Mitologia Slava
PERCORSI DI MUSICA
L'Europa dell'Est ha una
ricchissima tradizione musicale e molti grandi compositori
si sono ispirati, per le loro opere, all'epica e alla favolistica slava.
Citiamo innanzitutto
l'opera lirica Il principe Igor',
ispirata
al
Canto della
Schiera di Igor', a cui Aleksandr Borodin
lavorò per diciassette anni, lasciandola
incompiuta. Completata da Rimskij-Korsakov e Glazunov,
l'opera venne eseguita a San Pietroburgo tre anni dopo la morte
dell'autore. Fanno parte di quest'opera le popolari «Danze
Polovesiane». Sempre di Borodin non si può non consigliare
il poema sinfonico
Sulle steppe dell'Asia Centrale,
pezzo straordinariamente evocativo, dai toni orientaleggianti,
che, pur non avendo un riferimento diretto con l'epica
slava, non può che disegnare un ideale scenario delle gesta
dei bogatyri kievani che vagavano, in sella ai loro
destrieri, per le «aperte ampie steppe» della Russia
sud-orientale.
Anche Nikolaj
Rimskij-Korsakov (1844-1908) si ispirò profondamente alla
mitologia russa. Ricordiamo innanzitutto il poema sinfonico
Sadko (1867), ispirato
alla famosa bylina del ciclo di Novgorod. Tra le
opere liriche ricordiamo Sneguročka
(1880-81), Sadko
(1898-99), La leggenda di Zar
Saltan (1899-1900) e
Koščej l'immortale (1901-02, rev. 1906). Tre le
cantate, il Canto
per Oleg il saggio (1899).
Per Sadko il compositore si servì degli studi etnografici compiuti su Leontij Bogdanov, un anziano contadino
della Carelia che dai suoi avi aveva ereditato la
tradizione orale della bylina di
Sadko. La forma dell'opera, priva della divisione in
atti ma strutturata volutamente in più scene, doveva
accostarsi alla forma del genere bylinico. Le
melodie affidate al personaggio principale ricalcavano
lo stile dei canti popolari.
Tra gli altri autori
dell'Ottocento, Modest Musorgskij (1839-1881) compose uno dei più impressionanti brani di
argomento mitologico con Una notte
sul Monte Calvo (1867), rievocazione - ispirata
ad un racconto di Gogol' - di un sabba di streghe sul noto
monte ucraino, disperso sul far dell'alba dai rintocchi
di una campana. Ma Musorgskij si ispirò ancora alla
mitologia slava per gli ultimi due movimenti della sua
originalissima suite per pianoforte
Quadri da un'esposizione
(1873), dove si rievocano rispettivamente una demoniaca
cavalcata di streghe ne La capanna della Baba Jaga ed
- a partire dal progetto un arco di trionfo che doveva
essere eretto in Kiev - il monumentale La grandi porte
di Kiev, rievocazioni delle mitiche porte d'oro della
città. Nel 1920, Maurice Ravel orchestrò la suite per
pianoforte di Musorgskij trasformandola in un imponente
poema sinfonico.
Pure
a ispirarsi alle fiabe russe fu il grande Igor' Stravinskij
(1882-1971).
Egli scrisse la partitura dell'Uccello
di fuoco per i famosi Ballets
russes di Sergej Djagilev, che lo rappresentarono a
Parigi nel 1910. Sia la musica che il balletto presentarono
uno stile nuovo, libero dai classicismi, caratterizzato da
un uso libero
del palcoscenico, dalla mancanza di simmetrie, con
passi presi dalle danze folkloristiche slave. La vicenda è
un mélange di elementi tratti dalle fiabe e dalla
mitologia russa, in cui compaiono Ivan Carevič, l'uccello di fuoco [Žar-Ptica] e l'immortale
Koščej.
Con il balletto
La sagra della primavera
(1913), Igor' Stravinskij cercò di recuperare il fascino irruento e primordiale dei più antichi popoli slavi,
il loro legame con la terra, le loro danze, i loro riti primaverili
che terminavano con il sacrificio dell'eletta,
costretta a danzare fino alla morte. Presentato a Parigi da Djagilev
nel maggio del '13,
la Sagra fu un fiasco
memorabile: l'opera è oggi considerata una delle vette musicali del
Novecento.
Tra
i grandi autori russi del Novecento che si ispirarono in
qualche modo al patrimonio epico e tradizionale non si può
non prendere in considerazione Sergej
Sergeevič Prokof'ev. Nella sua sterminata produzione
ricordiamo innanzitutto la Suite
Scitica (1914-16), che egli trasse da un
balletto incentrato sui riti degli Slavi pagani,
intitolato Ala e Lollij,
che gli era stato commissionato due anni prima da Djagilev ma
poi non era più stato rappresentato. Nei
quattro movimenti di questa suite, si narrava l'invocazione
del dio
Veles, il sacrificio di
sua figlia Ala, che veniva rapita da un dio del male Čubog
e infine salvata dall'eroe scitico Lollij. La prima
rappresentazione, tenuta a San Pietroburgo nel 1916, non
riscosse molto successo.
Prokof'ev compose anche alcune celeberrime colonne sonore
per i film di Sergej Ejzenštejn; ricordiamo naturalmente Aleksandr
Nevskij (1938) e Ivan
il Terribile (1944); dal primo venne tratta una
cantata,
dal secondo un oratorio e un balletto.
Costretti a sorvolare su un
gran numero di altre opere di grandi musicisti russi, ci
spostiamo in Cecoslovacchia. Assai importante per
l'aderenza al patrimonio mitico cèco, il ciclo sinfonico
La mia patria di
Bedřích Smetana (1824-1924). Ogni movimento è ispirato al
territorio della Boemia e alle sue leggende. Nel primo movimento,
Vyšehrad, udiamo l'arpa del mitico cantore Lumír
echeggiare tra le stanze dell'omonimo castello di Praga; il secondo
movimento, la famosa Moldava, è un ritratto
sinfonico del grande fiume che attraversa la Boemia, nel terzo,
Šárka, assistiamo alla famosa ribellione delle donne
cèche nei confronti degli uomini.
Citiamo infine Antonín Dvořák (1841-1904),
lo stesso autore delle due famose raccolte di
Danze slave, con l'opera lirica Rusalka,
ispirata alla famosa figura di ninfa fluviale della
mitologia slava.
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