|
2 - NASCITA DEGLI UOMINI DALLA TERRA
ltri dicono che gli uomini nacquero dalla
dea-terra G, ben decisa a non essere madre solo di
piante insensibili e di animali privi di ragione. Non è infatti la terra che
imita la donna nel suo partorire, ma la donna che imita la
terra.
Al riguardo, ogni regione dell'Hellás aveva le sue tradizioni.
In Boiōtía si narrava, ad esempio, che Alalkomeneús fosse il
primo uomo, spuntato presso il lago Kōpaḯs; fondatore della città di Alalkomenaí, fu anche precettore della dea
Athēnâ. In Arkadía si favoleggiava di
Pelasgós, antenato dei Pelasgoí, nato dalla terra
già prima che in cielo brillasse la luna. Ed a Eleusís si diceva che
Dysaúlēs fosse sorto spontaneamente dal suolo.
Gli abitanti dell'Attikḗ erano quelli che più profondamente avvertivano
la tradizione sulla loro nascita dalla terra, tanto che si
consideravano, non senza fierezza, gēgeneîs «nati dalla terra» o
autóchthones «autoctoni». Ad Athnai, una sapiente donna, chiamata Aspasía,
ebbe a dichiarare che, sebbene la dea-terra G
avesse prodotto dovunque piante e animali selvaggi, solo il suolo attico,
sterile e libero da fiere, aveva prescelto di generare degli esseri umani, le
uniche creature a credere nella giustizia e negli dèi.
Il suolo attico produsse anche grano e orzo, per mantenere i suoi figli, e in
seguito fece scaturire gli olivi. Dopo aver fatto crescere le sue creature fino
all'adolescenza, G fornì loro, quali signori e
maestri, gli dèi, che provvidero a fondare le principali costumanze
sociali, ammaestrandoli prima di tutto per la difesa del paese, nel possesso e
nell'uso delle armi. |
|
4 - IL MITO DEL SYMPÓSION
el corso di un allegro
sympósion, Aristophánēs raccontò – ma probabilmente per metafora, e non
secondo sapienza mitologica – che anticamente l'umanità era composta da strana
esseri di forma rotonda, con schiena e fianchi di aspetto circolare. Forniti di
quattro braccia e quattro gambe, avevano due volti ai lati opposti di un'unica
testa. Quando si muovevano, procedevano a capitomboli, facendo perno sui loro
otto arti, così come i saltimbanchi.
Questi esseri avevano tre generi. Al maschio, che aveva tratto la propria
origine dal sole, e alla femmina, che l'aveva tratta dalla terra, si aggiungeva
l'androgino, il quale aveva natura lunare, in quanto la luna ha parte di ambedue
i sessi. Si accoppiavano tuttavia non tra di loro, ma con la terra, e dalla
terra venivano generati.
Terribili per il vigore e la possanza, questi esseri nutrivano propositi
arroganti e tentarono un attacco contro gli dèi. Questi ultimi non sapevano cosa
fare: a ucciderli tutti avrebbero perduto tutti gli onori e i sacrifici: d'altra
non si poteva lasciarli andare all'insolenza. Alla fine
Zeús escogitò una soluzione.
— Penso di avere un mezzo per far cessare le loro insolenze — dichiarò al
consesso divino. — Taglierò ciascuno di loro in due parti uguali, così
diverranno più deboli. Ma anche più numerosi, e quindi più utili per noi. E se
camminare su due sole gambe non li ridurrà a più miti consigli, li taglierò in
due un'altra volta e li lascerò a saltellare su un piede solo.
E così fu fatto. Ognuno che Zeús divideva in due
parti, Apóllōn provvedeva a risistemarlo. Gli
girava il capo in direzione del taglio, e tirava la pelle, cucendola dove oggi
gli uomini hanno l'ombelico, e pur spianandola al meglio, lasciava delle grinze
intorno alla pancia, in modo che fosse d'ammonimento alle future generazioni.
Dopo che la natura umana fu divisa in due parti, ogni metà fu presa da grande
nostalgia dell'altra. E abbracciatesi strette, le coppie rimaneva così immobili,
finché morivano di fame. Zeús, avendone pietà,
traspose i loro genitali nella parte anteriore, in modo che potessero
accoppiarsi tra loro. Ecco perché, ancora oggi, coloro che furono androgini
cercano compagni del sesso opposto; coloro che nacquero dal taglio di maschi e
di femmine, li cercano invece del proprio sesso.
Da allora, rimane connaturato negli uomini l'amore gli uni per gli altri,
conciliatore dell'antica natura che tenta di fare un essere solo da due, e
curare così la natura umana. |