MITI

AMERINDI
Maya

MITI ALTAICI
UOMINI DI FANGO,
UOMINI DI LEGNO
«LA NOSTRA RICOMPENSA SARÀ IN PAROLE!»
Procede l'opera di creazione avviata dallo Tz’aqol e dal B’itol. Ma gli animali non sono in grado di rivolgersi agli dèi e onorare i propri creatori, così è necessario foggiare l'uomo. Ma dove trarre la materia prima? Fango e legno non dànno i risultati sperati.
► STORIE DAL POPOL VUH
Cuore del mare, Cuore del cielo
► Uomini di fango, uomini di legno
L'inondazione, i mostri
Wukub’ Kaqix
Sipakna
Kab’raqan
Indice
MITI
SAGGI
Fonti
Bibliografia
Popol Wuj
Miguel Carmona, illustrazione
1 - CREAZIONE DEGLI ANIMALI

n seguito, i k’ab’awil progettarono gli animali delle montagne, i guardiani dei boschi, gli spiriti dei monti: ovvero i cervi, gli uccelli, i puma, i giaguari, i serpenti, i serpenti a sonagli, i serpenti punta-di-lancia, guardiani dei cespugli.

Dissero gli Alom, i K’ajolom: — Perché questo inutile mugolio? Dovrà esserci solo silenzio sotto le fronde degli alberi e dei cespugli? È bene che ci sia qualcuno che li sorvegli.

Questo disposero quando meditarono e parlarono. Subito vennero avanti i cervi e gli uccelli, ai quali venne assegnata un'abitazione.

— Cervi, voi dormirete nelle pianure vicino ai fiumi e nelle gole dei monti. Qui vivrete nella macchia, nei prati. Vi moltiplicherete nei boschi e camminerete su quattro zampe. Uccelli, voi popolerete gli alberi e i cespugli, lì farete i vostri nidi, lì vi moltiplicherete e sbatterete le vostre ali.

Così fu ordinato ai cervi e agli uccelli, che presero posto nelle dimore assegnate loro dai k’ab’awil.

2 - «PRONUNCIATE I VOSTRI NOMI!»

na volta terminata la creazione di ogni specie, lo Tzaqol, il B’itol, gli Alom e i K’ajolom, intimarono a tutti gli animali:

— Parlate, gridate, gorgheggiate, pronunciate i nostri nomi nel modo che vi è più consono. Lodateci, siamo vostra madre e vostro padre. Invocate Juraqan, Ch’i’pi Kaqulja e Raxa Kaqulja; invocate Uk’u’x Kaj, il «cuore del cielo», Uk’u’x Ulew, il «cuore della terra»; invocate lo Tzaqol, il B’itol, gli Alom e i K’ajolom. Parlate, invocateci, adorateci!

Ma gli animali non sapevano parlare come degli esseri umani; strillavano, chiocciavano e gracchiavano ciascuno in maniera diversa, senza riuscire a proferire parole di senso compiuto.

Quando lo Tzaqol, il B’itol, constatò che per gli animali era impossibile parlare, convenne: — Non sono riusciti nemmeno a pronunciare il nostro nome, quello dei loro creatori e progenitori.

Così si rivolse agli animali: — Poiché non siete in grado di emettere parola, né di invocarci o di adorarci, abiterete i burroni e i boschi. Creeremo altri esseri che sapranno adorarci e obbedirci e la vostra carne sarà fatta a pezzi. Accettate il vostro destino, questa sarà la vostra sorte.

Creación de los animales y de los tres hombres
Diego Rivera (1886-1957), dipinto
3 - PRIMA ANTROPOGONIA: GLI UOMINI DI FANGO

uttavia, gli Alom e i K’ajolom vollero fare un altro tentativo, per vedere se gli animali della terra erano in grado di adorarli. Ma non riuscirono a intendere il loro linguaggio, nulla poterono ricavare da quelle creature. Perciò i k’ab’awil disposero che gli animali divenissero cibo per l'essere che fosse riuscito a invocarli e adorarli.

La creación del hombre
Diego Rivera (1886-1957), dipinto

Per questa ragione lo Tzaqol, il B’itol, gli Alom e i K’ajolom vollero provare a creare l'uomo.

— Riproviamo! L'aurora si avvicina; faremo colui che ci alimenterà e sosterrà! Come potremo essere invocati e ricordati sulla faccia della terra? Abbiamo già provato con le nostre prime creature, ma esse non sono in grado di venerarci. Proviamo ora a fabbricare degli esseri obbedienti, rispettosi, che ci sostengano e che ci nutrano! — Queste furono le parole degli dèi.

Così avvenne la creazione, la formazione. Con la terra, con il fango fecero la carne dell'uomo. Ma subito si resero conto che il corpo si smembrava, era molle, non aveva vigore e forza di muoversi, cadeva, non girava la testa, che gli pendeva da un lato, non riusciva a guardare indietro. Parlava, ma era privo d'intelletto. Si inzuppò d'acqua molto velocemente e non poté più reggersi in piedi.

Disse allora lo Tzaqol, il B’itol: — Proviamo di nuovo, perché quest'essere non può camminare né moltiplicarsi.

I k’ab’awil disfecero la propria opera e distrussero quanto avevano creato.

4 - DIVINAZIONE DI XPIYAKOK E XMUQANE

k’ab’awil si chiesero dunque come avrebbero potuto realizzare creature migliori e decisero di rivolgersi a Xpiyakok e Xmuqane.

