FONTI

CELTI
Galli

MITI CELTICI

Marcus Annaeus Lucanus

PHARSALIA BELLI CIVILIS
FARSALIA. LA GUERRA CIVILE
(estratti)
Titolo Pharsalia belli civilis
Autore Marcus Annaeus Lucanus (39 – 66)
Genere Poema epico-storico
Lingua Latino
Epoca 66
Marcus Annaeus Lucanus
PHARSALIA BELLI CIVILIS
FARSALIA: GUERRA CIVILE
Lucanus: tre versi che attirano l'attenzione
Gli scoli
Lucanus, e tre versi che attirano l'attenzione

Nato a Corduba nel 39, Marcus Annaeus Lucanus fu un romantico ante-litteram, sia per l'appassionata carica dei suoi versi, sia per l'impeto che animò la sua breve vita. Discepolo e nipote di Lucius Annaeus Seneca, fu costretto a uccidersi a soli ventisei anni per aver aderito alla congiura dei Pisones. Narrando, nel suo poema incompiuto, la Pharsalia belli civilis, la funesta guerra civile tra Caius Iulius Caesar e Gnaeus Pompeius Magnus, Lucanus si contrappone di proposito a Publius Vergilius Maro, scegliendo un argomento storico e rifuggendo di proposito qualsiasi elemento leggendario o meraviglioso. All'estro poetico del poema non manca una carica ideologica, ché egli fu fieramente filo-repubblicano, come è del resto evidente nel poema spesso, dove le simpatie dell'autore vanno chiaramente a Pompeus.

L'importanza della Pharsalia per gli studiosi di mitologia celtica è limitata a soli tre versi [I: -], i quali ci tramandano i nomi celtici di tre divinità dei Galli, Esus, Toutatis e Taranis, che Lucano cita senza dubbio per gusto di esotismo.

Gli scoli

Assai popolare fino al Rinascimento, la Pharsalia venne nel corso dei secoli studiata e chiosata. È il caso degli scolii dei M. Annaei Lucani Commenta Bernensia, risalenti agli ultimi secoli del Primo Millennio, a cui dobbiamo delle notizie, confuse ma preziose, sulle divinità galliche citate da Lucanus.

Marcus Annaeus Lucanus
PHARSALIA BELLI CIVILIS
FARSALIA: GUERRA CIVILE
(estratti)
    
A Pharsalia [I, -]  
    
   
...Tunc rura Nemetis
qui tenet, et ripas Aturi, qua litore curvo
...Allora leva le insegne il presidio del nemete
e delle rive dell'Aturius, dove il curvo lido
 
molliter admissum claudit Tarbellicus aequor,
signa movet, gaudetque amoto Santonus hoste:
et Biturix, longisque leves Suessones in armis:
optimus excusso Leucus Rhemusque lacerto,
optima gens flexis in gyrum Sequana frenis:
dei Tarbelli racchiude dolcemente una lingua di mare,
e gioiscono per la partenza del nemico il santone
e i Bituriges e gli agili Suessiones dalle lunghe aste.
E il Leuci e i Remi abilissimi nel colpire con il braccio,
e i Sequani eccellenti nel galoppare in cerchio,
 
et docilis rector rostrati Belga covini:
Arvernique ausi Latios se fingere fratres,
sanguine ab Iliaco populi; nimiumque rebellis
Nervius, et caesi pollutus sanguine Cottae;
et qui te laxis imitantur, Sarmata, braccis,
e docile allievo il belga nel guidare carri da guerra,
e gli Arverni che osarono vantarsi fratelli dei Latini,
discesi dallo stesso sangue troiano, e i Nervi troppo sovente
ribelli, e il popolo che si macchiò dell'uccisione di Cotta,
malgrado il patto, e quelli che ti imitano, o sarmata, con le brache,
 
Vangiones: Batavique truces, quos aere recurvo
stridentes acuere tubae: qua Cinga pererrat
gurgite: qua Rhodanus raptum velocibus undis
in mare fert Ararim: qua montibus ardua summis
gens habitat cana pendentes rupe Gebennas:
i Vangiones, e i truci Batavi che si esaltano allo stridulo suono
delle trombe di curvo bronzo, e dove del Cinga
si snodano i gorghi, e dove il Rhodanus con rapidi flutti
trascina in mare l'Arar, e dove un popolo erto sulle vette
abita le bianche dirupate Cebennas.
 
[Pictones immunes subigunt sua rura; nec ultra
instabiles Turonas circumsita castra coercent.
in nebulis, Meduana, tuis marcere perosus
Andus, iam placida Ligeris recreatur ab unda;
inclyta Caesareis Genabos dissolvitur alis.]
[I Pictones immuni da tributi coltivano i loro campi;
e la cerchia degli accampanenti non serrà più i nomadi Turones.
L'Andus, stanco di marcire tra le tue nebbie, o Meduana,
ormai si ristora nelle placide onde della Liger.
L'inclita Genabo si libera delle torme cesariane.]
 
