriero appena ucciso dal «cane di Culann».
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Emer piange sul cadavere di
Cú Chulainn
I nodi
son giunti al pettine e
Cú Chulainn
giace ucciso. La sua sposa
Emer versa
lacrime amare: il suo pianto di dolore è una
delle vette dell'antica poesia gaelica.
Dietro di lei, anche
Líath Macha, il cavallo dell'eroe,
piange il suo padrone.
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L'iniziazione di Demne
Dal
Ciclo dell'Ulaid al Ciclo Feniano. Il
giovane Demne
viene iniziato da due druidsse:
Bodmall e
Liath Luachra.
Egli sarà il futuro capo dei fíanna,
Finn mac Cumaill.
Il cervo, di cui egli indossa la pelle, è
l'animale totemico dell'eroe.
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Aillen mac Midna incendia
la corte di Temáir
Aillen mac Midna,
essere soprannaturale giunto dal regno dei
síde, addormenta con la sua musica la
gente di Temáir, prima di dar fuoco alla
fortezza. Ma questa volta è presente
Finn mac Cumaill:
l'eroe ucciderà il terribile nemico e questa
sarà la sua prima vittoria.
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Miluchrad, la dea di
Loch Dogra
Miluchrad, la triste donna dei síde,
si allontana dopo aver maledetto
Finn, reo di
aver rifiutato il suo amore, trasformandolo in
un vecchio cadente.
Bran e
Sceolan,
assistono sconsolati e partecipi alla
partenza della donna.
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Sadb viene attirata fuori da
Almuin
Sadb, la
dea-cerbiatto, signora dei síde,
ammira l'anello nuziale che la lega a
Finn mac Cumaill.
Si noti la maschera alla base dell'albero,
dietro l'immagine della dea. Ma presto,
approfittando dell'assenza del marito, il
druido
Fer Dorche
l'attirerà fuori dalla fortezza di Almuin
per strapparla a
Finn.
Pur trasformata in daino,
Sadb partorirà un
figlio,
Oisín,
che sarà allevato da tutti i fíanna.
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Oscar si avvia verso la
fortezza di Temáir
La
lavandaia dei síde lava al guado
delle vesti sporche di sangue: è un chiaro
presagio di morte. Per
Oscar mac Oisín, il più valente dei
fíanna, il destino è già stabilito:
cadrà contro gli uomini del Re Supremo nella
battaglia di Gabra.
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Niam, regina del Tír na-nÓc
Innamoratasi di
Oisín,
l'ultimo dei fíanna, la dolcissima
Niam, regina
dei síde, lo conduce con sé nel
Tír na-nÓc, la
terra della giovinezza, dove il tempo
trascorre lieve come un soffio... In quel
luogo fuori dal mondo,
Oisín
vivrà per secoli nella più completa gioia e
letizia.
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Oisín, l'ultimo dei
Fíanna
Travolto dalla nostalgia per la terra che ha
lasciato,
Oisín
fa ritorno dal
Tír na-nÓc.
Sono trascorsi secoli , nessuno più ricorda
i possenti
fíanna, e
non appena tocca il suolo di Ériu, il
giovane
Oisín
ritrova di colpo tutti i suoi anni,
trasformandosi d'un tratto in
un vecchio avvizzito e cadente. L'ultimo dei
fíanna incontrerà
San Patrizio ma, fedele agli antichi ideali,
rifiuterà il battesimo. Lo vediamo
aggrapparsi ai resti consunti di una lancia,
simbolo di un passato ormai perduto.
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