Juraqan e tepew Q’ukumatz invocarono i custodi dei giorni, i divinatori, i veggenti:

— O rati’t q’ij, «nonna del giorno», o rati’t saq, «nonna della luce», —  così li appellarono lo Tzaqol, il B’itol. — Dobbiamo riunirci per trovare il modo di creare l'uomo, l'essere che ci alimenti, che ci sostenga, in grado di invocarci e adorarci, che si ricordi dei suoi creatori. La nostra ricompensa sarà in parole. Fate in modo che questo accada.

«Levatrice, sensale dei matrimoni,
due volte madre, due volte padre,
Xpiyakok, Xmuqane,
fate sia la semina, fate sia l'alba
della nostra invocazione,
del nostro sostenimento,
del nostro riconoscimento
attraverso il lavoro umano, il disegno umano,
la figura umana, la forma umana.
Così sia, realizzati i vostri nomi:
Junajpu Wuch’, Junajpu Utiw,
due volte  Alom, due volte K’ajolom,
Nim Aq, Nim Tzi’s,
signore degli smeraldi, orefice,
scultore, intagliatore,
modellatore di piatti, modellatore di ciotole,
impastatore di resina, mastro tolteco,
nonna del giorno, nonna della luce,
questo è il nome con cui sarete chiamati dalle vostre creature.

«Tirate la sorte coi vostri chicchi di mais, coi vostri semi di tz’ite, così sapremo se sarà opportuno intagliare la bocca e gli occhi dell'uomo nel legno. — Questo è quanto fu detto ai veggenti Xpiyakok e Xmuqane.

La nonna del giorno, la nonna della luce trassero subito la sorti con il mais e lo tz’ite e presero a stabilire i giorni:

«Fate che sia trovato, che sia scoperto,
parlate, affinché noi possiamo udirvi;
che voi possiate dire, che possiate parlare,
diteci se è bene che il legno sia assemblato,
sia intagliato dallo Tzaqol, dal B’itol.
Se dev'essere questo che ci alimenterà e sosterrà
quando verrà la semina, l'alba?
Tu mais tu, tz’ite,
tu giorni, tu destino,
siete chiamati, abbiate successo!

Così dissero Xpiyakok e Xmuqane ai chicchi di mais, ai semi di tz’ite. Si rivolsero poi a Juraqan: — Partecipa anche tu al sacrificio, Uk’u’x Kaj, non far fallire tepew Q’ukumatz!

Allora i chicchi di mais, i semi di tz’ite parlarono e dissero la verità: — I vostri burattini di legno usciranno bene; parleranno e converseranno sulla faccia della terra.

— Così sia! — risposero gli dèi.

Xpiyakok e Xmuqane
Balam Tzibtah, illustrazione
5 - SECONDA ANTROPOGONIA: GLI UOMINI DI LEGNO

ll'istante vennero intagliati gli uomini di legno. Il corpo dell'uomo fu intagliato dal legno dello tz’ite, l'albero del corallo, dallo Tzaqol, dal B’itol. E per fare il corpo della donna, allo Tzaqol, al B’itol fu necessario il midollo delle canne di sib’ac.

Gli uomini di legno sembravano uomini, parlavano come uomini e popolarono la faccia della terra.

Si moltiplicarono, ebbero figli e figlie; ma non avevano anima né intelletto, non si ricordavano dello Tzaqol, del B’itol; camminavano proni, senza meta. Dato che non si ricordavano dell'Uk’u’x Kaj, caddero in disgrazia. Furono solamente un tentativo, un abbozzo di uomo. Parlavano, ma i loro visi erano asciutti, i piedi e le mani non avevano consistenza; non avevano sangue, né sostanza, né sudore, né carne. Le loro guance erano secche, come secchi erano i piedi e le mani, e la loro pelle era giallognola. Agitavano in modo incontrollato gambe e braccia, i loro corpi erano deformi.

Per questo non compirono nulla davanti allo Tzaqol, al B’itol, a chi aveva dato loro la vita e si curava di loro. Questi furono i primi uomini che popolarono la faccia della terra.

Creación del hombre (1964)
Raúl Anguiano Valadez (1915-2006), murale (particolare)
Museo Nacional de Antropología, Ciudad de México
Fonti

1-5

Popol Wuj [1]

Bibliografia
  • CRAVERI Michela, Voci e canti della civiltà maya. Jaca Book, Bologna 2006.
  • COE Michael D., Reading the Maya Glyphs. Thames and Hudson, London. → ID. Gli ideogrammi maya. I principi fondamentali della scrittura dell'antica civiltà precolombiana. Vallardi, Milano 2003.
  • GONZÁLEZ Federico, Los símbolos precolombinos, Obelisco, Barcelona 1989. → ID. I simboli precolombiani. Mediterranee, Roma 1993.
  • LONGHENA Maria. Scrittura maya. Ritratto di una civiltà attraverso i suoi segni. Mondadori, Milano 1998.
  • PETTAZZONI Raffaele, Miti e leggende, IV. America centrale e meridionale. UTET, Torino 1959.
  • RECINOS, Adrián (a cura), Popol Vuh. Las antiguas historias del Quiché. Fondo de Cultura Económica, Ciudad de Mexico 1947.
  • TEDLOCK Dennis (a cura), Popol Vuh. The Mayan Book of The Dawn of Life. Touchstone, New York 1985. → ID. (a cura), Popol Vuh. Rizzoli, Milano 1998.
  • TENTORI Tullio (a cura), Popol Vuh. Il libro sacro dei Quiché. Tea, Milano 1988.
BIBLIOGRAFIA ►
Intersezione: Aree - Holger Danske
Sezione: Miti - Asteríōn
Area: Amerindia - Hutzilopochtli
Ricerche e testi di Greta Fogliani
Cura di A. Laura Perugini.
Creazione pagina: 01.05.2014
Ultima modifica: 25.09.2017
 
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