Tu quoque laetatus converti proelia, Trevir:
et nunc tonse Ligur, quondam per colla decors
crinibus effusis toti praelate Comatae:
Et quibus immitis placatur sanguine diro
Teutates, horrensque feris altaribus Hesus,
Anche voi, o Treviri, vi rallegrate che la guerra trasmigri,
e voi, o Liguri, ora rasati, ma adorni, un tempo,
di capelli leggiadramente fluenti, preferibili alla Gallia Comata,
e quelli che spietatamente placano con sangue
Toutatis, e il terribile Esus dai crudeli altari,
 
et Taranis Scythicae non mitior ara Dianae.
Vos quoque, qui fortes animas, belloque peremtas
laudibus in longum vates dimittitis aevum,
plurima securi fudistis carmina, Bardi.
et vos barbaricos ritus moremque sinistrum
e l'ara di Taranis non più mite di quella di Diana scitica.
Anche voi, poeti, che fate durare nel tempo
con elogi le anime dei forti caduti in battaglia,
o bardi, alfine sicuri sciogliete moltissimi canti.
E voi, druidi, riprendente dal giorno della resa
 
sacrorum, Druidae, positis repetistis ab armis.
solis nosse deos et coeli numina vobis,
aut solis nescire datum. Nemora alta remotis
incolitis lucis. Vobis auctoribus, umbrae
non tacitas Erebi sedes Ditisque profundi
i riti barbarici e il sinistro costume dei sacrifici.
A voi solamente è dato conoscere gli dèi
e i numi del cielo, o ignorarli; abitate solitudini profonde
in remote foreste; secondo la vostra dottrina le ombre
non scendono sulle silenti sedi dell'Erebus, nei pallidi
 
 pallida regna petunt: regit idem spiritus artus
orbe alio: longae, canitis si cognita, vitae
mors media est. Certe populi, quos despicit Arctos,
felices errore suo, quos ille timorum
maximus haud urget, leti metus. Inde ruendi
regni del sotterraneo Dis; lo stesso spirito regge
le nostre membra in un altro mondo; se insegnate il vero,
la morte è la metà d'una lunga vita. Genti, che l'Orsa mira,
felici della loro illusione: non le assilla il più grande dei timori,
il timore della morte. Da ciò, il coraggio
 
 in ferrum mens prona viris, animaeque capaces
mortis: et ignavum, rediturae parcere vitae.
di uomini pronti a gettarsi sul ferro e cuori capaci
di morire: è ignavo risparmiare una vita desinata a tornare.
 
  
 
 
B Commenta Bernensia I Commenta Bernensia  
  Mercurius lingua Gallorum Teutates dicitur qui humano apud illos sanguine colebatur.  Teutates Mercurius sec apud Gallos placatur: in plenum semicupium homo in caput demittitur ut ibi suffocetur. Hesus Mars sic placatur: Homo in arbore suspenditur usque donec per curorem membra digesserit. Taranis Ditis pater hoc modo aput eos placatur: in alueo ligneo aliquod homines cremantur.  Item aliter exinde in aliis inuenimus. Teutates mars «sanguine diro placatur», siue quod proelia numinis eius insticntu administrantur, siue quod Galli antea soliti ut aliis deis huic quoque homines immolare. Hesum Mercurium credunt, si quidem a mercatoribus colitur, et prasidem bellorum et caelestum deorum maximum Tarnanin Iouem adsuetum olim humanis placari capitibus, nunc uero gaudere pecorum.

Nella lingua dei Galli, Mercurius è chiamato Teutates e presso di loro veniva onorato con sangue umano. Tra i Galli, Teutates Mercurius viene placato in questo modo: un uomo viene messo con la testa in una tinozza piena e qui muore soffocato. Esus Mars viene placato in questo modo: un uomo è appeso a un albero a morire dissanguato. Taranis Dis Pater presso di loro viene placato in questo modo: uomini vengono bruciati vivi in tini di legno. Presso altri autori si hanno spiegazioni. Teutates Mars «spietatamente viene placato con sangue», o perché le guerre sono gestite a volontà da quel dio, o perché i Galli un tempo, come agli altri dèi, così anche a questo erano soliti immolare vittime umane. Credono che Esus sia Mercurius, dal momento che è onorato dai mercanti, e che Taranis sia Iuppiter, signore delle guerre e massimo fra gli dèi celesti, avvezzo un tempo a essere placato con vittime umane, ora con sacrificio di animali.

 
       
Bibliografia
  • LUCANO, Marco Anneo, Farsaglia o guerra civile. Introduzione e traduzione di Luca Canali. Premessa e note di Fabrizio Brena. Rizzoli, Milano 2002.
  • LUCANO Marco Anneo, La guerra civile, Farsalia. Cura e traduzione di R. Badalì. Garzanti, Milano 1999.
BIBLIOGRAFIA
Intersezione: Sezioni - Alianora
Sezione: Fonti - Nabū-kudurri-uṣur
Area: Celtica - Óengus Óc
Selezione di Redazione Bifröst.
Creazione pagina: 10.11.2003
Ultima modifica: 04.03.2016
 
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